Atto primo
Sala magnifica in casa di Enrico di Rotsay, con porte in fondo, che mettono ad altre sale splendidamente illuminate – Invitati d’ambo i sessi in maschere, ed in elegante costume – Servi, che vanno e vengono. La Festa è nel suo colmo – di lontano Musica – Scrosci di riso di tratto in tratto.
Scena I
Enrico di Rotsay e Barner da una porta in fondo.
Enrico
Sì! della vaga incognita beltade
mi è forza il dirlo innamorato io sono.
Barner
Voi Prence de’ Baccanti, amar davvero?
Enrico
Ah! Mi credi, io l’adoro…
Barner
La sua dimora!
Enrico
In un remoto calle…
ove ascosa ad ognun, vive i suoi giorni.
Barner
E sa colei chi sia
l’amante suo?…
Enrico
Lo ignora…
(un gruppo d’invitati d’ambo i sessi traversa la sala)
Barner
Quante belle mirate!
Enrico
Le vince tutte la mia donna amata.
Barner
E d’amare voi dite!
Enrico
E c’è poi male!
Barner
Questa è nuova follia!…
Enrico
No, anzi cela ad ognun la fiamma mia!
Rido è vero, folleggio in quest’ora
nel tumulto di danza festante
ma il mio cor d’amor palpitante
non obblia quella cara beltà.
Quest’affetto a me ignoto finora
già di rose m’abbella la vita,
e colei, che mi torna gradita
ogni fallo scordar mi farà.
La speranza tiranna del core
mi tormenta con strazio crudele;
mentre ognuno mi stima infedele,
a me piace giurar fedeltà.
Ma si freni per poco l’amore,
della festa goder mi decido;
anzi tutte le belle disfido,
lusingar vo’ la loro beltà!
Scena II.
Detti – Crawford, che segue da lungi Giovanna seguita da altri Baccanti, altri, ch’entrano da varie porte.
Enrico
(incontrandola, con galanteria)
Giovanna! Partite!
Giovanna
Seguire il fratello
m’è forza, il vedete…
Enrico
No, deve più bello
il sol di quel viso, tra noi scintillar.
Quel guardo possente, qual fiamma d’amore
inebrii, conquida, distrugga ogni core!
Giovanna
Scherzate voi!
Enrico
No…
(dà il braccio a Giovanna, ed insieme ad altri van nella sala della Festa)
Scena III.
Detti, Archibaldo, che s’incontra con Crawford.
Archibaldo
(con tuono di molto spirito)
Perché non ridete?
Tommaso Crawford?
Crawford
(fa un cenno d’impazienza)
Archibaldo
(ai Baccanti)
Ei freme, vedete?
Coro
Che festa!…
Archibaldo
Oh! Sì…
Barner
Enrico qui ben si diverte.
Archibaldo
Non è nostro Prence? Quai nuove scoperte!…
Costante lo trovan, l’amore, la danza,
soltanto in amore, costanza non ha!
Sventura alla donna, che in esso ha speranza
qualche altra ad un tempo nel core gli sta.
(esce)
Scena IV.
Detti, e Marnullo premuroso.
Marnullo
Gran nuove, o Baccanti!
Coro
Marnullo, parlate!…
Marnullo
Sì voi stupirete…
Barner
Narrate… Narrate…
Marnullo
Ah! Ah!… Archibaldo…
Coro
Ebben?…
Marnullo
Fatto strano.
Coro
Caduta è al giullare, la lingua, la mano?…
Marnullo
Più strana è la cosa; infine possiede!…
Coro
Che mai?
Marnullo
Una casa!…
Coro
È grossa, chi il crede?…
Marnullo
Alcuni de’ nostri l’han detto e giurato!
Coro
Tal ben a un giullare v’han forse ingannato!…
Scena V.
Enrico seguito d’Archibaldo, indi da Crawford.
Enrico
Oh! quanto Crawford importuno niun v’è?
Vietar che Giovanna parlasse con me!
Archibaldo
(con caricatura)
Oh! misera!
Enrico
È bella, gentile!…
Archibaldo
(c. s.)
Ma altera!…
Enrico
È Crawford sì strano…
Archibaldo
(c. s.)
Non ebbe mai testa!
Enrico
Ah! Sì…
Archibaldo
(c. s.)
Ebben pensiamo!…
Enrico
Turbare la festa!
Archibaldo
Si scacci e al momento.
Crawford
(da sé.)
(Veh! l’anima nera!)
Enrico
Che dici Archibaldo?
Archibaldo
È ben naturale.
(deridendo Crawford)
Ti merti riguardo? Su grosso animale!
Crawford
Iniquo…
Enrico
Fermate.
Archibaldo
Da rider mi fa.
Coro
(tra loro)
In furia è montato!
Enrico
Giullare, vien quà!…
Ahi sempre se spingi, lo scherzo all’estremo
quell’ira che sfidi, colpir ti potrà.
Archibaldo
Che coglier mi puote? Signore non temo!
Un vostro protetto nessun toccherà!…
Crawford
(al coro a parte)
Vendetta all’insulto!
Coro
Contr’esso un rancore
pei motti pungenti, di noi chi non ha!
Crawford
Vendetta!
Coro
Ma come!
Crawford
Domani chi ha core
si trovi con me…
Tutti
Sì…
Crawford
A notte!…
Tutti
Sarà!
(la folla de’ danzatori invade la sala.)
Tutto è gioia, tutto è festa,
tutto invitaci a goder!
Oh guardate non par questa
or la reggia del piacer!
Scena VI.
Detti, e Simone.
