CACIALLI di Firenze (n. 1770, m. 6 ottobre 1828) dimostrò anch’esso col fatto quanto giovassero a bene operare gl’insegnamenti del suo illustre
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quando fu ascritto tra gl’ingegneri aggiunti alla costruzione della strada ferrata livornese, e poi in quella di Siena, che egli stesso ideò e
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di tutti gl’italiani, ammaestrati finalmente, com’egli credeva, dall’esperienza a starsi d’accordo.
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la morente contessa Sofia Zamoiscka, e il transito di Leon Battista Alberti, monumenti collocati nel tempio di Santa Croce; e gl’infiniti ritratti dei
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di quattro civiltà; fecero a tutti manifesto natura ed arte essersi intieramente rivelate al Duprè. E quando gl’Italiani ammirarono di nuovo quest
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straordinaria bellezza, sebbene condotti e finiti nella forma, senza bisogno di altre rinettature o ritocchi, eccetto gl’inevitabili in cosiffatti lavori
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normanni, gli esorta a domandare a re Giovanni la conferma della Magna Carta. Morte gl’impedi compiere questo dipinto già in molta parte condotto. Il
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immagine, lo diremo arte del tempo, perchè nel passato e nel presente secolo anche in Italia saliva grandemente in onore. E siccome gl’incisori toscani
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Raffaello avviato all’arte prima sotto la scorta paterna, e poi da Giovanni Volpato, che teneva allora in Italia il primo luogo tra gl’incisori
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, monumenti tra gl’insigni fiorentini. Il Perfetti successe al Garavaglia come professore d’incisione nella nostra Accademia.
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