ci vediamo. - Ho preso marito. - Ed io pure; compiono oggi i ventiquattro mesi. - Due anni, dunque? - Sì; ma a dire due anni mi sembra di essere
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della sua dignità l'eludere. Fu dunque con un movimento rapido che aperse l'uscio, decisa di attraversare il salotto senza fermarsi, rispondendo
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sempre da un cerchio doloroso intorno ai polsi. Quello era dunque il mondo. Suonarono le dieci ore. Era tempo di dare il buon giorno a Sofia. Sofia la
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della fiamma. Così dunque, o amore, disseccato non sei altro che una putredine - pensava - ed io ti portai otto anni sul cuore, ciocca immonda, umida
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prendeva il caffè, senza dimenticare il patatì, patatì delle gambettine tremolanti. - Or via dunque, - interruppe il dottore, - adesso che suo figlio
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Bonamore, Ninna Menni. Che valore aveva dunque la nobiltà del principio, quando il fine doveva essere eguale? Questi erano i rimproveri della voce
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cara, non è un marito, è un amante. - Ah! - fece Sofia trionfante - lo confessi dunque, i mariti non sono così. - Senza dubbio... ma essi sposano; è il
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letto. Quel momento le sembrava il più orribile della sua vita. Aveva paura e tremava. - Non rispondi? Indovino dunque? Sofia fece un passo verso l'amica
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aveva fra le mani un lavoro di uncinetto, nel taschino del grembiale un romanzo, e che pure s'affannava a gridare: Zitti dunque! Tranquilli, ubbidienti
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qualunque cosa? - Oh! senza dubbio. - Tu dunque sentivi che questa creaturina appena nata esercitava su di te un potere che supera tutti gli altri
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