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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Congedi Pag. 6989
Commemorazione del vice-presidente onorevole Ciuffelli e del senatore Colombo 6989
Presidente 6989
Zegretti 6990
Gallenga 6991
Cingolani 6992
Bonardi 6992
Manes 6993
Orano 6993
Bignami 6994
Giolitti, presidente del Consiglio 6995
Proposta di togliere la seduta in seguo di lutto 6995
Musatti 6995
È approvata.
La seduta comincia alle 15.
De Capitani, segretario, legge il
processo verbale della seduta pomeridiana del 22 dicembre 1920.
(È approvato)
, presidente. Hanno chiesto un
congedo, per motivi di famiglia, gli onorevoli: Amendola, di giorni 2; Zileri Dal
Verme, di 5; Arnoni, di 5; Salandra, di 30; Farina, di 5; per motivi di salute, gli
onorevoli: Ruini, di giorni 7; Scialabba, di 4; Baccelli, di 8; Sipari, di 2;
Filesi, di 15; Boccieri, di 8; Di Francia, di 15; per ufficio pubblico, gli
onorevoli: Boselli, di giorni 8: Pennisi, di 8.
(Sono conceduti)
, presidente. Onorevoli
colleghi! È assai triste e penoso per me dovere iniziare il nuovo periodo dei nostri
lavori con due notizie dolorosissime: la morte di Augusto Ciuffelli, che occupò con
tanta dignità fino alla ultima ora il posto di vice presidente della Camera, e
quella di Giuseppe Colombo, che la Presidenza di questa Assemblea tenne molti anni
addietro e la cui figura nobilissima è tuttora ricordata con devozione dagli antichi
colleghi.
Augusto Ciuffelli, dopo lunghe sofferenze, morì qui, in Roma, il 6 gennaio scorso. Egli volle celare per lungo tempo agli amici e, forse, anche a se stesso il male atroce che lo torturava, per dare ancora al Paese gli ultimi aneliti di una vita tutta dedicata al pubblico bene; e lo stoicismo con cui resse all'inesorabile morbo, per risparmiare alla famiglia addolorata lo strazio delle sue sofferenze, attesta che soltanto la crudeltà del destino poteva piegare la sua indomabile fibra.
Non so manifestare con parole adeguate la grande reverenza, che la vita del compianto amico, tutta pervasa da un instancabile fervore di attività, da fiera nobiltà di propositi, da ardente patriottismo, inspira nell'animo nostro.
Assurto alla politica dalle file della burocrazia, nella quale aveva dato esempio costante di fedeltà laboriosa e di rigida austerità. Egli spinse alla più alta espressione il sentimento del dovere, che fu la guida della sua vita.
Nella collaborazione prestata alla nostra Assemblea, Egli portò una singolare coscienza, illuminata da un forte intelletto
e da un assiduo ed inestinguibile desiderio di imprimere nei più gravi problemi deferiti al suo esame una orma personale, tenendo fede luminosa a quella tradizione di libertà e di progresso, che lasciò nella nostra storia politica tracce feconde.
Nel Consiglio di Stato, nelle cariche di sottosegretario per l'istruzione pubblica, di ministro dei lavori pubblici e di ministro dell'industria, di commissario civile per Trieste, e negli uffici parlamentari, ai quali, durante quattro legislature, lo chiamò la fiducia dei colleghi. Egli assolse sempre gli altissimi compiti con esperienza larghissima, con operosa energia e con fervida passione.
Nella presente legislatura i vostri suffragi lo elessero alla vice-presidenza della Camera, che egli tenne con grande decoro, con severo e costante spirito d'imparzialità, dandomi nella direzione dell'Assemblea e nei varii incarichi affidatigli la più preziosa ed intima collaborazione.
Le ansie subite durante la guerra, a cui diede in olocausto un figlio adorato, resero la sua fibra meno resistente al morbo implacabile e insidioso; ma Egli, anche dal suo letto di dolore, seguì le vicende della vita politica italiana, dando ammonimenti e consigli con la sua incisiva parola, che era rude come il suo gesto, ma schietta come il suo animo, leale e sincera come la sua fede, ardente e inflessibile come la sua volontà.
