Available for academic research purposes only.
Codifica XML-TEI secondo le norme del progetto PRIN
PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Omaggi. — Congedi. — Appello nominale. — Votazione ed approvazione dei disegni di legge: spesa sul bilancio della marineria; proroga alla presentazione dei titoli di rendita; spese straordinarie per l'amministrazione del debito pubblico; maggiore spesa per l'unificazione dei dèbiti dello Stato — Quest'ultimo è approvato dopo alcune obbiezioni del deputato Mureddu, cui rispose il relatore Panattoni. — Presentazione di disegni di legge del ministro per la guerra Della Rovere per spese straordinarie destinate alla costruzione di caserme in piazze forti, ospedale, compra di fucili, servizio materiale di artiglieria — Proposizioni d'ordine circa l'esame di quelle leggi, dei deputati Pasini, Colombani, Saracco e Mazza — Parlano i deputati Valerio, Macchi, De Blasiis, ed il ministro per la marineria Cugia — È approvata la proposta sospensiva del deputato Colombani. — Ripresa del progetto di legge dei deputati Santocanale e Crispi per la cessione di terreno al municipio di Palermo. — Presentazione di un disegno di legge per modificazione all'articolo 7 della legge monetaria 24 agosto 1862. — Discussione del disegno di legge per la riforma delle carceri giudiziarie — Discorso in favore del deputato Bellazzi — Approvazione dell'articolo 1° Emendamento del deputato Bellazzi al 4°, ritirato dopo osservazioni del ministro per l'interno — Avvertenze del deputato Panattoni — Articolo aggiuntivo del deputato Pessina, ritirato — Gli altri articoli sono approvati.
La seduta è aperta alle ore 1:30 pomeridiane.
Cavallini segretario, legge il processo verbale della
tornata precedente, che è approvato.
presidente. Hanno fatto alla Camera i seguenti
omaggi:
Il gonfaloniere di Lucca — Relazione sul progetto di legge relativo al
conguaglio dell'imposta fondiaria, copie 6; Il presidente della Camera di
commercio ed arti di Napoli — Studi intorno alla costruzione del porto di
Napoli, copie 150; Il deputato Massimiliano Martinelli — Suo scritto Sull'ordinamento della pubblica amministrazione,
volume II, copie 5; Il signor Scoti Francesco, da Firenze — Osservazioni
sull'opuscolo La Banca d'Italia, del professore
Gerolamo Boccardo, copie 300; Il sindaco di Forlì — Resoconto della Giunta
municipale dell'anno 1863, copie 20; Dalla tipografia De Angelis, di Napoli
— Risposta alla Rivista marittima italiana di Torino
intorno ai consolati di marina, copie 30; Il ministro dell'interno — 2°
volume della ristampa degli Atti del Parlamento subalpino
della Sessione 1850, copie 500.
(Si procede all'appello nominale).
Il deputato Scalia, per imperiose ragioni di famiglia, chiede un congedo di due mesi.
Il deputato Di Pettinengo, per ispeciali ragioni personali, prega la Camera di accordargli un congedo di 25 giorni.
Il deputato Castagnola, obbligato da un dovere di famiglia d'assentarsi dalla Camera, prega gli sia concesso un congedo di 20 giorni.
(Questi congedi sono accordati).
presidente. L'ordine del giorno reca in primo luogo la
discussione del progetto di legge per la riforma delle carceri giudiziarie.
Ma siccome il ministro dell'interno si trova in Senato per la discussione
della legge sulla pubblica sicurezza, si procederà invece alla discussione
sul progetto di legge che si trova il secondo all'ordine del giorno, cioè
maggiore spesa sul bilancio del Ministero della marina per il corpo reale
equipaggi e pei macchinisti, fuochisti e maestranza.
Se nessuno chiede la parola, la discussione generale s'intenderà chiusa.
Si passa alla discussione dell'articolo, che è così concepito:
«
Articolo unico. È autorizzata la maggiore
spesa di lire 700,000 al bilancio 1862 del Ministero della marina
con applicazione al capitolo 15, Corpo reale
equipaggi, per lire 400,000, ed al capitolo 16, Macchinisti, fuochisti e maestranza, per lire
300,000.»
Lo metto ai voti.
(E approvato).
Viene ora in discussione il progetto di legge portante convalidazione del decreto di proroga alla presentazione dei titoli di rendita per il loro cambio.
Interrogo il Ministero se accetta il progetto della Commissione.
Cugia ministro per la marineria, Accetto.
presidente. Il Ministero accetta.
La discussione generale su questo progetto di legge è aperta.
Non essendovi osservazioni, la discussione generale s'intenderà chiusa.
Si passa alla discussione degli articoli.
«Art. 1. Sono convalidati i reali decreti 11 gennaio
e 11 agosto 1863 distinti coi numeri 1107 e 1410, con i quali
possessori di titoli di rendita non cambiati in rendita italiana a
tutto il 31 dicembre 1862 furono abilitati a presentarli a tutto il
10 febbraio e quindi a tutto il mese di settembre 1863.»
(È approvato).
«Art. 2. Un nuovo termine a tutto il mese di marzo
1864 è conceduto al suddetto fine.»
(È approvato).
Si procede alla votazione per iscrutinio segreto dei due progetti di legge testè approvati.
Risultamento della votazione sul progetto di legge per maggiore spesa sul bilancio della marina:
Presenti e votanti 191
Maggioranza 96
Voti favorevoli 167
Voti contrari 24
(La Camera approva).
Risultamento della votazione sul progetto di legge per convalidazione del decreto di proroga alla presentazione dei titoli di rendita:
Presenti e votanti 191
Maggioranza. 96
Voti favorevoli 177
Voti contrari 14
(La Camera approva).
L'ordine del giorno reca la discussione del progetto di legge: Spesa per provvedere alle esigenze dell'amministrazione del debito pubblico.
La discussione generale è aperta.
Non essendovi osservazione, la discussione generale è chiusa.
Si passa alla discussione degli articoli:
« Art. 1. E autorizzata la spesa straordinaria di
lire 555,000, onde provvedere alle varie esigenze
dell'amministrazione del debito pubblico dello Stato in conseguenza
della legge d'unificazione del 4 agosto 1861, n.
174.»
(È approvato).
« Art. 2. Questa spesa sarà applicata per la
concorrenza di lire 385,000 al capitolo che verrà appositamente
instituito sul bilancio 1862 del Ministero delle finanze col
n. 208 e colla denominazione:
Spese diverse per rimpianto di nuovi uffizi del debito pubblico
e per l'unificazione dei diversi debiti dello Stato; e per
lire 170,000 al capitolo pure da instituirsi sullo stesso bilancio
col numero 209 e colla denominazione: Provvista di
carta filogranata per il cambio di titoli in dipendenza della
legge di unificazione del debito pubblico in data 4 agosto 1861
e per un competente fondo di dotazione.»
(E approvato).
L'ordine del giorno reca la discussione sul progetto di legge: Maggiore spesa per nuovi uffici del debito pubblico e per l'unificazione dei vari debiti.
Do lettura del progetto di legge:
«
Articolo unico. È autorizzata la maggiore
spesa di lire 250,000 al capitolo 208: Spese
diverse per l'impianto di nuovi uffici del debito pubblico e per
l'unificazione dei diversi dèbiti dello Stato, del bilancio
passivo 1862 del Ministero delle finanze.»
Mureddu. Mi spiace di non veder presente il ministro delle finanze, poichè precisamente a lui io intenderei di chiedere una spiegazione.
A me consta che la maggior parte delle spese di questo progetto non erano necessarie, specialmente quelle fatte presso l'amministrazione centrale del debito
pubblico di Torino. Io so che si fecero spese per circa 100,000 lire in arredi e addobbi, che potevano essere trascurate, ed io le qualificherei superflue. So che nel farsi la denuncia di queste spese vi furono dei contrasti tra il direttore del debito pubblico ed il ministro delle finanze; per cui questa spesa sarebbe non soltanto giudicata inutile da chiunque vede il lusso orientale che si vuole impiantare nei nostri uffizi, niente affatto rispondente alle strettezze delle nostre finanze, ma anche dallo stesso signor ministro che vi propone la legge.
Io vorrei sapere, se nel progetto di legge che siamo invitati ad approvare, sia compresa questa spesa di cui ho parlato. Ripeto che mi dispiace che l'onorevole ministro delle finanze non sia presente per rispondere, perchè avrei motivato il mio voto secondo le spiegazioni che m'avesse date.
Panattoni relatore. Mi farò un dovere di rendere
tranquillo l'onorevole Mureddu, e così anche la Camera, intorno ai dubbi che
egli solleva circa la portata di queste spese.
La Commissione fu, non dirò difficile, ma perfino severa nell'esame dei due progetti di legge che si toccano e si completano fra loro, quello, cioè, che la Camera ha testè approvato e quello che ora si discute.
Non solamente la Commissione volle fare un sindacato esatto, e aver discarico di tutti i capi di spesa, ma si occupò anche delle discipline di quell'amministrazione, e di più ritenne probabile che potesse farsi qualche economia nel modo di amministrare il debito pubblico del regno italiano.
Il ministro si recò in seno alla Commissione insieme al direttore generale del debito pubblico, e tutti i commissari ebbero occasione di soddisfarsi sui vari capi di spese, e il direttore generale, conviene dirlo, diede in codesta occasione tali schiarimenti che la Commissione dovè trovarli soddisfacenti. Così, oltre a ravvisarsi nell'indicato riscontro che le spese fatte in fretta e per fondare una grandiosa amministrazione difficilmente avrebbero potuto subire rilevanti censure, dovè anche riconoscersi che ormai le spese in questione erano già fatte, anzi altre se ne facevano per urgenza.
Quindi la Commissione mi dette all'unanimità l'incarico di accennare, nella mia relazione alla Camera, tutto quello che era stato esaminato e discusso, e nel tempo stesso di aderire alla legge, salve alcune avvertenze che la relazione stessa ha espresse, e che la Camera apprezzerà. Principalmente fu accennata la questione sul modo di migliorare l'amministrazione del debito pubblico; imperocchè il ministro stesso non occultò il suo desiderio che in questo ramo di amministrazione fossero introdotte delle economie. E comunque per parte del signor direttore generale fosse addimostrato che frammezzo alle novità ed urgenze dei primi tempi ciò sarebbe stato difficile, non pertanto la Commissione guardando all'avvenire, e considerando che non fosse lontano il tempo in cui le amministrazioni venissero meglio e più economicamente regolate, espresse questo concetto e rese abbastanza informata la Camera nelle due relazioni che io ebbi l'onore di compilare.
Vede dunque l'onorevole Mureddu che pur troppo sorsero discussioni accurate non senza difficoltà su qualche partita, ma per lo meno nello stato attuale delle cose, ed a spese già compiute nell'impianto primo delle amministrazioni, gli schiarimenti furono pur troppo chiesti e dati, ma bisognò riconoscerli soddisfacenti. E per quello che sia soddisfacente, e per quello che sia dell'avvenire il Governo promise di occuparsene, e di far sì che questo ramo di amministrazione sia ridotto spedito, ben servito nelle diverse località e nello stesso tempo si studino le possibili economie, affinchè divenga meno costoso di quello che esso è presentemente.
Io non credo necessario, dopo gli accennati esami, altre dimostrazioni numeriche. Ma io spero di aver così somministrato tanto all'onorevole Mureddu, quanto alla Camera, spiegazioni bastevoli perchè la discussione non abbia a protrarsi ulteriormente.
Mureddu, Mi spiace dover dire che le spiegazioni date dall'onorevole relatore non sono quelle che possano tranquillizzarmi sulle obbiezioni ch'io muoveva a proposito di questa legge contro le spese che ci si propone di approvare.
L'onorevole relatore disse che la Commissione ebbe degli schiarimenti dal direttore del debito pubblico che è quegli che aveva ordinate queste spese. Quando la Commissione non sa darmi altra ragione, io non posso tenermi soddisfatto.
