, tagliando per lei un ramoscello di rosaio, ed ella gli aveva dato col suo turbamento un delizioso segno del suo amore. Quante gite con lei e altri amici
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nota troppo penosa. Ma la fronte sua n'era adombrata e a un certo punto gli sfuggì di dire: "Quante disgrazie, quante amarezze ha sopportato tua madre
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ma non era disegnato l'orribile castigo anche per lui? Non aveva egli colpe? Oh sì, quante, quante! Ebbe la chiara visione di tutta la propria vita
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corruccio. "Ella non sa", esclamò, "cosa c'è nella mia testa, che cumulo di contraddizioni, quante idee opposte che si combattono e prendono continuamente il
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che correvano, come regolarsi, desiderava qualche informazione dalla Maria, perché "la Maria sa sempre tutto". "Quante chiacchiere!", fece la Maria
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voi, deve partire anche Franco. Ritornerà alle cinque e mezzo per la messa." "Oh povero me!", fece lo zio Piero. "Quante miserie! Insomma, sono marito
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, stimando, adesso, far tanto maggior piacere a suo padre quante più cose gli raccontava di questa visita. Suo padre le impose di tacere. Ritornato in casa
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d'idrogeno e senza zavorra, nessuno di noi si sarebbe salvato. Udite che tuoni e guardate quante folgori solcano quelle nubi cariche di elettricità
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strappata dalla pagoda? Quanto ho sofferto, Tremal-Naik, da quel tempo. Quante lagrime, quante angoscie, quanti tormenti! Credevo che i miserabili ti
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petto? Quanti serpenti, quante teste di donna. Ma non mi fan paura. Che? io aver paura di loro? Io, Tremal-Naik? ... Ah! ... Ah! ... Tremal-Naik diede
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banda, per sapere cosa desideravano. - Da dove venite? - chiese Tremal-Naik. - Dalla città bianca - rispose il lupo di mare. - Da quante ore siete passato
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Accademia della crusca
