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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Atti diversi. — Votazione per la nomina delle Giunte del bilancio e dei conti amministrativi. — Seguito della discussione delle proposte del deputato Nicotera e di altri per armamenti e pronta organizzazione militare Voti motivati dei deputati Carini, De Blasiis e Tocci — Il deputato Di Rudinì svolge la sua proposta e fa dichiarazioni politiche — Considerazioni e dichiarazioni del deputato Minghetti — Nuove dichiarazioni dei ministri per la guerra e per le finanze circa l'armamento e le spese — Il deputato Musolino svolge considerazioni sullo stesso argomento — Dichiarazioni e risposte del deputato Corte — Avvertenza del deputato Tasca — Sorteggio di Commissioni di scrutatori.
La seduta è aperta alle 2:37 pomeridiane.
Bertea segretario, legge i processi verbali delle due
ultime tornate, che sono approvati; ed espone il sunto della seguente
petizione.
611. I capitoli delle chiese cattedrali delle città di Mantova, di Siracusa, d'Iglesias e di Rieti rivolgono istanze identiche per ottenere la modificazione dell'articolo 21 del progetto di legge per l'estensione alla provincia romana delle leggi relative alle corporazioni religiose.
presidente. Hanno chiesto un congedo per affari di
famiglia: gli onorevoli Farini e Manfrin, per giorni 15; Vincenzo Breda,
fino al 3 aprile; Farina Mattia, di giorni 10; Castelnuovo, di giorni 8.
(Sono accordati.)
Tedeschi. Domando la parola per una dichiarazione. Dopo le dichiarazioni fatte ieri dall'onorevole ministro delle finanze, annunzio che io ritiro la mia firma dalla proposta dell'ordine del giorno puro e semplice.
Ceraolo-Garofalo. Per lo stesso motivo addotto
dall'onorevole collega, Tedeschi, ritiro anche io la mia firma dal detto
ordine del giorno puro e semplice.
presidente. Sta bene; ne sarà preso nota nel processo
verbale.
L'ordine del giorno reca la votazione per la nomina della Commissione generale del bilancio e della Giunta dei conti amministrativi.
Si procederà all'appello nominale.
(Segue l'appello nominale.)
presidente. L'ordine del giorno reca il seguito della
discussione di ordini del giorno relativi al progetto di legge
sull'ordinamento dell'esercito e dei servizi dipendenti dall'amministrazione
della guerra.
Stimo inutile rileggere le varie proposte e gli emendamenti, che furono presentati, poichè la Camera ne ha già avuto comunicazione nella tornata di ieri. Darò invece lettura delle nuove proposte che vennero presentate oggi:
Una è dell'onorevole Carini, ed è così concepita:
«La Camera, preoccupata del bisogno di attuare sollecitamente i provvedimenti più urgenti per la sicurezza dello Stato, invita il ministro della guerra a studiare e proporre, di concerto con quello delle finanze, una combinazione finanziaria, la quale permetta la spesa anticipata di una somma complessiva di 70 milioni da ripartirsi nella parte straordinaria dei bilanci del Ministero della guerra negli anni successivi.»
Un'altra proposta fu presentata dall'onorevole De Blasiis, ed è la seguente:
«La Camera invita il ministro della guerra e quello
delle finanze a determinare d'accordo la somma strettamente necessaria per armare l'esercito in corrispondenza della legge sull'ordinamento militare testè votata, non che la somma che prontamente si richiede per le più indispensabili fortificazioni dello Stato, almeno nei valichi alpini, e di presentare nel corso della presente Sessione un progetto di legge per essere il ministro delle finanze autorizzato a provvedere l'occorrente con emissione di rendita pubblica, al modo stesso con cui fu già autorizzato dal Parlamento per provvedere alla costruzione delle ferrovie a carico dello Stato.»
Poi viene la proposta dell'onorevole Tocci, la quale è così concepita:
«La Camera, considerando che non sono possibili altri aggravi allo stato attuale della finanza; che la difesa dello Stato è il supremo bisogno del paese, invita il Governo a provvedere alle maggiori spese militari, quando ne avrà riconosciuto la necessità, con proposte di economia su tutti gli altri rami del pubblico servizio.»
Darò facoltà di parlare all'onorevole Di Rudinì, cui l'onorevole Musolino ha ceduto il proprio turno.
Di Rudinì. La Camera sa che ho avuto l'onore di
presentare, in compagnia di alcuni miei colleghi, un emendamento all'ordine
del giorno proposto dall'onorevole Nicotera. Con questo emendamento, di cui
l'onorevole presidente ha dato lettura nella tornata di ieri, mi sono
evidentemente accostato al concetto ed alle opinioni espresse dall'onorevole
Nicotera. Io sono dunque chiamato a rispondere ora all'eloquente discorso
dell'onorevole ministro per le finanze, e mi sentirei invero alquanto
imbarazzato, se nel rispondere io dovessi combatterlo; ma questa non è la
mia situazione. Il ministro delle finanze, sul terreno in cui ha posto la
questione, aveva evidentemente ragione. L'emozione profonda prodotta dalle
sue parole in quest'Aula lo ha detto assai chiaramente. Se non che
l'onorevole ministro delle finanze, mi scusi la parola forse poco cortese,
acciecato da un eccessivo patriottismo, acciecato, direi quasi, dal fumo
della battaglia, non ha saputo discernere gli amici dai suoi nemici, ed ha
lanciato colpi a diritta ed a manca su tutti e su tutto.
(Bisbiglio)
Nel mio modo di vedere, l'onorevole ministro delle finanze, come ebbi già l'occasione di avvertire ieri in fine della tornata, ha spostato la questione. Ma prima di accingermi a fare questa dimostrazione, mi permetta la Camera che io sgomberi, direi quasi, il terreno che mi sta dinanzi, avvegnachè io ho un dovere, ed il dovere è quello di fare avvertita la Camera delle differenze che corrono fra l'ordine del giorno dell'onorevole Nicotera e l'emendamento che ho avuto l'onore di sottoporre alle meditazioni del Parlamento.
Anzitutto a me conviene avvertire che l'ordine del giorno dell'onorevole Nicotera impone l'obbligo al Governo di provvedere efficacemente all'armamento nazionale, e di provvedervi in un tempo determinato, entro il 1874.
Questo termine è cancellato nell'emendamento, che ho proposto in compagnia di vari miei colleghi. Noi abbiamo soltanto espresso il desiderio che questo armamento si affretti; non abbiamo detto come e quando si dovesse fare. Nel nostro pensiero si voleva lasciare intera l'iniziativa al Governo, come intera a lui spetta la responsabilità della difesa dello Stato.
Un'altra differenza notevole corre tra l'ordine del giorno proposto dall'onorevole Nicotera e l'emendamento.
La differenza è questa, che noi (parlo in nome dei miei colleghi), che noi intendiamo che non si possano, che non si debbano deliberare nuove spese senza che nel tempo stesso si provveda ai mezzi necessari per rifornire l'erario nazionale.
Fatta questa esposizione delle differenze che corrono fra la proposta dell'onorevole Nicotera e la proposta che io ho avuto l'onore di fare, entrerò nella questione politica, che è stata così nettamente posta dall'onorevole ministro delle finanze.
È una strana situazione, a dir vero, quella in cui si trova in questo momento la Camera. È strano a prima giunta che l'onorevole La Porta venga sui nostri banchi a dare il bacio di pace all'onorevole Finzi.
(Susurro al centro e a sinistra)
La Porta. Domando la parola per un fatto personale.
(Movimenti)
Di Rudinì. Ma di questo non mi meraviglio. Egli è, o
signori, che la corda del patriottismo vibra potentemente in tutti i cuori;
egli è, o signori, che quando si tratta della difesa nazionale, quando si
tratta degli interessi più vitali della nazione, gli uomini di parte
diversa, si confondono talvolta insieme, perchè giustamente prevale in essi
l'amore di patria all'interesse del proprio partito.
Questa strana situazione non è nata improvvisamente; essa è andata preparandosi gradatamente, e l'ordine del giorno dell'onorevole Nicotera, mi si consenta il dirlo, non è stato, a mio avviso, che un incidente, che un'ultima occasione, la quale ha determinato la presente crisi.
Questa situazione di cose, giustifica la condotta da me tenuta, e mi sia dunque lecito rammentare in qual modo essa è stata prodotta.
Il ministro della guerra, il ministro delle finanze, il presidente del Consiglio, tutte le volte che in questi ultimi tempi si è agitata innanzi alla Camera la questione dell'armamento nazionale, hanno manifestato un pensiero, cioè che gli armamenti nazionali dovessero spingersi innanzi con maggiore efficacia.
Essi hanno nel tempo stesso manifestato il pensiero che era necessario di provvedere contemporaneamente ai mezzi coi quali dovesse rifornirsi l'erario, per fare
fronte a questa spesa che stimavano indispensabile. Ma nei loro discorsi appariva un dubbio, il dubbio, cioè, che la Camera, mentre sarebbe stata corriva a consentire le spese, sarebbe stata ritrosa, ripugnante a consentire gli aggravi che sarebbero stati forse il corrispettivo di queste spese.
In questa situazione di cose (e qui intendo chiarire la condotta tenuta in tale circostanza), in questa situazione di cose, io ho pensato che fosse opportuno, che fosse conveniente di dire al Governo: signori, fate senza esitazione il debito vostro e noi siamo disposti a fare da parte nostra il debito nostro. Se voi credete che per assicurare la difesa dello Stato sia necessario di fare nuove spese, ebbene, o signori, venite a chiederle francamente innanzi alla Camera; noi, da parte nostra, siamo disposti a consentire queste spese, come siamo disposti a consentirvi i mezzi che sono necessari perchè queste spese si facciano.
Questo è stato il pensiero che ha consigliato la mia condotta e quella degli amici che sottoscrissero con me l'emendamento all'ordine del giorno del deputato Nicotera.
Io ho inteso a dire da taluni dei miei amici che seggono su questi banchi, e che in questa circostanza dissentono da me, che la mia condotta, dal punto di vista costituzionale, non è corretta; perchè s'invade il campo del potere esecutivo, prendendo un'iniziativa che deve interamente spettargli.
Io credo che questo apprezzamento non sia esatto. Noi abbiamo creduto (parlo in nome di coloro che si associarono a me) e crediamo che sia debito di ogni deputato di manifestare nettamente le sue opinioni in qualunque contingenza politica; noi abbiamo dunque creduto di manifestare in questa quale fosse il nostro pensiero e quale la via di condotta politica che, a nostro avviso, dovrebbe essere tenuta dal Governo, ma non intendiamo con ciò di invadere il campo del potere esecutivo.
Con questo nostro procedere noi abbiamo evidentemente affermato che, secondo noi, sono necessarie alcune maggiori spese onde provvedere all'armamento nazionale, ma mi affretto a dichiarare che non era e non poteva essere nelle nostre intenzioni di chiedere che si facessero spese le quali non fossero compatibili colle strettezze dell'erario nazionale.
E qui mi giova ricordare l'ultima frase dell'emendamento proposto da me e dai miei colleghi, nella quale nettamente era scolpito questo pensiero, avvegnachè da noi non s'intendeva scompagnare la questione della difesa nazionale dalla questione finanziaria.
Questi erano i nostri divisamenti, questi i nostri pensieri, quando ieri sorse l'onorevole Sella a pronunciare un discorso eloquente e splendido il quale ha vivamente commossa la Camera. L'onorevole Sella ci ha detto nel suo discorso:
Signori, voi chiedete l'impossibile, o meglio, voi chiedete la rovina delle
finanze nazionali, voi chiedete un aumento di spese di 50 milioni annui,
avvegnachè se si dovessero attuare tutti quei provvedimenti ai quali ha
accennato, come ad un
II suo ragionamento era naturalmente stringato, se non che egli spostava la questione.
Questo non fu mai chiesto da questi banchi della Camera, e non fu nemmeno chiesto dall'onorevole Nicotera.
Noi non intendevamo di scompagnare la questione finanziaria dalla questione della difesa nazionale: ciò che chiedevamo era questo solo, cioè che si fossero, sino a un certo segno, anticipate alcune spese che erano già state votate, le quali trovavano posto nel conto finanziario del quinquennio, che il ministro delle finanze ci aveva fatto, e che noi avevamo approvato. Da qui ai 50 milioni preconizzati dall'onorevole Sella, conviene pure riconoscerlo, corre una grande differenza.
Ma bisogna essere schietti e sinceri.
