" tornando a casa soltanto la sera, all'ora di pranzo. | Velleda | non soffriva il caldo; pareva anzi che in quell'ambiente di |
CAINO E ABELE -
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che egli aveva voluto darle un significato offensivo. | Velleda | tacque e non riferì Quelle parole al suo buon signore. |
CAINO E ABELE -
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felice. Roberto era stato quasi profeta nello scrivere a | Velleda | che Franco non avrebbe capito la purezza del loro affetto. |
CAINO E ABELE -
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fin da quando suo fratello era a Roma ed aveva inteso | Velleda | parlare di lui con tanto calore, si era 0149 convinto che |
CAINO E ABELE -
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punto di celare i loro rapporti. E questa convinzione, che | Velleda | appartenesse a Roberto, invece di staccarlo da lei, di |
CAINO E ABELE -
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a Roberto un istante di felicità, per far capire a | Velleda | che aveva tutto indovinato. Difatto, fino dalle prime sere, |
CAINO E ABELE -
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prime sere, egli, per non annoiare il fratello, indicava a | Velleda | di leggergli quelle. Franco ascoltava da prima, poi |
CAINO E ABELE -
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il segnale dei ludi amorosi. Invece, appena il duca usciva, | Velleda | posava il libro e dalla terrazza seguiva con l'occhio |
CAINO E ABELE -
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scambio di un bacio. Allorché le riviste furono esaurite, | Velleda | prese a leggere un libro pubblicato di recente dal |
CAINO E ABELE -
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così presto allo stabilimento? Mio fratello e la signora | Velleda | si divertono leggere certi libri che mi fauno dormire, e io |
CAINO E ABELE -
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fatto nulla per meritare quell' affronto. Non gli disse che | Velleda | era a Selinunte, anzi finse di averla incontrata a Palermo |
CAINO E ABELE -
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meglio quel 0153 viso le dirò che la signora | Velleda | Crespi o Bianchi che sia, ha un nasetto tutt' altro che |
CAINO E ABELE -
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rossastra, cui la pioggia aveva reso il suo colore caldo. | Velleda | era fresca e sorridente. Quella corsa attraverso la |
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forma del mio cappello, sul colore della mia cravatta. | Velleda | aveva abbassato gli occhi e non era più lieta A |
CAINO E ABELE -
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giudice istruttore a sapere a che punto era l'istruttoria. | Velleda | salí dal Moltedo, insieme con Franco e Maria. Il passo dei |
CAINO E ABELE -
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alla scala a ricevere i cari ospiti di Selinunte. Prima che | Velleda | potesse presentar Franco, don Achille gli aberrava la mano |
CAINO E ABELE -
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brillantini in un angolo, e gliela fece vedere. Benché | Velleda | si accorgesse del dialogo fra Maria e Franco non potè |
CAINO E ABELE -
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vostro fratello, voi dovete annoiarvi. Non credo, - disse | Velleda | rispondendo per lui. Il signor Franco ha saputo adattarsi |
CAINO E ABELE -
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Il duca non capiva il sentimento delicato che spingeva | Velleda | a farlo apparire contento della suo sorte e la fissò senza |
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è innocente della intenzione che gli si attribuisce. | Velleda | non era del parere di Roberto e lo disse francamente. A |
CAINO E ABELE -
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un velo di tristezza gli oscurò la fronte. L'accanimento di | Velleda | gli dispiaceva. Roberto volle far visitare la città a suo |
CAINO E ABELE -
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Moltedo e uscì. La bambina aveva preso la mano del babbo e | Velleda | si trovò accanto a Franco, il quale le offrì il braccio. |
CAINO E ABELE -
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Camminavano per le vie deserte in quell'ora e ogni tanto | Velleda | si soffermava per riportare l'attenzione del duca sopra i |
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Roberto era avanti e non poteva udirlo, si fermò e fissando | Velleda | negli occhi, le disse: Mia cara signora, io non ho nessuna |
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ma non fanno per me. Eppure son tanto belle! - esclamò | Velleda | con accento d'ammirazione. La sua natura d'artista era cosi |
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tutte le depravazioni tutti i pervertimenti del gusto. | Velleda | ritrasse il braccio che appoggiava su quello di Franco e |
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uscirono tatti insieme per continuare la visita alla citta, | Velleda | aveva preso per la mano Maria. Le oro afose, le ore morte |
CAINO E ABELE -
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zio Franco, duca d'Astura? Ah! è un'infamia! - susurrò | Velleda | fra i denti. E in quel momento, forse per la prima volta, |
CAINO E ABELE -
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momento l'omaggio del sue affetto. Sotto una maschera lieta | Velleda | gli nascondeva i suoi affanni, ma ella soffriva |
CAINO E ABELE -
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di ogui altra passione. No, io non posso. Ma intanto che | Velleda | viveva in continue agitazioni e in continui sospetti, |
CAINO E ABELE -
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la trattava brutalmente appena erano soli. Una mattina | Velleda | nuotava al largo. Il mare era calmissimo ed ella, mentre |
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aveva provato il desiderio di spingersi fuori, sola. | Velleda | aveva di questi ardimenti ed era lieta quando provava le |