Simone
Ch’io gli parli!…
Enrico
No…
Simone
Il voglio…
Tutti
Qui Simone!
Simone
Sì, stupite! La voce mia qual tuono
rimbomberà dovunque!…
Archibaldo
(beffandolo)
Ch’io gli parli!
(con comica dignità s’avanza e dirige il discorso a Simone)
Voi pur sorgeste contro noi, vegliardo,
e noi clementi in ver vi perdoniamo!…
Freno dunque al delirio… non sapete
che innanzi al Prence de’ Baccanti or siete?
Simone
(guardando Archibaldo)
L’insulto ancora! Ah!… Sì… ridete,
bello è il pretesto – Baccanti siete!
Ma del mio caro, diletto figlio!
per voi la vita è in gran periglio!
S’ei muore, orribile spettro sdegnato
foss’anche polvere, m’avrete allato
chiedendo ognora con labbro anelo!
un fulmin vindice, al Mondo, al Cielo!
Enrico
Non più, frenatelo!…
Archibaldo
È matto!
Coro
Sventura!
Simone
Sì l’insultarmi è cosa ben dura!
Slanciare il cane al leon dormiente!
È vile, è vile – (a Archibaldo) E tu serpente,
tu che d’un padre ridi al dolore,
trema se hai figli…
Archibaldo
(da sé colpito)
(Che sento! Orrore!)
Tutti meno Archibaldo
Ah! tu che la festa audace hai turbato
raffrena quell’ira ritorna placato!
Confida; vegliardo!… ma fuggi repente!
O trema, ch’ei possa mostrarsi furente!
Sì vanne, t’invola! O trema per te!
D’inutile pianto quest’ora non è!
(Enrico entra per la porta in fondo, il vecchio con altri per la porta a sinistra dell’attore)
Si cali la tela per un poco, onde mutare la Scena.
Scena VII.
L’estremità d’una via cieca. A sinistra una casa di discreta apparenza con una piccola corte circondata da muro. Nella corte un grosso ed alto albero, ed appiè di esso un sedile di marmo. Nel muro, una porta, che mette alla strada, sopra il muro un terrazzo praticabile sostenuto da arcate. La porta del primo piano dà su detto terrazzo, a cui si ascende per una scala di fronte. A destra della via è il muro altissimo del Giardino, ad un fianco della casa di Crawford. È notte.
Archibaldo, e Strangolabene, che lo segue portando sotto il mantello una spada.
Archibaldo
(chiuso nel mantello)
Quai detti! Oh! Cielo ei dissemi!
Strangolabene
Signor!
Archibaldo
Va, non ho niente!
Strangolabene
Né il chiesi! A voi presente!
un uomo temuto sta!
Archibaldo
Un ladro!…
Strangolabene
Un che negozia
il ferro suo fatale
ed un periglio…
Archibaldo
Quale?
Strangolabene
La vostra casa è là!
(additandola)
Archibaldo
Che sento! E allora svelami
di che temer dovrei!
Strangolabene
Dirv’altro non saprei!
Archibaldo
Quant’usasi pagar?
Strangolabene
Una metà s’anticipa!…
Il resto si dà poi…
Archibaldo
(Il vile!) E come puoi
tanto securo oprar?
Strangolabene
Col Sole so nascondermi,
la Luna non mi vede!
Né incauto movo il piede
se il Ciel non mette orror!
Archibaldo
E ognor riesci?
Strangolabene
È facile!
Son l’uomo del mestiero…
E quando è il Ciel più nero!
Meglio oprar soglio… e allor!…
Archibaldo
Comprendo!…
Strangolabene
Senza strepito!
(mostrando la spada)
È questo il mio istromento!
Vi serve?
Archibaldo
No, al momento…
Strangolabene
Peggio per voi!
Archibaldo
Chi sa.
Strangolabene
Strangolaben mi nomino!
Archibaldo
Tu quello!
Strangolabene
(per andarsene.)
Quello! Addio!
Archibaldo
Trovar se ti vogl’io!…
Strangolabene
Sempre al Grifone!…
Archibaldo
Va!…
(Strangolabene via)
Scena VIII.
Archibaldo guardando dietro a Strangolabene.
Archibaldo
A que’ detti! Un sospetto! Ah! forse alcuno
della mia figlia insidia il vergin core!
O uomini, o sventura!
perché a Rotsay legaste il fato mio?
Oh! rabbia… oh! rabbia, comparir malvagio
né poter, né dover, che ascoso gemerne!
Perché il bene d’ogni uom m’è tolto… il pianto!
Enrico di Rotsay…
giovin, giocondo, gran Signor, potente,
se l’oro tuo comprommi…
In me sento una voce
che altamente mi grida! Oh! abbiezione!
Ma stanco son di vita tanto abbietta!
E di spezzar desio!
questo giogo, che pesa sul cor mio!
Ah! In altro uom qui mi cangio!…
Quel vecchio m’imprecava! Tal pensiero!
perché conturba ognor la mente mia?
Mi coglierà sventura?… Ah! nò… è follia!…
(apre con chiave, ed entra nel cortile)
Scena IX.
Detto. Clara, ch’esce dalla casa, e si getta nelle sue braccia.
Archibaldo
Figlia!
Clara
Mio padre!
Archibaldo
A te d’appresso
trova sol gioja il core oppresso…
Clara
Oh quanto amore!
Archibaldo
Mia figlia sei…
Senza te, o Clara, qual bene avrei!
(sospira)
Clara
Voi sospirate! Che v’ange tanto
lo dite a questa povera figlia!
Ah! la tua Clara tel chiede in pianto
ch’ella conosca la sua famiglia.