Lo spirito di Augusto Ciuffelli vive ancora e vivrà nel ricordo reverente e devoto dei cuori nostri, rimarrà come esempio luminoso di un cittadino, che gli onori considerò soltanto come austeri doveri ai quali tutto pospose, anche il sacrificio della propria persona.
Inchiniamoci, onorevoli colleghi, innanzi alla sua tomba e onoriamo con profondo rimpianto la sua venerata memoria.
(Vive approvazioni)
Giuseppe Colombo, morto a Milano il 10 gennaio scorso, assommava in sè, come cittadino, scienz[i]ato e uomo politico, singolari doti di mente e di cuore. Fu deputato, ministro e senatore; ma la parte migliore di sè diede a quel Politecnico milanese, che è gloria italiana e nel quale Egli addestrò con paterno amore molti giovani, che dovranno concorrere alle rinnovate fortune industriali del nostro Paese.
Alla memoria di Giuseppe Colombo mando in vostro nome un mesto, reverente saluto e l'espressione del nostro più vivo rimpianto.
(Vive approvazioni)
Ha facoltà di parlare l'onorevole Zegretti.
Zegretti. Onorevoli colleghi, la mia parola non sarà certo adeguata alla grandezza del dolore, alla generalità del rimpianto. Ma devo, comunque, un tributo di affetto all'amico perduto, ad Augusto Ciuffelli, nella cui memoria rivivono tempi di nobili sforzi in un comune lavoro, in una stessa scuola di sacrifìcio e di disciplina, la quale fu la base e la spinta verso maggiori e più fecondi cimenti.
Lo conobbi e lo apprezzai, a cominciare dagli anni primi, quando sulla povera casa passava come uccel profugo la speranza, fino agli anni dell'età matura, quando di tanta pubblica fiducia lo vedemmo onorato.
Chi ha seguito l'opera complessa, multiforme di Augusto Ciuffelli, come funzionario, come ministro, come magistrato amministrativo, ha potuto riscontrare in lui quelle forti qualità, quei particolari doni della nobile terra, che ora, inconsolabile, piange con pianto d'amore la precoce perdita del più diletto e illustre suo figlio.
L'austera forza del carattere, la rude tenacia del lavoratore, l'alto equilibrio della mente insieme con una felice disposizione dello spirito, facevano di lui un temperamento genialmente italiano, che ricordava i politici del nostro risorgimento.
Ma, soprattutto, egli fu l'uomo, che elesse a sè il Dovere, che ebbe sempre sua guida la Virtù, compagna non sempre fedele la Fortuna. E questa acerbamente lo percosse nella parte, la sola, che era in lui vulnerabile, nel cuore, strappandogli il prediletto figlio, per darlo in olocausto alla Patria.
Lo vedemmo allora, chiuso nel suo formidabile dolore, accettare il grande sacrificio come un dovere compiuto, come se tutto lo scopo della sua vita fosse consunto nel dare al supremo ideale la suprema prova di amore. Fu eroica consacrazione, che ricorda il biblico mito, onde quel cuore, che tanto amò, resse sotto l'impero di una volontà decisa a vincere anche su le leggi della natura; ma, a un tratto-, quando rifioriva la speranza, la forte tempra declinò e si franse.
Onorevoli colleghi, il degno elogio di Augusto Ciuffelli, l'ha già scritto la Camera, con la parola alta e nobile, piena di sentimento dell'amato e illustre nostro Presidente, che di lui ha riassunto mirabilmente le grandi benemerenze, le difficili responsabilità felicemente superate: onde non ho io bisogno di ripetere quali esempi di luminosa
energia, di saggezza, di rettitudine, di disciplina egli lasciò nei Ministeri, nelle Commissioni, nei consessi, negli incarichi delicati e difficili a lui affidati. La Camera, infallibile nei suoi giudizi, sa d'altronde che onorando Augusto Ciuffelli, onora chi visse per la Patria, chi non ebbe altra meta, altra ambizione che di servirla; e sa pure, perchè lo stoico gesto fu felicemente ricordato dal nostro Presidente, che, pur essendo tanto dappresso alla tomba, già dischiusa per accoglierne le spoglie, Augusto Ciuffelli, raccolte le ultime forze, dimentico del suo dolore e dei suoi affetti, volle interloquire nel più ardente e aspro dibattito della Patria, alla quale volle così dare l'ultimo suo anelito, l'ultimo suo sospiro di passione e di amore.
