Le teorie aumentano di nuovo, i propositi di evasione si fanno più netti, la grande pittura impressionista, che ha avuto il suo massimo splendore in
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nei suoi numerosi viaggi e trasmigrazioni per il mondo, l’Europa in tasca: e c’è perfino un pizzico d’Italia nel nome suo, Pougny, ché il nonno era
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: in questo suo giardino incantato Pougny operò sovente dimentico di quanto urgeva alle porte, col risultato di tingere di Ottocento come in un
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’opera grafica dell’artista sopravanzi di molto la pittura; non già perché il grande pittore norvegese non abbia espresso a pieno il suo mondo nel colore
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Quando abbiamo ben penetrato le ragioni stilistiche dell’arte di Picasso e abbiamo sostituito al nostro gusto, il gusto suo, tutta la poesia della
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«mostri» (1925-30) a quello delle tauromachie (1934), l’arte di Picasso si è mantenuta in virtù del suo stile sempre legata ai sentimenti e alle
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citazioni al merito, subì una operazione alla testa a seguito di una ferita; appena ristabilito tornò alla pittura e trasformò il suo cubismo analitico
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Braque seppe dare all’avanguardia la più alta carica di tradizione, seppe legare alle intuizioni talvolta schematiche e polemiche del gruppo, il suo
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di ribelle, poteva esprimersi, senza ricalcare i passi degli ultimi Impressionisti e dei primi Fauves; il suo sentimento «decorativo» aveva una
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Gli stili che Kandinskij riduce al suo comun denominatore non figurativo sono davvero innumerevoli; un po’ come avviene in Picasso, che spazia con la
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Domandavamo ad Henry Moore durante il suo breve soggiorno romano che cosa stesse preparando, se sculture «più riposate», oppure opere di maggior
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della Mostra. Il giovane studioso sottolinea fin dall’inizio del suo scritto qual è la costante della pittura di Magritte: che il pittore «ironizza
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Cézanne a Van Gogh, fino a Matisse e a Braque, non tralasciando di spaziare il suo sguardo sensibile nella storia della pittura contemporanea, col
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diversità delle esperienze che gli fanno ressa, per le tentazioni affascinanti e dispersive che ebbe nella lettura dei testi, non sempre congeniali al suo
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Lando Landini aveva colto nel segno quando nel suo bel saggio su «Paragone» scrisse che lo sviluppo dell’arte di de Staël era una «avanzata a tentoni
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stata il suo massimo lievito e la sua maggior remora; proprio perché, esauritasi la massima tensione lirica e fantastica, subentrata una sorta di
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suo romanticismo stilistico, dentro una piú recente tradizione formale. Si traveste prima da Van Gogh in una serie di dipinti — come saranno poi
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Da questo momento Ben Shahn assume un prestigio e una consistenza di artista di livello intemazionale, alternando al suo alto mestiere di grafico
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Dove non era stato De Pisis! E come riusciva nel suo insaziato viaggiare a rimaner sempre dentro il suo mondo, a tingere monumenti, fiumi, piazze
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Quanto poi al suo variegatissimo espressionismo, dal tipo «lineare» (come nel quadro bellissimo de «La mezzana») a quello più sanguigno (toni
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guardar bene l’accozzo dei colori del suo abbigliamento, era in questo qualche cosa di così azzeccato, che veniva fatto di pensare a un grande
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, una certa inappagatezza; due o tre opere insieme, sulle prime, sembra aggravino questo quadro emozionale, quasi che il pittore nel suo perseverare
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C’era poi la faccia social-letteraria nel prisma di Scipione: c’era l’amicizia per il suo collega d’arte, Mario Mafai e per l’Antonietta sua moglie
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, ermetizzanti del pittore romano abbia la sua parte di ragione, colga a suo modo nel segno. Ma la pittura di Mario Mafai è, nel suo insieme, un’altra
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ai due poli del realismo e dell’astrattismo cimentandosi in grandi quadri «sociali», in «mercati», in «osterie» o rinnegandosi in quel suo neo