Archibaldo
Ah! nol poss’io…
Clara
Ma un nome avete!
Archibaldo
A te che importa!
Clara
Se non volete
di voi parlarmi…
Archibaldo
(interrompendola)
…Non uscir mai!…
Clara
Non vo che al Parco…
Archibaldo
Oh! ben tu fai!
Clara
Se non di voi almen chi sia
fate ch’io sappia la madre mia…
Archibaldo
Deh! non parlare al misero
del suo perduto bene…
Ella fu sola a intendere!
pietà delle mie pene…
Solo, negletto, povero!…
per compassion m’amò!
…Moria, le zolle coprano!
lievi quel capo amato!
Sola or tu resti al misero!…
Oh Ciel sii ringraziato!
(singhiozza)
Clara
Quanto dolor!… che spremere
sì amaro pianto può?
Padre, non più, calmatevi!
Mi lacera tal vista!
Ditemi, o padre, ditemi!…
il duol, che sì v’attrista…
Archibaldo
Non più cercare… è inutile!
Figlia, m’abbraccia, e basti!
Me forse molti temono,
di molti ho forse gli asti…
altri mi maledicono!…
Clara
Padre, parenti, amici…
voi dunque non avete?…
Archibaldo
Figlia, parenti, dici!…
(con affezione)
Tutto, famiglia, patria,
il mio universo è in te!…
Clara
Ah! se può lieto rendervi
gioja è la vita a me!
Già da tre lune son qui venuta
né la cittade ho ancor veduta;
se il concedete, farlo or potrei!
Archibaldo
Mai, mai uscita… dimmi, unqua sei?
Clara
No…
Archibaldo
Ben!…
Clara
Che dissi!…
Archibaldo
Sì, te ne guarda…
(Potrian vederla, potrian su lei!
pigliar vendetta de’ frizzi miei!
e poscia riderne! Orror!) (verso la casa) Olà.
Scena X.
Detti, e Dorotea dalla casa.
Dorotea
Signor…
Archibaldo
Venendo mi vede alcuno,
bada di’ il vero!
Dorotea
Ah! no, nessuno!
Archibaldo
Sta ben… La porta ch’è al bastione!
è sempre chiusa?
Dorotea
Lo fu e sarà!
Archibaldo
Veglia, o donna, questo fiore
che a tue cure confidai!
Io ten prego, e non sia mai
che si macchi il suo candor!
Tu d’un padre il serba al core,
ch’è soltanto in lei beato!
Se a te pure fu affidato
puro il rendi al genitor!
Clara
Quanto affetto, quali cure,
che temete, amato padre!
Lassù in cielo ho nella madre!
il mio genio protettor!
Da noi stoglie le sventure!
la fervente sua preghiera!
Dal fulgore di sua sfera!
ella veglia sul mio cor!
Scena XI.
Detti, ed Errico avvolto in un mantello passa rasente la porta della corte.
Archibaldo
Alcuno è fuori…
(esce, Errico si ritira a sinistra)
Clara
Cielo!
Sempre novel sospetto.
Archibaldo
(a Clara tornando)
Vi seguitava al parco mai nessuno?
Dorotea
Mai!…
Enrico
(Che! Archibaldo!)
Archibaldo
Se talor qui picchiano!
guardatevi d’aprir.
Dorotea
Chi vuol che venga?
Archibaldo
Vel ripeto, a nessun! Mia figlia addio!
Enrico
(Sua figlia!)
Clara
Addio mio padre!
(abbraccia il padre, poi l’accompagna alquanto. Archibaldo via per la prima quinta a destra)
Scena XII.
Clara, Dorotea, Enrico dalla destra, poi Barner, e Crawford dalla destra in fondo.
Clara
Eppur dovuto avrei!…
Dorotea
Che cosa? dite?
Clara
Tacqui, che un giovin ne seguiva al parco…
Dorotea
Dite davvero?… qualche spensierato
sarà, che voi ne dite?…
Clara
No, no, gentile ei parmi e spira amore!
Dorotea
Sì, sta a veder, ch’è qualche gran signore!…
(Dorotea si avvia alla corte, e sale in casa)
Clara
Di gemme splendido, non lo vorrei;
sento, che povero, più l’amerei!
Sognando, o vigile, sempre lo chiamo…
e l’alma in estasi, gli dice…
(è per varcare la soglia della corte – Enrico s’avanza, e glielo impedisce.)
Scena XIII.
Detta, Enrico.
Enrico
T’amo, ripetilo – sì caro accento,
un puro schiudimi – ciel di contento!
Clara
Dorotea! ahi misera! Non c’è più alcuno!
che qui rispondami! Oh! Ciel! nessuno!
Enrico
Son’io che supplice, qui ti rispondo!
Ah! due che s’amano – son tutto un mondo!
Clara
Ardire è giungere – fin presso a me!
Enrico
Dunque un rimprovero – m’avrò da te!
T’amo!…
Clara
Scostatevi…
Enrico
Partire adesso!
che l’alma accendene – un foco istesso!
Ah! questo palpito – non teme obblio!
Tuo fato, o vergine – congiunto è al mio!
È il sol dell’anima, – la vita è amore,
sua voce è il palpito – del nostro core!
D’oro la gloria – di fama il suono!
terrene, fragili – cose qui sono!
Una pur avvene – che come stella!
di sogni rosei – la vita abbella!
Adunque amiamoci – cara! mi senti!
d’invidia agli uomini – sarò per te!
Clara
(Ah de’ miei rosei – sogni ridenti!
son le memorie – sì care a me!)