(Approvazioni)
Onorevoli colleghi, la morte ha rapito alla Patria una delle più sane e più forti energie. Anche in nome della democrazia liberale, alla quale Augusto Ciuffelli apparteneva, e della quale era fra i dirigenti, stimato e autorevole, propongo che la Camera voglia esprimere il ‘suo dolore alla famiglia desolata, al Consiglio provinciale dell'Umbria, nonchè al comune di Massa Martana; e voglia inoltre, in segno di lutto, sospendere per oggi i suoi lavori.
(Vive approvazioni)
, presidente. Ha facoltà di
parlare l'onorevole Gallenga.
Gallenga. Onorevoli colleghi! Per la seconda volta, in breve volger d'anni, ho il compito doloroso di commemorare alla Camera un uomo politico fra i più rappresentativi dell'Umbria. È ancor vivo nella nostra terra il rimpianto per l'immatura scomparsa di Cesare Fani, ed ecco che un'altra irreparabile perdita ci colpisce con la morte di Augusto Ciuffelli.
Era il Ciuffelli uno del nostri più schietti e nobili rappresentanti; e il grande cordoglio, causato dalla sua fine in ogni campo politico e in ogni ordine sociale, appare oggi come il più eloquente omaggio di ammirazione e di riconoscenza tributato alla sua memoria. Certamente, modesto, come egli sempre visse, schivo di vane onoranze e di facile popolarità, nessun'altra manifestazione potrebbe riuscire più gradita al suo spirito che la spontanea e tanto sentita doglianza dei suoi conterranei, ed è per ciò che anche le mie modeste parole rifuggono dalla retorica nell'elogio di Augusto Ciuffelli.
Fu egli veramente un uomo che tutto dovette a sè medesimo, alla dirittura del carattere, all'assiduità del lavoro, a la nobiltà dei propositi e a quella norma costante del dovere da cui non avrebbe saputo mai allontanarsi, così nei primi passi mossi nella non facile via delle pubbliche amministrazioni, come anche nelle alte cariche dello Stato, a cui più tardi arrivò.
Possiamo dire che la modestia è uno dei costanti caratteri di coloro che nell'Umbria più valgono e primeggiano nel campo dell'arte e della vita pubblica. Sembra quasi che l'operosità serena, tranquilla della nostra gente, interrotta solo per rara eccezione da un impeto di febbre deprecata: ispiri le figure più rappresentative ad un doveroso riserbo, ad un austero raccoglimento. In questo è appunto la prima ragione dei costanti reciproci vincoli di affettuosa fiducia fra coloro che assurgono alle più ambite dignità dalle sane correnti popolari, da cui trassero le origini.
Augusto Ciuffelli fu democratico nel senso più puro della parola, e, anche quando era maggiormente assorbito dalle gravi responsabilità di alti uffici, non rimase mai insensibile alle più modeste voci, che invocavano il suo conforto, non risparmiò pazienza nè costanza nella difesa degli interessi locali che gli erano affidati.
Di lui, uomo politico, ministro, vice-presidente della Camera, governatore della Venezia Giulia, ha già detto nel modo più degno il Presidente della nostra Assemblea e l'amico Zegretti: ed io altro non aggiungo.
Desidero, invece, ricordarlo come deputato dell'Umbria, come autorevole consigliere della nostra provincia, come guida e maestro di noi tutti, che in lui vedevamo un esempio ammirevole di rettitudine e di dirittura politica.
Certe asprezze del suo carattere erano esse stesse la rivelazione di una conscienza ferma e sicura nei principi da cui non si allontanò mai; ed io stesso, che talvolta mi trovai in leale contrasto con qualche sua concezione, tanto più imparai a stimarlo e ad ammirarlo, per lo sdegno che egli mostrava per ogni facile accomodamento, per ogni transazione, che significasse anche parziale rinunzia alle direttive che si era imposte. Convinto che dalla politica della elevazione delle classi lavoratrici sia da attendersi un sicuro progresso morale ed economico del paese, ebbe fede incrollabile nelle più audaci riforme sociali, non mai disgiungendole dalla difesa dell'ordine e della sovranità dello Stato, Il pensiero liberale trovò in tal modo in lui uno dei più sicuri interpreti, e quando con la riforma elettorale
le visioni ormai superate dei partiti medi gli apparvero come un anacronismo e una debolezza, volle che intorno alla sua persona si raggruppassero quanti avevano con lui simpatia di tendenze e affinità di opinioni.
