’esistenza nel suo farsi, né di un futuro escatologico, ma del futuro quale dimensione del tempo reale. La riduzione della vita umana al presente, l
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avversario, e pour cause, dei grattacieli, finì la sua vita progettando un grattacielo, il più grande, il più mostruoso di tutti, e il libero articolarsi
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già si scatenava nell’architettura americana del tempo e mutuando dall’architettura giapponese 10 la convenienza e l’adeguamento alla vita e ai bisogni
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risacralizzazione e rimitificazione, ma rapportate alla vita di ogni giorno e agli oggetti di ogni giorno. Ed è a tale livello che si è sviluppata la
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Per il fatto che l’opera d’arte entra a far parte del mondo della vita, per i mezzi fisici in cui è stata estrinsecata, come tale diviene oggetto e
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automa, piccoli eventi che rientrano nella vita dello spettatore ma non si offrono a nessuna integrazione e come tali sono conosciuti fin dall
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sicuramente da Burri, in cui, molto più che in Schwitters o nei polimaterici futuristi, il collage manteneva in vita la materia come oggetto: donde lo
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simbolico, si rivela in una specie di fasciatura isolante dell’oggetto, simbolica a suo modo di questo necessario isolamento dell’oggetto della vita
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presentazione dell’oggetto tout court tende ad affievolirsi, ad attenuarsi; a recuperare una ritmica diversa da quella dell’oggetto del mondo della vita
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mondo della vita. In quel medesimo momento, e proprio in tale riconoscimento, noi possediamo l’opera d’arte nella sua peculiarità fenomenologica
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quale epoché in atto, che si è estratta, isolata, messa fra parentesi dal mondo della vita.
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flusso esterno della vita, dalla esistenzialità quotidiana, richiamandolo al proprio mondo assuntivo. Il fotografo invece, pur intenzionando l’oggetto
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Quando la coscienza riconosce in un oggetto un’opera dell’uomo, eccettua in quel momento stesso, dal contesto dei dati del mondo della vita, un
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questa corrispondenza fra vita ed opera contribuisca sempre alla bellezza artistica di questa ultima. L'Erlebnis non è insomma che la materia bruta dell
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Leonardo e quindi indicativo della sua vita con due madri, con quella vera e con la matrigna. Al qual riguardo l’accurata analisi che l’Eissler fa dei
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resurrezione di Cristo, sia Pallegorizzazione della rinascita e della vita eterna. Le rose inoltre sono associate al simbolismo della Caritas: fiori
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della vita, che cancella la vecchiaia e fuga le malattie: simbolo della vita eterna per il credente. Cupido che agita le acque d’altronde prefigura l
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, proprio in quanto nel momento che si riconosce come tale si riconosce anche come senza esistenza, rappresenta un dato della vita umana che in nessun modo
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questa distinzione elaborata in relazione al ricevente, e cioè per l’opera d’arte entrata nel mondo della vita, sarebbe una forzatura ingiustificabile, se
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della vita e recepita come tale. La semantica da sola non può che arrivare, come si è visto, a individuare l’arte come un linguaggio sui generis, ma non
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inevitabile dedurne che quello che si percepiva corrispondeva a quello che è. Ma la profonda verità della concezione eraclitea della vita, per cui tutto
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oggetto, è atto di connotazione e corrisponde all’estrazione, dal flusso continuo della vita, di un particolare aspetto o schema dell’oggetto così come
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flusso della vita animale. Con tutta verosimiglianza, ad esempio, nell’animale che agisce in un certo modo all’avvicinarsi del temporale non c’è l
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, immediata e non solo di affaccio sul significato, dovrà essere riacquisito dalla poesia con un cammino inverso a quello della semiosi che lo teneva in vita
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oscuramente nell’immagine un luogo di resistenza al significato, in nome di una certa idea mitica della vita: la immagine è ri-presentazione, ossia, in
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verificata, di un distacco, di una distanza, che per definizione il presente, come frangente stesso della vita e sponda della storia, non può dare
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meccanicistica non appariva superata: «Spiegare il processo reale della produzione, e precisamente movendo dalla produzione materiale della vita immediata
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«Marx ed Engels si difesero per tutta la vita contro il semplicismo volgarizzatore dei cosiddetti discepoli i quali volevano sostituire allo studio
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