Se la Commissione fosse venuta a dire: noi stessi della Commissione siamo andati a istruirci sulla vera portata di queste spese, a studiarne e riconoscerne la necessità, io avrei detto: ho piena fede nell'operato della Commissione e mi sarei acquetato; ma quando essa si dirige alla stessa parte interessata, a quella parte che si trovava in diverbio col Ministero per queste spese, quando la Commissione chiede a questa parte interessata: che ne dite voi, direttore del debito pubblico, che avete fatto queste spese, dobbiamo approvarle sì o no? e che la Commissione si acquieta perchè il direttore risponde: queste spese sono necessarie, io dichiaro, signori, che a questa ragione non posso acquetarmi.
A me consta, ripeto, che si fecero spese per lire 100 mila dall'attuale direttore del debito pubblico per solo sfarzo di lusso nelle stanze da lui occupate all'ufficio centrale di Torino e che queste spese diedero occasione a doglianze dello stesso ministro verso il direttore, talchè non so comprendere come ci sia oggi portata innanzi l'approvazione di queste spese.
Epperò io dichiaro che fintantochè non è giustificato che queste spese siano state tali che non potessero essere risparmiate all'Italia nelle circostanze attuali dell'erario, io non potrò accedere col mio voto all'approvazione di questa legge.
presidente. Se non vi sono altre osservazioni, si
intenderà chiusa la discussione generale.
(La discussione generale è chiosa).
Si passa alla discussione dell'articolo:
«
Articolo unico. È autorizzata la maggiore
spesa di lire 250,000 al capitolo 208: Spese
diverse per l'impianto di nuovi uffici del debito pubblico e per
l'unificazione dei debiti dello Stato, del bilancio passivo
1862 del Ministero delle finanze.»
Lo pongo a partito.
(E approvato).
Si procede alla votazione per iscrutinio segreto sul complesso di questi due progetti di legge.
presidente. Il ministro per la guerra ha la parola per
la presentazione di progetti di legge.
Della Rovere, ministro per la
guerra. Ho l'onore di presentare alla Camera i seguenti tre
progetti di legge per l'approvazione di spese che sono state registrate sul
progetto di bilancio del 1864, che è ancora da votarsi dalla Camera.
Il primo è per una spesa di lire 2,500,000 per provviste di cannoni e materiale di artiglieria;
Il secondo è per l'approvazione di una spesa straordinaria occorrente per la costruzione di varie caserme in parecchie piazze forti e di un nuovo ospedale militare in Piacenza;
Il terzo finalmente è per una spesa pure straordinaria di 4 milioni per la provvista di 50,000 fucili e di altri oggetti di armamento.
presidente. La Camera dà atto al signor ministro della
guerra della presentazione di questi tre progetti di legge, che saranno
stampati e distribuiti.
Pasini. Domando la parola per una mozione d'ordine.
Io ho l'onore di appartenere alla Commissione del bilancio, e non dovrei fare una proposta alla Camera, per la quale all'accennata Commissione si deferirebbe un incarico. Ma rompo tutti i riguardi, e la faccio, perchè ho pregato altri colleghi di farla, ed essi si sono rifiutati.
Io dico pertanto che è impossibile che si continui questo sistema di venire a presentar leggi di maggiori spese, senza che queste leggi siano rimesse tutte, volta per volta, alla Commissione generale del bilancio. Io dico che seguendo un altro sistema è impossibile farsi un concetto complesso delle spese alle quali andiamo incontro.
Io quindi prego la Camera (e mi perdoni se, membro della Commissione generale del bilancio, ho preso la parola per fare questa proposta) di voler ordinare che tutte le nuove leggi per maggiori spese siano mandate alla Commissione generale del bilancio, la quale abbia la responsabilità di tener conto del rapporto che le singole leggi così presentate possono avere coll'insieme del bilancio.
Se noi continueremo a mandare queste leggi a singole Commissioni, questa responsabilità non esisterà nè punto, nè poco.
presidente. Il deputato Colombani ha facoltà di
parlare.
Colombani. Io appoggio la mozione dell'onorevole Pasini, in quanto che credo con lui essere necessario che questi aumenti di spese siano discussi nella Commissione del bilancio.
Se però la Camera non accettasse questa proposta, mi riserverei il diritto di presentarne un'altra che sarebbe la seguente: qualora si voglia mantenere il regolamento della Camera, il quale vuole che le varie leggi siano esaminate da Commissioni scelte dagli uffici, in questo caso, per le leggi di finanza, si dia diritto al relatore della parte corrispondente del bilancio di essere membro della Commissione speciale e di poter anche esserne il relatore.
Ma, come ho detto, riservo questa mia proposta per il solo caso in cui quella dell'onorevole Pasini non fosse approvata.
presidente. Il deputato Valerio ha facoltà di
parlare.
Valerio. Pare a me che la proposta subordinata dell'onorevole Colombani sia molto più conveniente…
presidente. Permetta: prima metterei ai voti la
proposta principale, ed ove essa non fosse accolta, sarebbe il caso di…
Valerio. Mi perdoni, signor presidente; io appoggio la proposta Colombani, perchè non accetterei la prima.
presidente. Allora parli.
Valerio. La proposta Colombani riuscirebbe allo stesso scopo che vuole ottenere l'onorevole Pasini, senza cadere in un inconveniente, che, a mio avviso, è gravissimo. Ed è quello di eliminare queste leggi dalla discussione che suol farsi negli uffizi, la quale discussione è una delle parti più importanti del controllo che la Camera esercita sui progetti di legge. Negli uffizi una parte considerevole dei deputati esamina a fondo le questioni speciali, prende cognizione vera delle leggi.
Una voce. Gli uffici sono spesso deserti.
Valerio. Perdoni, non ci verrà lei forse, onorevole interruttore; ma io l'assicuro che negli uffizi si esaminano benissimo i progetti di legge; e sarebbe assai desiderabile che c'intervenissero tutti; perocchè sia causa di molti inconvenienti il venire alla Camera a fare osservazioni su cose non prima esaminate e discusse; invece è ben più opportuno che le osservazioni si facciano quietamente, come in famiglia, negli uffizi, ove si ha campo a mettere avanti le proprie idee, a discutere, a rettificare anche le rispettive opinioni.
Dall'esame delle leggi negli uffizi ne esce sempre del bene, ed io non vorrei che quest'uso fosse eliminato, in primo luogo perchè così richiede il regolamento, e non mi sembra che il regolamento abbia da cambiarsi d'un tratto in questa guisa; e poi perchè, se si avesse
anche da fare il regolamento, lo vorrei in modo da richiedere che tutte le leggi fossero dapprima esaminate negli uffizi.
Per tutte queste ragioni che io sottometto pure al giudizio dell'onorevole Pasini, io vorrei pregarlo a rannodarsi anche lui alla proposta dell'onorevole Colombani, la quale, secondo me, raccoglierebbe i vantaggi della sua proposta e manterrebbe intatta l'esecuzione del regolamento.
Cugia ministro per la marineria. Io vorrei fare una
semplice osservazione. Mi pare che la proposta Pasini sia contraria alla
legge sull'amministrazione centrale.
Che dice infatti quella legge?
Una voce al centro. Si fa pur così in Senato.
Cugia ministro per la marineria. Essa stabilisce che
non si potrà portare in bilancio nessuna spesa nuova che superi le 30 mila
lire, se non è stata approvata da legge speciale. Ora, se si fa passare
l'esame di queste spese alla Commissione del bilancio, esse non sono più
approvate con una legge speciale.
Quindi a me pare che il corso naturale della legge testè presentata sia questo: che la legge faccia il suo corso regolare negli uffizi ed alla Camera, e dopo che sia approvata la legge speciale, allora passi alla Commissione del bilancio.
Una voce a sinistra. Bisogna presentarla in tempo.
Cugia ministro per la marineria. Questo è vero,
bisogna presentarla in tempo.
Macchi. Di queste leggi per maggiori spese pur troppo ce ne capitano ad ogni momento. Dirò dunque che nell'uffizio al quale ho l'onore di appartenere, quando occorrono leggi di questa natura, sentiamo la convenienza, nell'interesse stesso della legge, di scegliere per commissario uno dei nostri colleghi che faccia parte della Commissione del bilancio. Non è una legge che ci siamo fatta, è una consuetudine.
Ebbene, io credo, che se in seguite alla grave proposta fatta dal signor Pasini, tutti i deputati presenti, senza assumere verun impegno, potessero convincersi dei vantaggi di tale consuetudine e l'adottassero, si otterrebbe l'intento, che io trovo serio, dell'onorevole Pasini, senza d'altra parte violare i regolamenti accennati dal ministro della marina. In tal caso, l'onorevole Pasini non avrebbe più ragione d'insistere nella sua proposta.
presidente. Il deputato Saracco ha la parola.
Saracco. Non ho nulla a dire intorno alla proposta dell'onorevole Colombani; ma quanto a quella dell'onorevole Pasini mi corre debito di avvertire la Camera che altra volta la stessa proposta partì dal banco dei Ministero, e venne fatta dal ministro delle finanze, ma la Camera, dietro le osservazioni regolamentari dell'onorevole Lanza, presidente della Commissione generale del bilancio, stimò di respingerla, e stabilì di mantenere il sistema di deferire agli uffizi l'esame preventivo dei progetti di legge per nuove e maggiori spese che si vogliano inscrivere nei bilanci dello Stato.
E ciò appunto per la grave ragione detta dal mio amico Valerio, che in questioni di tanta importanza giova sentire il voto di tutti i membri della Camera raccolti negli uffizi, e guardarsi bene dal rinunciare ad una garanzia introdotta a benefizio delle minoranze.
Aggiungo un'altra considerazione. Noi dobbiamo fra breve, così almeno suppongo, prendere ad esame molti progetti di legge presentati dal Ministero per nuove e maggiori spese che si riferiscono non solo ai bilanci 1863 e 1864, ma anche ai bilanci 1860, 1861 e 1862.
È strano che ciascuno di questi progetti sia esaminato da una Commissione speciale. Pur troppo queste proposte si succedono costantemente, non si rassomigliano in altro che nel domandar sempre nuovi crediti; ma siccome noi abbiamo, come avviene nel Senato, una Commissione di finanza, la quale ha incarico di esaminare tutti questi progetti di legge, e così la questione finanziaria non può essere apprezzata sotto lo stesso punto di vista precisamente col medesimo concetto, è facile immaginare che noi non possiamo avere un indizio esatto dei pesi che i nostri bilanci debbono ancora sopportare, oltre a quelli che vengono ammessi nell'atto della loro approvazione.
In questo stato di cose io capisco benissimo come l'onorevole Pasini, consapevole dei gravi disturbi che può arrecare l'esame di questa materia abbandonata a molte Commissioni, abbia richiesto che se n'abbia ad occupare la Commissione generale del bilancio; ma se i termini del regolamento vogliono assolutamente che l'esame della materia venga sottratto agli uffici, stimo che altro mezzo vi sia per arrivare allo stesso fine, e questo sarebbe che si volesse nominare una Commissione unica negli uffici della Camera, la quale avesse il mandato speciale di esaminare tutti i progetti di legge già presentati dal Ministero per ottenere l'approvazione di nuove e maggiori spese, salvo a provvedere per l'avvenire, quando il signor ministro delle finanze si trovasse costretto a presentare altri progetti della stessa natura.
Riassumendo queste brevi parole, dirò adunque che sto per l'opinione dell'onorevole deputato Colombani che il relatore del bilancio debbe essere informato mano mano che questi disegni di legge sono presentati, e sia bene che prenda parte ai lavori della Commissione parlamentare; che convenga intanto decretare che una Commissione eletta dagli uffizi della Camera sarà chiamata ad esaminare tutti i progetti di legge che importano nuove o maggiori spese che sono pendenti attualmente appresso gli uffici stessi della Camera, e così ancora i diversi progetti presentati oggi stesso dai signori ministri, acciocchè con una sola relazione si possa provvedere intorno a cotesto gravissimo argomento.
presidente. La sua proposta non comprenderebbe adunque
i progetti che verrebbero in appresso?