Il gruppo della democrazia liberale, nel cui nome mi onoro oggi di parlare, lo ebbe tra i propugnatori più convinti e attivi. Chiamato a far parte del nostro primo direttorio, vi portò la schiettezza abituale, non curante delle effimere vicende, che qua dentro sfumano come ombra, se siano sinceri ed elevati i propositi, se sia limpida la fede. Alla Patria prodigò il meglio di sè assumendo con virile risolutezza le ardue responsabilità del Governo e sopportando, con animo invitto, spesso le amarezze, talvolta il dolore. Quando l'olocausto del figlio prediletto, caduto da prode, lo colpì nel più caro degli affetti, oppose al destino la stoica rassegnazione, che gli dettò la voce del dovere, e, vincendo se stesso, perseverò nell'alto compito, che assorbiva ogni sua energia. Era uomo da non lasciare il posto di combattimento nell'ora del pericolo, non già per mancanza di sensibilità, ma pei ferrea padronanza di se medesimo. Così alla tranquillità esteriore corrispondeva in lai un'angoscia inesorabilmente repressa, e da una tale lotta, che solo gli intimi poterono appena comprendere, cominciò forse la fine dei suoi giorni.
Vada alla desolata famiglia, alla provincia dell'Umbria, a Todi, che diede ad essa il più nobile dei suoi figli, la commossa parola della rappresentanza nazionale. Accolga la Camera la proposte del collega Zegretti ed in conformità con tutte le precedenti consuetudini, tolga la seduta in segno del nostro grave lutto.
(Vive approvazioni)
, presidente. Ha facoltà di'
parlare l'onorevole Cingolani.
Cingolani. Il gruppo parlamentare popolare si associa al compianto unanime della Camera e del Paese per la immatura perdita di Augusto Ciuffelìi. Dinanzi alla maestà della morte, possiamo e dobbiamo dimenticare ciò, che ci ha profondamente divisi da lui, ma possiamo e dobbiamo ricordare di lui ciò che può, per un istante almeno, arrestare le passioni e le ire di parte ed unirci tutti nel saluto alla memoria del collega caduto.
È stato qui ricordato, da colleghi della sua parte politica, il
Questa forte, geniale, modesta, tenace gente umbra ben lo potè vantare suo figlio prediletto, ben lo può "piangere oggi senza distinzione di partito, e se sulla sua bara si sono piegati e il gonfalone del municipio socialista di Todi e la nostra bandiera, ciò è avvenuto perchè sul cuore, che non palpita più, di un grande suo figlio, tutto il cuore dell'Umbria nostra, dell'Umbria della tradizione, della storia, della vita intensa di oggi, ha voluto, ha saputo risentire l'antico e immortale cristiano palpito di un più alto consapevole amore fraterno. E il gruppo popolare a quel dolore e a quell'amore si unisce reverente.
(Approvazioni)
, presidente. Ha facoltà di
parlare l'onorevole Bonardi.
Bonardi. Consenta la Camera che io esprima, nell'unanime rimpianto per la scomparsa di Augusto Ciuffelli, il dolore della democrazia bresciana, la quale non può dimenticare l'opera da lui compiuta. Rievocarne i legami di memorie e di affetti coltivati con Brescia, ricordare l'amoroso senso di attaccamento che egli ebbe sempre per la città e per gli amici, che gli erano affezionati e seguirono la sua ascesa politica considerandolo come nostro concittadino, vuol dire ammirarne gli inizi e rendere il maggiore omaggio a quello che fu il suo spirito di sacrificio e di devozione costante per la Patria nostra.
Augusto Ciuffelli era venuto a Brescia, modesto funzionario dello Stato, negli anni primi della sua giovinezza, dall'Umbria nativa, e tosto aveva saputo stringere simpatie e amicizie dimostrando quel fervore di fede, quell'alacre intelligenza, quella fermezza di
volontà, che non sfuggirono a Giuseppe Zanardelli, esperto conoscitore d'uomini. Da quel giorno entrò a far parte di quella schiera di cittadini egregi, i quali, fedeli all'illustre nostro concittadino, anche quando la dottrina sua era oggetto di contrasti e di avversioni, diedero alla che sentivano altamente e nobilmente, con disinteresse, l'energia sicura.
