Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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I bollettini della guerra 1915-1918

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AA. VV. 1 occorrenze

Nel tempo stesso nostri riparti di bersaglieri eseguivano una ardita incursione di carattere diverso sulle posizioni austriache di Monte Gradiza e

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USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA

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Zanazzo, Giggi 24 occorrenze

Va attorno nelle ore stesse del suo collega l’acquavitaio, e su per giù, con lo stesso tono di voce, dice: — Caffè, per un soldo!

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cipolle cotte su la bbracia e ppoi pistate, che ffa lo stesso affètto.%4

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. Oppuramente fàtevece un bell’impiastro d’erba palatana, che vve farà gguarì’ lo stesso; abbasta che cce lo tienete appricato pe’ ddua o ttre ggiorni e

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cucisse l’occhio pe’ ddavero. Oppuramente, abbasta a ffasse toccà’ l’orzarolo da una donna gravida, pe’ gguarì’ lo stesso.

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de zùcchero. C’è invece chi in cammio der zùcchero, ce mette l’ojo de mmànnola dorce, che è lo stesso. Quanno ha bbullito, de quélo sciroppétto che

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arimasto er nome de Mazzamurèlli che vorebbe a ddì’ lo stesso che vvicolo de li spirili folletti (Gesummaria!) o de li farfarelli che ssìeno.

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Monticelli; ma ppe’ mme, co’ lo stesso affetto de le Madonne. Ce stiedi una mmatinata sana a ffissallo; ma er miracolo nun fui degno de vedello.

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propria destra, tenendo piegati uno o più diti, e nell’annunziare allo stesso tempo il numero di quelli che (fra la destra dell’uno e dell’altro

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, lo stesso come s’aùsa p’er Natale e p’er Capodanno. Ma da quarche ttempo a ’sta parte, piano piano, ’st’usanza che qui pare che sse ne voji annà

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al lécco. Gli altri giocatori, l’uno dopo l’altro, lanciano la loro, sempre con lo stesso scopo; e chi si avvicina di più al lécco vince. Questo

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il pegno. Quando la mamma vede che non può trarre in fallo un giocatore, passa avanti e fa lo stesso con un altro, anche, se lo crede, cambiando

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sprennore e s’intese dì: "Va a ttar posto e indove troverai che ccià ffioccato, facce fabbricà una cchiesa". E vvarda combinazione! Lo stesso insogno

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’na poveretta che cce se veste pe’ llei pe’ tutt’er tempo der vóto, e l’invotizzione vale lo stesso perchè è vvarsa a ffa’ ffa’ un atto de carità.

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stesso e ricominciare il giuoco. Così lo descrive il Belli in una nota de’ suoi Sonetti romaneschi.

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sei, o tre, o dieci; il numero delle dita alzate) Nun penavi tanto: Mazza-bbubbù, Quante corna stanno quassù?". E lo stesso compagno, o un altro

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aspirano la semmola sternutando maledettamente. Lo stesso giuoco, ora caduto affatto in disuso, si fa anche indicando semplicemente il mucchio sotto il

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pija subbito un pizzico de quello stesso sale che ss’è sversato e uno se lo bbutta de dietro a le spalle. Quanno disgrazziatamente comparisce in cielo

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Veramente li romaneschi lo chiameno Scannabbécchi: ma è llo stesso. Guasi da piede a la salita de Montecavallo, a ddritta de cchi la scénne, prima de

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tempo questi documenti intimi della psicologia di un popolo. * * * Molti di questi stessi rimedi furono consigliati a me stesso da alcune vecchie commari

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lo spinge a maggior distanza, o chi con meno colpi gli fa percorrere un determinato numero di lunghezze che si misurano con lo stesso bastone, è

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funicella chiamata sparacina, che, sfilandosi dalla mano del giocatore serve a far roteare lo strumento stesso. Questa funicella ha un’estremità a guisa di

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ggiocatore; come ppuro nun è permesso de dà’ dda bbeve a ggente fôra der giôco, er vino der giôco stesso; chi lo facesse commetterebbe un’amancanza forte e

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ricominciare daccapo. Il Belli, senza dare il titolo di questo stesso giuoco, così lo descrive: "Fra gli altri sollazzi puerili, usa in Roma il seguente

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particolarmente i romani, hanno delle cantilene che presso a poco sono dello stesso carattere delle voci spagnuole. Si direbbe — egli osserva — che l

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