ricusa per rossor vivanda; » Né chi vorria del vin, acqua dimanda ». V. Siccome l'allegrezza ed il piacere sono le principali divinità che devono
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abbia dato l'esempio. V. Aspetta che gli altri si servano prima di te, senza però volere a tutta forza restar l'ultimo, se essi si oppongono; i quali
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prima volta di Ginevra. XVII. V'é minor bisogno di raccomandare l'allegria; quindi anche le nonne ripetono che «nè a festa » né a mensa non si
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timore negli astanti; 9.° Non succhiare l' osso per estrarne il midollo, e molto meno porlo alla bocca per rosicchiare la poca carne che v' e' intorno; ma
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tutti i Greci: Io serbo delle corone d' ulivo per gli atleti, ma do mia figlia in matrimonio al pittore di questo quadro. V' ha di più: l'amore è di
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alberi e dalle rozze pelli degli animali che sono gli abiti de' selvaggi, sino ai serici ammanti che abbelliscono i popoli inciviliti, v' è una lunga
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parole. Benché sia desiderabile che il discorso rapidamente proceda, onde far passare nell'altrui animo il massimo numero di idee nel minor tempo, pure v
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l'interesse di qualcuno. V. Se dobbiamo mostrare riconoscenza a chi alimenta la conversazione con onesti e piacevoli discorsi, era dunque più che
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V. Il complimento debb' essere proporzionato al merito della persona o della cosa. Sarà sempre degno di censura chi loderà con uguale ardore una
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generale una semplice riverenza risponde meglio ad una lode, che una mediocre scusa od una finta modestia. V. Non misurare il merito di chi parla dalle lodi
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V. Dopo che il carteggio é divenuto alquanto dispendioso, la civiltà ordina di affrancare le lettere allorché si scrive a persone poco ricche, e di
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inurbanissimo a chi lo elesse. Pietro Morone, eremita oscuro, fatto pontefice sotto il nome di Celestino V, ricusò di separarsi dal suo asino
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sono funzioni del poter sovrano. V'ha di più: chiunque nella palestra sociale aspira con sudori onorati alla gloria d'essere utile, è sicuro d'animare
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ordini del feld-maresciallo Daun, egli scrisse a questo come segue: Ho l'onore d'annunziare a V. E. che sono stato battuto nella posizione ch'ella mi
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. Imperfezioni morali 56 IV. Imperfezioni civili 58 § 2. Atti relativamente inurbani 60 CAPO V. Continuazione dello stesso argomento 62 § 1. Moti ordinari
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V. Sbagli e simili. In occasione di qualche tuo sbaglio, inavvertenza, illegittima pretesa, il pronto riso degli astanti ed il continuato schiamazzo
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2.° La bocca semi-aperta sente l'allocco. V'ha chi imita
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in cotal » guisa priva d'animo e d'ogni attiva significazione ». Idem Faccio uso dell'elegantissima traduzione del signor dottor Rasori. 2.° V'ha chi
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porti ». Arteaga. Rivoluzioni del Teatro Italiano t. I. Nel capo V dell'opera intitolata: Notizie sopra l'origine e l'uso dell'anello pescatorio
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servo, e delle finestre di casa » vostra, con tanto tedio di chi v' ascolta, che, » appena avete favellato, l'uno si dimentica tutto, » l'altro
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assordavano colle loro dispute i tribunali. Carlo V, per impedire le cabale cui poteva dar luogo questa sì seria contesa, stimò a proposito di farsene
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volgo il quale dà sempre ragione a chi riesce a farlo ridere (V. i poemetti dell' inimitabile Parini) In onta di tutto ciò vi sono tuttora parecchie
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V. S.? lo chiamo pur voi il signor » tale. Ed anco non ebbi il mio luogo a » tavola ! E ieri non vi degnaste di venir per » me a casa, come io venni a
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l'Altoviti: Di quello che tu dirai!! V. L'imperfezione inerente a qualunque cosa umana apre il campo a rinascenti dispute. Questa imperfezione risulta 1