Saracco. Vorrei pure estenderla al tempo avvenire, ma siccome desidero che anzitutto la questione
sia esaminata negli uffizi, non intendo fare alcuna proposta che avesse per ultimo risultato di annullare l'azione degli uffizi, e limito la mia proposta ai progetti già presentati.
Pasini. Io prego l'onorevole ministro della marina a riflettere che non vi è nessuna contraddizione tra la legge della contabilità generale e la mia proposta.
È tanto vero che non vi è contraddizione che nell'altro ramo del Parlamento si fa quello che io propongo, non solamente per le maggiori spese (badi bene la Camera, perchè la mia proposta non va al di là delle maggiori spese che sono essenzialmente legate col bilancio votato), ma sì ancora per tutte le leggi di | finanza le quali vengono ad una sola Commissione demandate.
Anche questo potrebbe per avventura essere fatto pur qui con molta utilità. Ma per ora io non ho spinto tant'oltre la mia domanda, perchè il più urgente bisogno per me è quello di provvedere che quando si propone di aggiungere ad un capitolo del bilancio una somma a titolo di maggiore spesa, conosca di questa domanda del Ministero quella medesima Commissione che ha portato in seno della Camera la discussione sul capitolo relativo.
Quanto alla questione d'ordine, di fronte alla legge sulla contabilità generale, io non ne vedo nessuna, perchè effettivamente, se sarà necessaria una legge speciale, questa legge speciale potrà uscire dagli studi così della Commissione del bilancio, come di qualunque altra Commissione.
È necessaria una legge speciale per ogni somma al disopra delle lire 80,000. Ecco la legge di contabilità. Ma ciò vuol solamente dire che, oltrepassato questo limite, vi sarà sempre una legge speciale, anche quando la legge sia proposta dalla Commissione del bilancio.
Il mio concetto poi non si riferisce tanto alle spese straordinarie dipendenti da causa nuova, quanto alle maggiori spese che si legano con altre spese votate nei capitoli dei bilanci. Egli è più specialmente per queste maggiori spese che io deploro di vederle rimandate a Commissioni speciali.
Generalmente parlando e checchè ne dicano gli onorevoli preopinanti, le Commissioni speciali non possono in nessuna maniera occuparsi dell'insieme del bilancio, ed egli sarà sempre con riguardo a questo insieme del bilancio che le maggiori spese dovranno essere considerate.
Io credo quindi che si debba abbandonare un sistema nel quale è moralmente impossibile che il controllo parlamentare sia efficacemente esercitato, e credo che convenga invece adottare la forma che è più logica, quella forma per cui il controllo parlamentare diventa una realtà.
Valerio. Vorrebbe rimandarli alla Commissione del bilancio?
Pasini. Vorrei rimandare alla Commissione del bilancio tutti i progetti di maggiori spese, perchè sono essenzialmente legati colle proposte che si sono votate dalla Camera riguardo al bilancio.
Io non credo possibile di mettere da una parte la legge del bilancio, e dall'altra le leggi di maggiori spese.
Quanto alla proposta dell'onorevole Macchi, nella quale vorrebbesi che intervenisse alle sedute della Commissione il relatore del rispettivo bilancio, io non so concepire quale possa essere l'autorità di questo relatore. L'autorità non può essere che dell'intera Commissione del bilancio; un singolo suo individuo non può avere autorità in faccia ad una Commissione speciale. D'altronde nella maggior parte dei casi, come farebbe questo relatore a trasfondere le sue opinioni negli altri membri di una Commissione nuova che non ha preso parte alla minuta discussione del bilancio che è stata fatta in seno della Commissione? Quanto poi a quello che dice l'onorevole Macchi, che cadun uffizio si farà un dovere di nominare per la Commissione speciale un membro della Commissione del bilancio, rispondo che se questa è la sua idea, allora tanto vale andare addirittura alla realtà, tanto vale stabilire per regola che sia la Commissione del bilancio che esamini queste leggi.
Io prego poi l'onorevole Macchi, come anche l'onorevole Saracco a riflettere che la Commissione del bilancio è nominata a squittinio segreto da tutta intera la Camera. Ora io credo che una Commissione nominata da tutta la Camera debba avere la presunzione a suo favore di rappresentare il concetto della Camera.
(Rumori)
Io non nego che le altre Commissioni lo rappresentino pure, ma dico che mettere in dubbio che la Commissione del bilancio rappresenti anch'essa sufficientemente, se non maggiormente, il controllo parlamentare, è andare contro ogni principio, perchè, essendo essa nominata a squittinio segreto da tutta la Camera, si deve ritenere che sia, se non di maggiore, certo di eguale autorità alle singole Commissioni nominate negli uffici.
Quanto poi all'altra idea dell'onorevole Saracco, di creare una Commissione permanente per questa categoria di leggi, mi perdoni l'onorevole Saracco, se io affermo che questa idea è sostanzialmente identica colla mia. Ed in vero i membri di quèsta Commissione permanente sarebbero molto probabilmente quelli stessi della Commissione del bilancio, ed allora avremo un duplicato. Chè se non fossero quelli stessi, in tal caso converrebbe sempre che questa seconda Commissione si mettesse a studiare tutto quello che hanno studiato i singoli membri della Commissione del bilancio nella discussione interna del bilancio medesimo.
Per conseguenza, io prego la Camera a voler pensare seriamente che la proposta per me fatta importa assai all'effettuazione del controllo parlamentare.
Non vi è che una sola idea alla quale io mi arresto. Non è presente il signor ministro per le finanze; egli ha diritto d'intervenire e d'interloquire in questa quistione.
Se la Camera concorda in questo pensiero, differisca a domani la risoluzione da prendere, onde sentire anche il signor ministro. Ma per me questo è un motivo di sospendere, non di respingere la proposta che io ho avuto l'onore di fare.
presidente. La parola è al deputato De Blasiis.
De Blasiis. Io per me credo che non si possa
disconoscere la gravità dell'obbiezione fatta dall'onorevole ministro della
marina: il nostro regolamento in fatti vieta che si possa venire alla
discussione pubblica di un progetto di legge, altrimenti che sulla relazione
di una Commissione nominata
Del resto, io credo che tutto quello che noi desideriamo raggiungere, ossia il mettere una specie d'anello di coordinamento fra queste leggi di maggiori spese che vengono alla spicciolata innanzi al Parlamento, e la legge generale del bilancio, sarebbe ottenuto pienamente, adottandosi la proposta fatta dall'onorevole Colombani che io appoggio vivamente; basterà infatti che il relatore di quel ramo del bilancio, a cui si riferisce la maggiore spesa di cui si viene a chiedere l'approvazione al Parlamento, basterà, dico, che il relatore del corrispondente ramo del bilancio intervenga nella Commissione speciale nominata negli uffici perchè questa Commissione possa essere perfettamente illuminata sullo stato delle cose relativamente all'affare di cui si tratta, e perchè, ove sorgessero dubbi di qualche importanza, il relatore stesso possa rendere intesa la Commissione del bilancio, e mettere fra essa o la Commissione speciale, nominata dalla Camera, quell'ordine, quell'accordo che è tanto desiderato.
Io credo pertanto che senza violare in alcun modo il regolamento che noi abbiamo, ove si accolga la proposta dell'onorevole Colombani, si otterrà l'intento che ci preoccupa così giustamente.
presidente. La parola è all'onorevole Sanguinetti.
Sanguinetti. Vi rinuncio.
presidente. Allora la parola è all'onorevole
Mazza.
Voci. Ai voti! Ai voti!
Mazza. Se si tratta di votare sulla proposta Colombani, io credo che la Camera sia in grado di prendere una deliberazione, perchè, se non erro, questa proposta mira a fare intervenire il relatore di quella parte del bilancio cui risguardano le spese maggiori della cui convalidazione si tratta, onde rischiarare la Commissione di tutti quei lumi che può solo apportarvi il relatore della stessa legge del bilancio, Se si trattasse poi di votare sulla proposta dell'onorevole Pasini, io non reputo che sarebbe il caso di prendere oggi stesso una deliberazione. La proposta Pasini è molto più radicale, è molto più grave; si possono addurre in favore e contra di essa degli argomenti di rilievo. È vero, per esempio, quello che dice l'onorevole Pasini intorno alla competenza speciale della Commissione del bilancio per esaminare le maggiori spese che si propongono ai diversi capitoli del bilancio medesimo.
È evidente, da un'altra parte, che la Commissione del bilancio è già molto gravata dell'onere che le incombe di riferire sopra i diversi bilanci senza che le si aggiungano altri pesi.
Si può ancora osservare che è menomata la garanzia liberale per la votazione delle singole leggi, perchè sopra ciascuna legge deve essere nominata di regola una apposita Commissione, e quante più sono queste Commissioni, tanto maggiori sono le garanzie della libertà.
Tutte queste cose si possono addurre da una parte e dall'altra, ed altre molte ancora che io ometterò per non fastidire la Camera. Tutto questo però addimostra che la proposta Pasini è di un genere che deve essere presentata innanzi tutto al banco della Presidenza; che deve fare il suo corso regolare negli uffizi, e quindi votarsi secondo che si votano tutte le altre proposte rilevanti che vengono alla Camera.
Io proporrei quindi per questi motivi sulla proposta Pasini la questione pregiudiziale.
Colombani. Io era preoccupato pure da alcune delle idee che testè ci esponeva il preopinante, ma pensava che abbiamo già una Commissione incaricata della revisione del regolamento della Camera, e parevami conveniente che piacesse alla Camera d'inviare alla stessa Commissione le due proposte, incaricandola di riferire fra pochi giorni (voglio dire prima che sia per riferire sul regolamento intero) sopra questa speciale questione.
presidente. In seguito alla mozione d'ordine sollevata
dall'onorevole Pasini vi hanno dunque sei proposte: la prima è quella
dell'onorevole Pasini, cioè che tutti i progetti di legge concernenti
maggiori spese e spese nuove siano demandati per l'esame alla Commissione
generale del bilancio.
Pasini. Domando la parola.
Mi unisco alla proposta sospensiva dell'onorevole Colombani.
presidente. La seconda è quella dell'onorevole
Colombani: cioè che di ogni Commissione per una legge finanziaria sarà
membro di diritto e potrà essere relatore il relatore della parte
corrispondente del bilancio nell'anno pur corrispondente.
Vi è una terza proposta dell'onorevole Saracco, la quale mi pare possa così formolarsi: che sia nominata dagli uffici una Commissione unica e venga la medesima incaricata d'esaminare tutti i disegni di legge
che tuttora pendono intorno a spese nuove, od a spese maggiori non ammesse in bilancio.
Saracco, La mia proposta però non escluderebbe l'idea manifestata dall'onorevole Colombani che, cioè, nella stessa Commissione potesse intervenire il relatore del bilancio.
presidente. Viene in quarto luogo un'altra proposta
dell'onorevole Pasini, la quale sarebbe di sospendere la deliberazione
intorno a questa proposta finchè si trovi presente il ministro delle
finanze.
Tecchio. Chiedo di parlare.
presidente. Viene in quinto luogo la proposta
pregiudiziale del deputato Mazza, il quale crede che queste proposte debbano
anzitutto passare agli uffici onde i medesimi ne riferiscano a tenore del
regolamento.
Vi è finalmente altra proposta del deputato Colombani, la quale tende a che le varie proposte siano inviate alla Commissione del regolamento della Camera, e sia la Commissione medesima invitata a riferire fra breve tempo e parzialmente sovr'esse.
La proposta che deve aver la preferenza è quella del deputato Mazza, il quale considera le mozioni che si sono fatte siccome vere proposte nel senso dell'articolo 41 del regolamento, talchè debbano essere anzitutto trasmesse agli uffizi.
Mazza. Io aveva proposta la questione pregiudiziale ove si fosse dovuto deliberare immediatamente sopra la proposta Pasini, il quale chiedeva che fosse affidato l'esame delle maggiori spese alla Commissione generale del bilancio.