Enrico
Che m’ami deh! ripetimi…
Clara
L’udiste!…
Enrico
Oh! me felice!
Clara
Il nome vostro ditemi…
Saperlo non mi lice?
Crawford
(in fondo)
Il loco è qui…
Enrico
Mi nomino!
Barner
Va ben…
Enrico
Quintin Dobré!
Studente sono, povero…
(in questo i due si ritirano)
Rumor di passi parmi!
Clara
(per partire)
Forse mio padre!
Enrico
Ah subito!
io non vorrei svelarmi…
che se mi scopro!
Clara
(c. s.)
Io palpito!
Di là al bastione! ite…
Enrico
Di’, m’amerai tu!…
Clara
Assai!
Enrico
L’intera vita il sai!
Clara
Non più, non più, partite!
A 2.
Addio, speranza ed anima
sol tu sarai per me!
Addio, vivrà immutabile
l’affetto mio per te!
(Enrico esce per la porta opposta, onde son venuti i due – Clara rimane immobile, ed assorta nell’idea di lui)
Scena XIV.
Clara sola.
Clara
Quintin Dobré!… nome di lui sì amato,
scolpisciti nel core innamorato!…
Caro nome, che il mio cor!
festi primo palpitar!
le delizie dell’amor!
mi dei sempre rammentar…
Col pensiero il mio desir
a te ognora volerà!
e pur l’ultimo sospir,
caro nome, tuo sarà!
(entra nella corte, ne chiude la porta, e sale il terrazzo con la lanterna)
Scena XV.
Marnullo, Crawford, Barner, ed altri Baccanti avviluppati in mantelli.
Barner
(indicando la casa di Archibaldo)
È là!
Crawford
Miratela!
Coro
Oh! Sarà bella!
Barner
Lo scherzo è serio!
Coro
La casa è quella!
ah! d’Archibaldo!
Scena XVI.
Detti, Archibaldo concentrato.
Archibaldo
(Riedo, perché!)
Barner
Silenzio amici – seguite me!
Archibaldo
(Oh! Scosso ai detti del vecchio fui!)
(urta)
Chi è là!
Barner
(Tacete, c’è proprio lui!)
Crawford
Doppia vendetta in una avremo!
Barner
Oh! sì, davvero rider dovremo!
Marnullo
Or tutto aggiusto!
Archibaldo
(Chi parla qua.)
Marnullo
Ehi Archibaldo! Sì!
Archibaldo
(con voce terribile)
Chi va là…
Marnullo
Eh! non mangiarci! Son…
Archibaldo
Chi?
Marnullo
Non senti?
Archibaldo
Sei tu Marnullo… ma le altre genti?…
Marnullo
Baccanti anch’esse, ed han progetto…
vonno a Carwford bruciare il tetto!
Archibaldo
(A lui, respiro!) Ma come fare!
Marnullo
Or ti spaventi? Non dubitare!
Di più di cento è la brigata!
Baccanti all’opra!
Archibaldo
L’opra è approvata…
(Ah! terrore vano è dunque il mio!)
Con voi Baccanti, con voi son’io!…
Marnullo
Siam mascherati!
Archibaldo
Ch’io pur mi mascheri…
a me una larva!
Marnullo
Si è pronta già!…
Presto a una scala!
(gli mette una maschera, e nel tempo stesso lo benda con un fazzoletto, e lo pone a reggere una scala appostata al muro di sua casa. Uno di essi vi sale per appiccarvi il fuoco.)
Archibaldo
Fitta è la tenebra!
Marnullo
Or or la fiamma!… la fugherà!…
Tutti
Zitti, zitti, è una bella vendetta…
che lo coglie or che meno l’aspetta!
Sempre inulta sua lingua è rimasa,
a sua volta allo scherzo starà;
cheti, cheti, bruciam sua casa;
la cittade doman riderà!
(L’uomo che ha messo fuoco alla casa, ne scende e si unisce al Coro – Le fiamme già incominciano a rompere le tenebre, Clara con grido acuto)
Clara
Soccorso padre mio!
Coro
(allontanandosi)
Vittoria…
Clara
Aita!…
Archibaldo
Non han finito ancor!
Sono bendato!
(si strappa la benda, e la maschera, e vedendo la figlia tra le fiamme vorrebbe soccorrerla, ma quelle crescenti, glielo impediscono, finché dopo molti sforzi esclama)
Figlia diletta: ah! me!… Me disperato!…
Fine dell’atto primo.
Atto secondo
Il Teatro rappresenta una magnifica piazza di Perth; e splendidi palagi vi si veggono – a destra dell’attore vedesi il palagio baronale di Enrico, il quale n’esce pensoso.
Scena I.
Enrico
Ella è per me sparita!
E quando, o ciel! Tra quel tumulto, prima
che un mio presagio interno
sull’orma corsa ancora mi spingesse!…
Spenta la fiamma, la magion diserta!
E dove ora sarà quel fior d’amore!
colei che prima poté in questo core
destar la fiamma di costante affetto.
Colei sì bella, al cui modesto accento!
un ciel di nuovo amor schiuso mi vedo
ella è per me sparita!
Ma dove, dove? Sì, ne avrò vendetta!
Lo chiede il pianto della mia diletta!
Parmi veder le lacrime,
scorrenti da quel ciglio,
quando tra il fuoco e l’ansia!
del subìto periglio!
dell’amor nostro memore
il suo Quintin chiamò!
Né ei potea soccorrerti!
cara fanciulla amata!
Ei che vorria co’ vincoli!
d’Imen farti beata!
Ei che d’amore al palpito!
altr’uomo divento!
Scena II.
