Scena I.
Piazza in Rems; sul davanti a sinistra s’innalza la cattedrale dedicata a S. Dionigi.
La scena è ingombra di popolo.
Coro
Dal cielo a noi chi viene
frangendo le catene?
Viva la mira vergine,
che l’Anglia debellò!
Pari al sublime evento
onde fu l’uom redento,
fia sacro il dì che un popolo
dal fango si levò.
(Qui il popolo viene diviso dai soldati, che sostano in due ale. Cessato il canto, aprono la mossa i suonatori, interrotti di tratto in tratto dalle grida di vira e dagli applausi; dopo vengono fanciulle vestite di bianco che portano rami, poi gli Araldi, indi gli Alabardieri. Dietro a questi i Paggi, poi Magistrati in toga, Marescialli col bastone del comando; Grandi colla spada, collo scettro, col pomo reale, colla corona, col manto, e colla verga dei giudizj; Cavalieri e Dame coll’abito dell’ordine, Deputati,ed altre fanciulle che spargono fiori per via: finalmente Giovanna colla bandiera, ed annunciato dal suono delle campane e dallo sparo delle artiglierie il Re sotto un baldacchino portato da sei Baroni. Cortigiani, Servitori e Soldatesca chiudono la processione. Entrati nel tempio, la musica cessa, e tutto è silenzio.)
Scena III.
Giovanna esce agitata, quindi Carlo coronato, il corteggio ed il popolo. – Giacomo si frammischia alla folla.
Carlo
Non fuggir, donzella!
Invano cerchi al meritato omaggio
del tuo re, del tuo popolo sottrarti. –
Meco plaudite, o genti,
a lei che n’ha redenti…
io primo a te mi prostro,
inviata del Ciel.
Tutti
Viva Giovanna!
viva la nostra redentrice!…
Carlo
Omai
due patroni ha la Francia. – Al gran Dionigi
fean sorger monumento i padri nostri;
ne imiterem l’esempio…
Diva donzella, avrai tu pure un tempio.
Giacomo
(avanzando)
La bestemmia oh sperda Iddio!…
Di chi mai tu cadi al piè!
Carlo
Qual baldanza!…
Giovanna
(scossa)
Il padre mio!
Carlo
Ei suo padre!!
Giacomo
M’odi, o re!
Comparire il ciel m’ha stretto
qui del popolo al cospetto;
cor di padre e bianca testa
daran fede a’ detti miei.
Ben conosci la foresta
ove apparve a te costei…
là, sua fede rinnegata,
questa figlia sciagurata,
a superbia aprendo il seno,
per iniquo amor terreno,
sé dannando a eterno scempio
coi demòni patteggiò.
Re tradito, or leva un tempio…
Coro
Quale orror!!
Carlo
Che mai narrò!
Tutti fra sé
Carlo
No! forme d’angelo – non son la vesta
d’un’alma rèproba – che Dio detesta!
Qual sulla misera – grava periglio!
Il tuo consiglio – ne addita, o ciel.
Giacomo
Vicino al termine – resisti, o core…
sensi quetatevi – del genitore…
sol può la misera – quaggiù punita
l’alma pentita – tornare al ciel.
Giovanna
L’amaro calice – sommessa io bevo,
né mando un gemito – né un detto elevo…
ch’ei sia dell’anima – vital lavacro!
Sia fatto il sacro – voler del ciel.
Coro
Un gel trascorrere – sento per l’ossa…
parmi da folgore – l’alma percossa…
oh quale orribile – squarciò mistero!
S’ei disse il vero – ne addita, o ciel.
Carlo
(a Giovanna)
Ti discolpa!
Coro
Imbianca e tace!
Carlo
Le tue prove, o veglio audace?
Giacomo
(prende per mano la figlia)
dimmi, in nome del Dio vindice,
non sacrilega sei tu?
(silenzio generale)
Coro
Né favella!… il capo asconde!
Carlo
(a Giovanna)
Parla, e tutti avrai credenti.
Giacomo
Di’, per l’alme dei parenti,
non sacrilega sei tu?
(silenzio c. s.)
Coro
(con raccapriccio)
Non risponde!… non risponde!…
Carlo
(con passione)
Solo un detto!… (oh cieco padre!)
Giacomo
Di’ per l’alma di tua madre
non sacrilega sei tu?…
(tuono e lampi. – Terrore generale)
Ecco! Il ciel per te lo attesta.
Coro
Sì!… la colpa è manifesta.
L’empia tace… non lo nega…
Via la strega! via la strega!
Carlo
Ahi tacesti!… ed han creduto!
Ma di Carlo avrai l’ajuto.
Giacomo
(con severità al re)
Solo ajuto è nel Signor…
Vieni, o figlia!
Giovanna
Oh genitor!
(prorompe in pianto e si getta fra le braccia del padre)
Giacomo
Del sacrilego misfatto
il terrore in tutti apprendi;
ma dell’anima il riscatto
t’offre, o indegna, il genitor.
Vieni meco a fatal luogo,
là ti aspetta ardente rogo…
vieni, impavida l’ascendi,
tornerai mia figlia allor.
Giovanna
Contro l’anima percossa
tuona, tuona, eterna voce;
ma la colpa sia rimossa,
fia purgata nel dolor!
Dell’accolto pentimento
ecco l’iride già sento…
bene venga la mia croce,
io l’attendo con amor.
Carlo
O mal ferma, o dura gente,
su te gravi la sua pena!
Sempre cara ed innocente
è la misera al mio cor.
Questa porpora regale,
questo serto che mai vale,
se mi vince, m’incatena
vil di popolo furor?
Coro
Fuggi, o donna maledetta,
esci omai da queste mura,
pria che il cielo in sua vendetta
Francia invada di terror.
Che dirà di noi la storia?…
or chi rende a noi la gloria?…
Donna infame, donna impura,
reca all’Anglia il tuo valor! –