materasse parevano riempite di sassi. Nela ruppe due piatti, e se la prese con Ciccia e Carmela, sporcaccione disadatte. Ciccia rovesciò il catino per
stracche; e intingendo nel catino la punta delle labbra, scuoteva la testa, sbuffava, faceva versacci col muso all'aria, mostrando i denti. Don Michele diè
aveva introdotto in casa sua mastro Giovanni che pareva agonizzasse, sanguinante quasi gli si fosse rovesciato addosso un catino da macellaio, e bianco
sfinimento; una delle gazze, la migliore, annegata in un catino d'acqua; donna Totò poverina, n'avea pianto quasi come per una figliuola! E non si