più disforme dall'esperienza è “possibile”. In questo senso non v’è antitesi tra l’immaginazione “naturale" del Bernini e l’immaginazione “innaturale
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Annibale, tra Borromini e Bernini) v’è una divergenza di tendenza: il Seicento è appunto il secolo in cui lo sviluppo dell’arte avviene nel contrasto delle
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, non è certamente ignoto a Vermeer. Ma v’è una differenza tra lo specchio che riceve l'immagine e l’occhio umano che la percepisce: la pura percezione
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scultura, non si dissimula più il mezzo, la materia: l’immagine ha la propria sostanza, non v’è alcun motivo di simulare la sostanza, la materia della
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fatti e valori generali e particolari, e tra essi v’è una gerarchia, rigidamente osservata nelle Accademie; ma tra coloro che producono i primi e coloro
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che dai “romanisti” fiamminghi. Nel Seicento, il Caravaggio afferma che non v’è maggior difficoltà a fare un quadro di storia che un quadro di fiori
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sentimento, o poiché nel ritratto non v’è azione che permetta lo sviluppo del sentimento, un’attitudine già embrionalmente morale.
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: questo è il dilemma che affiora, a tutti i livelli, nella ritrattistica del Seicento. Ma v’è un'alternativa: il rapporto dell'uno o dell'io con lo
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soggettivo non è più l'errore. V'è un’obbiettività, una verità del soggettivo, che nasce dal metodo con cui la sensazione soggettiva si determina. Poussin
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del pensiero nella pratica della vita. Non v’è dubbio che l’irrazionalità è il carattere dominante di questa cultura; ma è un’irrazionalità voluta
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accertare se essi siano conformi a un metodo razionale. Ma come farlo, se non v’è più un principio razionale a priori? Non potendo giudicare dalle premesse
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umani che di contemplare e descrivere la logica provvidenziale dell’universo; e, poiché v’è controversia, si cercano, dalle due parti, gli argomenti
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Se non v’è un principio o un modello unico all'origine di tutti i fenomeni, anche le attività della mente sono differenziate. Il dominio delle verità
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l’esercizio dell’autorità: il suo strumento è ancora la propaganda e la propaganda si attua al livello e col mezzo dell'immagine. V’è una propaganda
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, ideazione di costumi di gala ecc.), Principi e sovrani sono soltanto i grandi clienti dell’artista: accanto ad essi v’è un’altra clientela, la
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V'è dunque un ambito preciso in cui si sviluppa la Rettorica: la polis con le sue assemblee, i suoi poteri di deliberazione e di giudizio. Nello
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metà del secolo XV Niccolò V si era proposto di sollevare la sede del papato dallo stato di abbandono in cui si trovava: composti gli scismi
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Se la figura della capitale spirituale del cattolicesimo è anche un mezzo di propaganda politica e religiosa, la forma urbis studiata da Sisto V e da
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della capitale si ferma, o quasi, con la morte di Sisto V e l’allontanamento di Domenico Fontana; ma il tema ideale della città-capitale come
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l'esistenza mediante un processo di persuasione e di educazione: v’è, insomma, una moderata rettorica della borghesia come v’è una grandiosa rettorica
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