Non era questo soltanto che noi chiedevamo, noi chiedevamo qualche cosa di più. Noi chiedevamo che si facessero altre maggiori spese e segnatamente pel materiale, per le armi portatili, per le artiglierie, e lo chiedevamo senza indicare con precisione quali queste spese dovessero essere, avvegnachè sentivamo che l'iniziativa doveva essere presa dal potere esecutivo.
Ma da qui a 50 milioni all'anno di maggiori spese, io lo ripeto, corre ancora una granie distanza.
Quali fossero queste spese il ministro della guerra ce l'aveva in certo modo indicato; il ministro della guerra ci disse che gli occorrevano, se pur non cado in errore, 80 milioni all'incirca, da spendersi in cavalli, provviste di vestiari, in fucili e nella fabbricazione di 40 nuove batterie.
I nostri intendimenti adunque erano conformi a quelli che il Ministero ci aveva manifestato. Da noi non si voleva, non si poteva volere ciò che l'onorevole ministro delle finanze ha creduto che si volesse e che ha esposto alla Camera nella tornata di ieri.
In fatto di armamento nazionale io riconosco che alle deliberazioni del Parlamento e del potere esecutivo non può presiedere un criterio unico ed assoluto.
Egli è chiaro che, prendendo solo in considerazione i bisogni della difesa nazionale, senza tener conto degl'interessi finanziari ed economici del paese, si compromette senza alcun dubbio la vita economica del paese, se ne dissestano le finanze, e tutto ciò per ottenere uno stato di cose che non può evidentemente durare, avvegnachè non è possibile sostenere lungamente gli armamenti nazionali se non vi corrispondono adeguatamente i mezzi finanziari. E all'opposto,
se nell'interesse della finanza si dimenticano i bisogni della difesa nazionale, allora, mentre si rifornisce l'erario, si pone il paese a discrezione di chiunque volesse offenderne l'indipendenza.
Ora io credo, o signori, che bisogna contemperare una cosa coll'altra, che, quando si tratta di decidere dei grandi interessi della nazione, bisogna metterli insieme e librarli accuratamente, acciocchè gli uni non abbiano a distruggere od offendere gli altri. Se vi è un esempio da seguire in una questione di questa natura, è l'esempio nuovo e glorioso che ha dato la Francia e l'uomo illustre che ne presiede il Governo.
La Francia, signori, si è trovata in una situazione pressochè consimile, sebbene assai più difficile.
La Francia doveva ricostituire l'esercito che le sue sventure avevano sgominato e disciolto. Essa doveva ricostituire le proprie finanze che erano state poste a durissime prove. Ma la Francia ha avuto il coraggio e la virtù di provvedere contemporaneamente, e con pieno successo, ad una cosa ed all'altra.
L'Italia, è doloroso il dirlo, non è in condizione di fare con eguale sollecitudine quello che ha saputo fare la Francia, ma io credo, o signori, che l'esempio datoci dai nostri vicini, sia imitabile e che devesi tenere costantemente innanzi alla nostra memoria.
Coloro, o signori, che si associarono a me nella proposta, che ho l'onore di sviluppare, non potevano, non dovevano dimenticare la gravità della questione finanziaria; essi non potevano dimenticare come e quante volte essa abbia giustamente preoccupato la Camera; non potevano dimenticare come il programma primo del Ministero era stato quello di combattere arditamente il disavanzo; e come appunto per questo essi avevano espressa intera la loro fiducia nel Gabinetto, e l'avevano aiutato nell'opera sua. Nè la situazione finanziaria, malgrado gli sforzi grandissimi fatti dall'onorevole Sella, è oggi tale da rassicurare completamente coloro cui sta a cuore la prosperità del paese, e da consigliar loro a mettere in disparte ogni timore e spendere allegramente.
La questione finanziaria, a mio avvisò, è sempre fra le più gravi, nè posso sentirmi interamente rassicurato dall'esposizione finanziaria che ci fu fatta dall'onorevole Sella. Io ebbi ad ascoltarla religiosamente, ma confesso che per farmi un criterio giusto ed esatto della vera condizione delle nostre finanze, mi occorre di avere sotto gli occhi il resoconto ufficiale e di esaminare accuratamente le cifre che il ministro ha indicate, perchè allora soltanto io potrò formarmi un concetto retto e preciso della nostra situazione.
Ma ciò nullameno non posso a meno di dichiarare, come diceva dianzi, che, a mio avviso, la questione finanziaria è sempre fra le più gravi, e che ci occorrono forse nuovi sacrifizi per combattere vittoriosamente il disavanzo.
Io mi maraviglio, o signori, che l'onorevole Sella abbia potuto sospettare che questi pensieri non fossero nell'animo mio.
L'onorevole Sella sa che noi lo aiutammo a mettere le nostre finanze nella via del pareggio, che gli abbiamo dato, per riuscire, il concorso delle nostre forze, e che non siamo per nulla disposti a metterci per un'altra strada. L'onorevole Sella sa che noi abbiamo accettata tutta la responsabilità delle tasse votate, che non abbiamo schivato l'impopolarità e le maledizioni che sorgono da tutte le parti, pur di avere la soddisfazione di adempiere scrupolosamente a ciò che abbiamo stimato essere nostro dovere.
(Susurro al centro e a sinistra)
Io comprendo che vi siano taluni ai quali rincresca che altri si stimi onorato di avere contribuito a stabilire quelle tasse che erano pur troppo indispensabili. Io intendo che alcuni stimino loro dovere di rifiutare qualunque gravezza, di rifiutare qualunque sacrifizio, ma lasciate, o signori, a me la soddisfazione di dire che il mio dovere io lo intendo diversamente. Certo, signori, che le tasse, le quali furono necessarie per combattere il disavanzo, debbono produrre e producono del malcontento, ma bisogna persuadersi che questo malcontento cesserà tanto più presto quanto più efficacemente e prontamente noi avremo saputo vincere le difficoltà finanziarie.
Fatte queste dichiarazioni, io debbo aggiungere che, per parte mia provai gran meraviglia quando l'onorevole ministro delle finanze venne qui ieri a porre la questione di portafogli. Noi non crediamo punto di avere influito a che egli prendesse codesta determinazione, noi non crediamo che fra le opinioni tante volte manifestate dal Ministero e le opinioni che oggi manifestiamo vi siano profondi dissensi.
Ad ogni modo il linguaggio dell'onorevole Sella potrebbe fino a un certo segno far dubitare che da parte nostra si sia caduti in inganno.
Io pregherei quindi il Ministero a volerci dichiarare nettamente le sue intenzioni, a dirci, senza reticenze, se persevera nelle opinioni che ci ha manifestate per lo passato, o se intende di doverle mutare.
Per parte nostra, noi non sentiamo di poter mutare le nostre opinioni, e mi giovi ripetere che, in ordine alla difesa nazionale, intendiamo che gli armamenti non si abbiano a spingere innanzi con una precipitazione capace di compromettere le nostre finanze, ma non vogliamo dall'altra parte che si abbiano a condurre con una fiacchezza capace di mettere in pericolo la nazione.
Questi sono i nostri intendimenti, e credevamo che questi fossero del pari gli intendimenti del Ministero. Che il Ministero si spieghi dunque netto e reciso, e per parte nostra noi siamo disposti a continuargli la nostra fiducia, sempre quando esso perseveri nelle medesime opinioni.
La Camera sa che noi non cerchiamo, nè desideriamo
crisi ministeriali, E per conto mio personale credo utile affermare che ho sempre creduto doversi porre in disparte ogni questione di persona, pur di sostenere i principi.
Queste sono le mie opinioni, questa fu per il passato la mia condotta, e questa sarà per l'avvenire.
Credo di avere in questo modo manifestato nettamente le intenzioni di coloro che sottoscrissero l'emendamento che io ho avuto l'onore di proporre.
La questione mi parrebbe quasi esaurita, se io non dovessi fare ancora un cenno alla politica estera,
(Bisbiglio a sinistra)
un brevissimo cenno, col quale io non intendo fare nessuna domanda all'onorevole ministro degli affari esteri, nè provocare una risposta.
Io intendo dire questo solo, che gli armamenti nazionali non possono, nè debbono, in nessun modo, provocare diffidenze nei paesi che ci sono vicini. Io credo che queste diffidenze non abbiano, nè possano aver ragione d'esistere. Queste diffidenze potrebbero solo essere giustificate, quando invece di preparare la nazione a far fronte ad una guerra futura, si facessero allestimenti per un'immediata entrata in campagna. È allora soltanto che i nostri vicini potrebbero insospettire degli apparecchi militari.
Ha avuto torto l'onorevole Billia, quando diceva: ma contro chi voi vi apparecchiate a difendervi? Presentite forse che si possa più tardi avere una guerra colla Francia?
Io credo che l'onorevole Billia sia caduto in errore. Noi non presentiamo nulla di tutto questo; noi non temiamo la guerra con nessuno dei nostri vicini, che anzi io penso che le simpatie fra Francia e Italia siano molto maggiori di quello che alcuni non credono;
(Bisbiglio a sinistra)
io ritengo che le simpatie fra la Francia e l'Italia siano molto maggiori di quello che non dicono certi giornali.
Io credo adunque che la paura di offendere una nazione vicina non debba presiedere alle nostre deliberazioni. Ma importa solo di armare il paese, perchè possa far fronte a quegli eventi futuri che nessuno potrebbe prevedere in questo momento. E importa farlo per un'altra ragione. La nostra politica estera, che da questa parte della Camera
(Destra)
è stata costantemente approvata e lodata, è una politica piena di moderazione e di prudenza, ma perchè questa politica non possa confondersi con una politica di debolezza, è necessario che il paese si tenga armato.
Spero che le spiegazioni che ho avuto l'onore di dare varranno a ristabilire il vero significato dell'ordine del giorno che ebbi a proporre, e spero altresì che, come la Camera è stata tante volte concorde nel volere l'Italia una, essa lo sarà ancora nel volerla prospera e forte.
presidente. Ha facoltà di parlare l'onorevole
Minghetti.
Minghetti. Signori, l'onorevole preopinante osservò giustamente che la mozione della quale discutiamo ha messo la Camera in una posizione assai singolare. E per vero è questa una mozione che parte ad un tempo dai due estremi banchi dell'Assemblea, è una mozione sulla quale molti uomini che hanno votato insieme in tutte le questioni più importanti, si trovano divisi, mentre si congiungono altri che finora votarono contrariamente. Inoltre regna una grande incertezza sulla sua portata finanziaria, nè le spiegazioni del mio onorevole amico Di Rudinì hanno valso a dissiparla. Infine io scorgo perplessità nelle decisioni del Governo, poichè, nonostante gli sforzi fatti dall'onorevole presidente del Consiglio, non può celarsi, che esiste tra l'onorevole ministro della guerra e quello delle finanze una differenza di opinione.
In tale condizione di cose, è parso a me di non poter serbare più lungamente il silenzio. Si è parlato tanto della grave responsabilità in cui ciascuno di noi incorrerà col voto che stiamo per dare, che io intendo spiegarmi, e accettandone quella parte che mi appartiene, respingere qualunque altra mi si volesse addossare. Parlo a nome mio proprio, individualmente; è la mia opinione che esprimo, come commento del voto che sto per dare, ed altresì come giustificazione del perchè in questa circostanza mi trovi, per avventura, discorde dall'opinione di alcuni rispettabili colleghi della cui amicizia mi onoro.
Qual è lo stato vero della questione? Il Ministero ci ha presentato una serie di leggi pel riordinamento militare; un piano graduato di esecuzione delle medesime, e infine i vari bilanci della spesa, coi quali è provveduto, secondo il suo concetto, pel 1873 e pel 1874, ai servizi diversi della guerra.
La Camera ha il còmpito di esaminare e di discutere il più rapidamente possibile le leggi proposte.
Io mi associo di buon grado al ministro della guerra nell'esortare, per quanto valga la mia debole parola, le Commissioni a riferire su di esse; nell'esortare la Camera a non sospendere le sue tornate finchè non abbia votate tutte quelle leggi che egli reputa necessarie e che formano un solo complesso.
I bilanci saranno tra breve esaminati dalla Commissione che voi avete testè eletta, ed ivi trovano sede naturale tutte le questioni che si riferiscono alle spese.
Come dunque e perchè è uscita fuori d'un tratto una mozione la quale, interrompendo, per così dire, il naturale corso di queste leggi, chiede al Ministero che si affretti l'armamento nazionale, e ciò che si doveva fare, secondo le norme ideate, in cinque anni, lo si compia in due? E, poichè questo affrettare l'armamento reca per conseguenza una maggiore spesa, si offre ad un tempo al Ministero, non solo il concorso morale, ma la volontà propensa a votare i nuovi aggravi che fossero necessari.