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e un momento dopo si sentì mettere una mano sulla spalla. | Velleda | aveva un largo cappello di paglia che le impediva di veder |
CAINO E ABELE -
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nuca con rabbia amorosa. Al contatto di quelle labbra, | Velleda | si scosse e fatto uno sforzo supremo, gli dette una spinta |
CAINO E ABELE -
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aveva veduto tutto, ma non aprì bocca. Ogni dolore di | Velleda | era una gioia per lei. Più tardi quando il duca e Velleda |
CAINO E ABELE -
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Velleda era una gioia per lei. Più tardi quando il duca e | Velleda | s'incontrarono a colazione, sotto lo sguardo dolce di |
CAINO E ABELE -
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la guardava ansioso. - Non farò più bagni. L'agitazione di | Velleda | continuò per un pezzo. Dopo pranzo non ebbe la forza di |
CAINO E ABELE -
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per lettera. Allora il Lo Carmine si diede a esporre a | Velleda | il bene che Roberto avrebbe potuto fare a quel paese così |
CAINO E ABELE -
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un muro basso. - Ah! ho capito! aggiunse rivolgendosi a | Velleda | scherzando. - Non è voluta venir con noi perché aveva un |
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con loro, così che quella sera il pranzo fu più animato. | Velleda | però era taciturna. Era bastato un sorriso di trionfo di |
CAINO E ABELE -
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Era già notte alta, una notte quieta e serena, quando | Velleda | si alzò da tavola. Ella offrí il caffè agli ospiti e a |
CAINO E ABELE -
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illuminata e specialmente la sala, nella quale scorgeva | Velleda | seduta vicino alla vetrata aperta. Non vedeva Roberto, ma |
CAINO E ABELE -
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Roberto, ma ne indovinava la presenza, osservando che | Velleda | parlava animatamente come se cercasse di convincerlo di un |
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perplesso e ansioso. - Perfida! Ma un momento dopo, vedendo | Velleda | che cessava di parlare e appoggiando la testa alla |
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severa sul volto; non ha astio! La conversazione fra | Velleda | e Roberto durava lungamente e Franco non sapeva scendere |
CAINO E ABELE -
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lei, ma invece di curvarsi a baciarla, sollevò la mano che | Velleda | posava sul bracciale del seggiolone e se la portò alle |
CAINO E ABELE -
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giardino, e chiudeva il cancello; dall'alto della terrazza | Velleda | gli gridava : Buona notte, mio buon signore! - e rientrava |
CAINO E ABELE -
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mio buon signore! - e rientrava in sala per scomparire. | Velleda | aveva vinto le esitazioni di Roberto perché gli aveva |
CAINO E ABELE -
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s'era lasciato convincere ed era stato in quel momento che | Velleda | aveva appoggiato la testa alla spalliera della poltrona, e, |
CAINO E ABELE -
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la mano. Franco aveva assistito a quella scena, avevo udito | Velleda | dar la buona notte a Roberto, eppure non credeva alla |
CAINO E ABELE -
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giorni dopo che la lettera di | Velleda | era stata consegnata al Lo Carmine, fu pubblicato il |
CAINO E ABELE -
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vincere, - rispose egli in tono grave Vincerà! - esclamò | Velleda | con sicurezza. Franco non indovinava di che si trattasse, |
CAINO E ABELE -
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Aveva veduto il Lo Carmine in continue conferenze con | Velleda | ed era riuscito ad afferrare qua e là alcune parole. Che |
CAINO E ABELE -
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suo fratello non aveva in lui nessuna confidenza? Vide | Velleda | rinchiudere il giornale in una busta e vide che diceva a |
CAINO E ABELE -
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Generalmente sono sempre asse che rovinano i loro amanti. | Velleda | impallidì sotto quell'insulto, ma come spinta da una molla |
CAINO E ABELE -
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abbastanza? Ora, voglio anch'io la mia parte e l'avrò. | Velleda | non rispose. Maria era tornata in sala portando i suoi |
CAINO E ABELE -
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da quei due con uno sguardo soltanto. Da quel momanto | Velleda | non soffri più tormenti; Franco pareva che l'evitasse e |
CAINO E ABELE -
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alla vita di provincia. Del resto, in quei giorni Roberto e | Velleda | facevano poca attenzione al duca. La signora si era offerta |
CAINO E ABELE -
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soltanto invece di scegliere libri di letteratura o d'arte, | Velleda | aveva cavato dalla biblioteca molte opere del Bianchi, del |
CAINO E ABELE -
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nuova vita che stava per intraprendere. Una sera, prima che | Velleda | si ponesse alla lettura, egli commosso le disse: Velleda, |
CAINO E ABELE -
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cuore può dare la durata che non hanno le unioni materiali. | Velleda | troncò la parola a Roberto temendo un momento di debolezza |
CAINO E ABELE -
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a esprimere quello che sentivano, e l'eco del sogno di | Velleda | vibrava nei loro cuori come il ricordo di una musica |
CAINO E ABELE -
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la sventura. Il Signorini diceva che il nome del marito di | Velleda | era Crespi; ma che ella faceva bene a ripudiarlo e a |