Marnullo, Crawford, Barner ed altri dalla sinistra frettolosi.
Tutti
Prence… Prence…
Enrico
Ebben!
Tutti
Ridete!…
Archibaldo, ci ha pagati!…
Enrico
Voi?… quel tetto!…
Tutti
Siam noi stati.
Enrico
O sventura… e come fu!
Tutti
Nella deserta remota via,
ci raccogliemmo caduto il dì,
come fissato ben s’era in pria!
Di lui la casa si discoprì!…
Al maldicente da voi protetto!
nostra vendetta si preparò.
Già cinto alcuni avean quel tetto
quando il nostro uomo tra noi spuntò…
che di Crawforde, tutti il palazzo;
bruciar volessimo, stolto credé!
Ed una scala contro il terrazzo!
bendato ei stesso ferma tené!
Dal fuoco intanto una donzella
da sé medesma si liberò!…
Quanto è gentile, leggiadra e bella!
Ma ognuno ignora dov’ella andò!…
Enrico
Che sento!… è dessa la mia diletta!
Ah! tutto il Cielo non mi rapì!
Ma or dove trovasi la poveretta?…
Tutti
Non lo sappiamo da noi fuggì!
Enrico
Amore, amor mi chiama!
Cercar degg’io di lei!
La vita mia darei!
per consolar quel cor!
Ah! sappia al fin chi l’ama,
conosca appien chi sono!
e del suo core al dono!
la destra unisca amor!
(via frettoloso a destra)
Tutti
Quale pensier or l’agita!
Come cangiò d’umor!
Scena III.
Detti, Archibaldo dalla sinistra, ch’entra canterellando con represso dolore.
Marnullo
Povero Archibaldo!…
Coro
Ei vien, silenzio!
Tutti
Vate illustre, buon giorno!
Archibaldo
Han tutti sotto il colpo!
Crawford
(con ilarità)
Ch’ài di nuovo:
via sù!…
Archibaldo
Che dell’usato!
più nojosi voi siete!
Tutti
Ah, ah, ah.
Archibaldo
(Chieggo lor di mia figlia!)
Tutti
(Guardate com’è inquieto!)
Archibaldo
Son felice!
che nulla a voi nuocesse
l’aria di questa notte!
Marnullo
Questa notte!…
Archibaldo
Sì! ah! fa il bel gioco!
Marnullo
Se ho dormito sempre!
Archibaldo
Ah! voi dormiste? Avrò dunque sognato!…
Tutti
(Ve’ com’egli è agitato!…)
Archibaldo
(Ah! figlia mia!)
È in casa il Prence ancor?
Tutti
No, partì or ora!
Archibaldo
Ah! sì, il sapete! ov’è mi dite?
Tutti
Chi…
Archibaldo
La donna che sta notte!
nel mio tetto trovaste!
Tutti
Tu deliri!
Archibaldo
Ma la dovrete render! dite ov’è!
Tutti
Se una donna perdeste la ricerca
altrove!…
Archibaldo
Io vò mia figlia!
Tutti
(con stupore)
La sua figlia!
Archibaldo
Sì! la mia figlia… D’una tal vittoria
che! adesso non ridete;
dov’ella è! vel chied’io! me la rendete!
Ah! pietade con l’alma affannata!
Io vi chiedo, che fu del mio bene
a voi d’altri il tesoro sconviene!
È mia figlia impagabil tesor!
La rendete… e se pur disarmata
questa man per voi fora fatale!
Nulla in terra più all’uomo paventa!
se dei figli l’accende l’amor!
Di mia figlia, crudeli, mi dite!
Ah! tacete?… pietà non sentite!…
Ebben piango, Marnullo… signore!
tu ch’hai l’alma gentil com’il core!
Dimmi, or tu, dove l’hanno nascosta!
Ma di’… è vero? Tu taci!… perché!
Vi muovete… perdono, pietate…
Al vegliardo la figlia guidate!
Ridonarla a voi nulla ora costa!
Tutto il mondo è tal figlia per me…
Scena IV.
Detti , Clara dalla sinistra, che si getta nelle braccia del padre.
Clara
Mio padre!
Archibaldo
Ciel mia figlia!
Vedete, in essa è tutta
la mia famiglia… Non temer più nulla
amore mio, (al Coro) fu scherzo, non è vero!
Io che pur piansi, or rido; e tu a che piangi?
Clara
Tua pena… il pianto, o padre!
Archibaldo
Che il tuo pianto!
Clara
Ch’io resti sempre, o padre, a voi d’accanto!
Archibaldo
Ite di qua voi tutti!
E se qualcuno di turbarne osasse…
ch’egli l’osi… qui sono… ah sì qui sono!…
Tutti
(Coi fanciulli, e coi furenti!
spesso giova i buoni far!
Furon troppo i suoi tormenti!
Lo lasciamo un poco star!)
Scena V.
Archibaldo e Clara.
Archibaldo
Salva! mia Clara!…
Clara
Odi la mia ventura.
Un dì dal parco, io misera!
ebbi d’uscir desio!
Quando fatale un giovane…
s’offerse al guardo mio!
Se i labbri nostri tacquero!
dagli occhi il cor parlò!
Spirante amore ingenuo
sol ieri a me giungeva…
Sono studente, misero!
commosso mi diceva,
e con ardente palpito!
amor mi protestò…
Partì… il mio core aprivasi!
a speme più gradita!…
quando a improvviso incendio!
desta, cercai smarrita
lo scampo, e l’ebbi agevole
nella magion d’Eugenia!
congiunta tua fedel.
Archibaldo
Non più… Non più… mia figlia.
