bisbetica, ed usava alla povera vecchia maggiori insolenze. Io amava molto mia zia, e non vedeva i suoi patimenti senza rammarico. Avrei voluto mettervi
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nei più reconditi penetrali dell'affetto, innanzi che la ragione se ne fosse accorta. In grazia del mio ufficio d'infermiera lo vedeva spesso: spesso
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alla cui finestra spesso vedeva io una giovine monaca in amichevole conversazione colle parenti. La mirai, la rimirai, ne interrogai l'abito: non
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. Schiarita mi sentii la vista, dilatati i polmoni, rasserenato l'animo. Non vedeva più a me davanti quell'enorme muraglia della clausura, che per nove anni
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regno di Ferdinando I? Forse di tanti atti di sprezzo, di sangue, di diffamazione? Forse delle prigioni che lasciò piene, o dell'esilio che vedeva
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inseparabile, non appena avessi posto il piede nel chiostro. Mi vi trovava intanto da più ore, nè vedeva al mio fianco altre monache, che le due sorelle, da
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Carlo, il mio cuore godeva d'una calma perfetta. Io vedeva colla massima indifferenza quell'uomo accanto alla sua sposa, la quale, o per effetto del caso
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clero e della corte di Roma, piegavasi a norma delle circostanze, e vedeva, impotenti a soccorrerla, un numero dei suoi sudditi morire sotto i suoi
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