Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Fedora

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Colautti, Arturo 27 occorrenze

(Fedora resta a guardare pensosa; poi ridiscende. Sovra una mensola e una fotografia in un astuccio: la prende e la bacia.)

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(Il campanello squilla ancora una volta e più forte.)

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(Grech si alza dalla scrivania, e cava di tasca una rivoltella. – Movimento generale.)

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(Lunga pausa, durante la quale s’ode a brani dalla montagna una maggiolata.)

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(Loris scorre, singhiozzando, anche una volta la lettera: Fedora è rimasta come impietrata in mezzo alla scena.)

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In fondo, lampadari e doppieri accesi: nell’antisala una lampada veneziana scendente dal soffitto: fiori in ogni canto.

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A sinistra del proscenio un caminetto a mensola, la quale sorregge una pendola e due candelabri: più indietro l’usciale della galleria.

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(Loris, sfinito, si abbandona su una seggiola: Borov parla sommesso a Basilio, che esce frettoloso: Marka corre a sostenere Fedora vacillante.)

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(Lorek rientra, asciugandosi le mani a una tovaglia offertagli dall’Assistente; indi corre alla scrivania, e si mette a scrivere rapidamente in piedi.)

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(Fedora è corsa a una finestra e ne solleva i cortinaggi, per guardare il palazzo prospiciente. – De Siriex e Desiré, dietro le sue spalle, osservano

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(Sergio va a prendere sulla credenza una corta e panciuta bottiglia stemmata; poi ne mesce a tutti un bicchiere, anche a Dimitri, il quale però non

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Sul sinistro lato del fondo una porticina aperta mette nello spogliatojo visibile in parte, dentro il quale notasi un altr’uscio comunicante con la

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. – Una rustica squilla vicina suona la preghiera della sera: a quella, altre campane più discoste rispondono: l’Angelus si propaga di villaggio in

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Sulla scena, a dritta, un tavolino dinanzi a un sofà: a sinistra, una scrivania: nel mezzo, un seggiolone di cuojo. – Alle pareti quadri, armi

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(Grech, inchinatosi, siede alla scrivania a sinistra. – Fedora vi depone una croce bizantina incrostata di gemme, togliendosela dal petto: indi

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All’alzar della tela, è cominciato il ricevimento. Nel fondo circola, aggruppandosi variamente, una folla multicolore di dame e cavalieri in abito di

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tutti i volti. Dopo un momento di stupor doloroso, una grande agitazione subentra.)

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vi lascia cadere alcune goccie d’una fialetta estratta dalla sua busta di medico.)

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paravento, con seggiole, poltrone, sgabelli a destra; a manca, una graziosa scrivania Louis Quinze.

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, presa dal vassojo di un valletto una tazza di thè, si avvicina a De Siriex per offrirgliela.)

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(Boleslao, fornito di una immensa zazzera bionda e vestito pretenziosamente in calzoni corti e marsina constellata di gingilli araldici, s’inchina

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, riscintillante al chiaror della luna. – Più in su, una credenza russa con suvvi il samovar e un servizio da thè.

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. Nello sfondo le Alpi bernesi. – A sinistra gradinata di legno conducente ad uno châlet, del quale sporge un lato: appiè della gradinata poggia una

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. Ivan viene a deporre sulla scrivania una rivoltella e un portafogli. – De Siriex osserva da un angolo.)

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Un’arcata, sorretta da snelle colonne, divide il salone propriamente detto dall’antisala, che serve da sfogatojo. Nel fondo si scorge l’entrata d’una

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una luce violetta.)

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(Desiré e Ivan passano nello spogliatojo, il cui uscio rimane aperto: si vedono prendere una brocca, un catino, alcune spugne, certi pannolini

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Iris

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Illica, Luigi 23 occorrenze

(Ed ora sono i ricchi paraventi che attirano gli sguardi d’Iris: uno è dipinto da Hokusaï e raffigura Daīkoun che fa piovere denari d’oro su di una

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una piovra sbucava dal mare e avvinghiava una fanciulla.

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eccone una azzurro-cielo dopo la pioggia!,

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Di lassù non un riflesso di una delle mille gaie lumiere del Yoshiwara!

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(una stridula risata è la risposta del giovane che volge con disgusto le spalle alla mousmé).

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Dal labbro di Iris esce allora contro il mondo, il destino o la divinità la grande rampogna di una domanda: – Perché?…

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(Laggiù, nell’angolo, presso al bouddah che ride, si solleva lentamente la cortina di una porta. È Kyoto che introduce Osaka).

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Così Iris risvegliata invano cerca l’amicizia dei piccoli giocattoli e degli inutili ninnoli così cari e prediletti nella esistenza di una fanciulla

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Osaka risponde una voce terribile:)

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Iris non sente più le sue torture; – già vive, la fanciulla, di una vita tutta luce; – e al Grande amico che la guarda essa eleva la sua anima:

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! di falchi! Montagne! Laghi! Pesci! Gatti in furore! Una tutta a bimbi! Una tutta a donne nude tra farfalle, fiori e arabeschi vertiginosi! mentre, da

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stuoia e veduta di tergo è pur tuttavia la picina una cosa graziosa assai!)

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(allora tutto l’orgoglio di Osaka si scuote. È una sfida? – Egli la raccoglie e dominando tutto, tutti con la potenza della sua voce, si rivolge a

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!, dove in fogna si sfoga la città gaudente, è piombata a morire volente una vergine!

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turno, quello della danza – e, dietro il Teatro, Kyoto toglie fuori da una cassetta i pupi: Dhia (una pupa tutta bianca); Jor (un pupo fantastico tutto

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sorriso e l’altro, colla sua faccia strana e buffona, comunichi una allegrezza bonaria, quella che tanto sa ingannare i fanciulli e gli esseri miti.

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Per la strada che, flessibile come un ramo di volubile, segue tortuosa le capricciose sinuosità di una riviera nel disegno bianco dei pruni selvaggi

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Iris una tragedia.

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Muore la Vergine colla visione splendente della immortalità; essa vede intorno a sé una fantasia di fiori – tutti i fiori della terra – che allungano

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si agita, ognuno tratto da una febbre, gli occhi accesi, violento il sangue nelle vene, le labbra umide, semiaperte e il respiro ad aneliti brevi, di

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Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa; – è la incertezza del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco!, i primi

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(Mentre – così – Kyoto dietro una cortina frammezzo a due stuoie spia se giù per la gran via del Yoshiwara vi è gran concorso di gente, le scaltre ed

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movimenti delle diverse danze, le fanno rassembrare a misteriosi esseri fantastici avvolti dentro a nuvole. Una ha la maschera della Bellezza e la nuvola

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