CAINO E ABELE -
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dal marito. " Questo è quanto posso dirle della signora | Velleda | Bianchi, - concludeva il Signorini, - e se ella, nelle sue |
CAINO E ABELE -
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E da deputato salirà sempre e sempre più si attaccherà a | Velleda | e sempre più ella insuperbirà della gloria di lui! Ah! è |
CAINO E ABELE -
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tempo, nonostante la veglia prolungata, e chi avesse veduto | Velleda | e Roberto, senati alla tavola della colazione, con la |
CAINO E ABELE -
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benissimo il delicato sentimento che aveva trattenuto | Velleda | dal parlargli di quella opera di corruzione del fratello; |
CAINO E ABELE -
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| VELLEDA | BIANCHI A ROBERTO FRANGIPANI ROMA. Mio buon signore Dal mio |
CAINO E ABELE -
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drôlesses parigine. Maria era tutt'orecchi per ascoltarlo e | Velleda | guardò fissamente Franco per invitarlo a non parlare così |
CAINO E ABELE -
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Vuoi dire gente buffa, che cerca di far ridere, rispose | Velleda | seriamente. La converzione languì per un po' di tempo |
CAINO E ABELE -
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mi dava molte istruzioni. Il Varvaro voleva andarsene, ma | Velleda | lo trattenne. Prenda il caffè con noi e poi farà la strada |
CAINO E ABELE -
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escursioni e nelle passeggiate, e invece accorgevasi che | Velleda | cercava di tenerlo lontano e non lo trattava con quella |
CAINO E ABELE -
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alle nove; se vuol venire, passerò a prenderlo, - disse | Velleda | stringendogli la mano. Grazie, - rispose Franco, - verrò. |
CAINO E ABELE -
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Ma pure si è affezionata alla sua istitutrice! La signora | Velleda | ha una manierina e una pazienza che pochissime posseggono e |
CAINO E ABELE -
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che la voleva serbare tutta per sé, ma la signora | Velleda | ha cominciato per conquistare la balia, e allora la bimba |
CAINO E ABELE -
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andai a riceverla e l'accompagnai qua. Come mai la signora | Velleda | si fece istitutrice, perché si vede bene che non è persona |
CAINO E ABELE -
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senza ottenere maggiori notizie di quelle che già sapeva. | Velleda | aveva saputo ispirare tanto rispetto in quell'uomo |
CAINO E ABELE -
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la nostra Maria. Il suo ROBERTO Egli ha ragione, - pensava | Velleda | - la confessione che mi fa in questa lettera, non mi |
CAINO E ABELE -
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i loro sguardi allorché temevano che s'incontrassero. Nè | Velleda | nè Roberto in quelle passeggiate, in quelle ore che |
CAINO E ABELE -
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cuore e dare maggiore intensità al sentimento che li univa. | Velleda | non aveva mai permesso che Roberto leggesse un libro |
CAINO E ABELE -
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al canile. In quel momento i cani si misero ad abbaiare e | Velleda | vide un' ombra sgattaiolare fra i palmizj a poca distanza |
CAINO E ABELE -
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col muso in terra, abbaiando, s'allontanarono di corsa. Per | Velleda | fu quello un momento di suprema angoscia. Non sapeva che |
CAINO E ABELE -
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in mano, mezzo vestito; Maria sola dormiva placidamente. | Velleda | collocò Costanza accanto al letto della bambina, chiuse a |
CAINO E ABELE -
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la luce e intanto gridava per annunziare il suo arrivo. | Velleda | udi quei gridi e scese incontro al direttore. Ma che cosa è |
CAINO E ABELE -
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guardiani, - Saverio e il cuoco cercheranno insieme con me. | Velleda | risalì in camera di Maria e vi si rinchiuse ; Costanza, in |
CAINO E ABELE -
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piena d'acqua. Ma Saverio, per carità, spiegatevi! - diceva | Velleda | che lo aveva atteso trepidante. Signora, un malandrino |
CAINO E ABELE -
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tornò verso i suoi compagni nel giardino. Suonate! - gridò | Velleda | ai guardiani affacciandosi al terrazzo. - Sparate i fucili, |
CAINO E ABELE -
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e i cani dello stabilimento pareva che gli rispondessero. | Velleda | correva ansiosa dalla camera di Maria alla terrazza e il |
CAINO E ABELE -
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Ma intanto che tutti quei soccorsi si avvicinavano, e | Velleda | ne affrettava col desiderio l'arrivo, più colpi di fucile |
CAINO E ABELE -
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sul terrazzo della villa traversarono la sala; gridando a | Velleda | : Era una finta per allontanarci; il pericolo è là. Il |
CAINO E ABELE -
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unito ai guardiani e correva verso il luogo più minacciato. | Velleda | non sapeva più che cosa fare e le fucilate che continuavano |
CAINO E ABELE -
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sopra un asse un uomo con la gola aperta e sanguinante. | Velleda | si fermò un momento, lo fissò con raccapriccio e poi |
CAINO E ABELE -
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stabilimento e il Lo Carmine, che vedeva con dispiacere | Velleda | dirigersi verso quel punto più minacciato, la trattenne |
CAINO E ABELE -