Era su questa questione così specificata che io avea proposta la pregiudiziale, ma poichè l'onorevole Pasini la ritira, io non ho più ragione d'insistere, e mi associo alla questione sospensiva da altri proposta.
presidente. Il deputato Pasini consente anche a che
sia trasmessa alla Commissione del bilancio?
Pasini. Sicuramente.
presidente. Allora tutti sono d'accordo.
Il deputato Tecchio ha facoltà di parlare.
Tecchio. Io voleva solo avvertire che la proposta sospensiva dell'onorevole Colombani le assorbiva tutte, che quindi sarebbe da mettersi ai voti prima d'ogni altra.
presidente. Sta bene; dunque metto ai voti la proposta
sospensiva del deputato Colombani che è d'inviare le varie proposte alla
Commissione del regolamento della Camera, e d'invitarla a riferire fra breve
tempo e parzialmente su di esse.
(La Camera approva).
presidente. Comunico ora il risultamento della
votazione sul progetto di legge concernente la spesa per provvedere alle
esigenze dell'amministrazione del debito pubblico:
Presenti e votanti 193
Maggioranza 97
Voti favorevoli 159
Voti contrari 34
(La Camera approva).
Risultamento della votazione sul progetto di legge per maggiore spesa per nuovi uffici del debito pubblico e per l'unificazione dei varii debiti:
Presenti e votanti 193
Maggioranza 97
Voti favorevoli 164
Voti contrari 29
(La Camera approva).
presidente. Debbo comunicare alla Camera la seguente
domanda del deputato Crispi:
«L'onorevole deputato Santocanale propose alla Camera un articolo
di legge concepito a un dipresso nei termini seguenti. Preso in
considerazione il 1° luglio 1862, esso disegno di legge venne
mandato dagli uffici della Camera ad una Commissione, la quale ne
avrebbe presentato la sua favorevole relazione, se non fosse
sopraggiunta la chiusura della Sessione legislativa, Il
sottoscritto, valendosi dell'iniziativa parlamentare, che a lui
viene dallo Statuto, ne fa una nuova proposta nella lusinga che
saranno dati alla medesima eguali suffragi che alla precedente.
Articolo unico
. È ceduta gratuitamente al municipio di Palermo la proprietà del
suolo sul quale altra volta sorgeva in quella città l'edifizio del
noviziato degli espulsi gesuiti.»
Se però l'onorevole Crispi non dissente, e non vi hanno osservazioni in contrario, io per maggior speditezza proporrei che, conformemente agli usi sinora seguiti, questo progetto prenda il suo corso allo stato in cui si trovava al tempo della chiusura della Sessione.
(La Camera approva).
Crispi. Domando la parola sul processo verbale dell'ultima seduta.
presidente. Ha la parola.
Crispi. Nella nota stampata nella gazzetta ufficiale d'oggi io mi trovo inscritto come assente alla tornata di sabato scorso. Siccome la Camera sa che io era presente, credo che non occorra altra avvertenza per rettificare.
presidente. Sta bene.
Massari. Io darò una spiegazione all'onorevole Crispi.
Siccome egli era assente al momento in cui si faceva l'appello nominale, e la Camera, in conformità della
domanda dell'onorevole Michelini, aveva deciso che si facesse l'appello nominale e che il nome degli assenti fosse stampato nella gazzetta ufficiale, l'onorevole Crispi non poteva non essere notato nell'elenco degli assenti, quantunque più tardi intervenisse nella nostra aula.
Mi occorre aggiungere che oggi a riguardo d'altri nostri onorevoli colleghi si rinnoverà probabilmente lo stesso inconveniente, giacchè alcuni fra essi che ora sono presenti, non lo erano quando si è fatto l'appello nominale.
Chiaves. Rimane inteso, secondo le spiegazioni date dall'onorevole Massari, che gli assenti notati nella gazzetta ufficiale sono quelli trovati assenti al momento dell'appello nominale; talchè io che veniva sul cessare dell'appello nominale mi vedo anche fra gli assenti. Attualmente il deputato Michelini non c'è nella Camera, eppure è stato qui fino adesso; e se si dovesse ora fare l'appello nominale, sarebbe notato come assente alla seduta.
Manna ministro per l'industria e commercio. Presento
alla Camera un progetto di legge tendente a modificare l'articolo 7 della
legge monetaria del regno 24 agosto 1862; articolo che limita a certe
proporzioni nei pagamenti da farsi la quantità di spezzati di argento e di
monete di bronzo.
Gravi motivi inducono il Governo a presentar questo progetto ed a chiedere che sia discusso d'urgenza per rispondere a riclami che ci vengono da alcune Provincie del regno.
presidente. Si dà atto al signor ministro della
presentazione di questo progetto di legge, il quale, ove non vi siano
opposizioni, sarà dichiarato d'urgenza.
(È dichiarato d'urgenza).
Il ministro dell'interno ha la parola.
Peruzzi ministro per l'interno. La Camera ha avuto la
bontà di posporre la discussione intorno alla legge sul riordinamento delle
carceri giudiziarie, perchè io era trattenuto al Senato per la discussione
della legge di pubblica sicurezza. Io la ringrazio di questa cortesia, e
prenderei la libertà di pregarla di voler discutere questa legge domani (se
pur non voglia cominciare subito, al che io sarei pronto), perchè appunto
domani il Senato non tiene seduta.
Essendo molto importante ed urgente la votazione di questa legge, come lo notava eziandio l'onorevole Macchi, relatore, pregherei la Camera di volersene occupare oggi o domani.
Voci. Subito, oggi stesso.
Pasini. Io propongo che la Camera immediatamente discuta questo progetto di legge sul riordinamento delle carceri giudiziarie.
Sono le 4:30, perchè non possiamo fare questo lavoro?
Voci. Sì! Sì!
presidente. Essendo la Camera disposta a discutere
adesso il progetto di legge sul riordinamento delle carceri giudiziarie,
apro immediatamente sovr'esso la discussione generale.
L'onorevole Bellazzi ha la parola.
Bellazzi. Il primo articolo del progetto di legge in discussione onora grandemente l'Italia, perchè per esso l'Italia è ricondotta a fare altro primo passo sulla via della vera riforma carceraria.
La costruzione del carcere di San Michele in Roma, quella dell'ergastolo di Milano sul principio e sul finire del passato secolo, danno agl'Italiani meritamente il diritto sulle altre nazioni di aspirare al vanto di avere primi iniziato l'opera della riforma carceraria. Non per fatto suo, ma per tristizia dei Governi che finora l'hanno tiranneggiata, l'Italia fece lunga sosta sul cammino della riforma carceraria; dolorosamente essa si vide in questa superata dall'Inghilterra, dalla Francia, dalla Svizzera, dal Belgio, dall'Olanda, dalla Germania, dalla Svezia, dalla Norvegia, e persino dalla stessa Russia.
È merito della gentile Toscana se un illustre concittadino nostro, l'attuale ministro dell'interno, ha potuto nel Congresso penitenziario di Bruxelles, nel 1847, provare che se tutta l'Italia sventuratamente non avea progredito nella riforma carceraria, tuttavia vi era una parte di essa in cui uomini eletti di mente e di cuore vi attendevano così da lasciar speranza che la riforma si sarebbe estesa in tutta quanta la Penisola.
Le speranze manifestate nel Congresso di Bruxelles, Congresso europeo di elettissimi cultori della scienza carceraria, or volgono diciotto anni, divennero esse realtà? E se non divennero, diverranno un fatto per il progetto di legge in discussione?
È ciò che vedremo.
Fra le decrepite amministrazioni minaccianti di crollare da tutte parti, e che si vogliono ad ogni costo puntellare, con grave danno delle finanze, piuttosto che abbattere e ricostrurre, è questa al certo l'amministrazione delle carceri giudiziarie. Per essa noi vediamo tutti gli anni iscritto nel bilancio la somma di 8, 10, 11 milioni a carico della parte onesta della popolazione.
lo non biasimerò mai il Governo finchè impone dispendi gravi alla nazione per la tutela della sicurezza pubblica, per la tutela della proprietà e della vita dei cittadini, ma esigerò costantemente che tale tutela sia realmente conseguita. Sventuratamente non lo è coll'attuale sistema carcerario, per cui compreso l'obbrobrio dei bagni marittimi, si impongono ai contribuenti tasse ammontanti a 20 milioni annui.
Non si creda inutile quanto sono per esporre, e perchè la Commissione nominata il 2 febbraio 1862 rispose assai bene ai quesiti di materia penitenziaria, e perchè si dice che l'onorevole ministro dell'interno è per presentare
un progetto di riforma per le carceri di pena, e perchè il Senato ha già approvato il progetto di legge in discussione; tutto questo sta bene, tutto questo ridonda a lode degli sforzi governativi per conseguire la riforma carceraria; non fa che appoggiare la speranza che questa riforma sarà per essere in breve un fatto; ma perchè il Parlamento voti d'urgenza la legge relativa, perchè la nazione somministri al Governo i mezzi necessari per ottenerla, sia lecito, signori, scoprire alcuna volta la piaga delle nostre prigioni. Di questa piaga che infiltra lentamente funestissima tabe corruttrice nel corpo sociale io non ho pensiero di far risalire la terribile responsabilità fino al Governo. Conosco le molteplici cause donde proviene, ma chiederò sempre al Governo perchè non la svela egli che lo può fare nella intera sua nudità, perchè non domandi al Parlamento, e risolutamente, i mezzi per arrestare il fatale progresso.
Non basta che il Governo venga a dirci essere troppo nota la deplorabile condizione delle nostre carceri giudiziarie. Credo questa non abbastanza nota. Quando spontaneo il Governo denuncia alla pubblica opinione come deplorabile un ramo di pubblica amministrazione e poi domanda ai contribuenti 8, 9, 10 milioni per il servizio di questo ramo, incumbe a lui l'obbligo di corredare la domanda con dati presi dai rapporti degli ispettori, delle Commissioni, o desunti dalla statistica ufficiale; per questi dati la nazione e il Parlamento istrutti avrebbero argomento per assisterlo adeguatamente. Intorno ai difetti delle carceri nostre, buone sono le notizie del giornalismo coscienzioso, ottime quelle raccolte dai deputati pellegrinanti non senza fatica e spesa; ma nè le une, nè le altre saranno mai tanto efficaci, non avranno mai tanta importanza, quanto le notizie che venissero dal Governo direttamente. L'assoluta mancanza di dati statistici relativamente all'amministrazione carceraria fu parecchie volte deplorata dalla Commissione del bilancio per il 1863. Il Governo fece il sordo; si chiedono, a cagion d'esempio, 7 milioni per il solo alimento dei detenuti nelle carceri preventive. E quanti sono questi detenuti? Lo s'ignora.
Dall'esame della relazione della Commissione sul bilancio per il 1863 io trovo che questi detenuti nel 1862 erano in numero di circa 40 mila.
Esaminando un altro documento, trovo che le nostre carceri giudiziarie sono capaci di oltre a 42 mila prigionieri. Meditando sopra una nota dell'onorevole ministro dell'interno, unita al bilancio del 1864, trovo che questo numero va sempre aumentando. Ma di quanto i prigionieri vanno aumentando, lo s'ignora.
Io credo che deve essere ben spaventevole l'aumento del numero dei prigionieri dal momento che nelle sole prigioni di Genova, capaci di soli 492 detenuti, quanti questi nella scorsa estate salirono a 600, poi a 800, poi a 900 e a 1000.
Io conosco le condizioni eccezionali della città di Genova, come stazione di transito, perchè sotto maggiore attrito d'affari e di concorso di cittadini, anche di altre nazioni; tenuto conto di tutto ciò, resta sempre provato e provatissimo l'avvento strabocchevole del numero dei detenuti. È urgente che in Genova si provveda al grave sconcio!
Lo ripeterò ancora: d'onde la causa di quest'aumento nel numero degl'imprigionati? Ben comprendo essere una delle cause la condizione eccezionale in cui si trovano alcune provincie del regno; ma io ho diritto di credere che ne esistono altre, che invano cerco nella continuazione della statistica giudiziaria penale con ragguagli comparativi, iniziata con tanta gloria d'Italia nel 1857, ed ora non so per qual cagione sospesa.