(Pavento ancora, o Ciel!)
Solo per me le lacrime
o Cielo io ti chiedea!
Ch’ella potesse vivere!
felice i dì credea…
Ah! dell’amore l’alito…
pur conturbò il suo core!
È insidia quell’amore…
vendetta io ne farò!
Clara
Padre, in voi parla un genio!…
che ispirami terror.
Archibaldo
Compiuto pur quant’a fare mi resta!
lasciare potremo tal terra funesta!
Clara
Sì…
Archibaldo
Dei di qui lungo venire con me!
Scena VI.
Detti, il vecchio Simone trattenuto da un Baccante.
Baccante
È vano… ah! frenatevi… vederlo fia vano!
Simone
Inulto non resto, sarò vendicato!
Mie lacrime… appiedi del Prence prostrato!
Condegna vendetta avranno vedrai…
(esce col Baccante)
Scena VII.
Archibaldo e Clara.
Archibaldo
Va, vecchio, in me vedi, un vindice avrai.
Sì, vendetta, tremenda vendetta,
di quest’anima è solo desio!
Di punirti già l’ora s’affretta!
che fatale per lor suonerà!
M’irrideste, squarciaste il cor mio!
ma il mio braccio colpirvi saprà!
Clara
O mio padre qual gioja feroce!
balenarvi negli occhi vegg’io!
Vi placate, a noi pure una voce!
di conforto dal cielo verrà!
(O Quintino t’aspetta il cor mio!
L’amor tuo, mio conforto sarà!)
(Archibaldo abbracciato alla figlia via per la destra)
Fine dell’atto secondo.
Atto terzo.
Deserta sponda di un torrente – A sinistra è una casa in due piani mezza diroccata, la di cui fronte allo spettatore fa vedere per una grande arcata, l’interno di una vecchia osteria al pian terreno, ed una rozza scala che mette al granajo – Nella facciata, che guarda la strada è una porta, che s’apre al di dentro – Poco discosto dalla porta, [per] una piccola inferriata può scorgersi l’interno. Il resto del Teatro rappresenta la deserta sponda del torrente, cui fa argine un parapetto quasi ruinato al di là la Città – È notte…
Scena I.
Archibaldo e Clara.
Essi sono nella strada – Strangolabene, nell’interno dell’osteria seduto presso una tavola, sta mettendo il suo cinturone, senza nulla intendere di quanto accade al di fuori.
Archibaldo
E l’ami sempre?
Clara
Sempre!
Archibaldo
Pure,
tempo a guarirne t’ho lasciato…
Clara
Io l’amo!
Archibaldo
Povero cor di donna!… Ah! il menzognero!…
Ma avrai vendetta, o Clara.
Clara
Pietà, mio padre!
Archibaldo
E se anco certa fossi
ch’ei ti scordasse, l’ameresti ancora!
Clara
Nol so, ma, m’ama ognora!
Archibaldo
Egli?
Clara
Sì.
Archibaldo
Ah! parmi! osserva dunque!
(la conduce presso la inferriata della ascesa, per una porta, guarda nell’interno.)
Clara
Un uomo…
vedo!…
Archibaldo
Egli è desso, il mira.
Scena II.
Detti – Enrico, in costume di scudiere, entra nella sala terrena per una porta a sinistra.
Clara
(trasalendo)
Ah! padre mio!
Enrico
(a Strangolabene.)
Due cose e presto!
Strangolabene
Quali!
Enrico
Da sedere, e del vino!
Archibaldo
È questo il suo costume!
Strangolabene
Ehi, sù, del vino!
(battendo col pomo della sua lunga spada al soffitto, dopo aver ceduto il suo posto al Barone, entra quindi a sinistra)
Enrico
Benché sorridemi – l’età festante
d’amor costante – voglio goder!
Se mostro tenero – verace affetto,
ogni mio detto – fido è al pensier.
Non è più misera – chi in me s’affida
chi in me confida – candido il cor
non so più fingere – promesse e voti!
Né nomi ignoti – son fede ed amor!
Strangolabene
(ad Archibaldo uscendo sulla strada, mentre Caterina scende la scala con una bottiglia di vino, e un bicchiere)
So ch’è il vostro uomo!… deggio o no eseguire?…
Archibaldo
Più tardi tel dirò – Raffrena l’ira!…
(Strangolabene s’allontana)
Scena III.
Clara, ed Archibaldo sulla via – Enrico e Caterina nel pian terreno.
Enrico
Jeri, se ben rammentami,
o bella t’incontrai!
E a te d’appresso un giovane
bello gentil mirai!…
Oh! vidi bene allora…
che te quel vago adora.
Caterina
No, no, la è quest’istoria
inganno di memoria.
Non esco dall’ostello…
che sol con mio fratello…
Enrico
Sì, dunque errai…
Caterina
Credetelo!
Signore…
Enrico
Ih, sei ben fiera…
Caterina
Son tale!
Enrico
Or via confessalo,
non farmi sì l’altera!
Forse a gentile vergine!
è colpa un po’ l’amore…
Tu vago sposo meriti!
Caterina
Scherzate voi, Signore!
Enrico
No, no…
Caterina
Son brutta.
Enrico
Ei palpita!
Caterina
Per me?…
Enrico
D’ardente affetto…
Caterina
Davver non ho sospetto!
Che voglia canzonar!
Enrico
Nò quei ti vuol sposar!
Caterina
Non sperda la parola…
Enrico
Amabile figliuola!
Archibaldo
(credendo che Enrico parli di sé stesso, equivoco in cui cade naturalmente Clara.)