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vi sono tanti uomini. A quel nome, invocato da un amico, | Velleda | non seppe resistere e dopo aver chiuso a chiave il |
CAINO E ABELE -
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con un arpione alla sommità del muro del giardino. | Velleda | l'accennò al suo compagno, il quale la staccò. Camminavano |
CAINO E ABELE -
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d'India, in terra trovarono un altra corda avvoltolata. | Velleda | e Lo Carmine andavano sempre avanti, senza scambiare una |
CAINO E ABELE -
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del giardino, passarono in quella a tergo della casa. | Velleda | alzò la lanterna e mandò un grido. Attaccata al davanzale |
CAINO E ABELE -
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pelargoni si vedevano tracce di pedate e piante calpestate. | Velleda | impallidì. Ormai il complotto era palese. Volevano rubare |
CAINO E ABELE -
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pure e con aspetto truce pareva pregasse. Così Franco vide | Velleda | giungendo, così la vide il Varvaro, che andava a dirle |
CAINO E ABELE -
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Due vi sono riusciti; due sono stati presi e legati. | Velleda | con gli occhi pieni di lagrime che le scendevano sul dolce |
CAINO E ABELE -
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di coricarci. Il Varvaro approvò quella risoluzione, ma | Velleda | che non dimenticava mai Roberto, rispose: Farò avvertire i |
CAINO E ABELE -
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Viaggiatori, e quando Maria aprì gli occhi sorrise vedendo | Velleda | da un lato del suo letto e dall' altro Franco. Oh! zio che |
CAINO E ABELE -
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bagno di mare. I carabinieri dovevano giungere presto e | Velleda | era impaziente di allontanare la bambina dalla villa. Non |
CAINO E ABELE -
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avere abbandonato | Velleda | nella grotta, Costanza era tornata a casa; trascinandosi |
CAINO E ABELE -
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villa. Se la bambina si fosse destata e avesse cercato | Velleda | e lei, poteva mettersi a gridare, spaventarsi, e allora? |
CAINO E ABELE -
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coricato dopo la mezzanotte, ma la impazienza di dire a | Velleda | che aveva vinto, il desiderio di rivederla, lo fecero |
CAINO E ABELE -
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-Roberto. Peccato! Sono impaziente di partile e la signora | Velleda | ha bisogno di svago. Povera signora! - dissero i due amici. |
CAINO E ABELE -
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tutti i suoi affetti e le sue speranze. Ne la signora | Velleda | ne Maria si vedono, - disse quando la carrozza fece una |
CAINO E ABELE -
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Amico, accompagnatemi, non so quello che sia successo. | Velleda | non c'è. Velleda! Velleda! - gridava nel giardino, - ma |
CAINO E ABELE -
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nel suo odio. L'annunzio di quella fiera malattia di | Velleda | lo aveva scosso e già gli s'insinuava nell'animo il rimorso |
CAINO E ABELE -
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rifaceva a rovescio la storia degli strazj imposti a | Velleda | e gli parevano nulla in confronto a quelli cui ella avevalo |
CAINO E ABELE -
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la gioia, era il suo scopo, ma alla probabilità di uccidere | Velleda | dal dolore, non aveva mai, mai pensato. E ora che da parole |
CAINO E ABELE -
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l'agonia di quell'anima, tremava e sudava freddo. Se | Velleda | fosse morta, come avrebbe egli potuto rivedere Roberto? |
CAINO E ABELE -
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avuto quel bacio al momento di aprir gli occhi da quando | Velleda | era in casa. Costanza, nello spogliarla; le ripeteva: |
CAINO E ABELE -
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lenzuola, per non vederla. Roberto era tornato in camera di | Velleda | con la disperazione nel cuore, con l'impazienza dipinta sul |
CAINO E ABELE -
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grado. Se la febbre persisteva con la stessa violenza, | Velleda | doveva morire, morire irremissibilmente. Dottore, mi salvi! |
CAINO E ABELE -
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figgendo su di lui lo sguardo supplichevole. Ogni volta che | Velleda | rivolgeva al medico questa preghiera, Roberto sentivasi |
CAINO E ABELE -
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così straziante, così angosciosa, mai! Dopo quell' accesso, | Velleda | non riaprì gli occhi. Respirava affannosamente e pareva |
CAINO E ABELE -
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tutta la insufficienza della volontà. A un tratto | Velleda | fece un movimento con la persona e da supina si mise di |
CAINO E ABELE -
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affermato che viveva, che voleva vivere per amarlo. Dopo, | Velleda | richiuse gli occhi e si assopì, e Roberto rimase a |
CAINO E ABELE -
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albori del giorno nascente penetrarono in camera senza che | Velleda | si destasse. Il respiro si era fatto eguale e le labbra |
CAINO E ABELE -
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verità. Del resto; Costanza si mostrava così premurosa per | Velleda | e in punta di piedi andava riordinando la stanza e faceva |
CAINO E ABELE -
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perfida creatura, non sentendosi più osservata, si chinò su | Velleda | e mormorò fra i denti: Vivi, vivi pure per la mia vendetta, |
CAINO E ABELE -
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partendo da casa, dove aveva lasciato | Velleda | convalescente e agitata, dove lo assalivano tanti timori, |
CAINO E ABELE -
