questo ad arte per disturbare, diede un penso generale a tutta la scuola. Enrichetto, perché i condiscepoli non avessero a sopportar castigo per lui
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, parlando di civiltà, non penso di dovermi rivolgere ai ladri e ai devastatori. Hassi pure a trattare civilmente coi distributori e non considerarli, come fan
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son due anni nel teatro Gerbino. «La libertà, almeno così la penso, impone degli obblighi essenziali: quello di rispettare le opinioni altrui comunque
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piaccio assai di questo divertimento e penso con desiderio a quei tempi in cui essi erano molto più frequenti. Io credo infatti che non si possa passare
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esempio tratto da una stupenda memoria sulla Democrazia in America del bravo ingegnere Pietro Mutti. «Qualche anno addietro si pensò di riscattare la
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che fanno parte del corteo io le credo così scempie e così villane cose come l'insultare agli stessi morti; e penso sia dovere in tali casi di ogni
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carnose non possano avere attrattive per la femmina, quando penso che nelle razze umane selvagge certe orride deformità – come profonde cicatrici sul volto
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apice fosse stato obliquamente esportato. Io penso che chiunque crede che il piumaggio del fagiano Argo è stato creato come lo vediamo ora, sarebbe assai
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uccelli rapaci e delle fiere? Questo non mi sembra probabile, quando penso alla moltitudine di uccelli che rallegrano impunemente il paese coi loro
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non pensò più alla preda, ma solo a mettersi in salvo. Quell’aquila, dice Brehm, non avrà certo mai più aggredito una scimmia in un branco.
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, essendosi l'onorevole Mascilli recato al Ministero; ed avendo egli avute le spiegazioni necessarie, penso che la consideri come ritirata.
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meritare a questa dama l'onore di fondatrice. Il Pio Istituto andò poi sempre prosperando per continue beneficenze; onde si pensò a dargli nuova sede, e
Nel Corso Magenta evvi anche l'Orfanotrofio femminile. Fino dal decimosesto secolo si pensò a sopprimere in Milano la mendicità, ed in questo luogo
; quindi vi si posero provvisoriamente gli Orfanelli. _ Il Governo Italico pensò di erigere in quel luogo una grandiosa caserma, dando incarico del di segno
città, ammassò in pochi anni una ricchezza sorprendente. Divenuto signore, ed in seguito duca di Terranuova, pensò a formarsi una magnifica abitazione
quell'immagine; poi, crescendo la venerazione del santuario, Giovanni Galeazzo Maria Sforza, nipote di Lodovico il Moro, pensò di edificare la chiesa
nel 1717 sull'area di altro pure consumato dalle fiamme il 5 gennaio 1708, si pensò con autorizzazione di Maria Teresa di innalzarne uno immediatamente
caduta la Repubblica Cisalpina non si pensò più alla costruzione del Foro Bonaparte. Il Castello, rimasto dall'antica fortezza, venne ad avere parecchie
a compimento e la metà degli spalti circostanti e il giardino rialzato dal lato di ponente, colle sottoposte gallerie, la Giunta Municipale pensò di
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Porta in Milano coll'esercito francese, dando nuova esistenza alla Repubblica Cisalpina, si pensò di rammemorare il fatto in uno alla gloriosa giornata
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