In tal modo la dottrina che, congiunge il principato alla libertà, essi videro tradotta in atto nel maggior svolgersi degli istituti politici del nostro Paese, in forme sempre più alte e sicure di provvida ordinata norma. Non può morire il ricordo di tale opera, che sta nella storia ed è vivo, coltivato e difeso, con vivace orgoglio, nella nostra città, la quale amava Augusto Ciuffelli come il continuatore della tradizione nobilissima. Questi sentimenti oggi io ho voluto esprimere, e qui riportare, perchè Augusto Ciuffelli tornava spesso ai suoi primi tempi e al passato, colla sodisfazione profonda di dover tutto a se stesso; non aveva dimenticato le lotte ideali combattute nella nostra città, le prime battaglie e sentiva che nel vincere quelle difficoltà aveva temprata la volontà risoluta del futuro uomo di Stato e la bontà generosa dell'uomo di cuore.
Affermare la modesta origine di lui qui, mentre ne ricordiamo gli alti uffici,
sembrami sia come portar il fiore più bello e profumato sulla tomba dell'illustre ed
indimenticabile amico. Il destino lo ha voluto colpire duramente: ha imposto a lui,
che alla Patria aveva tutto dato, esempio di austero costume politico, a quest'uomo
che era vissuto di lavoro e di dolore, di offrire all'Italia anche il figlio
diletto, caduto eroicamente in battaglia: lo spense prima del tempo, quando la
Patria poteva ancora servire validamente, mentre essa cerca ansiosa validi
nocchieri, che possano condurla all'immancabile fortuna. Così lo vediamo sparire,
con un senso •di sgomento e di profondo dolore, che ci rende più viva e cara la sua
memoria, da noi avvicinata a quella immortale del suo maestro, la cui austera parola
dà ancora «conforto allo spirito di Augusto Ciuffelli, perchè insegnava come
maggior sodisfazione non possa attendere un uomo politico se non quella di poter
dire di sè stesso:
(Approvazioni)
,
presidente. Ha facoltà di parlare l'onorevole Manes.
Manes
. In nome del gruppo di rinnovamento aggiungo brevi parole di rimpianto alle
altre pronunciate in memoria di Augusto Ciuffelli.
L'alta dignità della vita, la integrità del carattere, la fedeltà con cui in
ogni momento seppe servire il Paese assurgendo a posti della più alta
responsabilità da modeste origini burocratiche, ci portano ad inchinarci
sinceramente dinanzi alla tomba di un uomo, la cui vita, se pur da lui ci
differenziammo per concezioni e per azione politica, non possiamo non
riconoscere che fu spesa interamente in servizio del Paese.
Ma soprattutto, o colleghi, è nelle nostre parole di riverenza un ricordo,
che ci riunisce alla sua memoria. Noi non possiamo dimenticare che il giorno, in
cui il dolore più forte si abbattè su Augusto Ciuffelli, il giorno, in cui egli
non vide più tornare in casa il figlio suo prediletto, che con noi era partito,
egli in quel giorno seppe trovare nella forza della sua virtù, ed anche nelle
ragioni di necessità che imponevano il duro olocausto, la virilità di resistere
a quel dolore e di consacrarlo intero all'avvenire d'Italia.
Dinanzi alla figura di questo scomparso, caduto nell'agone in cui noi
rimaniamo, noi ci inchiniamo reverenti.
(Vive approvazioni)
,
presidente. Ha facoltà di parlare l'onorevole Orano.
Orano
. Onorevoli colleghi, commemorando l'onorevole Augusto Ciuffelli, io ed altri
del mio gruppo in questa Camera non possiamo dimenticare un fatto della più
grande importanza politica, e cioè che l'ultimo gesto di fierezza, l'ultima
suprema manifestazione di coraggio di quest'uomo magnifico fu la sua lettera
alla Commissione degli esteri, nella quale dichiarò di non essere favorevole al
Trattato di Rapallo. E se egli oggi fosse qui vivo con noi, e per questo io
mando a lui il più fervido e profondo saluto, avrebbe certamente voluto qui
commemorare, in questo momento, nell'ora di questa ripresa dei nostri lavori,
molti altri morti, dell'una e dell'altra parte!