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Si può dire che Mafai abbia combattuto la sua battaglia con poche perdite e molti punti all’attivo, in quel suo sperimentare generoso e avaro insieme
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Ricordiamo in una delle ultime personali di Mafai nella medesima Galleria, un suo «autoritratto con l’ombrello», dove l’artista appariva quasi un
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Ziveri si è invece voluto presentare — e l’amico suo carissimo Virgilio Guzzi l’ha aiutato nella discesa — come una specie di castigamatti degli
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, l’incedere del tedesco («Allegoria n. 2») che traversa col passo dell’oca il suo «spazio vitale», mentre la gente si fa in là come un mucchietto di
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rimase almeno nel metodo il suo modo di far pittura (anche nella fase impressionista dove prevalse un clima Matisse-Dufy) per la sua specifica forma mentis
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A vederlo disegnare c’era da stupire per la meravigliosa mobilità e la fantasia degli espedienti che gli suggeriva quel suo modo frenetico e
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ondata futurista e un certo «ballismo», piuttosto politico che estetico nel suo momento di maggior depressione stilistica della «aeropittura», benché
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pittore sia stato il primo dada italiano, un futurista intelligente, un surrealista, è un fatto da ascrivere a suo merito; ma la mostra retrospettiva
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Spazzapan, il suo profondo disinteresse all’arte concepita come prodotto fine a se stesso, da vendere o da esporre, se si astraesse dal suo metodo di
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, scrittori, uomini politici, pittori; e una sorta di diario per immagini del suo ultimo viaggio in Calabria.
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Ma, come dicevamo al principio di questo scritto, il punto di arrivo di Levi non si motiverebbe fuori del suo punto di partenza. Potremo concludere
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fatto che solo a distanza di quindici anni dal suo storico compimento, il 1945, l’arte meno conformista o piú irrequieta fra le due guerre abbia avuto
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di risultati, dei tonalisti verso Mafai e verso Melli; quest’ultimo, capintesta del tonalismo per quel suo quasi teosofico bisogno di predicazione e di
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Giorgio Castelfranco ha poi voluto — e ci pare Un saggio proposito, questo suo — interrompere al 1945 lo sviluppo, o la vita, della «scuola romana
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(«Fucilazione»), il numero 50 un «Superstite», il N. 47 un «Tirannicida». Essi ovviamente dovrebbero recitare una parte, il Re col suo petto carenato, il
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Ma poiché la verità dell’arte è nel suo linguaggio, la risposta all’interrogativo che ci siamo fatti non sarebbe completa se non centrassimo la
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pittore in quel suo eroicheggiare col bruto, in quel suo «coraggio» della ossessione sessuale — dalla macchia di rossa anilina posta ad hoc, alle forbici
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suo risultato.
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macchina allusiva, dinamica, recitativa non prende il sopravvento, il pittore raggiunge senza sforzo, con la ricchezza del suo canto nativo, del suo
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Il problema che noi vogliamo porre, a proposito del Dova attuale, è quello del tono che il suo dramma assume a seconda dello stile o meglio del grado
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Dova, più che l’allucinazione del suo fratello Matta, il fiabesco del suo zio Mirò; ma gli occhi fioriti, gli eroi rampanti dello spagnolo sono
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Poi vedemmo le opere esposte alla Biennale di quest’anno, e le salutammo con commozione, perché ci parve che Dova avesse ritrovato il suo antico
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’uomo e nella sua originaria mancanza di odio e di ipocrisia. Uno dei modi di esprimere questo sentimento con l’accoglimento nel suo io interiore di
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Baumister è per noi un maestro di stile che non si abbandonò mai del tutto al puro giuoco e che seppe rinnovare continuamente il suo repertorio, pur
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interiore e stratificato di pittura, riallacciandosi, senza però perdere il quid di astrazione conquistato, al suo antico modo di dipingere
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