fronte al grosso dei debiti e specialmente a quello segreto verso il signor Martini, scrisse a suo cugino delle Cascine Boazze, uomo di gran cuore e ben
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sincero, nella prima lettera consegnata ad Arabella e poi in altre che scrisse, dalla sua nuova residenza (dove dice di non trovarsi malaccio), ha
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meditazioni, e trovò che proprio uno solo era il rimedio ai suoi mali. Andò alla scrivania e scrisse di seguito: " Illustrissimo signor commendatore
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si chiuse nella sua stanza e scrisse una lunga lettera a Paolino delle Cascine, suo benefattore. Finiva col dirgli: "Non cesserò mai di pregare il buon
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tempo a Palermo, scrisse subito a Demetrio per chiedergli i conti ed i residui della sua parte patrimoniale. E a lui di rimando il fratello rispose
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pensieri. Demetrio le scrisse una volta che aveva bisogno di parlarle e che l'aspettava a Milano. Quando si trovò di nuovo in casa sua e che girò gli occhi
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alcune lettere, vi scrisse sopra il nome di alcuni suoi vecchi amici, coi quali s'era trovato nella giornata per regolare le varie partite dei suoi
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: "Che diavolo! Non sei qui per rubare." Prese il portafogli, levò un biglietto di visita, col suo nome stampato, vi scrisse colla matita: "Prelevate
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lontana, perduta, sprofondata. Cosí il cuore stava zitto e cosí poteva dormire la notte. Quando Paolino gli scrisse che faceva conto sul migliore de
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