Se fosse presente l'onorevole ministro guardasigilli, gli chiederei: ov'è la continuazione di quest'opera importantissima? Attenderò la risposta.
La statistica, signori, scienza ed arte rivelatrice della forza e della debolezza degli Stati, dei principii malefici che li corrodono e di quelli benefici che li sanano, fonte inesauribile di cognizioni d'onde Roberto Peel trasse le leggi della prosperità inglese, d'onde Germania e Svezia ed altre nazioni traggono dai fatti sociali i teoremi per governare, in Italia non è, come dovrebbe essere, coltivata, però io esorto il Governo a farla progredire, non badando a dispendio. Intanto che la statistica ufficiale tace intorno alle cause dell'aumento dei prigionieri sia lecito a me d'indicarvene alcune.
Stanno nella non mai bastantemente deplorata promiscuità dei giudicandi e dei giudicati, degl'innocenti e dei colpevoli, degli alunni nella colpa e dei maestri consumati, di questi abbronziti nelle manovre, nelle cospirazioni per compiere contro la vita e le proprietà dei cittadini infande scelleratezze. Negli Stati Uniti, nell'Inghilterra, nella Scozia, presso quasi tutte le civili nazioni, si tolse il funestissimo aggruppamento dei detenuti nel carcere preventivo, dove 500 sopra mille sono innocenti. Nel nostro sistema carcerario preventivo sta dunque il semenzaio dei grandi delitti, figli sempre della pestilenza morale concentrata nel nostro carcere preventivo. Avviene talvolta che degl'individui i meno inclinati al disordine, arrestati per un nonnulla dalle questure, messi alla rinfusa con prigionieri (fosse anche per un solo momento), vera feccia sociale, escono dal carcere impudenti, agguerriti contro la vergogna e contro la legge, per darsi al crimine.
Io so di alcune città di transito, ove talvolta giungono di improvviso in un sol giorno 50, 60, 100 prigionieri. In tale caso l'agglomerazione divenuta inevitabilmente indistintissima, sviluppa in vaste proporzioni la micidiale malignità de' suoi effetti a danno delle leggi della morale e della natura umana. Basti il dire che in questo, sia pure momentaneo amalgama di audaci, di inverecondi, di ladri, di falsari, di assassini, di aggressori si perde perfino qualunque traccia di tutela del procedimento fiscale, così che, per trama abilmente ordita dai detenuti di passaggio con quelli che rimangono, la giustizia è costretta talvolta a lasciare liberi, come avvenne testè in una cospicua città,
dei sicarii di sangue, noti per triplice, pattuito perpetrato assassinio.
È qui il caso dire che dei due generi di corruzione, quello che esiste quando il popolo viola le leggi, e quello che si mantiene quando le leggi sono corrompitrici del popolo, noi in Italia pel nostro metodo carcerario, abbiamo il secondo.
Io vi ricorderò, signori, con un filosofo straniero, questo fatto: Barrère un giorno si presentò alla Convenzione di Francia proponendo di sostituire al patibolo per un solo individuo, un patibolo collettivo per cui si ottenessero dieci o dodici esecuzioni capitali nel tempo cbe s'impiega per una sola. La Convenzione inorridì e respinse quella proposta di patibolo promiscuo; e noi non respingiamo il sistema ben più inumano della promiscuità del carcere.
L'idea delle esecuzioni in massa ci rivolta, e ci lascia indifferenti quella delle prigioni in massa. Quale differenza fra un sistema che tronca in un colpo dodici vite e un sistema che moralmente uccide centinaia e migliaia di cittadini? Il primo è meno odioso di tanto quanto il secondo è più barbaro.
Ben comprende il Governo che l'aumento dei delitti, delle recidive dipende nella massima parte dallo stato attuale delle nostre prigioni giudiziarie; ben sa dai rapporti delle Commissioni carcerarie come il riparto per classi è impotente ad arrestare lo scolo pestilenziale delle sentine carcerarie sulle moltitudini; sa dalle sollecitazioni di alcuni direttori medici finora inascoltate, come due vizi, che il pudore ed il rispetto dovuto a voi, signori, mi vietano di nominare, rovinosamente fermentano nelle nostre carceri giudiziare a sfogo schifoso di abbrutiti istinti di una corrotta natura. Tutto questo ed altro va messo alle strette.
Il Governo alla sua volta ha poi ragione di difendersi e dire che in fin de conti la causa di tali mali sta nella angustia e nella pessima conformazione dei fabbricati. Questi fabbricati, mentre un tempo nella materiale loro costruzione ebbero almeno il pregio di impedire che i prigionieri evadessero, attualmente non hanno più nemmeno questo pregio; ne sono prova le fughe che dalle carceri nostre succedono quasi giornalmente, per modo da eccitare le più serie apprensioni nei contribuenti che pagano per avere tutelata la proprietà e la vita. La tutela della vita ai contribuenti non è guarentita, anche perchè allarmante è la condizione sanitaria delle prigioni. Udii, non senza dolore, nella scorsa state, come nel carcere di Genova la media degli infermi detenuti sarebbe stata di duecento sopra mille, ossia del 20 per cento. Questo fatto a buon diritto fa temere l'effetto avvenire di una mortalità simile a quella ricordata da Quetelet nella prigione di Vilonde, sul principio del secolo. E voi sapete, onorevoli signori, che quando la morte miete nelle carceri, in breve tempo fa stragi maggiori di quelle fatte dalle pestilenze più terribili, dalle guerre più distruggitrici.
Anche il timore di tale flagello comanda la riforma delle carceri, la esige anche la pubblica incolumità minacciata.
Tutti sanno con quanta feconda rapidità nei luridi covili del carcere promiscuo si propagano i morbi più micidiali; come questi erompano dalla male custodita cinta delle prigioni per spargere la desolazione colla morte nelle oneste popolazioni. Genova si ricorda ancora che lo spettro del cholera esciva da un suo carcere a decimarla.
È sorto dunque l'onorevole ministro dell'interno a volere nell'attività che lo distingue adottare le misure suggeritegli in un rapporto medico, ultimamente presentato: in questo, mentre lo si avvisa di schifosissime malattie serpeggianti nelle prigioni per vizi turpissimi mantenuti dall'agglomerazione, si fa pure cenno di rimedi onde non si sviluppi la lue delle febbri carcerarie e fra queste non infierisca il micidialissimo tifo castrense. — Rimossi tanti timori, l'onorevole ministro dell'interno avrà la soddisfazione del plauso universale, perchè avrà dato prova del come deve agire un ben illuminato Governo.
L'accusato è egli innocente? Voi dovete allontanarlo dal contatto dello scellerato. L'accusato è egli scellerato? Voi dovete impedire che corrompa l'innocente.
Questa massima in tutta la sua estensione comprese l'autore del primo articolo della legge in discussione, articolo con cui si volle erigere un ostacolo insormontabile al delitto, di entrare nelle nostre prigioni, reclutare i suoi, a mantenerli, a moltiplicarli.
Il lodato articolo rivela dunque che le speranze manifestate nel Congresso penitenziario di Bruxelles dall'onorevole ministro dell'interno non sono ancora un fatto almeno parziale in Italia, e se non lo rivelasse l'articolo, lo rivelerebbero le condizioni delle carceri di Napoli e di Sicilia, tenute nella stessa condizione in cui le tenne la dominazione borbonica di sempre abborrita memoria; lo rivelerebbero le carceri dell'Umbria e delle Marche che i giornali di quei paesi hanno stigmatizzate come covili di fiere; lo rivelerebbero le carceri rigurgitanti di Genova e alcune della Sardegna.
Intorno a queste ultime si potrebbe riprodurre colla data d'oggi la tetra
descrizione che ne diede all'Europa
Comprendo che il Governo può giustificarsi dicendo che egli fa attendere alla costruzione di carceri in Cagliari ed in Sassari; sta bene. Valga intanto il mio ricordo a rendere più sollecita la costruzione di quelle carceri.
Ma questo primo articolo sarà esso mandato ad esecuzione colla voluta sollecitudine?
Io inclinerei a rispondere affermativamente se avessi veduta la relazione governativa e quella della Commissione corroborata da una estesa esposizione dei motivi per cui viene proposta la legge. Risponderei affermativamente anche se il primo articolo non fosse seguito
da altri, i quali, secondo me, ne impediscono l'attuazione.
Il Governo, dopo aver detto nella sua relazione “essere troppo note le infelici condizioni della maggior parte delle carceri giudiziarie del regno”, doveva esporre alcune di queste infelici condizioni a conferma delle giuste rimostranze fatte in Parlamento. Doveva, per esempio, descrivere lo stato delle prigioni della Sardegna, del Napoletano, della Sicilia; indicare la necessità di far sottostare la nazione a maggiori sacrifici perchè queste e quelle fossero riformate.
Trattandosi di persuadere i contribuenti a subire nuovi pesi per un provvedimento dal Governo stesso dichiarato d'urgenza imperiosa, perchè si limita il Governo a dire in nome di quest'urgenza imperiosa che bisogna “accingersi con coraggio e perseveranza a riparare alle tristi conseguenze dell'abbandono in cui furono lasciate e si lasciano le prigioni”? Il Governo doveva egli stesso rivelare queste conseguenze tristi per la moralità nazionale, onerosissime per le finanze dello Stato.
Come vede il Governo, nella sua relazione non è tanto facile a comprendersi dai contribuenti che sarebbe inutile ogni tentativo di riforma dei condannati, che sarebbe nullo ogni provvedimento diretto ad impedire il morale contagio della reciproca corruzione tra loro, se non rimontasse indietro all'origine di questa durante il periodo della detenzione che precede la condanna.
Seguendo l'esempio degli altri Governi d'Europa che lo precedettero nelle riforme carcerarie, il nostro Governo doveva far conoscere come nelle nostre carceri giudiziarie il buono diventa capace del delitto, l'incredulo empio, il delinquente bandito, lo scellerato più perverso, il depravato più corrotto, l'alunno della colpa maestro consumato di scelleratezza. Patto conoscere tutto ciò, doveva il Governo far comprendere nella sua relazione come il veleno della corruzione criminosa dal carcere giudiziario passa nelle case di pena, nei bagni marittimi per riversarsi in seno alla società; come questo veleno alimenta contro la pubblica sicurezza congiurate associazioni di malfattori, come di questi alunni sorpresi nella colpa vengano rimandati di nuovo nelle carceri giudiziarie per ricominciare nuove trame di nuovi delitti, perchè sia perenne la guerra della frode, del furto, dell'assassinio contro la proprietà, contro la vita dei cittadini.
Non basta ricordare l'elaborato progetto della Commissione per la riforma delle case di pena; era necessario produrne altro di altra Commissione perla riforma di tutte le carceri giudiziarie; bisognava constatare, producendo fatti che fino a tanto che dura l'attuale stato del carcere preventivo, avvi nessuna guarentigia del procedimento fiscale, nessuna sicura custodia dei detenuti stessi.
Tutti sanno che non ebbe, nè avrà contraddittori la massima della separazione individuale fra i condetenuti nel carcere preventivo. Non occorreva che il Governo insegnasse ciò.
Il Governo doveva piuttosto svelare con buoni dati statistici nella sua relazione la piaga da cui è ròsa l'importantissima amministrazione carceraria sotto tutti i suoi rapporti.
Mentre in Italia si grida ogni giorno contro la deplorabile condizione delle
nostre carceri, tranne pochi curanti della materia
A che il Governo ci annunzia aver egli ornai compita la verificazione locale di tutte le carceri del regno per mezzo degl'ispettori suoi? Perchè tale annunzio non è seguito da un compendio dei rapporti fatti dai singoli ispettori? Perchè non sono descritti gl'innumerevoli difetti delle nostre prigioni? Perchè non numerate tutte le cure usate per porre un riparo, e che tuttavia non otterranno l'effetto desiderato? Se non sarà, come esprimesi lo stesso Governo, seriamente provveduto e colla maggiore sollecitudine possibile, alla riforma dei fabbricati.
