Questa constatazione ha una grande importanza teorica: essa dimostra, insomma, che una serie di variabilità ottenuta dalla combinazione di un
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variabilità continua o trasgressiva, che abbiamo preso come punto di partenza per il nostro studio.
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sostituita da una discontinuità, finché l’analisi era limitata a una o poche coppie di fattori. Sappiamo ora che la variabilità indotta dalle
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fenotipi che si ottengono, se ne ricava una serie di variabilità continua, dal bianco puro, al giallo più o meno intenso, al rosso giallastro, al rosa
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variabilità secondo la distribuzione normale, ottenuta non più dalla cooperazione di numerosi fattori che hanno effetti diversi, ma dalla cooperazione
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posseduti da ciascuna pianta, ne segue che la F 2 deve costituire, per la intensità del rosso, una serie di variabilità distribuita secondo la curva
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2) La F 2 dimostra una variabilità molto maggiore della F 1. Le massime frequenze sono, anche qui, sui caratteri intermedi, ma l’ampiezza della curva
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risulta quindi una certa curva di variabilità, d’una certa ampiezza.
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5) Le curve di variabilità che si ottengono alla F 2, F 3 ecc. sono simili a quelle che abbiamo visto prodotte dalle modificazioni, benché dovute a
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nelle cellule somatiche (peritoneo, sangue) di varî Anfibî urodeli, trovò valori distribuiti su di una curva di variabilità, fra i limiti 19 e 27, con
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Queste considerazioni dànno ragione, almeno in parte, della grande variabilità dei risultati degli incroci fra specie diverse.
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Spesso però la F1 presenta una variabilità molto notevole, e si trova tutta una serie di forme che va da individui simili a uno dei genitori, a
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E poiché proprio sulla variabilità dei caratteri sono basate le possibilità dell’analisi genetica, è molto lontana la speranza di poter studiare la
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, oltre al De Vries, varî altri studiosi, e specialmente il Bateson, avevano richiamato l’attenzione sulla variabilità discontinua, e su quelle che furon
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(1900 e segg.), il quale, valendosi dei metodi statistici per lo studio della variabilità, già introdotti e perfezionati da F. Galton, giunse a
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Un primo quesito è il seguente: gli individui di una stessa specie sono tutti identici? È evidente che no; essi manifestano una «variabilità» più o
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di problemi: 1) la variabilità e le sue cause (problema statistico); 2) la distribuzione dei caratteri nelle varie generazioni (problema statistico); 3
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Le combinazioni di geni diversi, che esistono nel seno di una specie possono dare origine ad una notevole variabilità. Votiamo per incidenza che, se
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Quindi è certo che le combinazioni forniscono una gamma di variabilità tutt’altro che trascurabile ai fini dell’evoluzione.
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le loro proprietà nelle successive generazioni, e possono ricombinarsi in tutti i modi, è atto a mantenere la variabilità, ed anche ad accrescerla
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come sola sorgente di variabilità l’ibridazione, ivi compresa l’ibridazione interspecifica. Sono note le limitazioni di questa (cfr. cap. XV) e senza
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LA VARIABILITÀ
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variabilità.
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Concludendo, la teoria della costituzione «meristica» del patrimonio ereditario dà ragione del mantenimento della variabilità e le combinazioni
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Come si è detto, la continua formazione di mutazioni, offre la variabilità necessaria al processo selettivo. Tuttavia il problema evoluzionistico non
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fornisce alla specie una variabilità bruta, che può essere indirizzata verso una certa direzione della selezione. Se una specie è distribuita in
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Questi studi sulla fisiologia delle popolazioni e sui principî che regolano la distribuzione della variabilità, che sono appena all’inizio
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LA VARIABILITÀ
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§ 1. Descrizione. — § 2. Il problema evoluzionistico. — § 3. Le leggi di Galton. — § 4. Analisi genetica della variabilità. — § 5. Azione dell
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individui della stessa specie, come base del meccanismo della trasformazione della specie. Conviene pertanto iniziare la nostra analisi dalla variabilità.
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Cap. III La variabilità.
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quindi che il poligono sia una approssimazione alla curva, e che questa rappresenti il fenomeno della variabilità, come realmente
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della «variabilità», o «dispersione» dei singoli varianti intorno alla media. Si chiamano comunemente, in linguaggio genetico, plus varianti, gli
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Alimentazione e variabilità, 53.
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Luce e variabilità, 56.
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Variabilità, 39 e segg.
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Umidità e variabilità, 55.
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Temperatura e variabilità, 53.
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LA VARIABILITÀ
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cap. III. — La variabilità 39
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§ 4. - Analisi genetica della variabilità 48
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§ 5. - Azione dell’ambiente sulla variabilità somatica Pag.52
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§ 4. - Analisi genetica della variabilità.
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verificare le leggi del Galton e scelse come materiale di esperimento i fagiuoli. Subito s’avvide che le cause che determinano la variabilità possono
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variabilità (che può essere più o meno accentuata
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§ 5. Azione dell’ambiente sulla variabilità somatica.
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Talvolta si riscontrano in natura dei casi di variabilità ciclica, come in alcune specie di Dafnie (piccoli Crostacei Cladoceri, conosciuti
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esistono, e l’azione di ciascun singolo fattore di variabilità coopera con quella di ogni altro, sommandosi od elidendosi, a seconda che agisca nello
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di queste numerose condizioni, che, studiate analiticamente e singolarmente, si manifestano fattori di variabilità più o meno importanti. Ognuna di
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Con l’analisi precedente abbiamo distinto alcuni di questi fattori di variabilità, ma è chiaro che l’ambiente risulta dalla coesistenza e dalla
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