fondamentalmente convinti che la qualità di un’opera artistica risieda nella sua forma e non nel suo contenuto. Il che, per tanti versi, è anche vero
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Gesù, che ha per protagonista Ottaviano Augusto. Essa narra che quel dominatore di popoli, fiero del suo immenso potere e della pace che aveva saputo
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Prima di arrivare a Roma, però, Gentile fu a Firenze, dove lasciò quello che oggi è certamente il suo più celebre capolavoro: la pala con l
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Gentile da Fabriano asseconda da par suo questa intenzionalità del committente, profondendo in questa pala una quantità inusitata di oro facendo
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Tommaso di ser Giovanni detto Masaccio nacque a San Giovanni Valdarno nel 1401 e morì a Roma a soli ventisette anni, nel maggio 1428. Il suo è uno
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, soprattutto, di assistenza agli infermi. La Madonna della Misericordia che accoglie sotto il suo manto il popolo, tra cui ben si distinguono i ritratti dei
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assenza di profondità prospettica, a ergi ne allarga le sue braccia e due santi che l'affiancano, in secondo piano, so levano le estremità del suo
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come antesignani gli scultori Nicola e Giovanni Pisano ed Arnolfo di Cambio, ma che trova il suo maggior protagonista nel campo della pittura nel
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, alludono alla vigorosa e ricca progenie del Papa, essendo la quercia (rovere) il suo principale simbolo araldico. Perfino la profusione di solidi pilastri
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Agostino Chigi fu senz’altro tra gli uomini più ricchi del suo tempo e non badò a spese per farsi costruire dal conterraneo Peruzzi una villa
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Non molto distante da Mantova, a Parma, più o meno negli stessi anni in cui Giulio Romano eseguiva il suo capolavoro in Palazzo Te, Correggio
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divulgare la teoria e la pratica prospettica messe a punto da Brunelleschi, cui non a caso Alberti dedicò il suo testo.
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furono straordinari interpreti i veneziani Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, e suo nipote Bernardo Bellotto. Gaspar utilizzava in modo
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di Hans Vredeman de Vries, che è del 1604 (figg. 146147). Ma ormai, in questa fase tarda, la prospettiva aveva perduto il suo originario significato
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Onde Donatello scultore, suo amicissimo, li disse molte volte, mostrandogli mazzocchi a punte e quadri tirati in prospettiva [...] e altre bizzarrie
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Il Teatro Olimpico è rimasto un unicum nel suo genere, un episodio isolato che, però, è indicativo di come l’architettura rinascimentale, fuorviata
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A prescindere dalla totale inattendibilità di questo racconto, è superfluo sottolineare l’importanza del suo messaggio di fondo: la creatività
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si fussi risoluto di tradir il suo signore e creator del mondo».
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La complessità del discorso prospettico di Piero emerge nel suo trattato De prospectiva pingendi, del quale vediamo una delle tante tavole
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tecniche, è emerso che tutti e quattro i lati della tavoletta erano stati predisposti per il suo inserimento in una cornice: quindi il dipinto dovevi
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Questa spiegazione ha il suo maggiore punto debole nell’effigie del presunto Barabba, che mai e poi mai vien fatto di pensare possa essere
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spazio e nel tempo. Quando ci si trova di fronte ad un’opera di cui non conosciamo l’autore, i dati visivi che ricaviamo dal suo stile (ma va da sé che
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analitici confronti a tavolino tra fotografie e inducendolo a «battezzare» su due piedi la new entry, pronunciando il nome del suo autore e la sua
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caso spesso sono state messe a tacere solo dopo un ritrovamento documentario, che ha conferito il suo definitivo suggello ad una delle ipotesi in campo.
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linguaggio aspro e stentato, che ben poco ha a che fare con quello dell’Angelico e del suo entourage. Grazie ai documenti d’archivio che ci parlano
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In un suo saggio in catalogo, intitolato Maestri e Compagni tra Orvieto e Montefalco, Toscano affronta specificamente il tema delle più belle testine
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conservano cicli di affreschi dipinti da Benozzo proprio alla metà del secolo, e dunque pochissimi anni dopo il suo passaggio ad Orvieto.
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, ma tutti e tre sono stati a suo tempo convincentemente attribuiti a Benozzo, e presentano infatti quel carattere più opaco e «di maniera» che
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filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing in un suo libretto, il Laocoonte, ovvero sui limiti della pittura e della poesia (1766), destinato a divenire
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», verso la quale Mosè ha guidato il suo popolo in fuga dall’Egitto, ma dove egli apprende che non potrà tornare perché sarà ghermito dalla morte prima di
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continua» ed ogni altro analogo espediente per intrappolare la durata temporale. Il suo approccio è diametralmente opposto a quello tradizionale. Egli
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Poco più di una trentina d’anni dopo, un pittore fiorentino della stessa generazione di Vasari e suo grande amico, Francesco Salviati, si ispirerà
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è appena atterrato e la sua posa instabile è la risultante dell’ultima circonvoluzione con cui ha concluso il suo volo. Per puntellare il suo incerto
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David su questo suo quadro, idee che Delécluze aveva potuto apprendere dalla viva voce dell’artista quando, da giovane, aveva frequentato il suo atelier.
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, a sua volta, di fronte all’irruzione dell’era industriale, che nel suo specifico caso si manifestò in modo quanto mai chiaro e brutale attraverso la
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, di essere ammesso dal maestro nel suo atelier privato, dove poté ammirare la grande tela davidiana con il Leonida.
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momento scelto da David per il suo Leonida, al contrario, precede l’acme drammatica del soggetto, ma l’esempio portato dal pittore non è affatto casuale
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era del resto peregrina. Canova, infatti, aveva concepito la statua come imitazione dell’Apollo, tanto che, quando l’ebbe completata, la esibì nel suo
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molti critici del suo tempo ad accostare il pittore americano al gruppo degli Impressionisti, con suo grande e giustificato dispetto. Whistler
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. Nella lettera ad un amico, scritta nel 1878, Whistler sostiene che il suo dipinto intitolato Accordo in grigio e nero (fig. 11), deve essere
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’architettura, puntualizza in modo chiaro che il suo trattato architettonico De re aedificatoria privilegia la progettazione, prescindendo dai materiali con
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figlia di Butade, un vasaio di Corinto, che per conservare un ricordo del suo amato in procinto di partire, ne aveva tracciato sul muro il ritratto
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comunità il suo potere magico di materializzare ciò che ancora non c’è, propiziandone la reale apparizione e la cattura. Ed è facile immaginare che la
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inevitabilmente la tridimensionalità e il suo rapporto con lo spazio circostante e con le mutevoli condizioni di luce. Lo stesso dicasi per l
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Nel prosieguo del suo discorso sulla «pittura di storia» Alberti esemplifica ciò che intende a proposito dell’articolazione dei membri in un istoria
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Nel suo De pictura Leon Battista Alberti indica la pittura di «istorie» come il più elevato genere pittorico e istituisce un implicito paragone tra l
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Lodasi una storia in Roma nella quale Meleagro morto, portato, aggrava quelli che portano il peso, e in sé pare in ogni suo membro ben morto: ogni
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rilievo con il trasporto del corpo di Meleagro che la pala di Raffaello, ma potrebbe anche essersi limitato a derivare il suo spunto da quest’ultima
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nella sua Lettera a papa Leone X, forse materialmente redatta al suo grande amico Baldassarre Castiglione, ma sicuramente concepita dall'artista nel 1519
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Con Giotto questo progressivo abbandono degli stilemi astratti in favore di un nuovo naturalismo diviene un fatto compiuto: nel suo celebre
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