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dissoluto: mi farete voi rimprovero se ve ne avvertisco? Qualcuno v' imputa de' vizi e de' delitti falsi: vi lagnerete voi di me, se gli strappo dal
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. Deformità fisiche; IV. Opposizione artifiziale tra lo stile e il soggetto; V. Somiglianze e contrarietà lontane o latenti ed improvvisamente svelate
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sensibile sull'animo per mancanza d'acume. V. « Tra tutte le maniere onde si perviene a movere riso, piacevoli senza fine riescono, tanto il torcere
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tutta la delicatezza attica soggiunge: V'ha apparenza che questo non sarebbe successo nella predica del perdono delle ingiurie. Per non ripetere ciò che
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al Trasimene, i Cartaginesi erano spaventati dal numeroso esercito romano doppio del loro. Giscon ne esternò la sua sorpresa ad Annibale. V'ha una cosa
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fece Achille del cadavere d'Ettore (V. la nota alla pag. 110). Nè tempi barbari gli odii si trasmettono di padre in figlio per più generazioni e non si
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fedeli sedevano sulla terra nelle chiese anche nel secolo XV. V. Nel XIV secolo si portavano in Milano camice di sala e non di lino; eppure allora Milano
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talvolta finta, non lascia d'essere lusinghiera, gradita e di realissimi vantaggi sociali feconda, o per lo meno ostacolo a mali gravissimi V. la prefazione
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un'ampia mensa a cui accorrevano que' guerrieri per cibarsi, sedendo in circolo, onde sfuggire le gare della preminenza. (V. secolo) Il sommo Pontefice
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Parlerò de' giuochi d'azzardo nel Capo V.
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nostri maggiori. I piaceri che si possono cogliere nelle foreste, sembravano essere stati dal V al XV secolo i divertimenti prediletti delle persone
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d'Europa dal V al XIV secolo rimasero, ove più ove meno, sterili e deserte. Il selvaggiume ugualmente che i boschi custoditi da, leggi feroci fecero
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de' dadi. Le Beau parla d'un vescovo di Silléa, che viveva al tempo dell'imperatore Leone V al principio del IX secolo, il quale, egli dice, non solo
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, particolarmente quelle d'un fratello erano comuni a' suoi fratelli, e quelle del padre a' suoi figli. De Bell. Gall. lib. V. AI rimprovero tatto
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ciò non ostante, questi medesimi lord in meno di due anni tutte quelle leggi annullarono. Henry, Historie d' Angleterre, tom. V, pag. 540 5.° Furono
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fuorché nel sangue. Tale presso a poco, e dove più, dove meno, fu lo stato d'Europa dal V all'XI secolo. Conviene figurarsi « ciascuno armato sempre
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' ladroni, V. la nota (1) pag. 260. » anelavano al sangue e alle barbare carnificine. L'uccidersi » a tradimento con ferro o con veleno era poco
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porta » della sua abbadia, tenendo la briglia della sua » cavalla; poscia pranzano insieme l'abbate e » l'arlecchino ». (OEuvres, t. V, p. 376). III. Ne
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. Soggetti di ridicolo sociale 42 CAPO. V Continuazione dello stesso argomento. Giuochi di società 49 § 1. Classificazione de' giuochi e vantaggi ivi
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V. Non mostrate eccessiva allegrezza quando vincete, sì perché un'allegrezza maggiore dell'importanza della cosa denota piccolezza di spirito, sì
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della faccenda, s'avvicinó allo Spagnuolo e gli disse: Oh! ecco la mia tabacchiera che V. E., per prendersi giuoco di me, mi aveva tolta. Questo felice
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dalla loro memoria, persuasi che la filosofia, di cui egli era il corifeo, fosse macchia alla loro schiatta. (V. Thomas, Eloge de Dèscartes).
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basse maniere e servili che usava seco lui Adriano. Carlo V disse ad un adulatore: M'accorgo che pensate a me ne' vostri sogni. 3.° Vanità e
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