Adunque, nel votare questa mozione, o sia quella
più indeterminata e generica dell'onorevole Nicotera, o sia quella più limitata e precisa degli onorevoli Di Rudinì e Finzi, dobbiamo pronunziare un duplice giudizio. Primo, necessità e possibilità di affrettare gli armamenti; secondo, disposizione nostra a votare quegli aggravi che saranno richiesti per condurre ciò a compimento. Tale mi sembra lo stato della questione.
Ma qui bisogna che io premetta una dichiarazione la quale forse a taluno potrà parere superflua, pure è sempre utile il togliere di mezzo tutti gli equivoci e i dubbi che potessero sorgere. Io dichiaro che sono pronto, quando il Governo stesso venga a dirci che è necessario accelerare gli armamenti, e ci presenti i provvedimenti finanziari a questo fine, io dichiaro che sono pronto ad esaminarli senza indugio, discuterli e votarli.
Anch'io appartengo a quella generazione alla quale faceva allusione l'onorevole Nicotera, che vide e subì le miserie dell'Italia divisa, schiava, oppressa dallo straniero e dai suoi domestici tiranni; a quella generazione di cui unico intento ed assidua brama fu l'indipendenza e la libertà della patria, e che, conquistato una volta questo supremo bene, vigila con trepidazione e con ansia a che nessuna minaccia interna o di fuori venga a metterlo in pericolo. Confessiamo apertamente la nostra gelosa cura perchè questo nobile edifizio, miracolosamente innalzato, non abbia a patire da alcuna parte scossa o detrimento.
Ogni volta pertanto che il Governo verrà a mostrarci la necessità di provvedere alla difesa nazionale, ed a chiedere i mezzi per provvedere a questo fine, io mi dichiaro pronto ad acconsentirvi.
Dissi che non era mestieri di fare questa dichiarazione, perchè tutti i
precedenti della mia condotta politica e di quella dei miei amici, ne fanno
testimonianza. In quell'epoca nella quale un concetto giusto, quello delle
economie, era stato siffattamente esagerato sino al punto di voler
distruggere perfino l'esercito, in quel tempo in cui si diceva da uomini,
altronde rispettabili, potersi fare un risparmio di oltre cento milioni nel
bilancio della guerra e della marina, noi ci siamo opposti con tutte le
forze a questo disegno esiziale. E quando, nel 1869, l'onorevole Sella ci
presentava lo schema di legge che chiamò egli stesso
Ma, tornando alla questione d'onde mi ha disviata questa dichiarazione, opportuna a togliere ogni equivoco ed ogni dubbio sui miei sentimenti, io domando: è egli necessario, è possibile l'accelerare gli armamenti? A chi spetta di determinarlo?
Io vi prego, o signori, di considerare che questi due quesiti si connettono strettamente ed hanno un'intima relazione fra loro, che anzi io potrei quasi passarmi di esaminare il primo e venire direttamente al secondo. Pur tuttavia ne dirò qualche cosa, perchè mi piace di esprimere tutto intero il mio concetto.
Dico adunque che il giudizio che si deve fare sulla mozione che ci sta dinanzi è un giudizio complesso, anzi è la risultante di più elementi che conviene considerare parte a parte, poi confrontarli e pesarli, dando a ciascuno il suo vero valore, per trarne infine una giusta conclusione. E questi sono l'elemento militare, l'elemento politico e l'elemento finanziario.
Riguardo all'elemento militare, l'onorevole ministro della guerra, con quella lucidità d'idee che tanto ammiro, vi ha manifestato quali siano le condizioni per formare un buon esercito, e fra le altre, vi indicava altresì il tempo. Voi non potete, o signori, accrescere a grado vostro la quantità, e soprattutto migliorare la qualità del soldato, senza tener conto del tempo conveniente ad accoglierlo nelle file, ad istruirlo, a disciplinarlo. Indarno avreste procacciato prematuramente e con ispese ingenti quel materiale di guerra che vi abbisogna, se non aveste i soldati nel numero e nella qualità voluta, se non aveste gli ufficiali istrutti secondo il nuovo ordinamento, addestrati in guisa da poter rispondere, nell'insieme e nei particolari, ad ogni aspettazione.
E quanto alla difesa dello Stato, come potrei io oggi pronunziare un avviso, se non istà ancora dinanzi a noi la relazione della Commissione incaricata di riferirne?
Però vi prego di considerare sin d'ora questo punto, che, aumentando di soverchio il bilancio della guerra, se si potrà in appresso dubitare che ciò metta in pericolo la condizione delle finanze e pregiudichi l'andamento della restante amministrazione, voi susciterete per l'esercito stesso un grave pericolo. Passato il primo entusiasmo, potrà rinnovarsi quella reazione che abbiamo già veduto un'altra volta, e per la quale, rinviando classi, licenziando ufficiali, si voleva assottigliare l'esercito oltre ogni limite di ragione.
Ora, nulla havvi di peggio per le istituzioni militari che questa vicenda di armamenti eccessivi e di eccessivi disarmi; occorre una norma stabile e un progresso perseverante e continuo onde ottenere quella perfezione che vi dà le fondate speranze della vittoria.
(Bravo! Benissimo! a destra)
Ho detto che vi è eziandio un elemento politico. E chi nol vede? L'onorevole ministro degli affari esteri non ha lasciato occasione di dare al Parlamento assicuranza delle buone relazioni in cui ci troviamo, con tutte le potenze, di che mi rallegro; e invero noi abbiamo sempre sostenuto che la grande opera della nostra impresa nazionale tornerebbe a comune vantaggio,
e l'Italia unita sarebbe novello pegno di pace in mezzo al consorzio delle nazioni europee. Imperocchè la politica nostra non è informata a sentimenti torbidi o ambiziosi, nè cerchiamo altro che di mantenere i nostri diritti senza offendere gli altri: e di svolgere le nostre facoltà nelle scienze, nelle arti, nelle industrie, in gara fraterna cogli altri popoli. Io penso dunque, signori, che per questa parte non vi sia ragione di apprensioni.
Ed anche l'avvenire dipende, per molto, da noi stessi. Fino a tanto che noi seguiremo una politica savia e prudente, non spavalda nè avventata, e mantenendo con fermezza e dignità i diritti della nazione, sapremo nello stesso tempo farci capaci e tener conto dei sentimenti e degli interessi delle altre; noi possiamo aver fiducia che questo indirizzo sia tale da garantire all'Italia la pace.
Io non sono, o signori, così speculativo da disconoscere quanta parte la forza abbia nel mondo; certo può assai la forza negli eventi umani; ma grande efficacia ha ancora l'opinione pubblica. Però se l'Italia avrà in favor suo la opinione degli uomini più eminenti per ingegno e per virtù di tutte le nazioni, se per essa starà il buon diritto, la giustizia e la ragione, sarà arduo che altri venga di proposito deliberato ad assalirla.
Recatevi a mente il Piemonte dal 1849 al 1859, e vedrete quanto la sua condotta, dirimpetto ad un vicino oltrapotente e minaccioso, valesse a sostenerlo, perchè il Piemonte era secondato dall'opinione liberale e savia di tutta l'Europa.
(Bene! a destra)
Però, siccome diceva il mio onorevole amico Finzi, noi abbiamo altresì dei nemici, nè pochi di numero, sparsi per varie nazioni, i quali, poniamo che s'impadronissero nella patria loro del governo cui agognano, sarebbero a noi infesti o minacciosi. L'acquisto di Roma e l'avere distrutto il potere temporale del Papa ci è cagione di odio e di accanito livore.
Io auguro e spero che questi difensori di un passato che non ha più ragion di sussistere, non torneranno a reggere alcuna parte d'Europa; quando anche ciò avvenisse, credo che, venuti al governo, ci penserebbero assai seriamente prima di effettuare la minaccia che vanno spargendo nei discorsi e nei giornali. Il tempo delle crociate è trascorso, nè possiamo dimenticare che nel 1815 la Santa Alleanza, surta a nome della legittimità, riconfermò la soppressione di tutte quante le signorie ecclesiastiche della Germania.
Nondimeno io tengo a mente l'antico e trito adagio:
(Bisbiglio a sinistra)
Ma questo concetto si concorda pienamente con quello che io esprimeva pur dianzi, vale a dire, che qualora da parte del Governo ci venisse una proposta per ulteriori provvedimenti di armamento, io non rifiuterei certamente di approvarli. Solo vorrei che si evitasse (e mi rallegro di vedere che si è da ogni parte evitato sinora in questa Camera) lo esprimere delle diffidenze, dei sospetti e delle apprensioni le quali, pur non avendo fondamento, si ripetono, si accrescono e formano un ambiente fittizio che qualche volta trascina non solo a torti giudizi, ma a deplorevoli conseguenze.
Resta, o signori, il terzo elemento, cioè finanziario ed economico, del quale poco mi rimane a dire, dopo il discorso di ieri dell'onorevole Sella.
Due volte, o signori, l'onorevole Sella è venuto in questa Camera a proporvi dei provvedimenti finanziari ostici quanto mai si potesse immaginare. Lo abbiamo sostenuto e difeso perchè ci parve necessario a fuggire maggiori e imminenti pericoli. Noi vedevamo nelle nostre finanze il pericolo di un naufragio, e ci spaventava il dubbio che l'Italia non potesse adempiere ai suoi impegni e venisse meno al suo onore, che è il primo patrimonio di ogni paese, e specialmente di una nazione che risorge. Per tal fine avevamo sempre fatto ogni nostro sforzo, nè ci rifiutammo a nuovi e maggiori gravezze. La storia ci ammaestra che il più sovente egli è per la porta delle finanze che entra la rivoluzione, e si diffonde, e giganteggia, e consuma tutti i vantaggi che prima si erano ottenuti colla virtù e coi sacrifizi.
Abbiamo dovuto accogliere allora degli espedienti anzichè seguire rigorosamente un sistema di ben connessi principii; abbiamo dovuto consentire ad imposte veramente gravissime pel paese; pur l'abbiamo fatto senza esitanza e senza timore alcuno di impopolarità. Nè dobbiamo pentircene perchè, sebbene la nostra finanza non abbia ancora superati tutti i pericoli, e sia ben lungi dall'avere raggiunto la desiderata meta, non di meno il miglioramento in essa è notevolissimo, e le cose che ieri ha esposte l'onorevole ministro delle finanze sono degne di encomio e di compiacimento.
Ma quando davamo il voto favorevole alle proposte dell'onorevole ministro, che cosa dicevamo noi? Noi ponevamo due condizioni per l'avvenire. L'una è che, provvedendo alle necessità del Tesoro per cinque anni, si dovesse profittare del tempo a modificare e migliorare gradatamente il sistema tributario. Io debbo credere che l'onorevole Sella adempirà questo còmpito; ma la Camera sa bene che la riforma delle imposte potrà dare sì nell'avvenire grandi vantaggi, ma non è questo il primo suo effetto. Il primo effetto anzi di una riforma pur troppo suole manifestarsi con alcuni svantaggi.
La seconda condizione che noi ponevamo era quella di far sosta nelle gravezze, perchè pareva a noi che il paese ne avesse già troppe e non si potesse più fare a fidanza di sopraccaricarlo, senza mettere a repentaglio
l'ordine pubblico o almeno la vita economica del paese.
Signori, quando parliamo di istituzioni militari, e del fine loro che è la vittoria, non dobbiamo dimenticare che agli elementi che vi ha indicato l'onorevole ministro della guerra, se ne deve aggiungere pure un altro, quello della buona contentezza delle popolazioni, che per fermo non è elemento da trascurarsi.
(Bravo! Bene!)
Esponendo queste cose, io intendo solo di dedurne che la mozione che ci viene proposta, tanto da parte dell'onorevole Nicotera che dell'onorevole Finzi, ha bisogno, in primo luogo, di essere determinata precisamente, per sapere quale è la sua entità, quali ne sono gli effetti; in secondo luogo di essere risoluta col sussidio non solo di considerazioni militari, ma altresì di considerazioni politiche, finanziarie ed economiche.
Ed ora, signori, venendo alla parte che più importa, e come io vi dissi da prima, al punto precipuo del mio discorso, io affermo che a stabilire se vi sia la necessità e la urgenza di maggiori armamenti, a determinare in che misura debbano essere fatti, è solo competente il Governo.