Ebben ti basta ancor?
Clara
Leggiero infido cor!
Enrico
Con un detto sol d’amore
schiavo farlo a’ vezzi tuoi!
Con un detto sol tu puoi
le sue pene consolar.
Ei mi ha detto che il suo core
per te s’apre a palpitar!
Caterina
Ah! ah! rido ben di cuore!
ché tai baie costan poco.
Quanto valga questo gioco!
mel credete, so apprezzar.
Or vi prego bel Signore
basta simile scherzar.
Clara
Ah! così parlar d’amore
a me pure un giorno ho udito!
Infelice cor tradito,
per angoscia non scoppiar!
Perché debole, mio core
lui così doveva amar!
Archibaldo
Taci, il piangere non vale;
del tuo core or sei sicura…
Taci e mia sarà la cura
tanto affanno a vendicar!
La vendetta mia fatale
ben saprallo fulminar!
M’odi, ritorna a casa…
Oro prendi, un destriero!
una veste viril che t’apprestai,
e per Francia ten parti!
Clara
Ora venite!
Archibaldo
Impossibil!…
Clara
Tremo!
Archibaldo
Và!…
(ella parte. Archibaldo va dietro la casa, e ritorna parlando con Strangolabene)
Scena IV.
Strangolabene, Archibaldo, Enrico, Caterina.
Archibaldo
Dei tu pure vendicarti! Ebben t’affida,
penserò a tua sorella.
Sei tu deciso?…
Strangolabene
Sì…
Archibaldo
Alla mezza notte
ritornerò…
Strangolabene
Non cale!
Signore a compir l’ora, basto io solo!
Archibaldo
Nò, nò, d’esser qui voglio.
Strangolabene
Il vostro nome!
Archibaldo
Il suo sappi e il mio!
Offesa è il suo… punigion son’io!
(parte, il Cielo si oscura e tuona)
Scena V.
Strangolabene che ritorna nell’osteria.
Strangolabene
La tempesta è vicina…
Più scura fia la notte!
Enrico
(per pagare e andar via)
Giovinetta?…
Caterina
Aspettate, mio fratello
viene!…
Enrico
Sia presto.
(s’ode il tuono)
Caterina
(a Strangolabene che entra)
Tuona.
Strangolabene
E pioverà fra poco!
Enrico
(andando a vedere)
Dite il vero?
Qui dappresso – m’aspetta la mia gente
poi breve è il tratto, l’oragan minaccia!
Strangolabene
Certo.
Caterina
Pare che schiari!
Enrico
(torna a vedere)
Non mi pare!
Strangolabene
(Meglio s’ei ritornasse.) Qui riedete
a schivare la pioggia! la mia stanza
v’offro, a vederla andiamo.
(prende un lume e s’avvia verso l’uscio)
Enrico
Ebbene, accetto quest’asil… vediamo!
(lo segue, tuona)
Caterina
(Egli è gioviale! Grazioso tanto.
Ciel qual mai notte è questa!)
Enrico
(giunto al granaio vedendo il balcone senza imposta)
Si dorme all’aria aperta… bene, bene…
(torna a discendere)
Buona notte!
Strangolabene
Signor, vuol compagnia?
Enrico
Nò, qui m’attendi tu… brev’è la via…
(parte per la porta di via. Dopo breve silenzio)
Caterina
È amabile, allegro quel giovin signor!
Strangolabene
Oh! sì, ma un suo schiaffo mi pesa sul core.
Caterina
Che parli! Uno schiaffo? Deh! scordalo tu.
Strangolabene
Or taci, il mantello, và, portami giù.
Caterina
(salita al granaio ripara alla meglio il balcone)
Che amore è pur fiero!
Scena VI.
Detti, Clara nel fondo della via da Scudiere con stivali e speroni, e lentamente si avanza verso l’osteria, mentre Strangolabene seguita a bere – Spessi lampi e tuoni.
Clara
Oh! in me più non sono!
Amor mi trascina… mio padre! Perdona.
(tuona)
Caterina
(discesa avrà posato il mantello sulla panca)
Fratello?
Clara
Chi parla?
(s’appressa all’inferriata ed ascolta)
Strangolabene
(frugando in un armadio)
Va vattene! Và!
Caterina
Un nero progetto tu mediti… È male!
Fia questo… lo salva… vendetta, che vale!
Clara
(ascoltando.)
Cielo!
Strangolabene
(gettandole un logoro mantello tratto dall’armadio)
Rattoppa quel drappo!
Caterina
Perché?
Strangolabene
Entr’esso quell’uomo, se muore per me,
serrar voglio dopo!
Clara
Che sento, che vedo!
Caterina
Eppure il tuo cuore godrebbe, io scommetto,
serbandolo in vita!
Strangolabene
Difficile il credo!
Caterina
M’ascolta, niun altro ti spinge al progetto?
Iersera qui vidi l’altro uomo fremente
parlarti in segreto, te fiero mirai…
Di tristo consiglio rimorso tu avrai!
e forse un tuo colpo due morti darà!
Strangolabene
Che parli dell’altro! Il vidi fremente!
soffrir per l’offesa – son’io che il cercai.
A lui la tua sorte, sorella, affidai…
Due cuori contenti mia mano farà!
Clara
Che sento, mio padre!
Caterina
Ah il Cielo ti vede!
Strangolabene
È d’uopo ch’esegua…
Caterina
L’avviso s’ei riede!
Clara
Oh! buona figliuola!
Strangolabene
(trattenendola)
Oh! tu tacerai!
Caterina
Ah! Ciel!
Strangolabene
Lascia fare!
