nostre domande. — Adagio, miei cari. E se il vostro fabbricante, stizzito dalle vostre pretese, si appagasse della già fatta fortuna, e chiudesse la sua
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Eppure,lo credereste? con tutti i miei bei modi mi è avvenuto di non ottenere la metà dei riguardi che vengono usati al mio amico. La mia urbanità
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Mi direte che io cito volentieri le autorità della medicina. I medici, signori miei, son coloro appunto, diciamolo a lode loro, che più s'interessano
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ufficio da qualche anno verso Giacomo e Giulio Porro, due giovanetti di belle speranze e che io amava come figli miei e come tali avrò sempre. Dio sa
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abbastanza) nei cittadini chiamati a comporlo, l'edifizio dei giurati cadrà presto in dissoluzione». (A. BROFFERIO I miei tempi). E poiché v'ho già
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si trovan meno dell'agente di polizia tra il brutto ed il sucido. Eppure niun d'essi n'esce intinto di pece!». Gli è, miei cari, che nella polizia
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- Il mentore del pratico. Ha pur da venire quel giorno, nel quale Jenner sarà côté più alto di Napoleone I! D'Azeglio - I miei ricordi. Il mio buon
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de' miei antecedenti, cavaliere del menomo ordine, che egli si rassegnò a smettere! Ma da quel giorno, convien ch'io lo confessi, la sua
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finestre. Noi tossivamo per salutarlo ed egli guardava in su con sorriso melanconico, e diceva alle sentinelle in guisa che udissimo: Là sono i miei
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hanno appena messe le penne o se ne stanno tuttavia assiderati?». Leggano codestoro qualche linea di quel libro del D'Azeglio che intitolò I miei
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udire da capo a fondo, come ne fecero or son pochi giorni la scommessa alcuni miei amici, la recita d'un Carme in onore della guerra testé terminata
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osava. Ora che a picchiar sul prete ci si diventa cavaliere, mi vien voglia di lasciarli vivere. D'AZEGLIO — I miei ricordi. Per quanto la libertà, per
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bastano a redimere un atto di violenza. D'AZEGLIO — I miei ricordi. Il vero coraggio e la gentilezza vanno appaiate. SMILES. E d'ogni parte m'acclamavan
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è Italia Svizzera. Ebbene, restammo sorpresi, io e i miei compagni, della pulitezza, direi quasi dell'eleganza delle ragazze che stavano nei pascoli
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perché mendicate allora? — Per far del bene a' miei simili; quello che raccolgo lo impiego a soccorrere gli infermi. - Si fecero indagini su quel
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breve distanza, seguiti da tanta indifferenza, e, diciamolo pure, da tanta scortesia? La cosa, signori miei, è naturalissima. La malattia finchè si
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un'imprudenza, una colpa; poiché è colpa il non schivare le occasioni prossime del peccato. E peccato è, signori miei, l'ubbriachezza, per quanto le leggi ne
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abbandonarono, abbandonando la terra, tutto le soavi emozioni che abbelliscono la vita? — Si, cari miei, anche i morti esigono da noi dei riguardi. Per esempio
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indicare codesta razza sciocca e petulante hanno un loro proverbio particolare che mi duole di non poter citare in un Galateo: ma i lettori miei compatrioti
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neanco, credo, una ragione di offendersi: il suo fu eroismo: ma egli potrebbe dire per avventura a se stesso «Io ho esposto i miei giorni per.... un
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proprio animo». Ma queste considerazioni mi porterebbero a toccare una corda dolorosa capace di suscitare in alcuno dei miei lettori delle rimembranze
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