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Mario Crespi. Ella, tiene in casa sua mia moglie, | Velleda | Crespi, nata Bianchi, e io le ingiungo, in forza di una |
CAINO E ABELE -
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di Velleda. Maria, esci, - disse Roberto alla bambina, cui | Velleda | faceva ripetere una lezione. Che cosa succede? - domandò la |
CAINO E ABELE -
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marito? Sono carte che non si abbandonano; è li, - disse | Velleda | accennando un mobile. - Ma a che può servire? Il forzato è |
CAINO E ABELE -
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dei tribunale e ieri sera ... . Ieri sera ... . - ripetè | Velleda | ansiosa. Dovevano presentarmi a un banchetto elettorale, ma |
CAINO E ABELE -
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seduti sopra una panca, i carabinieri attendevano. | Velleda | pose loro sotto gli occhi l'atto di separazione. Vedete che |
CAINO E ABELE -
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svelare, e ogni giorno ci sentiamo colpiti da qualche lato. | Velleda | rialzò la testa e mostro gli occhi ancora umidi di pianto, |
CAINO E ABELE -
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riserbo? Babbo, che vuoi dire? - domandò la bambina. | Velleda | l'attirò a sé dicendole : Tuo padre intende dire che |
CAINO E ABELE -
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non m'inganno, questo elogio a lei nasconde una perfidia. | Velleda | era già tanto agitata da tutti i fatti avvenuti prima, che |
CAINO E ABELE -
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di lei, che inseriremo in uno dei prossimi numeri. " | Velleda | scattò. Amico; - ella disse fissando il Lo Carmine. Questa |
CAINO E ABELE -
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Povera signora! - diceva alludendo alle sventure passate di | Velleda | e alle persecuzioni presenti. - Ma chi può avere interesse |
CAINO E ABELE -
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a suo piacimento, le aveva permesso di vivere accanto a | Velleda | senza scoprire mai i propri sentimenti. Il dottore era un |
CAINO E ABELE -
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la carta nel portafogli. Era un sabato, giorno in cui | Velleda | non voleva mancare al pranzo degli operai, e nonostante |
CAINO E ABELE -
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rimasero seduti, fingendo di essere intenti a mangiare. | Velleda | impallidì e mentre quel fatto non l'avrebbe forse colpita |
CAINO E ABELE -
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senza sapersi spiegare il perché di quell'insolito sgarbo. | Velleda | aveva voglia di piangere e celava le lagrime sotto un |
CAINO E ABELE -
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Lo credo, purtroppo, - disse il Varvaro, - ma la sventerò. | Velleda | scrollò mestamente il capo. Non lo spero, - diss'ella. - La |
CAINO E ABELE -
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giornaliera di una lunga gita sotto la sferra del sole. | Velleda | non rispose e pensava fra se: Se sapesse! Se sapesse! Verso |
CAINO E ABELE -
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| VELLEDA | BIANCHI A ROBERTO FRANGIPANI ROMA. Mio buon signore Ho |
CAINO E ABELE -
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sua suaVELLEDA BIANCHI. Prima che da Roma giungesse a | Velleda | la risposta alla sua lettera, Franco arrivò una sera a |
CAINO E ABELE -
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nell'arte di dare alla menzogna l'aspetto della verità e | Velleda | gli credè. Camminavano al buio, in mezzo al filare degli |
CAINO E ABELE -
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tu non ridi e non mi guardi come lui. Franco sorrise e | Velleda | disse fra sé che la piccina aveva ragione, poiché i due |
CAINO E ABELE -
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di bellissimi cristalli e di argenteria antica. | Velleda | si diede a osservare Franco e lo giudicò per quello che |
CAINO E ABELE -
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Il viaggio gli aveva dato appetito e mangiando osservava | Velleda | e rideva fra se pensando di essersela figurata vecchia e |
CAINO E ABELE -
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tributati al fratello lo umiliavano assai, tanto più che | Velleda | metteva molto calore nell'esprimerli. Il babbo è un uomo |
CAINO E ABELE -
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Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto fare altrimenti. | Velleda | era una signora, una vera dama, molto più di tante |
CAINO E ABELE -
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un collo sottile, bianco, sorreggente una testina ricciuta. | Velleda | portava i capelli corti dopo una grave malattia, ma questo |
CAINO E ABELE -
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bocca e rotonda la linea che tal mento va fino alla nuca. | Velleda | non era una di quelle donne che attirano l'ammirazione |
CAINO E ABELE -
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il duca vedendosi servire un beli gelato di mandarino. | Velleda | sorrise. È un contadino di Castelvetrano, che ho preso |
CAINO E ABELE -
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ella aggiunse con una bella sicurezza. Terminato il pranzo | Velleda | fece salire Franco sulla terrazza del piano superiore, che |
CAINO E ABELE -
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distrattamente, fumando un eccellente sigaro offertogli da | Velleda | e interrogandola continuamente. Il giovane signore fin dal |
CAINO E ABELE -
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avrebbe l'età di Maria e portava lo stesso nome, - rispose | Velleda | brevemente. Ho capito subito che ella era stata madre, - |
CAINO E ABELE -
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a voler bene ai proprj. Non sono del suo parere, - replicò | Velleda | che voleva riportare la conversazione sopra un terreno |
CAINO E ABELE -