E perchè il Governo non ha corredata la sua relazione dei lamenti ad esso costantemente diretti dalle Commissioni carcerarie delle singole provincie? E perchè questi lamenti, indicanti una causa precipua e prima, i non adatti, angusti, antichi locali carcerari, non suggerirono al Governo di far conoscere al Parlamento, alla nazione, per mezzo di un voto degli architetti, quali edifizi devono essere d'urgenza del tutto ricostrutti?
Credo che ove il Governo avesse fatto ciò, facilmente il Parlamento gli avrebbe votato le somme necessarie per la ricostruzione generale di tutte le carceri giudiziarie.
Si conosce con quanto amore, con quanta fatica l'onorevole ministro dell'interno ha sempre coltivato e coltiva i più elevati principii della riforma carceraria;
se ciò non fosse, si crederebbe aver egli nella sua relazione lasciato tante lacune, che nel grande vuoto di ragioni a sostegno del mettere subito in atto la riforma emergesse gigante quell'una sola la quale può essere invocata contro la sollecita attuazione del progetto di riordinamento delle carceri, vo' dire la ragione delle angustie della pubblica finanza.
Questa ragione, che è prepotente ed unico argomento sollevato da molti contro la sollecita ricostruzione delle carceri, io pure invoco in nome della economia del pubblico denaro quale appoggio della mia tesi. Però vi dico: volete davvero togliere una delle prime cause della povertà dell'erario? Ricostruite, riformate, e presto, le carceri di tutto il regno. Ammesso che il sistema delle nostre prigioni giudiziarie è corruttore, che somministra la maggior parte della colpevole popolazione alle case di forza e di correzione, ai castelli di relegazione, ai presidii coi ferri, ai bagni marittimi, siami lecito, nel fare un cenno statistico-economico della carceraria amministrazione, di produrlo completo.
Consta aver noi 41 tra case e stabilimenti penali, 25 bagni marittimi, 1648 carceri giudiziarie. Di queste 756 in capoluoghi, 892 succursali e mandamentali, 60 in 26 distintissime città, scelte fra i due estremi di Napoli che conta 1230 carcerati, e di Ferrara che ne numera 400. Queste 60 prigioni possono ridursi a 30 col nuovo sistema e sarebbero precisamente quelle di cui la riedificazione è imperiosamente richiesta.
La popolazione degli stabilimenti penali, compresi i bagni marittimi, oltrepassa la cifra di 21,000; costa all'erario 9,000,000, ed è in aumento.
I detenuti nelle carceri giudiziarie risultano circa 40,000: sono pur essi in aumento e aggravano la nazione della spesa di lire 11,000,000.
Così l'Italia presentasi col suo esercito di 600,000 imprigionati divoratori di 20 milioni annui. Cifra enorme! che forse ascende a 25 o 30 milioni, quando si computano le spese di giustizia e le somme estorte dalla frode, dal furto, dall'assassinio agli onesti cittadini.
Incombe al Governo di far conoscere colla statistica giudiziaria penale nelle categorie dei crimini contro le persone, contro le proprietà, quelle dei delitti, e delle contravvenzioni, a quanto aumenta la tassa di rapina e di sangue prelevata sul popolo dai malfattori che imprendono la maggior parte a delinquere nelle carceri giudiziarie. Io ignoro se il valore di 25 milioni annui, a cui si fanno ascendere le somme estorte dal ladroneccio in Londra, sia lontano dal vero. Per quanto sia esagerato, gioverà sempre come termine di confronto, per far ritenere incalcolabile il valore dei furti giudicati e non giudicati, e che aumenteranno sempre finchè il carcere giudiziario sarà scuola e semenzaio di malfattori.
E poichè l'onorevole guardasigilli è presente, lo esorto nella continuazione della statistica del 1857, di produrre anche le somme che vengono annualmente sottratte col ladroneccio o in altro modo dai birbanti agli uomini onesti.
Domanderei due minuti di riposo.
(La seduta è sospesa per pochi minuti).
Rivolgerei preghiera alla Camera perchè voglia rimandare la discussione a domani, essendo l'ora tarda.
Voci. No! no!
presidente. Sono solo le 5; a quest'ora non si può
rimandare; continui.
Valeri. Siccome vi è nessuno che combatta questo disegno di legge, mi pare che non ci voglia molto tempo a difenderla.
Bellazzi. Continuo.
Sia pur grande la somma domandata dal bisogno di abbattere tanto perversa scuola, sarà sempre un risparmio. Nell'economia sociale e nella privata sono delle spese, a primo aspetto gravosissime, in seguito produttrici di grandi economie. Una volta assunte coraggiosamente danno poi la prosperità delle famiglie, degli Stati; non assunte, in vista di un momentaneo sollievo, danno il malessere, creano finalmente la rovina.
Di tale natura è la spesa per la sollecita e contemporanea riedificazione delle carceri giudiziarie in tutti i luoghi, ove se ne presenta imperioso bisogno.
Era dunque obbligo del Governo, poichè col progetto di legge in discussione volle estendere a tutto io Stato la legge del 27 giugno del 1857, di non introdurre nell'articolo 2 la clausola per cui, ammessa la riduzione o ricostruzione a cominciare dalle carceri dei capoluoghi ove hanno sede le Corti d'appello o d'assisie, lascia in suo arbitrio la scelta fra le eccezioni che potessero essere suggerite da necessità ed urgenza.
Il Ministero fino dallo scorso anno sa che la necessità e l'urgenza esiste in quasi tutti i capoluoghi; che la necessità e l'urgenza sono incalzantissime, per esempio in Napoli, in Palermo, in Ancona, in Genova e in molte altre città, ove a tutti i più grandi mali del sistema carcerario quello si aggiunge della facilità con cui i detenuti possono evadere quando ad essi talenta.
E le fughe dei carcerati si ripetono nelle medesime carceri per modo da costringere un diario governativo nel passato giugno a pubblicare che ogni settimana si annunzia una evasione; che qua i detenuti rompono il volto del carcere e discendono nel piano inferiore; là fanno un buco nel muro e passano, protetti dalle tenebre o anche con un sole di maggio, nella pubblica via; che in una prigione si trovano seghe, lime, tanaglie, in un'altra pistole o fucili, in un'altra infine degli abiti perchè i carcerati si travestano e possano sottrarsi più facilmente alle ricerche della polizia. In prova di ciò stanno, fra molte, le evasioni dei cinque prigionieri di Teramo, dei sette della Rocca di Pesaro, dei dodici di Sinigaglia. A buon diritto alcuno disse nelle Marche che il pessimo Governo del papa, se aveva un merito, era quello di non lasciarsi sfuggire i carcerati.
Conoscendo il Ministero dunque le urgenze maggiori, poteva, con disposizioni transitorie aggiunte alla legge, prevedere almeno in sette, in cinque, in tre località.
Poteva e doveva fare di più: imitando l'Inghilterra, disporre per legge la nomina di una Commissione in seno del Parlamento, la quale ogni anno presenti un suo rapporto al Parlamento intorno alle condizioni delle nostre carceri, intorno ai provvedimenti immediati da adottarsi, indicando e sottoponendo al voto parlamentare la scelta delle prigioni da ricostruirsi nell'anno seguente, e le somme necessarie da inscriversi nel bilancio nell'apposito capitolo.
Questa riedificazione, questa riforma tanto reclamata, non può nemmeno essere iniziata colle due somme proposte nell'articolo 3 della legge in discussione, Non so immaginare come il Governo dichiari ingenuamente la somma di un milione e mezzo ben lontana da potersi riguardare proporzionata ai bisogni più urgenti, e poi finisca col dire che però non è, nè potrebbe considerarsi esigua, per riparare, sebbene parzialmente, alle giuste rimostranze fatte in Parlamento sullo stato attuale delle carceri giudiziarie.
La somma proposta non solo è sproporzionata ai bisogni più urgenti, ma è più che esigua per riparare anche parzialmente ai difetti delle carceri.
Il Governo intende egli impegnare invece lo stesso milione e mezzo in
riparazioni, sebbene parziali, e quindi allo scopo inadeguate e causa di
lamenti? Farà spreco e sperpero di tanto denaro, imperocchè non è con
momentanee, insufficienti riparazioni che si provvede là dove egli stesso
confessa non potersi provvedere seriamente e colla maggiore sollecitudine
che alla radicale riforma dei fabbricati. Già ricordai essere circa 60 le
carceri che trovansi nella necessità di un provvedimento, o perchè auguste o
perchè non adatte, o perchè non sicure. Si distribuisca fra 35 di queste la
somma proposta, toccherà a ciascheduna poco più di lire 40 mila. Quali
riparazioni possano farsi in un carcere con lire 40 mila lo sanno gli
amministratori della prigione di Sant'Andrea in Genova; si fecero
riparazioni inutili e si sprecarono le 40 mila lire, e così si sciuperà
anche il proposto milione e mezzo: sempre in nome della economia, sempre in
nome delle angustie delle pubbliche finanze, al finire del 1864 resteremo
con un milione e mezzo in aumento del
Dissi che aumenteremo di un milione e mezzo il
Riteniamo la somma di 20 milioni dai contribuenti pagata per mantenere nelle carceri nostre la scuola del delitto; tale somma figura nel bilancio di quest'anno e figurerà in quello del 1864. Se confrontiamo il bilancio del 1863 con quello del 1862, vediamo noi fatta alcuna delle promesse economie per ciò che ha rapporto coll'amministrazione carceraria? Nessuna. Troviamo al contrario accresciuta per le sole carceri giudiziarie di lire 415,000 la spesa del personale, di 689,757 quella per mantenimento ed altro dei detenuti, di 100,060 quella del loro trasporto, di 318,404 quella di altri rami di servizio annessi: in tutto un aumento di lire 1,523,221.
Si noti che la Commissione del bilancio nell'approvare simili eccedenti spese, con certa ripugnanza, esprime il voto che “si tolgano le carceri preventive dal deploràbile stato in cui sono”, che ad ogni costo il Governo deve ottenere la separazione delle carceri giudiziarie da quelle di pena, che in seguito non deve lasciar mancare al Parlamento i dati statistici necessari per giudicare dell'opportunità di certe spese. E qui siami permesso di chiedere all'onorevole ministro dell'interno: ammonta ancora il censimento della popolazione delle carceri giudiziarie a 38,203 qual fu constatato il 15 febbraio 1862?
Alla somma sopra citata di lire 1,523,221 aggiungasi quella di lire 695,857 per fitto e manutenzione di locali non adatti e non riducibili, ed ogni anno voi avrete lo sperpero di lire 2,219,078, che può salire a 3 milioni annui uniti gli aumenti nelle spese delle altre prigioni di pena, e della piaga dei bagni marittimi.
Duri, o signori, anche in parte la condizione presente delle nostre prigioni giudiziarie per il volgere di 10 o l5 anni, e voi avrete depauperata la pubblica finanza di 30 o 40 milioni con uno scialacquo che renderà più penose, forse irreparabili le strettezze finanziarie, fatte impotenti a sostenere il peso della riforma carceraria più incalzantemente domandata dalla grande tutela dovuta da un buon Governo alla sua nazione.
Che mai può trattenerci dall'impiegare fin d'ora nella costruzione delle carceri 20, 30, 40 milioni che irreparabilmente perderemmo in pochi anni?
lo stimo il Governo desideroso, capace d'imprendere grandi e nuove cose, e tra queste la riforma carceraria, che conducano al tanto desiderato pareggiamento nei bilanci.
Ma credo pure che il Governo per volere risolutamente, per fare energicamente, ha bisogno che cessi intorno a lui il gridìo perenne di un malinteso sentimentalismo finanziario; questo per eccessivo amore della sua creatura, l'erario, vuole dispostarla osando; finirà col perderla, temendo.
