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PRIN 2012 - Accademia della Crusca
Il fallimento del pallone
Le note vicende giudiziarie che continuano a coinvolgere molte importanti squadre di calcio militanti anche nella massima serie del campionato italiano, costringono all'attenzione degli addetti ai lavori, e non solo, la difficile situazione economica in cui la maggior parte dei club nazionali versano in modo sempre più preoccupante. Una situazione questa che affonda le sue radici non solo nell'ormai palese incapacità del settore di darsi un assetto organizzativo e manageriale adeguato all'esasperata evoluzione imprenditoriale-capitalistica cui le squadre di calcio sono state forzatamente indotte dal crescente ed inarrestabile peso sociale ed economico che il fenomeno è andato assumendo, ma anche dall'epocale, quanto improvvido, passaggio legislativo che ha visto le associazioni sportive lasciare il posto alle società per azioni, finalizzate al lucro. Ed è proprio in tale ambito che matura vivace il dibattito sull'assoggettabilità delle società calcistiche alla procedura fallimentare, stante la discussa natura giuridica del c.d. "titolo sportivo" di cui le stesse sono proprietarie. Fattore quest'ultimo che, proprio alla luce della trasformazione subita dal settore calcistico, ha assunto sempre di più connotati economico-patrimoniali abbandonando, quasi completamente, quelli meritocratico-sportivi, e divenendo, in tale modo, il principale "bene patrimoniale" dell'azienda calcistica. Del tutto ammissibile e legittimo risulta, pertanto, in caso di fallimento, tanto il contratto di affitto d'azienda che la vendita all'incanto della società fallita.