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è molto molto abile quel caro fratello! E l'immagine di | Velleda | gli s'imprimeva negli occhi e la rivedeva ora a tavola, |
CAINO E ABELE -
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sempre più il tempo, e Roberto dovette affacciarsi. | Velleda | da Selinunte vide i razzi sulla collina della città e |
CAINO E ABELE -
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Costanza era felice anch'essa, per un'altra ragione. Quando | Velleda | s'era ritirata in camera, la donna, fingendosi premurosa, |
CAINO E ABELE -
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In casa quella notte, non era rimasto che il cuoco, e | Velleda | di buon'ora aveva, chiuso il cancello e sciolti i cani. |
CAINO E ABELE -
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quel corpo. Il giovine lo sollevò nelle braccia poderose. | Velleda | era vestita di una sola camicia, sulla quale Costanza aveva |
CAINO E ABELE -
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Taci; strega, - diceva Alessio rivoltato da quel cinismo. | Velleda | era bella davvero col piccolo capo appoggiato sopra un |
CAINO E ABELE -
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di sé, che non vedeva il momento di fuggir lontano da | Velleda | e dal luogo che gli ricordava la sua ignominia. Gli pareva |
CAINO E ABELE -
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anche nel male! Ho forse goduto? L'ho forse umiliata? No, | Velleda | non saprà nulla e domattina, destandosi nel suo letto, |
CAINO E ABELE -
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ora da uno sguardo affettuoso sorpreso negli occhi di | Velleda | all'indirizzo del fratello ora da uno di quegli spontanei |
CAINO E ABELE -
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e chiese una sola tazza di tè, dicendo di sentirsi male. | Velleda | si alzò per accendere la macchinetta a spirito e andava e |
CAINO E ABELE -
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quel flore cade una delle loro care e vagheggiate speranze. | Velleda | era più osservatrice. Ella aveva quella specie di |
CAINO E ABELE -
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mi leggere qualche romanzo di "Melusina", della sua amica? | Velleda | impallidì e comprese benissimo che Franco aveva indagato il |
CAINO E ABELE -
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sferzato dal desiderio. Invece Roberto sedeva pensieroso e | Velleda | non aveva la forza di nascondergli la sua tristezza. Non |
CAINO E ABELE -
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finché io non lo manderò via; questo non posso farlo. | Velleda | fu sul punto di aprire il suo cuore ad una confessione |
CAINO E ABELE -
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la buona notte. Un sospetto balenò nell'animo di Roberto. | Velleda | mi nasconde qualcosa, - egli pensò, ma un momento dopo quel |
CAINO E ABELE -
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tante lotte acerbe fra la passione che lo spingeva a far di | Velleda | la sua amante, la donna sua, e l'affetto e il rispetto che |
CAINO E ABELE -
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non aveva desiderato ardentemente di sentire la guancia di | Velleda | sul proprio petto, di vedersela dormire accanto, di |
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Franco era ancora malato e non si sarebbe alzato. Fra | Velleda | e Roberto fu stabilito di mandar la carrozza a prendere il |
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rimarrai a Selinunte; ti lasceranno a guardia della villa; | Velleda | non condurrà nessuno di qui per tema che parli. Signorino, |
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la sottana rossa. Di dove venite; Costanza? - le domandò | Velleda | dalla sala da pranzo, vedendola avanzare nel viale dei |
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è ancora giunto e io non ho passeggiato oggi. No, - disse | Velleda | che non aveva pace se la bambina si allontanava un istante, |
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a quest'ordine. La donna si morse le labbra e dette a | Velleda | una guardata bieca. Maria; per consolarla del rifiuto |
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che le vogliamo bene, dobbiamo risparmiarle ogni spavento. | Velleda | parlava in tono basso, ma fermo, e intanto fissava la |
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insistenza era intempestiva. Costanza stava per replicare; | Velleda | se ne accorse e accennando il duca che giungeva in |
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era pronunziata a due passi dalla stanza da pranzo, dove | Velleda | con volto sereno accoglieva Franco e il Varvaro. Per un |
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è stato da me il giudice istruttore, le cose si complicano. | Velleda | impallidi. - Come mai? - domandò. - - Uno dei malandrini |
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- E Alessio, Alessio non parla? No, finge di non potere. | Velleda | avrebbe voluto sapere di più, ma aveva paura di destare |
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tre volte. Finalmente le frutta furono messe in tavola e | Velleda | ordinò a Saverio di portare il caffè sulla terrazza. Nel |
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moschee, e Maria non si mosse più dal suo fianco. Intanto | Velleda | domandava al Varvaro: Mi dica il resto, mi dica tutto! Ho |
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possibile che tanta gente congiuri contro di noi! - esclamò | Velleda | presa dallo sgomento. I carabinieri, mentr'ella parlava, si |
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corse sulla terrazza per chiedere un pezzo di zucchero e | Velleda | si alzò per darglielo. Avrebbe voluto interrogare ancora il |
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a Franco che dietro la pelle alabastrina del volto di | Velleda | si accendesse una face, illuminandola dall'interno. Quella |