I devoti ad ogni costo al principio delle economie peccherebbero di inconseguenza col non votare al Governo i fondi sufficienti per iniziare un po' largamente la riedificazione delle carceri giudiziarie, e con essa la radicale riforma delle prigioni nazionali. A confronto di questi volenti il risparmio del pubblico denaro, ricorderò con un economista, senza entrare in dimostrazioni per amore di brevità come il sistema più oneroso tanto per il bilancio dello Stato, quanto per la morale, è quello che col contatto de' detenuti genera il numero maggiore di recidive; come nell'attuazione sollecita del progetto di legge in discussione si risparmieranno all'Italia, ai contribuenti molti milioni annui di lire e molte migliaia di delitti; come la spesa della sollecita attuazione nulla aggiungerà al bilancio, perchè la
riforma avrà per conseguenze immediate economie e benefizi.
Economie risultanti dalla minore durata della prigionia, dalla diminuzione delle spese di giustizia e di detenzione preventiva, dal minor numero delle recidive, dalla quantità decrescente dei primi delitti, dalla moralizzazione dei giovani detenuti, dalle scemate spese di sorveglianza, dalla meno grave tassa imposta dalla frode, dal furto, dalla rapina sulla proprietà. A parte questa economia, taluno farebbe ascendere il valore delle altre economie a 10 milioni annui, che io vorrei ridurre anche alla metà: in dieci anni sarebbe un risparmio di 50 milioni.
Si ammetta per un momento la ipotesi dello stanziamento nel bilancio del 1864 di 12 milioni per la ricostruzione delle carceri giudiziarie in alcune delle 26 località ove è l'urgenza e dove stanno in dannosissimo modo agglomerati oltre 15 mila accusati e prevenuti.
Credete voi simile somma di soverchio peso allo Stato? Se la credete insopportabile, vi prego innanzi tutto di riflettere che stanziati nel bilancio questi dodici milioni, la industria privata, convinta della verità della impresa, verrà, per mezzo dell'associazione, ad assumerne la esecuzione: che all'industria privata invece di denaro sonante potrete rendere la proprietà delle antiche prigioni che ingombrano e contristano gli spazi più interni e costosi delle ampliate città, e mancano per lo più di ventilazione. La vendita dei materiali e delle aree di que' fabbricati può ascendere a non
pochi milioni.
Non bastando questi a compensare del tutto la industria privata costruttrice il Governo potrebbe aggiungere la cessione di altri beni demaniali che sono improduttivi nelle città, anzi di aggravio all'erario, quando non voglia lasciarli cadere in deperimento. Io credo insomma che volendosi energicamente, risolutamente, coraggiosamente provvedere, si può senza che dalle casse dello Stato si tolgano rilevanti somme.
E rilevanti somme non s'impiegheranno nella stessa ricostruzione generale del nostro edificio carcerario, imperciocchè la riforma di questo non richiede l'enorme spesa che da molti si crede; lasciata la superflua pompa esterna, ogni riguardo di sicurezza e comodità può raggiungersi con una somma non maggiore di lire 1500 per ciaschedun prigioniero.
Altra economia si otterrebbe utilizzando nella costruzione delle carceri l'opera di 10,000 forzati, che poltriscono nei nostri bagni marittimi. L'Inghilterra e l'America ci danno esempi. Io do il mio voto favorevole al progetto di legge in discussione, a condizione però, se è possibile, di ottenere l'approvazione dei tre emendamenti che ho presentati alla Presidenza.
Ora una parola per gli uomini teneri delle finanze.
Io li prego di considerare come sia bene far tutte le economie, secondo i computi dell'aritmetica, ma che bisogna baciare anche alquanto a fare le economie secondo i computi della morale. E necessario il risparmio del danaro, è vero: ma è pur necessario il risparmio dei delitti.
Io prego poi gli uomini della finanza di riflettere, come le altre nazioni hanno incominciato la riforma carceraria precisamente quando le loro finanze non erano in florido stato. Cito degli esempi.
La repubblica di Pensilvania incominciò e spinse avanti la riforma carceraria, quando il suo tesoro non era in florido stato.
La Francia tentò conseguire questa riforma in epoca nella quale il suo bilancio passivo ammontava ad un miliardo e 600 milioni, quando lo si voleva ridurre nientemeno che della metà.
Veniamo ora all'Inghilterra, che si cita sempre ad esempio dagli uomini gelosi custodi del pubblico denaro.
In una nota, che ho potuto compilare in fretta trovo che nel 1838 l'industria
e il commercio britannico erano afflitti da tremenda crisi; il
Vi prego, signori, di tener ben conto di questi esempi, e di non dimenticarli.
Un'altra cosa io voglio ricordare ai finanzieri ed è questa: se prendiamo a considerare il bilancio dell'istruzione pubblica, cioè il bilancio della scuola della scienza e della virtù, noi lo vediamo presentarsi con una cifra di nemmeno 15 milioni; se invece esaminiamo il bilancio delle carceri, ossia quello della scuola del delitto, noi lo vediamo colla cifra di 20 milioni annui. È grave, o signori, la considerazione, è molto grave.
Faccio inoltre osservare che le statistiche giudiziarie di altri paesi (parlerò di queste, poichè non abbiamo le statistiche del nostro) dimostrano quanto feconda e terribile madre di delitti sia l'ignoranza.
Nelle sole carceri di Preston sopra 1636 prigionieri 674 erano analfabeti, 646 ignoravano il nome di Dio, 1100 non sapevano nemmeno numerare e nominare i mesi dell'anno.
Vi prego di considerare tutto ciò. Finisco colle parole d'un distintissimo nostro economista, il signor Cattaneo, il quale scriveva:
«Quanto alla materia delle prigioni, il tempo ha maturato gli
errori; questi sono già fatti grandi, avviluppano la finanza dello
Stato, intralciano i passi dell'amministrazione. Perchè duri fatti
non spingano la verità a mordere il piede che la calpesta, il
Governo deve chiudere il baratro di pravità, demolire la scuola del
carcere promiscuo, rompere quell'orribile tradizione, la quale
scendendo d'età in età, collega i malvagi che insidiano le nostre
vite con quelli che perirono sul primo patibolo.»
presidente. Non essendovi altri oratori iscritti, se
non vi hanno opposizioni, si passa alla discussione degli articoli:
«Art. 1. Le carceri giudiziarie saranno ridotte o
costruite secondo il sistema cellulare: i detenuti vi saranno
segregati gli uni dagli altri, ed occuperanno locali isolati in
guisa che rimanga impedita ogni comunicazione fra di loro tanto di
giorno che di notte.
Sarà provveduto al passeggio all'aria libera dei detenuti in
locali ove questi siano egualmente segregati gli uni dagli
altri.»
(È approvato).
«Art. 2. La riduzione e ricostruzione delle carceri
giudiziarie si eseguirà, salvo le eccezioni che potessero essere
suggerite da necessità ed urgenza, a cominciare da quelle dei
capoluoghi ove hanno sede le Corti di appello o di assise, e venendo
in seguito a quelle dei capoluoghi di circondari giudiziari,
nell'ordine determinato dal numero medio dei detenuti che esse
debbono contenere.»
A questo articolo il deputato Bellazzi propone il seguente emendamento:
«La riduzione e ricostruzione delle carceri giudiziarie si
eseguirà, salvo le eccezioni che, d'accordo col ministro
dell'interno, saranno indicate dalla Commissione di cui all'articolo
4, a cominciare da quelle, ecc.»
il rimanente come nell'articolo.
In questo emendamento è fatto cenno di una Commissione. Questa è una Commissione la quale l'onorevole Bellazzi proporrebbe in un suo articolo 4 da sostituire all'articolo 4 del progetto. Ora questa parte dell'emendamento non si potrebbe adottare se prima la Camera non avesse approvata la creazione della Commissione medesima, ossia non si fosse approvato l'articolo, che la istituisce.
Egli è adunque necessario che si discuta anzitutto l'emendamento proposto dall'onorevole Bellazzi come articolo 4; imperocchè allora soltanto si potrà poi discutere l'emendamento proposto all'articolo 2, ove sia quello adottato.
Poichè non vi hanno osservazioni in proposito, io darò lettura dell'articolo 4 del progetto di legge, e poi darò lettura dell'emendamento ad esso proposto dal deputato Bellazzi: si discuterà questo emendamento; si passerà quindi a discutere l'emendamento proposto all'articolo 2, ove ne sia il caso.
L'articolo 4 del progetto è così concepito:
«Nel primo mese di ogni Sessione il Governo presenterà al
Parlamento una relazione sull'impiego di questi fondi.»
Invece il deputato Bellazzi propone questo emendamento:
«
All'articolo 4. Avanti la discussione del
bilancio di ogni anno, fino ad opera compiuta, una Commissione
eletta in seno del Parlamento, presi gli opportuni concerti col
ministro dell'interno, presenterà una relazione intorno allo stato
delle carceri del regno, intorno all'impiego dei fondi, di cui
all'articolo 3, proponendo alla Camera quali delle carceri
giudiziarie debbano essere in via eccezionale per urgenza ridotte o
ricostrutte, e quale somma sia necessaria all'uopo.»
Domando anzitutto se questo emendamento è appoggiato.
(È appoggiato).
Interrogo ora il ministro e la Commissione se accettano questa proposta.
Il deputato Bellazzi vuole svilupparlo?
Bellazzi. Non voglio ancora far perdere tempo alla Camera; avendone già svolte le ragioni nella discussione generale, credo di poter prescindere ora di dirne altre in favore di questo emendamento.
Peruzzi ministro per l'interno. Io sono dolente di non
poter accettare l'emendamento dell'onorevole Bellazzi, dopo che egli ha
spinto la sua cortesia e l'amore per questa legge al punto di volersene fare
patrocinatore, quantunque abbia visto che nessuno sia sorto ad
oppugnarla.
Ma in verità io credo che questa disposizione, lungi dall'aumentare le guarentigie del buono impiego di questi fondi, verrebbe anzi a scemarle: imperocchè, o signori, la maggior guarentigia che il Parlamento potrà avere nell'impiego di questa somma sarà appunto il sindacato che tutti gli anni in occasione del bilancio si farà coll'esaminare le relazione che dal Ministero dovrà essere, a senso dell'articolo 4° del progetto, presentata al Parlamento, lasciando poi alla responsabilità ministeriale la cura di erogare questi fondi nel modo che sarà ravvisato più conveniente.
Io credo che questa Commissione parlamentare, oltrechè sarebbe un fatto nuovo negli usi nostri governativi, oltrechè sarebbe un immischiare il Parlamento negli atti che debbono essere riservati al potere esecutivo, non farebbe altro che tirare la responsabilità dal vero campo nel quale deve rimanere per portarla sul Parlamento, e ben sarebbe facile al Ministero di esimersi da qualunque rimprovero che gli venisse fatto, riposando sopra la responsabilità della Commissione.
In conseguenza io credo che non sia conveniente la nomina di questa Commissione, e voglio anzi sperare che l'onorevole deputato Bellazzi recederà dalla sua proposta, considerando come essa possa essere nominata tutte le volte che il Parlamento vorrà, quando dall'esame di questi rendiconti, o qualche singolo deputato, o meglio la Commissione del bilancio, rileverà che la somma non sia stata spesa convenientemente; che la scelta degli edifizi da ridurre non sia stata fatta in conformità della legge e del criterio che può sembrare il migliore, che la somma chiesta nel bilancio preventivo paia alla Commissione del bilancio eccessiva.
In conseguenza io credo che l'articolo 4 del Ministero provveda anche più efficacemente alla retta applicazione di questa legge.
Dirò poi all'onorevole Bellazzi che se il Ministero non ha corredata la relazione di dati statistici intorno alla condizione delle carceri giudiziarie del regno, egli è stato perchè disgraziatamente le condizioni di esse sono così deplorabili che il provare la cattiva condizione
di questi edifici sarebbe stato lo stesso che il voler dimostrare la luce del sole, od altre di quelle cose che non si dimostrano.
