palazzo di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, che aveva per segretario un erudito gentiluomo e poeta, Bernardo Tasso: questi, veduta per
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disgusti di quel vanesio, di quel farfanicchio sguaiato. Già, quello lì che noia m'ha da dare se dice ch'è distaccato a Salerno e viene a Napoli a ogni morte
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fisso fisso il suo amico. — Che diamine faccio io? — gridò il tenente guardando l'orologio - M'ero assolutamente dimenticato che debbo tornare a Salerno
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