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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
La responsabilità dello Stato per violazione del diritto dell'Unione europea: prime applicazioni dei recenti orientamenti della Corte di Cassazione
Al fine di garantire che le vittime di reato nell'Unione europea ottengano sempre un indennizzo equo e adeguato per le lesioni subite, indipendentemente dal luogo all'interno dell'Unione in cui il reato è stato commesso, il Consiglio ha adottato, nell'aprile 2004, la Direttiva 2004/80/CE, che prescrive agli Stati membri di prevedere adeguati meccanismi di risarcimento delle vittime di reati violenti ed intenzionali che siano stati commessi sul territorio nazionale a danno di persone ivi non residenti (ma abitualmente residenti in un altro Stato membro). Lo Stato italiano non ha ancora trasposto detta direttiva, privando di tale diritto molti soggetti che sarebbero stati nella condizione di ottenere l'indennizzo. Una cittadina rumena era stata vittima di violenza sessuale in Italia da parte di due connazionali. Gli aggressori erano stati condannati, ma la vittima - ricorrente nella causa in commento - non aveva potuto ottenere alcun risarcimento dei danni subiti, poiché gli aggressori si erano resi latitanti. La vittima, pertanto, si è rivolta al Tribunale di Torino lamentando l'inerzia del legislatore nazionale e chiedendo la conseguente condanna dello Stato italiano al risarcimento dei danni derivanti dalla mancata attuazione della direttiva. Il Tribunale di Torino, dopo aver rilevato che l'inadempimento dello Stato italiano per mancata trasposizione della direttiva è stato censurato anche dalla Corte di giustizia, ha condannato lo Stato al risarcimento dei danni derivanti alla ricorrente per tale inerzia, qualificando la responsabilità in parola "di natura indennitaria per attività non antigiuridica".