(Rumori)
Egli solo ha tutti gli elementi per poter decidere; egli ha il dovere, quando vegga che vi sia tal necessità, di presentare i provvedimenti che occorrono.
Io non domando quale sia l'opinione del ministro della guerra, non domando quale sia l'opinione del ministro degli affari esteri, o di quello delle finanze; è al Governo, è al Ministero collettivamente che mi rivolgo, e lo invito ad esporre una opinione netta, precisa, categorica sopra questo punto. Ripeto che è suo debito manifestarla, che a lui spetta definire la questione, perchè egli solo ha in mano gli elementi necessari.
(Bene! a destra)
Si afferma da taluni che il Governo vuole essere spinto, che desidera che la Camera lo animi a questo passo, e che se deve presentare dei progetti di nuove gravezze, bisogna, per così dire, giustificarlo anticipatamente, mostrando che gli si forza la mano.
Signori, io non ammetto punto questa opinione. Potrei capirla se si trattasse di questioni secondarie, di ampliare la rete delle ferrovie, di migliorare i porti e le strade; in tal caso capirei che il Ministero non volesse avventurarsi in nuove e gravi spese, senzachè la Camera, in qualche guisa, gliene desse il mandato. Ma quando si tratta della salute del paese, quando ci va dell'essere o non essere della nazione, il Ministero non deve aver bisogno di essere spinto dalla Camera, deve serbare a se stesso l'iniziativa.
(Benissimo! Bravo! a destra)
Ma si dice ancora: il Parlamento ha il diritto, anzi il dovere di sindacare gli atti del governo, e, qualora egli venga meno ad alcune delle sue essenziali attribuzioni, spetta alla Camera di spingerlo ad operare. Per me, o signori, io non conosco che un partito solo ragionevole in simili circostanze, il voto di sfiducia. Non comprendo come coloro i quali credono il Ministero o inetto od ignavo in una questione di tanta rilevanza, possano accontentarsi di esortarlo con ordini del giorno.
(Benissimo! a destra)
Quanto a me, se avessi quest'opinione, non esiterei un momento a dire ai ministri: sgombrate da quel banco il più presto possibile.
(Movimenti — Interruzioni a sinistra)
L'onorevole Nicotera vi ha posto un grave dilemma. Egli ha detto: votando il mio ordine del giorno, qual pericolo correrete voi? Per l'una parte quello di affrettare, per avventura oltre il bisogno, gli armamenti, e in questa fretta fors'anco di spendere più di quello che avreste speso procedendo in modo lento ed ordinato. Ma, quand'anche questo rimprovero ci si potesse fare nel futuro, è egli tale forse da amareggiare soverchiamente la nostra coscienza? Ora guardate all'altra parte: se un giorno ci sopravvenisse una guerra e ci trovasse non apparecchiati e per tal cagione non avesse esito fortunato, quanti mali non sosterrebbe la patria che si potevano evitare? Quale rimorso, quale responsabilità peserebbe su coloro che non vollero incitare il Governo ad affrettare gli armamenti!
Signori, io non posso accettare il dilemma dell'onorevole Nicotera. A ciascheduno la propria responsabilità, nè io sono uso a rifiutare quella che mi appartiene; ma non posso e non devo accettarne una maggiore.
La mia responsabilità come deputato è questa: esaminare le leggi, discuterle e votarle; non rifiutare alcuno dei mezzi che il Governo richiede per il bene del paese: inoltre sindacare gli atti del Ministero, vigilare sopra di esso, e qualora io scorgessi che vien meno ai suoi doveri, esprimere il mio dissenso, indicare alla Corona ed al paese che non ho fiducia, procurare che altri venga a reggere la cosa pubblica.
Questa è la responsabilità del deputato, alla quale non intende di sottrarmi. Spetta al Governo la responsabilità di prevedere se il paese possa correre dei pericoli e di proporre alla Camera tutti i mezzi di evitarli.
Per queste ragioni, io rifiuto gli ordini del giorno proposti.
Non invertiamo, o signori, gli uffici. Ciascheduno osservi i propri doveri, l'Assemblea faccia la parte sua, faccia la parte sua il Governo; e però, rivolgendomi da ultimo ai ministri, io dirò loro: voi avete presentato le leggi tutte relative all'ordinamento militare e certo avete creduto che erano convenienti per il paese; avete presentato altresì i bilanci delle spese per attuarle. Credete voi necessario ora di modificare queste leggi e questi bilanci? Credete opportuno di accelerare gli armamenti? Se sì, non esitate, portateci innanzi le vostre proposte e insieme quei provvedimenti finanziari che siano richiesti aa ottenere lo scopo: noi
siamo pronti ad accoglierli. Che se voi non lo fate di vostra iniziativa, segno è che non lo credete necessario, nè opportuno. Ma in questo caso a voi ed a voi soli spetta la responsabilità della condotta del paese e del suo avvenire.
(Bravo! Bene!)
Ricotti ministro per la guerra. Prima che si proceda
oltre in questa discussione, mi permetta la Camera che io prenda la parola
per togliere, se mi è possibile, alcuni equivoci in cui mi pare si sia
incorso.
Il primo di questi equivoci, che, se non fu finora esplicitamente enunciato, mi pare che si susurri, sarebbe un disaccordo completo fra il ministro della guerra e quello delle finanze. Questo, mi si permetta di dirlo, è un apprezzamento affatto erroneo.
Innanzitutto debbo ricordare alla Camera che nel 1871, quando l'onorevole Sella formulò il suo piano finanziario basato sopra un quinquennio, il ministro della guerra stabiliva pure contemporaneamente un suo piano militare, fondato appunto sopra uno stesso periodo di anni. In questo piano militare era stabilito che si potesse ordinare l'esercito in modo da potere, nel più breve tempo possibile, portare la nostra forza, in tempo di guerra, a 300,000 uomini veramente presenti ed in prima linea, con 200,000 uomini di milizie o truppe di riserva.
Per provvedere poi a tutto il materiale occorrente per la difesa, cioè provviste di armi, costruzione di fortificazioni, acquisto di attrezzi di mobilizzazione, ecc., si calcolò necessaria una somma di 170 a 180 milioni. Onde fermare un esercito di prima linea di 300,000 uomini, si calcolò necessario un contingente annuo di prima categoria di 60 a 65 mila uomini, da cui una spesa annua di bilancio ordinalo di 149 a 150 milioni, oltre alla spesa straordinaria complessiva di 170 a 180 milioni, come già dissi. Fissata pel bilancio ordinario la somma di circa 150 milioni, d'accordo col ministro per le finanze, io stabiliva di non sorpassare nel primo quinquennio i 12 milioni all'anno di spese straordinarie. Ne risultava così una spesa totale di circa 161 milioni all'anno, e si rimandava una gran parte delle spese straordinarie al secondo quinquennio. Ora tutte le proposte di legge che vi furono da me presentate in questo biennio erano informate a questo concetto. È bensì vero che, mentre questo piano veniva svolgendosi, alcune idee si modificarono, e queste modificazioni si riferiscono a due elementi, cioè la forza dell'esercito e l'entità degli apparecchi di guerra. Così, per ciò che è della forza, fu in questa Camera e fuori, ed anche dal ministro stesso della guerra, riconosciuto che un esercito limitato a 300 mila uomini poteva non essere sufficiente per le aspirazioni del paese.
E parlando di aspirazioni non intendo già accennare ad aspirazioni aggressive, poichè certo nessuno può credere che tali sieno i pensieri dell'Italia, ma bensì ed unicamente ai desiderii che essa ha di provvedere efficacemente alla propria difesa. Visti adunque gli apparecchi militari di tutte le altre potenze; visto in qual modo s'aumentava da esse la forza militare, si credette che 300 mila uomini di prima linea, sussidiati da una milizia di 200 mila uomini non costituissero tutta la forza militare che l'Italia dovesse poter mettere in armi.
Gli è per questa considerazione che più volte io ho quindi avuto a ripetere che, per tenerci in giusto proporzionato livello colle altre potenze, dovevamo spingere il nostro armamento sino ad avere 400 mila uomini di prima linea; ma che per giungere a questo risultato si dovrebbe annualmente incorporare un contingente di prima categoria di 80 mila uomini, e stanziare nel bilancio ordinario una somma annua di 180 milioni.
Siccome però io annetteva una grandissima importanza alla questione finanziaria, giacchè non credo che la vera potenza militare di uno Stato dipenda solamente dal numero dei soldati, dei cannoni e delle fortificazioni, ma ad essa contribuisca pure grandemente il buono stato delle finanze ed una buona condizione economica del paese: perciò io soggiungeva ripetutamente che un aumento così considerevole nelle spese militari io non poteva chiederlo e neppure accettarlo, se non quando mi fosse dimostrata la possibilità pel paese di sopportare nuove tasse e nuovi aggravi coi quali far fronte alle spese stesse.
Ma, indipendentemente da ciò, un bilancio ordinario di 150 milioni, prefissato come fu nel 1871, è oggi riconosciuto che non è più sufficiente, non già per cambiamenti nel piano militare allora formulato, ma perchè dal 1871 a questa parte furono modificati alcuni elementi principalissimi della spesa: così fu aumentato il numero dei carabinieri reali per necessità di sicurezza pubblica, il che porta una spesa annua di circa due milioni; ed ora trattasi di accrescere lo stipendio degli ufficiali, anche questa una necessità nelle attuali condizioni economiche della vita, e tale aumento, secondo il progetto di legge e secondo le aggiunte fatte dalla Giunta, è calcolato a quasi quattro milioni; e quindi in totale un aumento di sei milioni.
Altro aumento inevitabile proviene dal rincarimento generale di tutti i generi. È noto diffatti come i generi di vettovagliamento e di vestiario siano aumentati assai di prezzo in questi due anni; nè ad essi si limita questo rincaro, ma estendesi a tutti gli acquisti per gli armamenti, approvigionamenti, ecc.
Di qui un altro aumento che può variare da sei a dieci milioni. Per conseguenza anche stando nel piano militare stabilito nel 1871, anziché a 150 milioni, sarà indispensabile di portare la spesa ordinaria a 160 o 165 milioni.
In quanto alle spese straordinarie, come dissi già, di accordo col ministro delle finanze ne era stata fissata la somma a 12 milioni annui.
Ma, vista la preoccupazione generale dell'Europa e la sollecitudine da essa impiegata nell'affrettare i suoi armamenti, anche dal ministro delle finanze e dall'intero Gabinetto è stata riconosciuta la necessità di dare un maggiore impulso e svolgimento a tutti i nostri apparecchi militari in genere; e diffatti vedrete che nel bilancio straordinario del 1873 al Ministero della guerra sono assegnati non 12 nè 15, ma 21 milioni.
Ora io credo, d'accordo perfettamente in ciò con l'onorevole ministro delle finanze, che non si possano oltrepassare questi limiti senza compromettere gravemente la nostra situazione finanziaria ed economica, e quindi devo dichiarare alla Camera che, malgrado tutti i desiderii e le aspirazioni che può avere il ministro della guerra come ministro della guerra, io, come deputato e come uomo politico, voterò contro qualunque ordine del giorno che volesse imporre fin d'ora una spesa annua ordinaria di 180 milioni.
Un altro equivoco o almeno un semi-equivoco sta, a mio avviso, nelle manifestazioni e nelle spiegazioni date dai proponenti di alcuni ordini del giorno.
Io credo che l'onorevole Nicotera, l'onorevole Finzi, l'onorevole Di Rudinì e quegli altri deputati che si sono associati ai loro ordini del giorno intendono di accelerare gli armamenti. Armamenti vuol dire mezzi di difesa. Ma essi parmi non distinguono abbastanza bene i diversi elementi che concorrono a questa difesa.
Corte. Domando la parola.
ministro per la guerra. Forse non avrò capito bene le
loro idee, e d'altronde lo ha detto anche l'onorevole Minghetti che essi non
hanno formulato bene quali somme vogliano stanziare per ottenere questo
scopo…
(Rumori a sinistra)
Nicotera. Altro che formulato! Glielo abbiamo detto chiaro, ma non l'ha voluto sentire.
ministro per la guerra. Io quindi cercherò di
spiegarlo a quegli altri deputati che per avventura non avessero capito,
come dapprincipio non aveva capito io.
(Bravo! — Ilarità)
Io ripeterò adunque che vi sono tre elementi essenziali che concorrono ciascuno alla difesa di uno Stato, e sono: il numero dei soldati, le armi, le fortificazioni. Il numero e la qualità dei soldati, per me, sono la parte principale; tutto il resto è ordinamento e, quasi direi, accessorio; l'importante è che, senza un numeroso e buon esercito, è inutile fare delle armi, costruire delle fortificazioni.
