ritardarlo sarebbe stato bene. Sentiva dentro di sé una smania di vedere ancora cose nuove, luoghi nuovi. Giacché compare Ignazio partiva per Messina con la
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. E sarebbe stato meglio! Gli sembrava quasi impossibile che si trovasse così lontano, con quella gente, in luoghi sconosciuti, e da dove non avrebbe
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confusione, tra urli di: - Viva l'Italia! Viva Garibaldi! Non è lui! Fermi! Ammazzalo! Infatti quel povero diavolo era stato preso in iscambio. Cuddu vide
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scorgere; poi, quando sarebbe stato a mezza via: - Eccomi qua! - Non lo avrebbe rimandato. Compare Cosimo fumava zitto zitto, con le mani dietro la schiena
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fucile in ispalla, quasi fosse stato un milite. E quando compare Ignazio glielo tolse, accorgendosi che il ragazzo era stanco, Cuddu si ricordò della
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quel ragazzo, raccolto mezzo morto nella campagna di Milazzo, assieme con altri feriti, fosse stato là a battersi tra le Squadre, perché ognuno
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ritorno. Vicino all'Albero bianco era stato raggiunto dal Canzirro, che trottava su la mula, diretto alla masseria. - Dove vai?... Sei scappato di casa
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. - Dove sei stato? - gli domandò il Canzirro, vedendolo spuntare. - Lassù - rispose Cuddu, additando la collina di rimpetto. - Ti sgranchi le gambe? E
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. Quel suo andare e venire era stato notato. Il Canzirro, che lo incontrava spesso all'andata o al ritorno, gli domandava ogni volta: - Ma dove vai
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e i nove anni, Cuddu era stato invaso, quasi improvvisamente, dalla smania di andare di qua e di là, da un quartiere all'altro del paese, fuori del
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ventina di giovanotti armati di fucili, con a capo don Carlo il capitano, come lo chiamavano, perché era stato capitano nel quarantotto. - Che fanno
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