E sento di interpetrare la vibrante anima di questo magnifico estinto,
chiedendo in nome suo al Governo ed invitando voi tutti a chiederlo con
intensità di fede e di animo, di render conto dei dolorosi avvenimenti che hanno
in questi giorni funestato il paese e avrebbero arrecato il più acerbo dolore
all'animo nobilissimo del grande estinto.
(Applausi — Rumori all'estrema sinistra)
,
presidente. In memoria dell'onorevole senatore
Colombo ha facoltà di parlare l'onorevole Bignami.
Bignami
. Il professore senatore Giuseppe Colombo è stata una figura così eminente,
così rappresentativa nel mondo tecnico italiano, e così reali e profonde sono le
ragioni di riconoscenza da parte degli ingegneri italiani verso di lui che,
nell'associarmi alle alte parole pronunziate dal presidente in onore della
memoria di quell'uomo insigne, sono sicuro d'interpretare il senso di vivo
dolore non solo dei deputati ingegneri, di questa Camera, ma anche di tutti gli
ingegneri d'Italia per la scomparsa del nostro grande decano e maestro.
La sua vita fu vita di studio e di lavoro, tutta dedicata all'alto
insegnamento scientifico e tecnico ed al trionfo di idee liberamente e
sinceramente professate. Egli lascia un nome che è conosciuto all'estero, e che
onora il nostro paese anche al di là dei suoi confini.
Egli fu uomo di alto sapere, di prodigiosa attività, di grande serietà, ed
interpretava la vita come una missione di bene. Egli seppe anche unire, ad una
onesta fierezza di convinzioni, una squisita cortesia di modi ed una serenità
d'animo veramente superiore. Conservò fino agli ultimi giorni della sua vita una
grande lucidità di mente, e quando, anche in questi ultimi anni, ebbe occasione
di parlare in congressi di scienziati e di ingegneri, sempre meravigliò quanti
lo udirono per la precisione e chiarezza delle sue idee e per la conoscenza
perfetta di tutte le teorie più moderne, anche le meno note e le più difficili.
Il suo stesso aspetto fisico, la matematicità, direi, dei suoi movimenti,
avevano, quasi per un fenomeno di mimetismo non rarissimo tra gli uomini,
ritratto qualche cosa della nobiltà e della severità delle teorie che insegnava:
fisicamente era uno di quegli uomini, di cui si potrebbe dire, con
Dante:
di grande autorità nei lor sembianti.
L'onorevole Presidente ha ricordato la sua figura politica; e, qualunque
siano le opinioni di ciascuno di noi, tutti dobbiamo inchinarci di fronte alla
rettitudine e alla sincerità di un uomo che' seppe in questa Camera e al Governo
assurgere alle maggiori dignità, e che tenne le più alte cariche con alta
intelligenza e nobile senso di indiscusso patriottismo.
Ma, soprattutto, egli sarà ricordato come un valente tecnico, un insegnante
insuperabile, un direttore di grande stile di uno degli Istituti superiori del
Regno.
Nominato professore, esercitò anche l'arte dell'ingegnere, perchè credeva a
ragione che non si possano insegnare convenientemente le scienze applicate,
senza conoscere a fondo i segreti delle rispettive pratiche professionali. Egli
fu anche alla testa di diverse industrie della Lombardia, ovunque apportando una
grande correttezza di metodi e on continuo incitamento al progresso tecnico.
Egli fu arbitro in difficili questioni e consulente desiderato da molte
industrie private: membro e presidente di infinite Commissioni tecniche su
argomenti di interesse pubblico; egli fu insomma un uomo che seppe profondere la
propria esistenza a vantaggio dei più importanti problemi tecnici di interesse
privato o pubblico, che riguardano il nostro Paese.
Si può dire di lui, come professore, che sapeva animare le teorie che
insegnava, e non soltanto infondere ai giovani l'amore alla scienza e ai
problemi dell'alta tecnica, ma suscitare anche nei suoi allievi le maggiori
facoltà inventive.