Io ammetto che si possano guadagnare 10 battaglie con armi mediocri e con pochissime fortificazioni, ma non se ne può certamente guadagnare senza un buono e numeroso esercito. La prima preoccupazione adunque è di formare questo esercito. Ora, quest'esercito non si può formare che con un aumento nelle spese ordinarie. L'esercito si aumenta collo accrescere i contingenti annui di leva, e si perfeziona col farne progredire l'istruzione; e sono cose che si possono attuare progressivamente, non improvvisare.
Ora, io ho sempre detto che, se vogliamo avere un esercito di 300,000 uomini, come era stabilito nel piano formulato nel 1871, e che non vedrei ora una necessità assoluta di dover modificare, basta un bilancio ordinario da 160 a 165 milioni; se volessimo invece tender subito ad accrescere l'esercito sino a 400,000 uomini, in tal caso conviene aumentare questo bilancio sino a 180,000 milioni.
Vi sono poi gli altri due elementi, le armi (cioè fucili e cannoni) e le fortificazioni.
Le armi portatili hanno sicuramente un'importanza; e noi fossimo disarmati, se non avessimo fucili per fornirne il nostro esercito, direi: facciamo qualunque sacrifizio poichè urge provvedere immediatamente; ma queste armi noi le abbiamo: solamente non raggiungono quella perfezione che è nel desiderio di tutti, quindi bisogna migliorarle; ma non vi è, in ciò, quella imperiosa urgenza che si richiede in altre cose, e senza delle quali non si può combattere. Le nostre armi sono, come ho detto più volte, perfettamente equivalenti a quelle che furono impiegate dalla Prussia nel 1866 e nel 1870-71. Dunque si può combattere anche con queste armi, basta avere un buon esercito.
Io sono ben lungi dal dire che non siano necessari quei 30 milioni che abbiamo richiesto per rinnovare questo armamento del primo esercito, mediante la provvista di 300,000 armi; ma non c'è il pericolo, che se domani ci venisse la guerra, per non avere fin d'ora i 300,000 fucili, dovremmo per questo aspettarci di essere battuti: no.
Vi è poi la questione dei cannoni. Ma questa ha minore importanza ancora di quella dei fucili, perchè la nostra artiglieria da campagna, proporzionatamente, si trova in condizioni migliori che non l'armamento della fanteria. Eppoi anche a questo riguardo è stata approvata la spesa per la fabbricazione di sessanta batterie di nuovo materiale, con riserva di portarle fino a cento o centoventi. Ma neppure in ciò vi è urgenza immediata, nè si potranno dire compromesse le sorti della patria se non formiamo subito tutte queste
Le fortificazioni costituiscono il terzo elemento. Per esse, un anno e mezzo fa, vi fu presentata una proposta di legge che io prima d'ora vi ho pregato e sollecitato di discutere ed approvare per poter dar mano a quelle fortificazioni che sono ravvisate di un'importanza e di un'urgenza veramente speciale, mentre le altre si possono rimandare anche a qualche anno.
Ora, ripeto, mi pare che gli onorevoli Nicotera, Finzi e Di Rudinì non abbiano abbastanza chiaramente e precisamente formulato che cosa desiderano.
Pare che essi vogliano solo accelerare le spese straordinarie, le quali, come ho detto, si riassumerebbero complessivamente a 170 o 180 milioni, dai calcoli già
presentati alla Camera, in parte votati (circa 80 milioni) ed in parte da votarsi con progetti che sono in corso di esame.
Ma non bisogna credere che il ministro delle finanze, con uno sforzo e con una spesa eccezionale di 70 od 80 milioni, possa provvedere a tutti i bisogni militari, tenendosi poi nei limiti del bilancio ordinario di 150 milioni come abbiamo stabilito nel 1871. Ed è per questo che io trovo giustissimo che il ministro delle finanze si preoccupi immensamente della situazione finanziaria quando gli si viene a dire: date modo onde siano accelerati questi apparecchi e questi lavori, dacchè non si tratta solo di accelerarli, ma si tratta inoltre di aumentare il bilancio ordinario per non trovarci poi nella condizione di avere le armi, avere le fortificazioni, ed avere un esercito insufficiente.
Ora, io dico che preferisco un esercito completo, istrutto, anzichè le fortificazioni e le armi.
Si crede anche da taluno che si possa far fronte ai bisogni del bilancio straordinario con mezzi straordinari eccezionali, senza preoccuparsi del sistema finanziario. Io non sono di questo avviso.
Ho detto che ci vogliono 180 milioni per provvedere ai primi bisogni dell'apparecchio di guerra, ma questa non è l'ultima parola: l'onorevole Finzi l'ha già accennato nel suo discorso; perchè i 300 mila fucili chiesti pel primo armamento, non sono sufficienti. E tutti sanno infatti che ci occorrerà in complesso circa un milione d'armi nuove. Ond'è che questa provvista e la relativa spesa bisognerà allungarla per alcuni anni avvenire.
L'onorevole mio collega il ministro delle finanze dice: qui non si tratta di una spesa di 40, 50 o 60 milioni per una volta tanto e che non avrà più a ripetersi, inquantochè una spesa di una ventina di milioni all'anno per armi, cannoni, carri, cavalli ed approvigionamenti non sarà necessaria soltanto per cinque, sei o dieci anni, ma forse si ripeterà per venti anni, e forse anche di più: e quindi io la devo calcolare come se fosse quasi una spesa ordinaria, e quindi cercare di farvi fronte con proventi ordinari.
Alcuni, per essere meglio illuminati e, direi, assicurati sul loro voto, desidererebbero sapere dal ministro della guerra se con questo esercito, che intendiamo di ordinare in 300 mila uomini di prima linea e 200 mila di seconda linea, e coi mezzi ordinari che il Governo propone annualmente nelle spese di armamento, possa aversi la certezza di poter difendere, in modo efficace e sicuro, il paese.
Io debbo rispondere che nessuno può assicurare della riuscita di una guerra. Si facciano o non si facciano queste spese, certamente non posso affermare che nell'un caso andrà bene, nell'altro andrà male. Io assicuro soltanto che, migliorando i servizi militari, di altrettanto si aumentano le probabilità della vittoria.
Del resto la nostra situazione politica e geografica ci può ispirare sufficiente fiducia, che ordinando l'esercito nel modo che abbiamo intrapreso, cioè allo scopo finale di avere 300 mila uomini di prima linea provvisti del conveniente armamento e colie indispensabili fortificazioni, potremo attendere con fiducia quei qualunque eventi si potranno presentare.
In quanto a dare una garanzia, se si trattasse solo della mia vita, io potrei darla piena ed intiera; ma in quanto al dire se andrà bene o male, ognuno comprende che non è cosa che si possa affermare. Poichè, anche spendendo 300 milioni all'anno, nessuno si potrebbe far garante della vittoria.
(Bisbiglio)
Chiarita così la situazione, almeno per quanto riguarda i due ministri delle finanze e della guerra, dichiaro che la necessità di aumentare il bilancio ordinario e quella pure di stabilire un maggiore assegno annuo sul bilancio straordinario, è cosa non solo combinata, ma già in corso d'attuazione, perchè approvata non solo dal ministro delle finanze, ma dall'intero Gabinetto.
Per conseguenza, se si facesse una qualunque proposta la quale potesse compromettere la situazione finanziaria, pur dando un maggior sviluppo ed un più forte impulso a quanto ha già divisato di fare il Governo, io non potrei che oppormivi perchè, come membro del Gabinetto, non posso esaminare la questione dal solo punto di vista militare, ma devo tener conto anche delle condizioni politiche e finanziarie del paese.
Sella ministro per le finanze. A complemento delle
dichiarazioni fatte dall'onorevole mio collega il ministro della guerra,
debbo aggiungere la seguente.
È per me una necessità assoluta, o signori, di stare nel concetto del pareggio, quale fu da me delineato alla Camera nel 1871, tanto più che nella massima parte fu da voi approvato e dal paese appoggiato.
Ora, i limiti della difesa, come il ministro della guerra aveva escogitato nel 1871, per le modificazioni che egli ha indicate, si sono in poca parte allargati, ma anche rimanendo tali quali, portano aggravi, portano aumenti al bilancio ordinario. Quindi, stando nell'ordine delle idee da me manifestate, quando ebbi l'onore di portare avanti alla Camera il progetto di pareggio, è mio obbligo contenermi nelle sfere di quei mezzi che allora indicava, esaurendo, ove d'uopo, anche quelli a cui non si fosse ancora fatto ricorso.
Se si può stare in questi limiti, non posso negare anzi do ben volontieri il mio povero concorso al ministro della guerra per raggiungere lo scopo che egli si propone. Se non si potesse stare nei mezzi che io tratteggiava nel pareggio, allora dovrei dichiarare, o signori, che il concetto del pareggio non sta col concetto della difesa, e quindi non avrei che a subire la conseguenza di questa differenza.
Capirà la Camera come in una discussione di questa natura possano di leggieri nascere delle divergenze anche molto considerevoli. Ed infatti, se si considera
ciò che ha detto testè il mio collega della guerra e ciò che hanno detto gli oppositori nelle sedute precedenti, si scorge subito quanta divergenza vi sia nelle vedute. Gli uni non hanno parlato che di aumento nella spesa straordinaria del bilancio, senza preoccuparsi affatto dell'aumento nella spesa ordinaria, che nasce indipendentemente da quella straordinaria relativa alla provvista di armi, al complemento delle fortificazioni, ecc.
Nicotera. Io ho parlato di quattro mesi d'istruzione.
ministro per le finanze. Avrò torto, non avrò capito
bene. Ma l'onorevole Nicotera dovrà anche concedermi venia, perchè alla
discussione dei giorni passati mi fu impossibile di assistere, malgrado
tutta la mia buona volontà.
Per parte mia, ripeto, non ho che a dichiarare che l'argomento della difesa sta a cuore a me come a qualunque altro, e che io mi vi associo, purchè si resti nei limiti del concetto del pareggio.
Se adunque, per tenere in piedi il sistema di difesa che si sta ora organizzando, devono esaurirsi quelle altre risorse che erano involte nel concetto del pareggio, per mia parte non mi ci posso rifiutare, non avendo io mai fatte proposte di alleggerire gli aggravi fino a che la difesa non fosse assicurata.
Ho creduto mio debito far questa dichiarazione, acciò la situazione fosse chiara e fossero ben tracciati i limiti oltre i quali non si può andare. Imperocchè, o signori, qualora per parte mia si oltrepassassero questi limiti, succederebbe ciò che diceva nella tornata di ieri, cioè che vi avrei portato innanzi un progetto finanziario e che poi lo avrei abbandonato.
Vi possono essere delle ragioni per cui la Camera creda di abbandonarlo, ma queste ragioni potrebbero anche valere per cambiare il ministro delle finanze.
Voci. Ai voti! ai voti!
(Movimenti prolungati)
Musolino. Innanzitutto ringrazio vivamente la Camera per aver voluto render generale la discussione, non della legge dell'ordinamento dell'esercito, la quale certamente non può più essere riprodotta, ma la discussione dell'ordine del giorno presentato dall'onorevole Nicotera, perchè in tal modo potremo ritoccare quell'argomento sul quale io aveva richiamata l'attenzione della Camera, fino dal 27 novembre scorso.
(Conversazioni)
presidente. Facciano silenzio!
Musolino. La Camera ricorderà che, a proposito della discussione del bilancio degli esteri, io aveva preso a tema del mio discorso la situazione equivoca nella quale noi ci trovavamo rispetto ad una grande potenza vicina e la necessità di un poderoso armamento immediato, onde tenerci preparati pel 1874; giacchè precisamente in tale anno io ritenevo come ritengo possibile una collisione tra noi ed essa.
(Continuano le conversazioni)
presidente. Non è possibile all'oratore di proseguire
se continua il frastuono.
Onorevole Musolino, vada innanzi nel suo discorso.
Musolino. Allora le mie parole furono accolte, non dirò solo con incredulità, ma con una cert'aria di derisione. Però, permettetemi di dichiarare che adesso non posso difendermi dalla debolezza di sentire una certa compiacenza nel vedere come la necessità dell'immediato armamento si sia fatta strada nell'animo di quasi tutti, e dentro e fuori del Parlamento, fra uomini di partiti affatto opposti, come nella stampa di tutti i colori.
