maturo, parlava dei baffi di un capo-tamburo. Ma, l'ultimo bacio, coll'ultima tazza, versato sul crine di un'ebra ragazza, io stavo cogli occhi rivolti
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è tuo destino, pallida, mesta, e collo sguardo chino? Io leggo il cielo attraverso l'amore! Tu sei la lente delle mie pupille: povero fiore, tolto
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avvizzita facea la rugiada, e tu madre, domestica regina, la colmavi di doni alla mattina, io ricciuto avea il crin, candida l'alma, e ogni alba che venìa
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Ella era nuda come un fior d'Iddio liberamente nei campi sbucciato; però pel ballo si adornava, ed io le stava allato. Creature del cielo, angeli
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del solingo prete. O settantenne fante - zoppicante nella queta dimora, certo, tanto l'amavi. Sei morta seco per servirlo ancora: senti, io scordai
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Giovinettina bruna come una bruna notte, e malinconica come la luna! Io mi chiamo l'amore, l'amor mi chiamo, e sono il raggio e il gaudio del primo
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Stanco son io di splendidi cieli e fronzute piante; mi annoia lo spettacolo di una beltà costante; venga il dicembre, ed operi un cambiamento a vista
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Io ho cercato nel mio letto, nelle notti, colui che l'anima mia ama: io l'ho cercato e non l'ho trovato - Ora mi leverò e andrò attorno per la città
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: come è bella la sera in mezzo ai monti? O pace, o solitudine, o dolcezze! Tu appoggiavi i piedini al focolare, ed io la testa fra le tue carezze; e il
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Tentanda via est. La bella mano gli posò sul crine e disse: - Io vedo il tuo serto di spine, e sento l'onda che hai qui dentro ascosa, o mio dolce
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Requiescant in pace Io conoscea due vispe vecchierelle che vicino abitavano di casa: le due cuffie eran sempre alla finestra, e per l'aria venìa un
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tutti i sogni del cielo ho già sognati; credo agli angeli adesso, agli angioletti di vaghe aureole bionde incoronati... Volumi, io vi saluto, imparai
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Costei, la bionda dagli occhi procaci, costei, la bella che ha fralezze di fior, raggi di stella, io la vorrei compagna e schiava dei dolori miei
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; come un mesto palombaro nel mare, io discendo nel cor che Iddio m'ha dato, e mi guida le perle a rintracciare il respiro del bimbo addormentato.
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... Ma un canto ecco s'innalza, e un uomo, al muro brancicando, arriva. - Chi è, chi non è ? Oh povero me!... Il prete lo giura, ma nulla io ne so: chi
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il queto bimbo urlando. Dormi: la notte è fertile di sante apparizioni, e nuota in lei più rapido l'estro delle canzoni; io, Beniamini, io veglio col
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bella, o ammaliatrice, o santa, o cortigiana! La tristezza, tua pallida sorella, è la mezzana; e io ti stringo, ti mordo, amante offeso da cento mali
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mani allargate, al par di un monaco fuor dal cappuccio, mi osservi attonito dal tuo lettuccio, senti : io risuscito le ricordanze, e per le cerule
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- già frettoloso per consolarti, giunge a portarti l'altra metà. Corna a ponente, luna crescente! Addio, mia vergine, felici amplessi! Io vado a letto
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caffé sbadiglia d'arte, per noia e moda, che il nome mio non s'oda, o ch'ei lo insulti io vo'! L'insulto e la calunnia, sposati in un sorriso, non
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pianura, benedetta da Dio; avrai le rime e i fior della natura, e l'amor mio. Io so trovarli i mesti sentieruoli pieni di caprifoglio, e in un bosco ben
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, in attesa dei confetti ci ponemmo a desinare; era il giorno del compare, un bel giorno in verità! Dio! d'argento son le nuvole... Io non l'ho sul
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Stamane io avea gridato al mio cervello: si chiudano le porte a chiavistello, il padrone è ammalato e doloroso; si chiuda la baracca,e vi si scriva
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Io voglio farmi un piccolo convento, lontano, solitario, in riva al mare; colà, pieno di sole, in mezzo al vento, starò lieto e tranquillo ad
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in agguato io vedea sulla sua porta filar la tela delle voglie ardenti, piangete meco: Serafina è morta. Morta: l'amante dell'ultima notte n'ebbe gli
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città sbadiglia... io stanco sono...oh il fulgido sole che spunta adesso, quello è sempre lo stesso da quando in cielo entrò! E a noi mutar coi
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calice libato, ti assal la pigra voluttà del tosco; quando a tutte le maschere hai gridato: io ti conosco!, amico, i sogni allor sono svaniti, e tu ti
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rubini della vigna e queste argentee gemme del globo celeste, in un bicchiere, sono un poema, ed io lo voglio bere! Non discutiamo di filosofia, ve ne
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bambinello, per farti buono, fortunato, e bello di angelica beltà quella che vive dove l'uom non rode, e l'ugna d'Eva a graffiar non va. Senti: io morrò di
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