un grosso portafogli lacero una carta, e la porse al Chi- siola. Il direttore gli scriveva che, avendolo conosciuto anni ad- dietro a Venezia, serbava
e nel cappotto lacero, che portava durante la giornata. Così, nello stordimento della febbre che gli era sopraggiunta e che gli metteva un macigno sul
più forte, come se stranamente avesse ripreso le forze. Mentre l' assistito i cercava nelle tasche per vedere se avesse un lacero fazzoletto e certe
un'aria falsamente disinvolta. E più l' l'assistito onzava intorno, sempre vestito come un poveraccio, sempre lacero e sporco, e sempre succhiatore di
, miserevole attitudine di attesa, sporco, lacero, con la barba incolta e le guance smunte, malamente tinte di un sangue morboso, a strie, vi era
ragazzo. Lacerò la lettera: ma dopo si sentì vincere da uno scoramento. Il primo, purissimo fiore di poesia del suo amore era troncato: l'idillio era