(Conversazioni insistenti e rumorose)
presidente. Se non si ristabilisce la calma e il
silenzio, io sospenderò la seduta. Invito gli onorevoli deputati a tacere e
a lasciare che l'oratore possa continuare a parlare. Bisogna sapersi usare
reciproco rispetto.
Prosegua, onorevole Musolino.
Musolino. A fronte di questa aspirazione generale, è doloroso il vedere come il solo Governo opponga la questione finanziaria ad un provvedimento dall'attuazione o non attuazione del quale potrebbe dipendere l'esistenza o non esistenza d'Italia.
Io non ne fo colpa agli onorevoli ministri delle finanze e della guerra. In certa guisa anzi li scuso, ma evidentemente eglino sono in un errore, quando credono che si dovrebbe aggravare l'erario di un peso di 50 milioni annui; errore prodotto in essi dall'essersi finora i propugnatori dell'armamento tenuti sulle generali, senza discendere ad indicare gli articoli speciali che dovrebbero costituire quest'armamento, e la spesa corrispondente a ciascun articolo. Ma a questa parte spero supplire io stesso, formulando nettamente quanto dovrebbe praticarsi per conseguire lo scopo nel breve periodo di un anno e senza aggravare sensibilmente le sorti dei contribuenti; ed allora sono certo che i signori ministri non accuseranno più l'opposizione parlamentare di aggirarsi nel vago indeterminato.
Se non vado errato, mi pare di aver udito ieri dall'onorevole signor ministro delle finanze, che mi spiace di non vedere al suo posto, che ove si trattasse della spesa di soli 80 milioni, per una sola volta, non sarebbe alieno dall'assentirvi. Ebbene, o signori, se l'onorevole Sella è in questa felice disposizione, la pace è fatta, e qualunque divergenza di opinioni deve sparire; giacchè in effetti noi non dovremmo spender più di 80 milioni per preparare un armamento immediato, sufficiente a metterci al coperto di ogni eventualità.
(Interruzioni presso l'oratore)
Così parlando, o signori, voi dovete ben comprendere che io intendo accennare ad una preparazione di guerra; giacchè, una volta poi che questa scoppiasse, nessuno potendo prevederne la durata, e d'altra parte dovendo mobilizzarsi tutte le forze disponibili, non occorre dire che naturalmente le spese diverrebbero di lunga mano maggiori. Per ora il bilancio non sarebbe aggravato in modo permanente o per molti anni. Si tratterebbe solo di una spesa straordinaria per una
sola volta, onde preparare i mezzi necessari a farci passare con sicurezza il periodo critico del 1874, od al più del 1875, nel quale, a torto od a ragione, noi crediamo possibile una collisione. Passato tale periodo, ogni apprensione sparirebbe; giacchè, quand'anche qualche potenza avesse la velleità di suscitare vecchie pretese, noi saremmo in grado di respingerle con successo, mentre ogni anno che passa non può contribuire che a consolidare le nostre forze militari.
(Conversazioni al banco dei ministri).
Prego il ministro della guerra di prestarmi attenzione, poichè toccherà a lui il rispondermi.
presidente. Signor ministro, l'oratore desidera da lei
maggiore attenzione.
Musolino. In verità, o signori, quando si parla di armamento immediato, non si può stare nel vago. Armare pel piacere di armare sarebbe una follia. Si arma in vista di un pericolo che si teme.
Nello stato presente l'Italia è in buoni rapporti con tutte le potenze. La sola Francia potrebbe suscitarci degl'imbarazzi. Taluni respingono tale idea, ma certo non vi sarà alcuno che voglia negarne anche la possibilità. Ebbene, basta il solo dubbio perchè la prudenza ci imponga l'obbligo di premunirci contro gli eventi.
Ora, per poter fare noi dei preparativi convenienti, è d'uopo conoscere prima intuito mezzi di attacco che la Francia potrebbe spiegare a nostro danno.
La Francia, come sapete, o signori…
Ercole.
(Con impazienza)
La Francia, la Francia! Sempre la Francia!
Musolino. Con chi volete che faccia la guerra la Francia? Forse con Pio IX?
(Ilarità)
presidente. Non interrompa, onorevole Ercole; ed ella,
onorevole Musolini, continui, e parli alla Camera.
Musolino. La Francia dunque ha iniziato anch'essa una riforma militare, ma finora questa non è che un progetto. Il suo stato militare è tuttavia quasi interamente regolato dalle antiche leggi.
Giusta il Moniteur de l'Armée del 1° gennaio 1872, la
Francia attualmente può disporre delle classi del
1865-1866-1867-1868-1869-1870-1871-1872.
Le quattro prime di 100 mila uomini ciascuna.
Quella del 1869 400,000
Quella del 1870 90,000
Quella del 1871 100,000
Quella del 1872 100,000
Totale 810,000
Detratti per morti nell'ultima guerra e per perdite diverse 275,000
Rimangono 535,000
Riporto 535,000
Aggiunte cinque classi di guardie mobili, disponibili sino al 1875, e che,
secondo il Moniteur, presentano una forza effettiva
di 300,000
Si avranno 835,000.
Ora ritenendo che la Francia voglia tenere a casa, pel mantenimento dell'ordine e per la custodia delle colonie, 235 mila uomini; è evidente che essa, senza alcun incomodo, potrà rovesciare sull'Italia una massa di 600 mila uomini: gente gagliarda che prese parte all'ultima guerra titanica contro la Germania, nella quale, se soggiacque, non fu certo per difetto di bravura. Nè mancano gli uffiziali per una mobilizzazione tanto vasta; giacchè, come si sa, in quel paese i reggimenti hanno al seguito un numero di uffiziali di molto superiore al bisogno dell'organico.
Ora, che cosa opporremo noi all'anzidetta massa?
Qui io dovrei rifare il discorso già pronunziato nel 27 novembre. Ma per non abusare della pazienza della Camera ripetendo molti minuti particolari, mi limiterò a toccare quei pochi punti che sono necessari a giustificare la mia tesi.
Colla legge dell'ordinamento dell'esercito voi non avete organizzato che due grandi corpi, l'esercito permanente e le milizie mobili.
Vediamo quale sia la loro importanza, incominciando dalle milizie mobili.
Queste sono formate delle quattro classi più anziane di 1a e di 2a categoria, e giusta la relazione del ministro della guerra premessa alla nuova legge del reclutamento, avranno una forza di 260 mila uomini, di cui 200 mila di 1a e 60 mila di 2a categoria.
Perchè si serbi tale proporzione quindi, le classi di 1a categoria debbono concorrervi per intero, mentre quelle di 2a non possono passarvi che alla ragione di 15 mila per ogni anno.
In quanto tempo si avrà l'effettivo dei 260 mila uomini?
Ho sentito più volte ripetere: in cinque anni. Ciò è inesatto. Invece ne sono necessari otto; giacchè il vero completo non può ottenersi che nel 1881.
Ma completare la bassa forza della milizia mobile non importa egualmente poterla mobilizzare. Organizzata in reggimenti, essa ne conterebbe 84, e per 84 reggimenti sono necessari 5868 ufficiali di tutti i gradi.
Donde ricavarli?
Non dagli ufficiali dell'esercito permanente, giacchè questo ne difetta esso stesso; ed il signor ministro spera tanto poco di tenerlo al completo mediante gli allievi degli istituti e le promozioni dei sott'ufficiali, che calcola di potere un giorno ottenere una parte di ufficiali anche dai volontari di un anno.
È d'uopo dunque ricorrere agli ufficiali di completamento,
tra cui la classe più promettente è composta degli stessi volontari di un anno.
Questa istituzione ha fatto eccellente prova in Prussia. Ma io vorrei che non si citasse troppo la Prussia; giacchè le sue istituzioni, meravigliose per essa, non possono produrre fra noi gli stessi felici risultamenti, per tante e tante cause politiche-economiche-sociali. Non pertanto, concedendo, ma non ammettendo, come attendibili tutti i calcoli e le presunzioni dell'onorevole signor ministro della guerra, relativamente ai volontari di un anno, e, tra le altre cose, che possano da essi ottenersi 400 ufficiali ogni anno, è evidente che per arrivare alla cifra di 5868 è d'uopo aspettare da 14 a 15 anni.
Epperò, se, per portare al completo la bassa forza, sono necessari otto anni, e l'ufficialità da 14 a 15, in caso di una lotta imminente la milizia mobile è per noi assolutamente nulla.
Mi direte che potremo sempre utilizzare le compagnie che si trovano organizzate e provviste di appositi ufficiali.
Ma qual è l'effettivo di tali compagnie?
Nel 1874 sarà di 128 mila uomini, di cui 30 mila di 2a e 98 mila di 1a categoria.
Delle seconde categorie è inutile discorrere giacchè, in generale, esse non hanno la menoma nozione o pratica militare. Solo alcune classi hanno avuto una istruzione di 40 giorni, ed in quest'anno se ne da una di tre mesi a 22 mila uomini della classe del 1852. Ma bastano tre mesi per fare un soldato utile? Tale periodo di tempo non e sufficiente neppure per mettere il coscritto in grado di comprendere il suo istruttore che gli parla in dialetto. Sicchè ritorna a casa più stordito che istruito.
Nè migliori sono i soldati di prima categoria delle anzidette compagnie; giacchè, appartenendo essi alle classi 1842, 1843, 1844 e 1845, sono stati congedati prima del 1868; sicchè ignorano il maneggio dell'arma a retrocarica.
Da qualunque lato si guardi la cosa, la milizia mobile, tale quale è costituita, per molti altri anni sarà affatto nulla in una guerra contro lo straniero.
Non rimane allora a contare che sull'esercito permanente. E certo è desso composto di bella gente, disciplinata e istrutta, e comandato da ufficiali intelligenti, animosi, patrioti. Ma a quanto ascende il suo effettivo?
L'esercito permanente è composto delle otto classi meno anziane, le quali nel 1874 (compresa la leva che dovrà eseguirsi nel corrente anno) avranno una forza di 300 e più mila uomini. Ma detratti da questi circa 20 mila carabinieri, l'effettivo vero non si riduce che a 280 mila uomini. È questa tutta la forza solida ed utile sulla quale si può fare assegnamento.
Ma, per brava che sia tale gente, credete voi, o signori, che con 280 mila uomini si possa tener testa ad un'invasione di 600 mila francesi?
E qui io vi ripeterò il dilemma che vi faceva il 27 novembre: o voi volete munire tutti i punti vulnerabili del littorale che, per essere passabilmente guardati, vi obbligheranno a distrarre almeno un 200 mila uomini; e non ve ne rimarrebbero che 80 mila da contrapporre al nemico, forza evidentemente impotente ad arrestare l'invasione; o volete concentrare tutte le forze contro tale, invasione, lasciando scoperto tutto il resto del paese, ed allora il nemico, impossessandosi delle isole, le terrebbe in pegno finchè voi aveste sgomberato Roma.
Sì, o signori, noi ci troviamo completamente disarmati, ed in caso di collisione colla Francia, saremmo alla discrezione del nemico.
È imperiosa necessità quindi provvedere con altri mezzi alla difesa del paese. Noi dobbiamo metterci in grado di poter disporre di tanta forza di quanta ne può disporre il nemico, cioè almeno di 600 mila uomini.
Crispi. E dove li prenderete?
Musolino. Risponderò all'amico Crispi che la cosa comunque apparentemente sembri ardua anzi impossibile, pure è agevolissima. Noi abbiamo circa 100,000 uomini di prima categoria che non conoscono il maneggio dell'arma a retrocarica, come ne abbiamo altri 300,000 circa di seconda che non hanno ricevuta alcuna istruzione od una di soli 40 giorni. Si chiamino i primi per due mesi ed i secondi per cinque alle sedi dei distretti e dei reggimenti in attività per essere convenientemente ammaestrati. Così, nel corso di un anno, noi potremo ottenere di leggieri al di là dei 600.000 uomini che ci occorrono, compresi quelli appartenenti all'esercito permanente. E così, nella prossima primavera, saremo in grado di far fronte a qualunque eventualità; giacchè, o signori, dobbiamo affrettarci ad essere pronti per la primavera del 1874.
Voci. E perché?
Musolini. Mi si dirà: non basta istruire gli individui, è necessità anche organizzarli. Gli uomini di prima categoria potrebbero essere inquadrati nell'esercito permanente, rimanendone un certo numero in riserva nei depositi; ma, quanto a quelli di seconda categoria, dovrebbero essere destinati a farne dei nuovi corpi. Con 300.000 uomini di seconda categoria si dovrebbero creare da 80 a 100 nuovi reggimenti. E dove avete voi gli ufficiali necessari a tale bisogna?
