una panca di legno e, aspettando il magro pasto, lasciai volare la fantasia. Pensavo così vagamente a quei rari giorni felici, nei quali, digerendo la
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rivela non i tentativi di un ingegno novello, nel quale si guarda vagamente alle speranze future, ma tutto l’insieme di un piccolo mondo estetico
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quando il cuore ha tentato di trascinarmi dietro le seducenti appariscenze di una felicità che mi si faceva brillare vagamente sotto gli occhi; e il
verso casa, avvertivo con stizza che il calore del suo braccio, appoggiato con naturale stanchezza sul mio, mi faceva pensare a qualcosa di vagamente