che circa quattro mesi, otto ne conta il periodo ascendente; ma questo secondo è ben lontano dall’avere nel suo corso la regolarità del primo. Dalla
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esaminato l’andamento della serenità nei mesi di aprile e di maggio, calcolandola non di decade in decade, ma di giorno in giorno. Per ciascun giorno
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Serenità calcolata per mesi, e deviazione dalla serenità normale per ciascun mese. Esame dei cicli di Toaldo, e di altri cicli.
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Definizione della variabilità assoluta. Suo valore pei singoli mesi dell’anno.
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fine furono raccolti, per ognuno dei 456 mesi contenuti nel detto intervallo, i numeri dei giorni sereni, nuvolosi e misti, dei quali le proporzioni
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12 mesi dell’anno in fondo alla tavola VI.
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ciclo la coincidenza nei segni delle deviazioni dei due mesi dal loro stato normale; come argomento sfavorevole la diversità nei segni delle due
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42. Noi investigheremo la variabilità assoluta del tempo nei 12 mesi dell’anno, prendendo per base i numeri della tavola X. Essa contiene per ogni
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La massima variabilità assoluta ha luogo in dicembre, gennajo, febbrajo e marzo: son questi i mesi che più di tutti possono esser dissimili da un
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Le colonne I e 13 presentano la serie delle decadi e la loro distribuzione secondo i mesi. III e IV danno le doppie variazioni accadute in ciascuna
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). Per sei mesi, cioè dalla decade XII alla XXX, essa segue con perfetto parallelismo la curva delle variazioni semplici, e le inflessioni, riferite
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0,275: tal differenza è assai minore di quanto si potrebbe aspettare dietro il giudizio che sogliamo fare della variabilità dei mesi di marzo e di aprile
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(tavola XVI, colonne III e IV) si vede, che nei primi quattro mesi dell’anno e nei quattro ultimi, le variazioni negative superano costantemente le
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malgrado che queste ultime siano in numero notabilmente minore. Ma ne’ sei mesi rimanenti queste due specie di variazioni seguono una legge
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delle mutazioni del tempo è massima nei mesi d’inverno (dicembre-marzo), minima nei mesi estivi, e particolarmente in luglio.
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negativi (colonna XIV) nei primi quattro e negli ultimi quattro mesi, siccome si può vedere nella colonna XVI contenente la differenza fra i numeri delle
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Si può osservare che nei quattro mesi estivi dal maggio all’agosto, si ha una prevalenza di serenità, per cui il tempo sereno deve riguardarsi come
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65. Se ora consideriamo la progressione annua di questo fenomeno, troviamo che esso divide l’anno in tre periodi di quattro mesi ciascuno. L’effetto
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’aprile. Invece, nei mesi estivi, dal maggio all’agosto, il tempo andrà al bello con più prontezza che al brutto, ed avrà maggior difficoltà a guastarsi
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mesi delle osservazioni vigevanesi. A tal fine furono distinti in ciascuna escursione i due termini, cioè i due giorni di stato estremo, nuvolo o sereno
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L’andamento della frequenza di tali escursioni secondo le stagioni si vede dalle medie dei mesi registrate in fondo alla tavola XVII. Nei due massimi
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giorni, non ne fu tenuto conto, e furono registrate le escursioni come se non vi fosse stata soluzione di continuità. Ma in nove fra i 456 mesi le
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che ne ebbe meno fu il 1839: nel primo caso se ne ebbero 81, nel secondo 39. Nell’intervallo considerato vi ebbero 15 mesi, in cui non fu compiuta
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Onde paragonare lo stato di ciascun giorno con quello del suo posdomani fu, per ciascuno dei 456 mesi d’osservazione, messo a confronto il giorno 9
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sensibile, specialmente nei mesi d’inverno, per cui la variabilità osservata non arriva ai tre quarti della eventuale.
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ognuno dei 456 mesi d’osservazione fu messo a confronto il giorno 9 col 12, il 10 col 13, I’11 col 14... il 18 col 21. Ogni mese somministrò dieci
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trascurabile. Le variazioni pochissimo differiscono da quelle che produrrebbe il caso. Ma nei mesi di dicembre, gennajo, febbrajo e marzo la persistenza
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numeri, e mostrano a colpo d’occhio, che nei mesi estivi la successione dei giorni sereni, nuvoli e misti si approssima, col crescere dei loro intervalli
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Nei sette mesi la cui serenità è superiore alla media dell’anno, il numero precedente è 10,7 adequatamente; negli altri cinque è 5,6.
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primi mesi dell’anno 1838. Alcune altre brevi lacune di pochi giorni si trovano quà e là, cagionate pure da necessità inevitabili. Per tutte queste
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decade, e che appena riunendo le osservazioni per mesi si possono ottenere delle serie dimostranti un’evidente legge di aumento e di decremento.
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seconda come rappresentanti la frequenza assoluta dei venti deboli: tutt’al più si può trarne indizio per la loro frequenza relativa nei varii mesi dell
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Considerando le classi II, III, IV, che sole hanno un valore reale nelle loro indicazioni, si vede, che i quattro mesi di marzo, aprile, maggio e
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. I numeri di ciascuna casella esprimono la forza complessiva dei venti che soffiarono in ciascuno dei 456 mesi d’osservazione. Furono in questo
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al mese normale di 30 giorni, e a 38 anni di osservazione dov’era necessario. La forza dei quattro mesi di marzo, aprile, maggio, giugno è in media di
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osservazioni d’estate dal 7 giugno al 14 agosto. Questi due gruppi sono bene distinti fra loro, e la distribuzione secondo i mesi è la seguente:
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nei mesi estivi non siano punto rari (come si vede dall’ultima linea della tavola suddetta, dove è scritto il numero medio dei giorni nebbiosi di
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, presentiamo nella tavola XXI; fu omessa per i mesi, di cui le osservazioni non sono del tutto complete. Nella colonna XIV si ha il numero di giorni di pioggia
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Si vede che la neve nel nostro clima può estendere il suo impero sopra cinque mesi e mezzo dell’anno. Infatti la caduta più precoce di neve fu nella
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procedente per invernate e non per anni, imita quello della tavola XX. Per compiere le indicazioni dell’inverno 1864-1865 profittammo dei tre primi mesi
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. Tuttavia esse non sono molto distanti dalla verità e se ne conclude che nel nostro clima la stagione delle nevi dura in media più di quattro mesi.
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marzo ed in ottobre, ma i mesi intermedii da aprile a settembre non ne sono quasi mai immuni, ed in 38 anni non si ebbe mai un giugno, che non ne
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i 3/4 appartengono ai mesi di maggio, giugno, luglio ed agosto: nel qual periodo di tempo si possono aspettare circa 4 temporali ogni mese, od uno
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temperatura, mentre la loro ripartizione secondo i mesi dimostra la connessione coll’andamento annuo.
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Si osserverà che nei mesi di agosto, di settembre e di ottobre, la distribuzione dei temporali lungo la giornata è alquanto meno disuguale. così in
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123. La distribuzione delle grandini secondo i mesi non offre altro di rimarchevole, che un minimum abbastanza pronunziato nel mese di giugno: mentre
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osservazioni; nell’ultima linea orizzontale il numero delle grandini cadute nei varii mesi. Le grandini segnate con un asterisco sono nel registro indicate
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ne può aspettare con grandine. Questa proporzione è tuttavia assai diversa nei diversi mesi, siccome la tavoletta seguente dimostra:
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in primavera i temporali accompagnati da grandine son relativamente assai più frequenti, che nei mesi d’estate e d’autunno. La copia della grandine
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