La obbiezione è grave, ma la risposta è anche facile.
Innanzitutto questi nuovi corpi non dovrebbero essere di armi speciali. Lo stesso onorevole ministro della guerra l'ha detto con molta sagacia. Per fare la guerra in Italia non è necessaria molta artiglieria a cavalleria, giacchè l'indole del terreno, generalmente montuoso e molto accidentato, coperto di una lussuriosa vegetazione ed intersecato da canali d'irrigazione
non permette lo spiegamento di grandi masse di artiglieria e di cavalleria. In Italia la guerra si fa principalmente colla fanteria. Ora è questo il nostro caso. Noi non dobbiamo prepararci per una guerra offensiva, ma difensiva. Dunque i nuovi corpi da crearsi dovrebbero essere tutti di fanteria. Ebbene, è cosa per noi agevolissima avere il numero di uffiziali necessario con un temperamento assai semplice. Esistono presso i distretti militari, come presso i reggimenti di artiglieria e genio, delle scuole per uso dei volontari di un anno. Si autorizzino a frequentarle anche tutti i cittadini appartenenti all'ordine civile che non abbiano oltrepassato i 35 o 40 anni, colla promessa che, scoppiando la guerra, gli uffiziali da sottotenente a maggiore sarebbero scelti fra essi cittadini civili, previo concorso. Con simile agevolazione voi vedreste tutti i giovani di buone famiglie ed istrutti accorrere con entusiasmo alle anzidette scuole; e state pur certi che, dopo un anno di studio e di pratica militare, voi avreste un numero di uffiziali superiore al bisogno. S'intende praticare un tale temperamento per avere dei sottotenenti di artiglieria e genio, e perchè non potrebbe farsi altrettanto per ottenere uffiziali di fanteria? E che forse è necessario l'ingegno di un Archimede per comandare una compagnia od anche un battaglione?
E le armi? Non mancano. Noi possediamo 625 mila fucili sufficienti ad armare 600 mila uomini. È vero che bisognerebbe sempre una certa scorta, almeno di altri 100 mila, per riparare le avarie che sono inevitabili; ma a questo potrebbe facilmente provvedersi nel corso di un anno, trasformando a retrocarica una parte di quelli che si conservano nei depositi dello Stato, che ne contengono circa 300 mila. Certo tali armi trasformate non hanno il merito dei fucili Wetterli, ma, avendo una portata utile di oltre 600 metri, è quanto basta per uso di guerra.
Fortificazioni. In questa materia io ho delle idee che forse a taluno sembreranno singolari, ma che io credo esatte, perchè giustificate dall'esperienza delle ultime guerre. Io non approvo le molteplici e piccole piazze. E ritengo per piccole anche quelle che hanno una vasta estensione, quando sono accessibili al bombardamento. A mio modo di vedere, tali piazze, lungi di essere utili, arrecano grandissimo danno. In tempo di pace sono causa di spesa infruttifera per il loro mantenimento, ed in tempo di guerra, disperdendo le forze attive, indeboliscono la difesa. I piccoli fortilizi sono commendevoli, anzi necessari, nei soli siti che debbono essere assolutamente attraversati, come sarebbero i nostri passaggi alpini ed appennini, ma in ogni altro luogo vanno inesorabilmente condannati.
In fatto di fortificazioni permanenti, io non ravviso utili, perchè veramente
efficaci, che i campi trincerati; giacchè essi sono
base di operazione nell'offesa, punto di ritirata e di sicurezza nella
sconfitta; ostacolo ad un nemico trionfante; infine punto di riunione e di
appoggio in una guerra per bande. Vedeste quello che accadde nella guerra
franco-germanica. Tutte le piazze accessibili al bombardamento si arresero
dopo breve resistenza, cedendo al nemico un immenso materiale di guerra e
privando la Francia del concorso di numerose guarnigioni fatte prigioniere.
Intanto i Prussiani, malgrado le favolose loro vittorie, non si arrestarono
che a fronte dei campi trincerati di Metz e di Chalons.
Se quest'ultimo non fosse stato abbandonato, non solo non si sarebbe verificatala catastrofe di Sédan, ma Parigi non sarebbe stata assediata, la Francia avrebbe guadagnato tempo a raccogliere ed organizzare nuove forze, e la guerra forse non avrebbe avuto l'esito che ebbe.
Io desidererei che in Italia alle tante fortezze inutili fossero sostituiti pochi campi trincerati nei principali punti strategici del continente e delle isole; cosa che potrebbe ottenersi anche in un anno, trattandosi di opere da eseguirsi mediante lavori di terra, senza alcuna o pochissima muratura, almeno sulle prime.
Finalmente spesa.
Ecco quale sarebbe dessa in massima. Dico in massima, giacchè nel fatto poi, non solo sarà minore, ma, assentendo il Governo a certi temperamenti, potrebbe sparire del tutto.
1° Soldati di prima categoria ignari del maneggio dell'arma a retrocarica, da richiamarsi in servizio per due mesi, 100 mila L. 2,400,000
2° Soldati di seconda categoria per cinque mesi, 800 mila 21,600,000
3° Primo corredo per 400 mila uomini 24,000,000
4° Fucili da trasformarsi a retrocarica, 100 mila 2,000,000
5° Campi trincerati da 10 a 12 30,000,000
Totale L. 80,000,000
Nel fatto, come io diceva, tale spesa è minore:
1° Perchè quella per l'istruzione dei soldati di seconda categoria non è che un'anticipazione; mentre ciò che si eroga per un solo anno sarebbe compensato dalle economie degli anni seguenti, nei quali la stessa istruzione non sarebbe più data;
2° Perchè, a prescindere che una parte del primo corredo potrebbe essere provveduta col vestiario già esistente nei magazzini, siccome per una metà dei soldati chiamati l'istruzione si darebbe nei mesi temperati, per questi la spesa di corredo sarebbe ridotta anche alla metà;
3° Perchè alla costruzione dei campi trincerati potrebbero essere adoperati i soldati che si trovano nel terzo anno di servizio, e la cui istruzione è già assicurata.
Sparirebbe poi del tutto, ove il Governo volesse assentire ad inversioni di fondi.
Per le opere di fortificazione sono stati già stanziati
nel bilancio 152 milioni. Finora non se ne sono spesi che circa 60, ne rimangono a disposizione circa 90. Una parte di tale fondo potrebbe per ora essere applicata alla spesa straordinaria dell'armamento in proposito, rimettendosi ad altra epoca lo stanziamento di fondi suppletivi, ove nelle opere di difesa permanente, invece del sistema dei campi trincerati, volesse continuarsi quello delle piazze forti finora seguito. Nel quale caso non sarebbe necessario di ricorrere nè a nuove imposte nè a prestiti, e neppure ad emissione di nuova carta monetata. Insomma, o signori, la pregiudiziale finanziaria opposta dal Governo è un povero pretesto, e non altro che un pretesto.
Voci a destra. Ai voti! ai voti!
Musolino. Io credo di aver risposto in modo categorico e pratico all'accusa dei signori ministri, che i propugnatori dell'armamento immediato si aggirino nel vago. Spetta adesso alla Camera a pronunziarsi.
Signori, il nostro avvenire è gravido di serie complicazioni, se noi non sappiamo provvedere a tempo. Non ci illudiamo. Avete visto quali sforzi giganteschi la Francia ha fatto per riparare i rovesci subiti e per riprendere la sua libertà di azione. Tra pochi mesi sarà padrona di sè, e nel suo orgoglio di grande nazione non si racchiuderà in un guscio. Essa vorrà esercitare l'antica influenza, e primo suo atto sarà quello di liquidare i conti sospesi. In uno di questi conti siamo interessati noi. Non vi lusingate che fa questione romana sia coperta da una pietra sepolcrale. Essa sarà risuscitata, e ci si chiederà conto della violata Convenzione.
(Forti rumori di disapprovazione)
Voci a destra. Non è vero!
Una voce a sinistra. Lasci stare!
Musolino. In verità io non so come qualificare questi rumori e queste interruzioni. Io credo di essermi sempre espresso chiaramente su questo argomento. Nell'occupazione di Roma vanno considerati due atti distinti: vi è l'esercizio di un diritto imprescrittibile per parte del popolo italiano che compie la sua unità nazionale, ma vi è pure la condotta di un Governo insipiente che, nell'esercitare tale diritto in nome dello stesso popolo italiano, commette tanti errori da compromettere la sicurezza della nazione, esponendola al pericolo di una guerra straniera. Se questi errori fossero stati corretti dall'unico temperamento che poteva sanarli, da un poderoso armamento che assicurasse il paese contro qualunque evento, comprendo che sarebbe una grave sconvenienza il ricordare un passato spiacevole; ma, quando invece si osserva che il Governo persiste impenitente nel proponimento di non armare, e che esiste un partito, il quale, non solo non lo scuote dal suo letargo, ma pretende soffocare la voce di coloro che vorrebbero eccitarlo, allora io sono costretto a sospettare che questo Governo e questo partito non vogliono l'Italia.
(Nuovi e più vivi rumori)
I vostri clamori, o signori, non mi scoraggiano. Io non parlo a chi non vuole ascoltare, ma agli uomini di buona volontà, al paese, alla storia. Non v'ha forza al mondo che possa soffocare il grido della mia coscienza o farmi dimenticare il dovere di dire la verità.
Metto fine al mio dire col dichiararvi che il giorno del
Molte voci. La chiusura!
presidente. Vi sarebbero ora molti fatti personali;
ma, se la Camera lo crede, darò prima facoltà di parlare all'onorevole
Nicotera, il quale ha proposto l'ordine dei giorno che è ora in
discussione.
Voci. Sì! sì!
Nicotera. Vorrei chiedere alla cortesia della Camera, che mi acconsentisse di parlare domani. La Camera comprende che dopo cinque ore di seduta, tra quella del Comitato e l'attuale, non è assolutamente possibile, non dico a me, che non sono un felice oratore, ma anche all'onorevole Minghetti, che è un oratore perfetto, di rispondere a tutti gli attacchi che mi sono stati diretti da oratori amici, da oratori avversari, ed all'interpretazione che è piaciuto al ministro di dare alla mia proposta.
Ho fiducia che la Camera vorrà accogliere la mia preghiera.
presidente. Onorevole relatore, non crede di esprimere
l'avviso della Commissione su queste diverse proposte?
Corte. In una delle antecedenti sedute, quando l'onorevole mio amico il deputato Nicotera ha presentato il suo ordine del giorno, io ho dichiarato immediatamente, in nome della Commissione, che questa era una materia estranea alla legge della quale noi ci occupavamo, e che per conseguenza la Giunta non aveva alcun parere da esprimere sul medesimo.
Però ho soggiunto che, quanto a me personalmente, lo appoggiava e l'avrei sostenuto.
Quanto alle altre risoluzioni che vennero presentate, esse comprendono più o meno dei concetti i quali mirano in modi e significazioni diverse là dove vuole andare il deputato Nicotera.
Quindi la Commissione, procedendo eolio stesso criterio, non ha anche parere da emettere su queste proposte, ad eccezione di quella dell'onorevole Perrone di San Martino, il quale in certo modo eccita il Governo ad aumentare gli armamenti.
Siccome la Commissione ha creduto sempre e crede ancora che il disegno di legge presentato dal ministro della guerra, se verrà applicato intieramente e con tutta la possibile larghezza, è sufficiente per la difesa del nostro paese, mentre è compatibile collo stato delle nostre finanze, essa non potrebbe accettare un ordine del giorno che invita il Ministero a fare armamenti maggiori; imperocchè siffatta proposta implicherebbe
una specie di biasimo riguardo a quelle che abbiamo presentato.
Ciò detto, mi riserverei di esporre in altra occasione i miei pensieri sull'estensione certo soverchia che ha preso questa discussione, a meno che la cortesia della Camera voglia permettermi di farlo in questo momento.
(Segni di assenso)
Durante molti giorni abbiamo avuto sott'occhio un progetto di riordinamento militare, mercè il quale potessimo, in tempo di guerra, procedere alla pronta mobilizzazione d'un esercito attivo di 300 mila uomini col suo necessario complemento di truppa di reclutamento di circa 200 mila uomini di milizie mobili. Una tale organizzazione non s'allontana di troppo da quelle che erano in vigore. È di queste una piccola trasformazione, nè importa quel gran peso finanziario che, a torto, secondo me, ed il ministro per le finanze e molti oratori vi hanno voluto scorgere.
