Diciott’anni sono trascorsi da quella sera fatale in cui un prete nero nero come la befana avea traversato la piazza della Rotonda per commettere il
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Eran le undici della notte. Le gondole ingombravano i canali di Venezia e la piazza S. Marco, illuminata a giorno, era sì affollata di gente, da non
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Quirinale, oggidì Monte Cavallo, per le due famose statue equestri, capo-lavoro dell’arte greca che sulla piazza si ammirano. Giunti a pié dei colossi si
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! Erano dunque le nove d’una notte oscura di dicembre ed a traverso la piazza della Rotonda si vedeva scivolare qualche cosa di nero che t’avrebbe posti i
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trascorse le nove e fittissima era calata la notte sulla piazza quasi deserta della Rotonda. Sapete voi cos’è la Rotonda? Quella chiesuola ove ogni
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lavori fossero sospesi, la gioventù in abito di gala si riunisse sulla piazza della Cattedrale con nastro tricolore al braccio sinistro, di là movesse
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ai gradini della piazza. Sparì Muzio e in un lampo comparve al cospetto di Attilio che scendendo strinse la mano dell’amico ed appena potè articolare
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recarsi a portar delle frutta in piazza Navona e lì una fruttaiola comprata da Gianni tese tante lusinghe e reti all’innocente contadina che la fece
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solo. Presi meco un fascio grandissimo di frasche secche, comprato in piazza Navona, lo depositai in un’osteria, ed aspettai che si facesse tardi. Verso
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