L'oggetto principale dei suoi studi e delle sue cure fu il Politecnico di
Milano; col Brioschi divide il merito di essere stato l'organizzatore di
quell'Istituto, al quale, come tutti sanno, tanto debbono le industrie non solo
della Lombardia ma di tutta Italia. Egli ha fatto in modo che in quell'Istituto
superiore tecnico venissero di mano in mano create tutte le specializzazioni più
importanti di scuole e di sperimentazioni richieste dalla, scienza e dalla
tecnica moderna: e lo ha portato al livello dei migliori istituti stranieri del
genere. Si può essere sicuri che, data la rigidità dell'uomo, egli ha saputo
trarre dalle somme messe a sua disposizione, somme limitate dalla piccola
disponibilità dei nostri bilanci, il massimo rendimento a vantaggio dei problemi
dell'alto insegnamento tecnico.
Egli è conosciuto ed amato da tutti gli ingegneri italiani, anche da quelli
che, come me, non hanno frequentato il Politecnico di Milano, quale autore del
“Manuale dell'Ingegnere Civile e Industriale” che si può veramente chiamare un
manuale perfetto, nel quale è meraviglioso come, nella pochezza del numero delle
pagine, siano concentrati tutti i dati necessari per risolvere i problemi anche
più ardui della tecnica moderna. Quel libro, edito in più di 100,000 copie e
continuamente aggiornato coi rapidi progressi delle industrie moderne, è una
miniera di informazioni scientifiche e tecniche: per quel libro, che è stato
anche tradotto in
diverse lingue, il professor Colombo è considerato come un grande maestro
anche dà quegli ingegneri che non hanno avuto la fortuna di essere stati suoi
allievi nella scuola.
Profondo è stato il dolore di Milano per la morte di quest'uomo stimato e
venerato da ogni cittadino. Si può dire che tutta Milano ha seguito i suoi
funerali, senza alcuna distinzione di parte, dando così la prova più evidente
dell'alto valore dell'uomo, che seppe imporsi all'affetto ed alla stima anche
degli avversari, nonostante fosse stato nella sua vita politica il bersaglio di
strali acuminati, quando era l'esponente di un partito molto battagliero e
tenace.
Fu un vero plebiscito di dolore e di ammirazione. Sopratutto commovente, ai
suoi funerali, fu l'atteggiamento degli allievi del Politecnico, che ne
seguirono il feretro a capo scoperto. Non altrimenti dei figli possono
accompagnare il feretro del padre!
Essi testimoniarono, col loro religioso silenzio, più eloquente di qualunque
discorso, la gratitudine degli ingegneri italiani verso il venerando maestro.
Pertanto ho l'onore di proporre alla Camera, anche a nome dei colleghi di
Milano, che alla sua desolata famiglia, alla città di Milano, che lo ricorderà
certamente fra quei cittadini,
che fur più degni, e al
Politecnico, che fu lo scopo maggiore della sua attività, siano inviate le
commosse condoglianze della Camera italiana.
(Vive approvazioni)
,
presidente. Ha facoltà di parlare l'onorevole
presidente del Consiglio.
Giolitti presidente del Consiglio dei ministri
,
ministro dell'interno. Due nobili austere figure
commemora oggi il Parlamento italiano: due figure di uomini che onorarono
altamente la Patria. L'illustre nostro Presidente e gli oratori, che mi hanno
preceduto, hanno ricordato i fatti che più onorarono la vita di questi due
compianti nostri colleghi.
Giuseppe Colombo fu presidente di questa Assemblea. Egli era uomo di parte
epperò ebbe avversari; ma era stimato da tutti, anche da quelli che combattevano
i suoi principi politici, perchè tutti riconoscevano la sincerità delle sue
convinzioni e sapevano che egli parlando e sostenendo le sue idee, era convinto
di fare gli interessi del Paese.
Ma riguardo all'attività di Giuseppe Colombo come scienziato v'è unanimità
assoluta nel Paese, perchè tutti coloro che conoscono quale orme profonde egli
portò negli studi dell'alta tecnica, ricordano e ricorderanno sempre che egli è
stato uno degli uomini che più hanno giovato all'alta coltura tecnica, a quella
coltura dalla quale il nostro Paese aspetta il suo risorgimento economico.