Per poter avere un esercito attivo di 300,000 uomini che si possano prontamente mobilizzare è d'uopo che in tempo di pace sia in proporzioni tali da importare una spesa da 164 a 165 milioni; perchè qui amo dire che noi riferivamo su una legge la quale voleva ritenere un esercito di 300,000 uomini e non di 400,000.
Vi era di più una cosa nell'organizzazione di esso, vi erano alcuni cambiamenti nella forza della cavalleria, dell'artiglieria e nella forza stessa dei contingenti di leva, che necessariamente dovevano creare spese che chiamerei di primo impianto.
Queste si riducono a portare al completo il numero dei cavalli per la cavalleria, ed a procurare il numero di 45 cavalli per batteria, per le nuove dieci batterie che si devono creare; a fornire il materiale d'artiglieria, poichè ci vogliono dei modelli nuovi per cento batterie, ed a procacciare il vestiario occorrente per un maggior numero d'uomini. Tutte queste cose messe insieme rappresentano, a parer mio, una spesa straordinaria non maggiore di 20 o 22 milioni.
Ora, in questo momento, noi abbiamo un bilancio della guerra fondato sopra una cifra che si approssima a 150 milioni, ed un bilancio straordinario in cui le spese per la fabbricazione delle armi portatili, per le fortificazioni della Spezia, per la fabbrica di Terni, per la fonderia di Venezia, importano un carico annuale di circa 12 milioni.
Allo stato attuale delle cose, si tratterebbe di 150 milioni pel bilancio ordinario e 12 milioni per lo straordinario.
Per potere veramente attuare il nuovo progetto di legge ed avere in un tempo vicino la possibilità di mobilizzare completamente quest'esercito attivo di 300,000 uomini, col suo naturale numero di uomini di reclutamento e la milizia mobile, che cosa ci vuole? Si richiede un bilancio ordinario di 165 milioni e bisogna aggiungere al bilancio straordinario, già votato, di 12 milioni una somma di 5 o 6 milioni all'anno; 5 o 6 milioni da una parte e 15 dall'altra, vuol dire che per attuare immediatamente questo progetto d'ordinamento, che è quello che io credo che desidera il ministro della guerra, che desidera l'onorevole Nicotera, che desidera l'onorevole Finzi e che desideriamo tutti, e lo devo credere perchè in massima la Camera si è mostrata favorevole verso il progetto di legge, che cosa bisogna fare? Bisogna nei quattro anni avvenire spendere, tra bilancio ordinario e straordinario, 20 milioni circa più di quel che si spende adesso e complessivamente la somma di 80 milioni, che mi pare sia quella che è stata accennata dall'onorevole Finzi e che anche ieri l'onorevole ministro delle finanze…
presidente.
(Interrompendo)
Onorevole Corte, mi pare che ella parli per conto proprio. L'ho pregato di esprimere l'avviso alla Commissione.
Corte. L'ho espresso. Ho pregata la cortesia della Camera a permettermi di dare alcune spiegazioni che mi parevano valevoli a rendere più facile la discussione di domani.
presidente. Le ho fatto quest'osservazione, perchè io
debbo mantenere l'ordine delle iscrizioni.
Corte. Finisco in due minuti.
Ammessa tale questione, nella quale, io credo, siamo tutti d'accordo, che si voglia avere, quanto più prontamente si può, quest'esercito, come lo propone il ministro della guerra, ne viene la necessità di spendere in un quadriennio 80 milioni; ed è questa l'idea messa innanzi dall'onorevole Finzi e da quasi tutti gli altri oratori. Essa d'altronde è conciliabilissima colla proposta dell'onorevole Nicotera; imperocchè questa che cosa esprime? Che questi 80 milioni si debbano spendere nel più breve tempo possibile, perchè questa condizione di uno stato completo di mobilizzazione dell'esercito attivo nella cifra di 300,000 uomini, tutti desideriamo che, invece di rimandarla a 4 anni di data, si faccia al più presto; cosicchè non mi par vero che siansi fatti e si vogliano ancor fare tanti commenti e discorsi politici, che si promuovano crisi ministeriali per una questione che è chiara ed ovvia, e nella quale non ci sono forse 25 deputati che dissentano.
Io bramerei che in seguito a queste poche considerazioni che ho esposte, colle quali cercai di ridurre la questione nei suoi veri termini, sia possibile che domani tutti si mettano d'accordo.
Voci. Si spieghi.
Corte. Ricapitolerò. Si desidera di avere un esercito attivo, il quale possa dare 300 mila uomini in tempo di guerra colle sue truppe di reclutamento e la sua milizia mobile. Si vuole che questo esercito possa al più presto possibile essere messo in condizioni tali che, se dovrà essere mobilizzato, ciò si possa fare, e si
desidera che questo esercito abbia tutto quello che gli occorre per potere essere organizzato in condizioni buone.
Come ho detto, nel nostro stato attuale, il bilancio ordinario è di 150 milioni e lo straordinario di circa 12 milioni.
Per passare a questo stato di organizzazione è d'uopo che il bilancio ordinario sia di 165 milioni e lo straordinario di 17 o 18 milioni. Vale a dire, invece di spendere per 4 anni 150 milioni, più 12 milioni, bisogna spendere 165 milioni più 18 milioni, e, se è possibile, far sì che questo danaro invece di pagarlo in 4 anni, per una parte si possa anticiparne il pagamento.
Per tal guisa, ridotta la questione a questi termini, mi pare che si sia proprio d'accordo. D'accordo il ministro della guerra, perchè venne accolto il suo disegno di legge; d'accordo la Commissione, perchè l'ha pure accettato; d'accordo l'onorevole Nicotera, il quale invitava a far sì che quel progetto fosse attuato il più prontamente possibile; d'accordo l'onorevole Finzi, il quale sosteneva lo stesso concetto, e pare avesse fatto molto bene i suoi calcoli, perchè additava la somma di 80 milioni; d'accordo l'onorevole ministro delle finanze, che ieri stesso disse che, ove la cosa si riducesse ad 80 milioni per una volta sola, egli si riprometteva che tal somma si potrebbe trovare.
Quindi, così stando le cose, ho fiducia che non sarà necessario di impiegare tutta la seduta di domani nel dibattere una controversia sulla quale mi pare che siamo tutti perfettamente d'accordo, perchè tutti siamo disposti a fare per la difesa del paese i maggiori sacrifizi possibili collo stato attuale delle nostre finanze.
presidente. Onorevole Corte, ella ha parlato di quello
su cui non doveva parlare, ed ha tralasciato dì esprimere il parere della
Commissione sulle varie proposte che vennero presentate.
Corte. Se l'onorevole presidente avesse avuto la cortesia di prestarmi attenzione, avrebbe sentito che io ho dichiarato che, nello stesso modo in cui la Commissione aveva proceduto riguardo alla risoluzione, non aveva pure alcun parere da emettere sulle altre che vennero presentate; dissi di più che non poteva accettare quella dell'onorevole Perrone, la quale, direi quasi, implicava un biasimo, inquantochè noi crediamo che questo progetto di ordinamento sia sufficiente per la difesa del paese.
presidente. La Commissione dunque, si mantiene
disinteressata, come aveva prima dichiarato.
Tasca.
(Della Commissione)
Come uno dei membri della Commissione, io dichiaro che di tutto questo non ne sapeva niente; per cui domanderei che, prima di pronunziarsi a nome della Commissione, si sentissero almeno i commissari presenti.
Corte. Domando la parola.
L'onorevole Tasca probabilmente dimentica che nella seduta dell'altro giorno io ho dichiarato, e nessuno mi ha mosso appunto, che la Commissione era incaricata di riferire sul progetto di legge e non si poteva pronunziare su di una cosa che era assolutamente estranea al suo compito; che solo individualmente io esprimeva la mia opinione in proposito.
presidente. Tutte queste proposte verranno stampate e
distribuite domani.
Dichiaro chiusa la votazione per la nomina della Commissione del bilancio e della Giunta dei conti amministrativi.
Ora si addiverrà all'estrazione a sorte dei nomi dei deputati che dovranno procedere allo spoglio delle schede.
(Si procede al sorteggio)
La Commissione degli scrutatori per la Commissione del bilancio, risulta composta dei seguenti deputati:
Fabrizi, Merizzi, Concini, Gabelli, Cencelli, Carini, Bosi, Berti Domenico, Gerra, Guala, Florena, Cerroti, Casaretto, Botta, Fossombroni, Chiaradia, Bàrtolucci-Godolini, De Donno.
La Commissione incaricata dello spoglio dei voli per la nomina della Giunta dei conti amministrati, consta dei seguenti deputati:
Garelli, De Dominicis, Bertea, Alvisi, Briganti-Bellini, Crispi, Del Zio, Ferrari, Brescia-Morra, Baccelli, Di Rudinì, Bettoni.
La seduta è levata alle ore 6 5 minuti.
Alle ore 11 antimeridiane:
1° Seguito della discussione del progetto di legge sul prosciugamento del lago d'Agnano.
Discussione dei progetti di legge:
2° Abolizione della tassa di palatico nella provincia
di Mantova;
3° Convenzione fra il Ministero delle 1 finanze e il Banco di Sicilia;
4° Convenzione col municipio di Alessandria per la sistemazione di terreni e la costruzione di strade;
5° Convalidazione di decreti per prelevamento di somme dal fondo delle spese impreviste per l'anno 1872;
6° Aumento di funzionari presso alcune Corti d'appello e tribunali e istituzione di due nuove preture in Roma;
7° Affrancamento delle decime feudali nelle provincie napoletane e siciliane;
8° Riordinamento del personale addetto alla custodia delle carceri;
9° Discussione di un ordine del giorno relativo alla scuola degli ingegneri idraulici nella città di Ferrara.
5452 Alle ore due pomeridiane:
1° Seguito della discussione di ordini del giorno relativi al progetto di legge sull'ordinamento dell'esercito e dei servizi dipendenti dall'amministrazione della guerra.
Discussione dei progetti di legge:
2° Requisizione di cavalli e veicoli pel servizio dell'esercito;
3° Circoscrizione militare territoriale del regno;
4° Stipendi e assegnamenti militari;
5° Discussione delle conclusioni della Commissione d'inchiesta sopra la tassa del macinato.
Svolgimenti di proposte:
6° Del deputato Macchi ed altri per modificare l'articolo 299 del Codice di procedura penale; del deputato Arrigossi ed altri pel passaggio di alcuni comuni della provincia di Padova a quella di Vicenza; del deputato Righi relativamente ai termini in cui proporre le rivocazioni delle sentenze dei conciliatori e delle Corti d'appello; del deputato Catucci per disposizioni relative all'esecuzione delle sentenze dei conciliatori; dei deputati Mazzoleni e Mancini per disposizioni relative alla celebrazione dei matrimoni; del deputato Bove per la commutazione delle disposizioni per monacaggio in disposizioni di maritaggio; del deputato D'Ayala per un'inchiesta sopra lo stabilimento metallurgico di Mongiana; dei deputati Landuzzi e Billia Paolo per mantenere in vigore la attuale procedura contro i debitori di arretrati di imposte dirette; del deputato Bertani per una inchiesta parlamentare intorno alle operazioni della Banca Nazionale; del deputato Sineo per la nomina di una Commissione incaricata di proporre provvedimenti atti a restaurare il credito pubblico e a soddisfare tutti i bisogni dello Stato;
7° Interpellanza dei deputati Crispi e Oliva al ministro dell'interno intorno alle condizioni ed all'amministrazione della pubblica sicurezza nello Stato.
Discussione dei progetti di legge e proposte:
8° Applicazione delle multe per inesatte dichiarazioni nelle imposte dirette;
9° Spesa per la formazione e verificazione del catasto sui fabbricati;
10. Costruzione di un tronco di ferrovia fra la linea aretina e la centralo toscana;
11. Modificazione alla legge postale;
12. Riordinamento dell'amministratone centrale dello Stato, e riforma della legge comunale e provinciale;
13. Discussione delle modificazioni da introdursi nel regolamento della Camera;
14. Spesa per la costruzione di un arsenale marittimo a Taranto;
15. Stato degli impiegati civili;
16. Disposizioni relative alla pesca;
17. Discussione intorno alla risoluzione proposta dal deputato Ercole relativamente all'appalto della privativa delle inserzioni degli atti giudiziari e amministrativi nella provincia di Alessandria;
18. Convenziono colla contessa Guidi per l'estrazione del sale da acque da essa possedute nel territorio di Volterra;
19. Spesa per l'esecuzione delle opere necessarie all'isolamento dei palmenti destinati alla macinazione esclusiva del granturco e della segala.