Osserverò inoltre che se delle società, se dei Congressi di scienziati sul sistema penitenziario non esistono in Italia, io ne sono dolente al pari di lui; anzi io confido grandemente che se il Parlamento vorrà sanzionare questa legge, se noi daremo opera alla riforma carceraria, io confido che sorgeranno in Italia e società e congressi che aiuteranno il Governo nell'opera che intende intraprendere e condurre innanzi quanto più si possa. Imperocchè io credo fermamente, come ho detto nella relazione presentata al Senato sul progetto di legge intorno alla riforma delle carceri di pena, io credo che il sistema di segregazione individuale non possa essere applicato, se non in quanto i privati cittadini coadiuveranno l'opera del Governo; perocchè egli è per i prevenuti che noi possiamo applicare il sistema di segregazione; fra i prevenuti vi possono essere delinquenti e possono esservi innocenti.
Assicuro infine l'onorevole Bellazzi che il guardasigilli, appena assunse il suo portafoglio, sentì al pari di lui il difetto di una statistica giudiziaria, la quale per l'anno decorso è già sul punto di essere stampata e pubblicata; e così sarà fatto pel seguito; cosicchè anche il regno d'Italia avrà una statistica giudiziaria tale da far onore al nostro paese.
presidente. Il deputato Bellazzi ha la parola.
Bellazzi. Ringrazio l'onorevole ministro dell'interno delle cortesi parole che ha voluto dirigermi.
Debbo dare una spiegazione. Io non domando che la Commissione eserciti un sindacato sul modo che il Governo avrà spese le somme votate dal Parlamento, no; desidero la Commissione, perchè annualmente venga a riferire intorno allo stato delle carceri nostre in modo di essere d'aiuto, d'appoggio al Governo, non già nello scopo d'indebolirne l'autorità, come atto di sfiducia.
Nella Commissione trovo anzi il modo di dargli maggiormente i mezzi, affinchè il Governo possa compiere la riforma carceraria.
Ecco il senso della mia proposta.
D'altronde Governi d'altri paesi accettarono proposte pari alla mia, ne crederono di essere perciò giudicati impotenti.
Peruzzi ministro per l'interno. Domando la parola per
osservare che quando si potrà raggiungere questo scopo, egli è evidente che
il ministro ogni qual volta vedrà che il Parlamento non sia abbastanza
persuaso della necessità di compiere le riforme giudiziarie più presto che
si possa compatibilmente collo stato delle nostre finanze, non trascurerà di
chiedere esso stesso che il Parlamento certifichi queste condizioni per
guisa che se non crede alle osservazioni del ministro, creda alle
osservazioni dei suoi membri i quali abbbiano visitate le carceri; credo che
questo rimedio sia il migliore.
Del resto spero che non ce ne sia bisogno, imperocchè sono convinto della necessità di condurre innanzi le riforme giudiziarie, in ispecie per il carcere preventivo; tale bisogno è generalmente sentito, per cui non credo che sia necessario ricorrere nè a Commissioni, nè a società, nè a congressi.
presidente. L'onorevole Bellazzi persiste nel suo
emendamento?
Bellazzi. Dopo le spiegazioni dell'onorevole ministro dell'interno lo ritiro; faccio però osservare che l'Inghilterra stessa non procedette alle riforme se non quando John Russell, Wilforth Russell della Commissione parlamentare delle carceri britanniche vennero in Parlamento ad esporre lo stato delle prigioni del loro paese. L'Inghilterra che prima non voleva sapere di vetture cellulari, a cagion d'esempio, fu la seconda, dopo la Francia, che le adottò per i prigionieri dopo i rapporti del 1838 e del 1839 de' suoi sopra indicati commissari: perchè non potremo far noi ciò che fece l'Inghilterra?
Peruzzi ministro per l'interno. Prendo la parola per
dire che questo dimostra che la scienza ha fatti tanti progressi che da noi
ci troviamo d'accordo a fare quello, per cui in Inghilterra si conveniva che
fosse presa l'iniziativa di uomini eminenti.
presidente. Così tolti di mezzo i mentovati due
emendamenti Bellazzi, non rimane altro che di porre a partito l'articolo 2
del progetto di legge.
Panattoni. Domando la parola.
Giacchè nella discussione che si è impegnata tra il signor ministro dell'interno e l'onorevole Bellazzi si è parlato di miglioramento delle carceri, io non domando altro che uno schiarimento.
Derogheremo noi, con disposizioni concernenti il sistema cellulare, a quei benefizi che in generale i regolamenti accordano al carcerato, allorchè è finita la istruzione e cessa il bisogno della rigorosa custodia, o verrà piuttosto a mantenersi cauto sì, ma però facile l'accesso dei famigliari e parenti?
Io credo che, sebbene qui si parli di sistema cellulare, esso debba intendersi come è stato inteso in Toscana; vale a dire, che quando sono cessati i bisogni del segreto e della istruzione criminale, sia lasciata al detenuto una discreta libertà di comunicare e di essere visitato dalle persone che hanno dei rapporti con lui.
presidente. L'onorevole Pessina ha la parola.
Pessina. Io ho chiesto di parlare appunto perchè in seguito agli schiarimenti domandati dall'onorevole Panattoni parmi che sia il caso di esporre quello che intendeva proporre alla Camera in proposito dell'articolo 1.
Trovo nel secondo comma dell'articolo 1:
«Sarà provveduto al passeggio all'aria libera dei detenuti in
locali ove questi siano egualmente segregati gli uni dagli
altri.»
Diceva testè l'onorevole Panattoni che formolando una legge che intende a miglioramenti materiali nella condizione dei detenuti non venga punto derogato a ciò che si richiede in quanto ai bisogni morali, e che
specialmente trattando questa legge dei detenuti per custodia, e non già dei detenuti per pena, non si renda troppo grave la loro condizione.
Quando è così, io darò una spiegazione, come a rendere guarentiti i bisogni morali dei detenuti è necessario che si aggiunga un articolo addizionale nei termini che ho l'onore di proporre alla Camera:
«Sarà provveduto alle comunicazioni dei detenuti con congiunti ed
estranei in maniera conciliabile coi regolamenti carcerari.»
Peruzzi ministro per l'interno. Faccio osservare che
se l'alinea 2° è stato aggiunto all'articolo primo ed è stato aggiunto nel
progetto ministeriale, perchè dall'obbligo d'aver o di non aver luoghi di
passeggio nelle carceri a sistema cellulare risulta una grandissima
differenza nella compilazione dei progetti e nelle spese di costruzione,
imperocchè è indubitato che i passeggiatoi con segregazione continua
occupano un grande spazio e richiedono una sorveglianza speciale, quindi
aumentano notevolmente la spesa. Ora, siccome è antico pregiudizio che i
prevenuti sieno molto peggio trattati che i condannati, ho voluto che nella
legge sulle carceri giudiziarie vi fosse questa disposizione, acciocchè il
potere esecutivo avesse l'obbligo di provvedere anche alla sistemazione di
locali adatti al passeggio con segregazione continua. Generalmente, siccome
si presume che i detenuti nelle carceri giudiziarie ci stiano poco tempo non
si è quasi mai provveduto al passeggio, mentre vi si provvede sempre nelle
carceri di pena, perchè i ditenuti vi stanno per anni e non si può per lungo
tempo tenere un uomo in carcere senza fargli prendere aria.
Quindi nelle antiche carceri giudiziarie non si vede quasi mai un luogo di passeggio mentre nelle più cattive carceri penali il luogo da passeggiare esiste.
Ho voluto che si mettesse questa disposizione perchè il potere esecutivo avesse obbligo di provvedervi tanto più ch'è rilevante la spesa a ciò necessaria.
Riguardo le conferenze che i detenuti possono avere coi congiunti e cogli estranei, non occorre altro che un parlatolo. Il parlatolo richiede una piccolissima spesa, è una parte accessoria e minima del locale carcerario, e francamente non credo che possa venire in mente ad alcuno di privare i detenuti delle comunicazioni cogli estranei, coi quali possano avere relazioni, allorquando l'autorità giudiziaria non metta più ostacoli alle visite, allorquando lo stadio in cui giunta è la procedura lo permetta. Quindi pregherei l'onorevole Pessina di voler essere contento di queste dichiarazioni, molto più che egli vedrà dalla relazione tanto del Ministero, come da quella della Commissione, come anche da quella che fra pochi giorni sarà presentata sul progetto di legge sottoposto al Senato, come queste comunicazioni cogli estranei sieno necessarie, come il senso che noi diamo al sistema di segregazione sia analogo a quello accennato dall'onorevole Panattoni, cioè la segregazione per i detenuti, ma con la maggior possibile quantità di comunicazioni colle persone oneste estranee.
presidente. Insiste il deputato Pessina?
Pessina. No, ritiro la mia proposta.
presidente. Metto ai voti l'articolo 2.
(È approvato).
«Art. 3. E autorizzato lo stanziamento nel bilancio
del Ministero dell'interno della spesa di 500,000 lire
sull'esercizio 1863, e di un milione di lire sull'esercizio 1864, la
quale verrà inscritta in apposito capitolo intitolato:
Costruzione o riduzione delle carceri giudiziarie
a sistema cellulare.»
(È approvato).
Bellazzi. E il mio emendamento di 4 milioni?
Peruzzi ministro per l'interno. Pregherei l'onorevole
Bellazzi a non insistere nel suo emendamento, tanto più che sarà sempre
aperto l'adito a chiedere un aumento.
(Il deputato Pasini fa segni di diniego).
Bellazzi. Io vorrei pregare l'onorevole ministro dell'interno ad addivenire almeno alla costruzione di un carcere giudiziario.
presidente. Perdoni; confesso che mi ero dimenticato
di quel suo emendamento; ora però l'articolo 3 è già votato, nè si potrebbe
più quindi aprire una discussione la quale toccasse alla deliberazione
presa.
Peruzzi ministro per l'interno. Ho domandato la parola
unicamente per dire che non si può trattare di far un carcere di pianta:
evidentemente si tratterà di cominciare varie riduzioni di varie carceri; e
le riduzioni tutti sanno come siano lentissime, perchè bisogna farle
compatibilmente colla sicurezza dei detenuti. Si comincierà qualche nuovo
carcere: ma si capisce bene che bisogna andare adagio, perchè si deve già
spendere molto per altre carceri, e per molte opere che saranno intraprese e
condotte innanzi; e così conosceremo anche praticamente, come si potrà fare
per l'avvenire.
Bellazzi. Se quanto ha detto l'onorevole ministro dell'interno ha il significato che dentro l'anno egli presenterà altri progetti di legge nell'intento di ottenere altre somme per provvedere alla riforma, io ritiro la mia proposta.
Peruzzi ministro per l'interno. Lo farò, se vi sarà
bisogno.
«Art. 4. Nel primo mese di ogni Sessione il Governo
presenterà al Parlamento una relazione sull'impiego di questi
fondi.»
(È approvato).
Si procederà domani alla votazione per iscrutinio segreto di questo progetto
di legge: inoltre avrà luogo la discussione dei seguenti progetti di legge
(Vedi sotto), e dopo esaurito il primo di essi,
la votazione d'entrambi.
La seduta è levata alle ore 6.
1° Votazione per scrutinio segreto sul progetto di legge intorno alla riforma delle carceri giudiziarie.
Discussione dei progetti di legge:
2° Spesa per riparazione al palazzo ducale in Genova;
3° Costruzione di un ergastolo pei forzati in Alghero;
4° Ampliazione del bagno di San Bartolomeo presso Cagliari;
5° Conto amministrativo dei proventi, e delle spese del 1857;
6° Trasporto da un capitolo all'altro di somma stanziata per locomotive;
7° Spesa per l'acquisto all'estero di piroscafi onerari;
8° Maggiore spesa sul bilancio 1861 della guerra;
9° Spese nuove e maggiori sul bilancio 1862 dei lavori pubblici;
10. Spesa pel telegrafo a stampa del professore Hugues;
11. Convalidazione del decreto per attuare nelle Provincie meridionali la legge sui pesi e le misure;
12. Spesa per provvista di materiale a dotazione di ospedali militari;
18. Spesa per lavori di ristauro al locale della manifattura dei tabacchi in Napoli;
14. Perequazione dell'imposta fondiaria.