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andavano allo stabilimento. Essi non permettevano che | Velleda | si esponesse più, e la signora, per non lasciare sola Maria |
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che poneva attraverso all'uscio della camera in cui | Velleda | vegliava. 0118 La felicità quella notte impedì alla signora |
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copre le guance; io sono degna di lei. Questo aveva scritto | Velleda | al suo buon signore, come ella lo chiamava qualche volta |
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di passione e lo vedeva desideroso di lei. In questo tempo | Velleda | giunse alla villa e Costanza non l'accolse ostilmente, |
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alle anime meridionali e le induce alla simpatia. Poi | Velleda | non era superba; anzi parlava a Costanza con bontà e non le |
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sciogliesse i cani e si ritirasse in camera. Un indugio di | Velleda | nella sera fatale aveva 0131 portato all'arresto d'Alessio, |
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più visto, se non Saverio e Costanza, che lo servivano. | Velleda | era raggiante di felicità e con orecchio ansioso seguiva |
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speranza della vittoria dava un non so che di inebriante. | Velleda | non avvertiva più neppure la debolezza della recente |
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viaggio. Quando gli amici furono partiti, Roberto chiese a | Velleda | che la mattina dopo non si alzasse per tempo, poiché non |
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cosi lontano! ... No, non dobbiamo dividerci mai, mai! | Velleda | piangeva di gioia e già faceva disegni per la loro |
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con tanta spontaneità come se avesse avuto quindici anni. | Velleda | volle un bacio in fronte, uno solo. Dopo, quando mi sarò |
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debolmente da una sola candela. Da quella oscurità | Velleda | credè di veder risorgere, come da una tomba scoperchiata a |
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lume e ne accese altri. La morfina! la morfina! - diceva | Velleda | cui il professor Angelini aveva prescritto quel rimedio, |
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a riposare. Costanza uscì, ma poco dopo ritornava scalza. | Velleda | dormiva già di un sonno profondo. Vedendo l'effetto |
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la sua osservazione in quegli ultimi tempi e sapeva che | Velleda | si sarebbe sentita così macchiata dai baci di lui, da |
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sanno negare l'amore a chi glielo ha rubato una volta; | Velleda | sarà mia, mia! Impazziva davvero, ora che il sogno stava |
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tutto. Se alla villa vi fossero altre donne che la signora | Velleda | e Costanza, direi che Alessio in quella notte si recava a |
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delle ruote sulla ghiaia fece accorrere Maria, Franco, | Velleda | e il Lo Carmine. Bianca, sottile, quasi diafana per il |
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quasi diafana per il pallore che le copriva il viso, | Velleda | fu la prima a trovarsi accanto alla carrozza, quando |
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al babbo la borsa da viaggio, per non staccarsi da lui; | Velleda | invitò il duca, il Lo Carmine e il Varvaro a entrare nella |
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gloriosa da quelle stoffe morbide e chiare. Franco notò che | Velleda | non volle sedersi a tavola prima che Roberto scendesse. In |
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avvenuto a Selinunte, ne degli affari del duca; ma ormai | Velleda | non era più ansiosa di notizie. Tutta la sua |
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felice! felice! Soltanto un'ora dopo l'arrivo, Roberto e | Velleda | si trovarono soli nella sala del piano superiore. Mentre i |
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nuovo mondo dove mi hai trasportato! 0142 Dunque la signora | Velleda | e i pochi amici miei ti hanno affezionato a questo luogo? |
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degli operai? disse. - Oggi è il primo maggio e la signora | Velleda | ha preparato loro una piccola festa. Franco si alzò |
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di carne. Quando i maccheroni erano già distribuiti giunse | Velleda | sola; a poca distanza la seguiva Maria insieme con la |
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e di una mente illuminata trovava la sua alta ricompensa. | Velleda | s'era accostata a Roberto e gli parlava sommessamente, |
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pan bianco. Quando la pasta era già stata servita, giunse | Velleda | insieme con Maria. Gli operai si alzarono rispettosamente. |
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roba fresca e sana, cucinata in recipienti puliti. Infatti | Velleda | e Maria si scostarono da Franco e andarono verso i |
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un pezzetto di carne col contorno. Franco andò incontro a | Velleda | domandandole: - - Mi dica, signora, è anche questa una |
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un legame d'affetto fra lavoratori e proprietario. | Velleda | leggeva in volto a Franco questi pensieri e invitandolo a |
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il sotto direttore degli scavi, il Lo Carmine, che | Velleda | aveva invitato a colazione e che presentò subito a Franco. |
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è tanto buono e vuol tanto bene al babbo. La signora | Velleda | non ti ha mai fatto osservare che era un uomo buffo, |