(Vive approvazioni)
Di Augusto Ciuffelli sono stati già ricordati tutti gli episodi della vita
sua, io rilevo specialmente che egli dovette tutto a se stesso: ebbe origine
umile, non fece studi regolari; si formò da sè studiando e lavorando, e fu uno
degli uomini di operosità più costante, di volontà più ferma, di patriottismo
più sicuro.
Lo ricordo poi in modo speciale come affettuoso, intelligente collaboratore
di Giuseppe Zanardelli, del quale continuò sempre con inflessibile costanza i
principi politici in tutti gli atti della sua vita politica. Egli era uomo
profondamente liberale; ma convinto, come lo era Giuseppe Zanardelli, Che il
principato e l'ordine sono elementi indispensabili al progresso dell'Italia.
Aveva opinioni ben precise e decise e anche quelle, che possono non essere
condivise, impongono quel sentimento di rispetto, che si deve a tutte le
opinioni profondamente professate ed apertamente sostenute.
M'associo, in nome del Governo, a tutte le proposte che sono state fatte per
onorare la memoria di Giuseppe Colombo e di Augusto Ciuffelli.
(Vivi applausi)
,
presidente. Metto a partito la proposta
dell'onorevole Bignami di inviare condoglianze alla famiglia del senatore
Giuseppe Colombo e alla città e al Politecnico di Milano.
(È approvata)
Metto a partito la proposta degli onorevoli Zegretti e Gallenga di inviare
condoglianze alla famiglia, al Consiglio provinciale di Perugia, e alla città
natia dell'onorevole Ciuffelli.
(È approvata)
Ora vi è la proposta degli onorevoli Zegretti e Gallenga di togliere la
seduta in segno di lutto per la morte dell'onorevole Ciuffelli.
Su questa proposta ha chiesto di parlare l'onorevole Musatti. Ne ha facoltà.
Musatti
. Nessuna speculazione su alcuna tomba.
(Rumori)
Il Gruppo parlamentare socialista non intende opporsi a che la Camera compia
l'atto proposto di ossequio e di omaggio alla memoria di un proprio collega
trapassato, ma non vuole che la seduta abbia fine senza una parola di protesta
per i fatti gravissimi
accaduti in questi giorni, in varie plaghe d'Italia, e specialmente nelle
città dell'Emilia.
(Commenti — Rumori)
,
presidente. Onorevole Musatti, questo argomento non
è all'ordine del giorno!
Musatti
. Il Gruppo si riserva di portare la questione alla Camera nella forma, nei
modi, nel momento che riterrà più opportuno. Ma fin d'ora eleva il proprio atto
di accusa contro il Governo,
(Rumori — Proteste)
il quale, mentre afferma la propria neutralità nella competizione delle varie
parti politiche del Paese, tale neutralità non mantiene e va alla ricerca di
nuovi provvedimenti legislativi di repressione, quasi le leggi vigenti non gli
consentissero di reprimere le bande armate, le associazioni a delinquere, gli
omicidi e ogni altra forma di delitto, e.si rende perciò politicamente complice
di tali misfatti.
(Rumori)
,
presidente. Onorevole Musatti, le ripeto che
quest'argomento non è all'ordine del giorno. Concluda!
Musatti
. Queste responsabilità intendiamo di ricercare a fondo; ma fin da oggi suoni
qui la nostra parola di protesta contro il Governo e l'espressione della nostra
solidarietà coi colpiti dalla delinquenza di guerra, che pur nel dopo guerra si
scatena.
(Applausi all'estrema sinistra — Rumori e proteste sugli altri
banchi)
,
presidente. Metto a partito la proposta degli
onorevoli Zegretti e Gallenga di togliere, in segno di lutto, la seduta per la
morte del vice-presidente della Camera, onorevole Ciuffelli.
(È approvata.)
La seduta termina alle 15:50.
Alle ore 15.
1. Interrogazioni.
2. Seguito della discussione sul disegno dì legge:
Disposizioni per la sistemazione della gestione statale dei cereali. (Urgenza) (943)
Il Capo dell'Ufficio di Revisione e Stenografia
PROF. T. TRINCHERI
Roma, 1921 — Tipografia Camera dei Deputati.