Fin dall’inizio del pensiero speculativo sull’arte è stata avvertita una bipolarità. Tuttavia un rilievo in primo luogo colpisce, che questa
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determinata in un individuo ricevente o fruitore. Per cui ogni considerazione sulla struttura, quanto sul modo di affiorare dell’opera ad una coscienza
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, intercettata al momento in cui ne avviene la recezione in una coscienza. Il che non è la stessa cosa che considerare l’opera d’arte dal punto di vista dello
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Una volta riconosciuta l’origine simbolica alla radice della creazione artistica, e come questa origine simbolica non andava confusa con i
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tenta di raggiungere, è comunque una sintesi, un momento distaccato dal fluire della quotidianità proprio nel seno di questa quotidianità, una
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Scrittura, vengono assunte come una struttura semantica dell’opera d’arte medievale, ad esempio nella Divina Commedia, o rappresentano una soprammissione
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Il «significato» di una poesia non è rappresentato dalla dimensione semantica delle parole5 se non in quanto questa permette l’intelligenza della
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intercomunali e regionali tutto il territorio di una regione) viene trattato, in base alle esigenze sociali, commerciali, igieniche e così via, a somiglianza di
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istanza un oggetto del mondo esterno, è un fenomeno. Anche se si tratta di una poesia o di una musica, la cui fisicità è mediata dalla scrittura, una
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di tendenza, e non certo ad una maggiore gradevolezza della pop-art rispetto all’informale.
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fusione in bronzo, denunciava non una formulazione ma il distacco dalla lampadina-utensile) al tubo di dentifricio, grande come una foca immonda
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, non è ricollegata nessuna sussunzione ad un concetto empirico o ad uno schema preconcettuale. Incontrandomi con una bestia o una pianta che non ho mai
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del modello. In questo caso dunque pittore e fotografo si interiorizzano una certa loro veduta particolare del modello e quella loro particolare
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fotografica nel cinematografo, stabilendo un’opposizione recisa fra le due. Il ragionamento è il seguente: la fotografia induce non già ad una coscienza dell
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netto in realtà ebbe una ragione storica d’essere proposto, finché la posizione della fotografia e del cinema erano isolate nel quadro delle arti. Fino al
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oggetto. In realtà non c’è nulla di meno esistenzializzato di un ritratto di Van Eyck o di Van der Weyden: ma nel microcosmo dell’immagine c’è una folla d
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«storia empirica dell’arte» e cioè confinandolo «alla constatazione dei mezzi tecnici che una determinata volontà artistica usa per una data
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sviluppi indipendentemente dall’intenzionalità formale, ma questa ad un tempo formerà e sarà formata, e lo stimolo, a cui sottoporrà il tecnico in una
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durante il corso di questa analisi è fatale che si venga ad una motivazione dell’opera d’arte come se l’essenza dell’opera d’arte stessa non fosse di
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Riconosciuta la recezione in una coscienza come basilare per il porsi stesso dell’opera d’arte in quanto opera d’arte, ci si può allora proporre
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implicare una svalutazione della critica estetica, ovvero dell’indagine rivolta all’essenza 12. Il Panofsky distingue tre strati da interpretare, nell
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storica e filologica conosce, bastando spesso il ritrovamento di una nuova fonte o notizia storica per sovvertire la precedente interpretazione.
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L’opera d’arte realizza una presenza; ma noi sappiamo che, nel realizzare una presenza, l’opera d’arte si pone al tempo stesso altra dal fenomeno. L
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Riconoscere che, realizzando una presenza immediata per la coscienza, l’opera d’arte si pone come realtà, in modo diverso e paritetico alla realtà
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Né, con l’interrogare la presenza che realizza l’opera d’arte nella sua struttura formale, se ne verrà ad infrangere l’unità, ché anzi, da una tale
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Questo sotterfugio introdotto dal Grosse (che aspirava ad una storia dell’arte come una storia naturale) è accettato sostanzialmente dal Garroni che
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nei limiti della loro fisica oggettività. Pure questa indebita assimilazione al metodo scientifico è inevitabile se si vuol fare dell’estetica una
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storia: la storicità dell’opera è duplice, nella sua nascita e nel suo farsi presente ogni volta ad una coscienza. Il fatto di prodursi come un eterno
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Una volta tratta dall’interiorità di una coscienza e posta nel mondo, l’opera d’arte non comunica, si presenta; non informa, si dà astante. Quindi
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Dovremmo dunque ricercare qualcosa di simile non in produzioni collaterali al messaggio, ma dove si determini una presenza analoga a quella che si
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Così il poeta si serve di una lingua, in cui proprio consiste il repertorio (codice) che offre quel gruppo definito, ordinato, di elementi di
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Si scopre allora che la comunicazione riguarda sempre qualcosa che non è presente, astante: la comunicazione informa di una presenza che è altrove o
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«Dewey, giocando sulle parole communication e communion viene a suggerire una società di persone in cui le barriere sono abolite: e cioè una società
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In questo senso, «l’arte è comunicazione, ma non è una comunicazione personale, né tanto meno ansiosa d’essere compresa.» Infine, dalle assise di
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Ma noi vogliamo offrire una riprova delle precedenti deduzioni cambiando di livello, e mettendoci perciò da un punto di vista psicologico e da un
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recuperare una peculiarità di connotazioni che lo fissino, per così dire, non già in una impossibile oggettività, in una chimerica denotatività
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Ma una volta definito lo spartiacque della critica, non si deve credere di potere puntualizzare una volta per tutte quali sono le indagini che
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. Successivamente potrà essere risalito il cammino e questo percepito, già avulso dal contesto, già investito di significato, verrà riportato ad una astanza in cui
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, quando la linguistica è arbitrariamente ristretta alla grammatica: la distinzione è radicale. Non esiste una funzione poetica del linguaggio, come ne
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, e non metaforicamente, ma con le stesse caratteristiche, in una sostanza diversa, della lingua. Per sostenere dunque che l’arte è un linguaggio, e l
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dodici note i cui rapporti reciproci sono stati sensibilizzati e organizzati in modo da configurarsi come una speciale razionalizzazione, al punto da
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L’esistenza assoluta di un codice, alla base di una espressione artistica, non è mai una ragione sufficiente per assimilare l’arte al linguaggio
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meccanica quantistica, il principio, nel suo enunciato più accessibile, è così espresso dal Reichenbach23: «In una data quantità u vi sono altre quantità v
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, che non rappresenta una struttura inderogabile, valida in ogni direzione, del pensiero, e solo costituisce una struttura efficiente dove possa
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, se non una quantità che non si può misurare? «La qualità — scriveva Hegel 30 — è la determinazione isolata, un che di affatto semplice, immediato
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Perciò non facciamo una indebita estrapolazione, se vogliamo renderci conto fino a che punto, anche nel campo dell’azione umana, il principio di
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La precisazione che si è raggiunta sul principio di causalità, aiuta a mettere in evidenza una distinzione che è già implicita nella critica di
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In definitiva in questo evento per cui girando un’interruttore si accende una lampada, bisogna distinguere il nesso corrente-elettrica-trasformazione
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. Ma è chiaro che la dialettica della storia, appunto perché desunta dalla storia, e cioè dal passato, si constata, ma non si predetermina: è una
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particolare [...] col che cade anche ogni tentativo di una sociologia dell’arte, pittorica nella fattispecie, o di una iscrizione di questa in una
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