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al mare, Franco guardò Maria, e la bimba si mise a ridere. | Velleda | aveva capito tutto; con una occhiata la richiamò al dovere |
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quale Franco restava indifferente. Però accorgendosi che | Velleda | se ne affliggeva per il buon professore, si rivolse a Lo |
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volta, zio; prima no. Come mai ridevi a tavola? - domandò | Velleda | alla piccina quando furono sole. Non lo so, - rispose |
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sono allo stato latente nel cuore di ogni bimbo. Toccava a | Velleda | a difenderla, quella piccina; toccava a lei; ma come fare? |
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dentro di sé: Se non riesce tanto meglio. Ma intanto ora | Velleda | è insieme con lui, e il marito, rinchiuso a Nisida, non può |
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di quella spontanea dimostrazione. Franco cercò subito | Velleda | con gli occhi, ma non la vide. Allora, fatto più ardito e |
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innocenza di Alessio in questo fatto, io sono convinto. | Velleda | non ebbe la forza di replicare; sentiva le lacrime che le |
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in quelle parole che Roberto stese le braccia per attirarsi | Velleda | sul petto, ma prima di sfiorarle la vita, le lasciò |
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prese una mano di lei e se la portò alle labbra. Prima che | Velleda | potesse rispondergli, Roberto era già uscito. |
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alla pronta attuazione di un disegno. Telegrafò subito a | Velleda | e al capitano dei carabinieri di Castelvetrano di spedire |
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insolite. Con raccapriccio pensava al pericolo corso da | Velleda | e da Maria, e la fantasia eccitata gliele rappresentava |
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quello che fare, allorché ricevè un secondo telegramma da | Velleda | più rassicurante, insieme con uno del capitano dei |
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fiducia nuova, una calma insperata. Perché tremare quando | Velleda | vegliava? Perché agitarsi e sciupare le forze? Non era |
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di urgenza spedito un'ora avanti da Castelvetrano. | Velleda | con quello gli annunziava che la notte era stata |
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per esser consegnato così presto a Castelvetrano, e | Velleda | aveva dunque voluto che gli giungesse prima che si mettesse |
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Ma un rapido calcolo distrusse ogni speranza. Anche se | Velleda | avesse risposto subito alla sua lettera, la replica non |
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| Velleda | nella giornata aveva avuto un altro accesso di febbre |
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si respira. Giovedì? - domandò il medico. - Ma la signora | Velleda | è gravemente ammalata e non potrà comparire come testimone. |
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la mente ad altro. Lo so, mio buon signore, - rispose | Velleda | ma ora bisogna riprendere la lotta, fare stampare a |
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professore, - la signora ha bisogno di calma e di silenzio! | Velleda | sollevò la testa ricciuta dai guanciali e, rivolta |
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alla sua cara una famiglia? Nessuno avrebbe osato insultare | Velleda | se portava il suo nome; egli avrebbe avuto il diritto di |
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orribile situazione! - Scenda a far colazione, - dissegli | Velleda | vedendolo pensoso; - Maria deve aver fame. Egli scese di |
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Hanno assassinato Federigo! Hanno assassinato Federigo! | Velleda | a quel grido era balzata dal letto, s'era gettata addosso, |
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stava per cadere e la riportò in camera. È troppo! - gridò | Velleda | avvitichiandoglisi al collo. |
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da un'altra laudatoria; in secondo luogo, che gli elogi a | Velleda | potevano servire di appiglio, se l'offerta non si fosse |
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di quella ignobile penna, ma un amico di lui, - disse | Velleda | e andò in camera tornando di lì a pochi momenti con un |
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il quale, invelenito dal disprezzo che gli dimostrava | Velleda | e dai trionfi del fratello, il cui nome era su tutte le |
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che aveva letto i romanzi di lei. Sì, " Melusina, " | Velleda | Bianchi o Crespi fa tutt'uno. La celebre scrittrice, la |
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amori di Roberto non sfuggisse ad alcuno e che il nome di | Velleda | venisse coperto di motteggi e di onta. In quelle ore |
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all'articolo della Trinacria. Altro che letto! La signora | Velleda | è stata colpita da una febbre! Da più ore è sul letto e |
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mobili! Pochi giorni fa gli operai adoravano la signora | Velleda | come si adora la Madonna; ora rifiutano il pranzo perché è |
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Intanto da Castelvetrano spedite il dottore: la signora | Velleda | sta male. Il Varvaro andò a preparar le valigie, e il buon |
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purché non abbia gli occhiali e il fintino. - La signora | Velleda | Bianchi non è nè vecchia nè brutta, ma è istruita, |
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sforzo per prendere in mano la penna. Roberto Frangipani a | Velleda | Bianchi. Castelvetrano per Selinunte. Mia buona signora |
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