Caterina
Salvarlo dovrai!
Strangolabene
La porta com’abbia d’un passo varcato!
lo giuro vendetta mia mano l’avrà!
Clara
Sottrarlo potrei! pregar per l’ingrato!
Pregare! e mio padre! Oh! Cielo pietà.
(battono le 11 1/2)
Strangolabene
Oh! Com’egli tarda.
Caterina
(piangendo)
Attendi, fratello!
Clara
Che? piange colei! Né a lui darò vita!
Ah! s’anco al mio amore – foss’egli rubello!
farò co’ miei prieghi – salvar la sua vita!
(picchia alla porta)
Caterina
Si picchia!
Strangolabene
Non pare!
Clara
(torna a picchiare)
Strangolabene
Fia desso!
Caterina
(tremando)
Chi è.
Clara
Da te Cielo spero
che infonda alla prece possente vigor!
Caterina
Aprirgli non voglio!
Strangolabene
Sorella va fuori!
(la spinge verso la sinistra)
Clara
Sì, fecemi afflitta, la vita io gli dono…
O Cielo pe’ crudi ti chiedo perdono!
Perdona tu, o padre, a quest’infelice!…
Sia l’uomo felice – ch’io vado a salvar!
Caterina
Ah! calmati, cedi, non schiuder fratello
ah! lui così caro – tu demmi salvar!
(opposizione)
Strangolabene
Altrove tu vanne… Lo voglio mi cedi,
sei folle se credi… mio sdegno scemar!
Caterina
(è spinta dentro a sinistra da Strangolabene, il quale torna quasi convulso, pone la mano sull’asta della spada, indi s’arresta; spegne rapidamente il lume e chiude la grande arcata di fronte – Quasi subito dopo si vede aprire la porta, ed entrarvi Clara – Tutto resta sepolto nel silenzio.)
Scena VII.
Archibaldo solo si avanza dal fondo della scena chiuso nel suo mantello – La violenza del temporale, è diminuita, né più si vede, e sente, che qualche lampo e tuono.
Archibaldo
Oh! Giungi alfin per me tremendo istante!
Da tanti dì l’aspetto.
Di vivo sangue a lacrime piangendo
sotto la larva… del riso – (esaminando la casa) Questo uscio
è chiuso – Ah! non è l’ora ancor. S’attenda.
Qual notte di terrore…
Una tempesta in Cielo!
Un’altra nel mio core!
Oh! come invero qui forte mi sento.
(suona mezzanotte)
Mezza notte.
Scena VIII.
Detto, Strangolabene dalla casa.
Strangolabene
Chi è là…
Archibaldo
Son’io!
(per entrare)
Strangolabene
(rientra e torna dalla porta avviluppato in un mantello)
Noi fummo vendicati!
Archibaldo
(gli dà una borsa)
Oh gioja… un lume!
Strangolabene
Un lume… no, di lui
liberar ci dobbiam!
Archibaldo
Vi basto io solo!
Strangolabene
Come vi piace! A voi la mia sorella
mentre in fuga men vò, confido. Presto!
Guai se alcun vi sorprende – Buona notte!
(si allontana dalla parte opposta della casa)
Scena IX.
Archibaldo solo.
Archibaldo
Egli è là… gioia!… Oh! sì… vorrei vederlo!
ma che importa! Io sono lieto! In quest’istante
nulla mi sembri, o mondo!
Della mia gioja la prim’ora è questa!
Egli è là… ne gioisco… È desso, è desso!
Questo momento tu aspettavi, o padre!
Mia figlia è sì dolente!
La mia povera figlia!…
(si ode la voce del Barone che traversa la scena)
Qual voce! illusion notturna è questa!
(trasalendo)
Nò, nò, egli è desso! è desso!…
Oh! qual terrore!… Ed è colui fuggito!
Chi è mai, chi è là in sua vece!…
(lampeggia)
(c. s.)
Io tremo! Il piè mi manca.
(Egli va alla porta ed un lampo gli fa scorgere la figlia.)
Scena ultima.
Detto e Clara.
Archibaldo
(retrocedendo)
Mia figlia! Ciel!… mia figlia!…
Ah! nò è impossibile – Verso Francia in via…
Fu vision! è dessa.
O mia Clara! Fanciulla a me rispondi!…
L’assassino mi svela!… Olà… nessuno!
Nessun… mia figlia.
Clara
Ei mi chiama!
Archibaldo
Ella parla! O mia gioja! È viva! O Ciel!
Ah! mio ben solo in terra
mi guarda… Mi conosci!
Clara
Ah! padre mio!
Archibaldo
Qual mistero, che fù! Sei tu ferita.
Clara
(indicando il braccio)
Sì ancor quì mi piagò.
Archibaldo
Chi t’ha colpita?
Clara
V’ho ingannato! Ferita quì fui!
Da quel colpo… vibrato per lui!
Archibaldo
Ciel! tremendo! ella stessa fu colta!
dallo stral di mia stolta vendetta!
Amor caro… mi guarda… m’ascolta!
parla… parlami… figlia diletta.
Clara
Padre! ah! padre a me… a lui perdonate…
abbracciate la figlia, o mio padre!
Per l’amor, che portaste alla madre
che in eterno per voi pregherà.
Archibaldo
Ah! del Ciel ti salvò la pietade…
Mia colomba lasciarmi non dei…
Se ridata dal Cielo mi sei!
fuggiamo lontani di quà!
Clara
Ah! il Ciel con me pregate
voi padre mio.
Archibaldo
Clara! mia Clara! vivi!
O clemenza del cielo.
Quadro.
Fine del dramma.