stupida mai piú. Sei tanto brava, Bellissima mia! — E le due si abbracciarono. Era proprio una scena commovente. — E ora, quel povero mercante
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piuttosto lungo; invece Massimo pesava il doppio, e la sua giacca, che gli era toccata in una festa di beneficenza, non si poteva abbottonare. Massimo era
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Tutte le mattine la tromba suonava e svegliava i soldati del Re. Il Re si chiamava Alcibiade I, e aveva, naturalmente, il manto rosso col bordo di
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. — Sei stato proprio tu, invece! Vieni fuori, se hai coraggio! — Son qui! Non mi vedi? Nessuno si vedeva. — Qui, sotto la tavola! Tit guardò sotto la
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Incomincia la bella storia di Rosetta e di Caterí, e di una bambola senza boria che dice solo: No e Sí.
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in fila, incoronate di coralli e di giacinti, con le loro scarpe d'argento e lo strascico lungo per terra. Anche Maria Rosina si era messa una
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e salame. — Macché. Non indovini. — E dimmelo, allora. — Un gallettino vivo vivo. E infatti proprio in quel minuto si sentí fare: — Chicchirichí
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piatto di carne arrostita con contorno, Rosetta? - Oggi non si può, Caterí. Non ho lavorato molto, questa settimana. In questo paese i bambini crescono
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soltanto « sí » e « no » con la testa, e anche per questo bisogna darle una spinta. - Bellissima, - disse Rosetta, - sorveglierai bene Caterí finché io
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- Sí, - fece Bellissima. Caterí andò ad aprire, ma era il vento che aveva voluto fare uno scherzo. - Sei una sciocca, Bellissima, - disse Caterí
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- Che cosa faresti se non venisse? - No. - Stupida! Stupida! È vero che sei stupida? - Sí - E anche brutta. - No, — fece la povera Bellissima
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E la povera Caterina si mise a piangere, perché era piccola e sola e la nera e brutta notte cominciava a scendere. E quella stupida di Bellissima non
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- Sì. - E ci starai, allora. Tanto non servi a niente e non sei buona a niente. Se valessi almeno un centesimo ti venderei e mi comprerei una mollica
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le braccia come per dire all'omino: — Sono uno straccio, sí, sí. Mettetemi nel sacco e lasciate a Caterinuccia un soldo per la cena —. L'ornino capi
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Caterinuccia, col suo soldo in mano. Poi ebbe paura della strada vuota, richiuse la porta e accese la candela. Proprio allora si sentì: Toc, toc! ma
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. — Era cosí brava, poi, Tit! Capiva quello che le si diceva, meglio di qualunque altra bambola. E sapeva dire « sí » e « no », solo a spingerla un poco
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— Signori, non posso darvi il biglietto per un soldo bucato, — disse malinconicamente l'impiegato della stazione, che si era fatto il suo sportello
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— Cavaliere, perché mandate via quel ragazzo? — Eccellenza, — disse il Gufo, — non ha soldi per pagare il biglietto —. E si soffiò il naso che era
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zampetta? » Io gliela porsi tremando. Egli mangiò la briciola piano piano, poi si sedette e si mise a fare la calza, e se ne andò. — E poi? — chiese
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? Che cosa avete da dire contro di me? — tempestò il gallo, furioso. — Signori, signori, — disse la topina, — possibile che anche qui si debba
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Tutti si affacciarono; si poteva vedere il re dei topi bianchi, che correva correva, col gatto di cartone tranquillamente appeso alla sua coda; negli
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— Buona sera! — disse ella cordialmente. — Ma chi siete ? Tit? — Sí, - dichiarò Tit. Subito i due cingallegrini lo guardarono con curiosità e
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La Signora del Pineto aveva cantato proprio bene, e tutti si felicitarono con lei. Ma alcune dissero: — Che boria! — e non le rivolsero neppure la
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erano assai piú buoni dei pasticcini che si vendono nelle pasticcerie, e i rinfreschi piú dolci dell'aranciata. Ad un certo punto la Signora del
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Caterina era molto confusa mentre saliva la scala d'oro del castello, anche perché due o tre lucciole si misero a ridere vedendo che le si era
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si mosse. Guardò Pic con uno sguardo sprezzante, e chiese con calma: — E se io le tenessi giú, le mani? Pic non rispose, ma semplicemente si levò di
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Tit rimase un po' di tempo profondamente assorto. Poi si mise a passeggiare guardando il soffitto, e si ricordò di Caterí: — Puoi cominciare a farti
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Le bambine, le fate e i nani si divertivano molto e si chiamavano per nome gridando. In un piccolo circolo attorno alla Regina delle Fate si parlava
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d'argento, con la treccia che le tremava a causa della sua grande disperazione, Caterí fece il primo passo per tornare indietro. Il vecchio si accostò alla
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soffitto si mise a ballare. Una foglia di quercia si affacciò e gentilmente si mosse per fare da ventaglio. Tit si sollevò con fatica, e alla vista di
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Caterinuccia; per mostrare come, si distese a terra, e allora Tit, al pensiero di una simile scomodità, le dichiarò eterna riconoscenza. E per non
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la sua tromba d'argento. Infine si rivolse con simpatia al grosso mercante: — Appena sarò guarito, — disse, — andremo, io e Caterí, a parlarne alla
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il pranzo e si ripulí bene le mani con uno strofinaccio, prima di andare incontro a Tit e a Caterí. — Sono contenta che la brava Grigia abbia trovato
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La Regina delle Fate le disse: — Sai che hai trovato marito? — e le diede una leggera spinta. Ed ella disse: — Sí. Allora Caterinuccia esclamò: — Oh
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— Evviva! Evviva! — gridò Tit. — Pensate, — continuò Rosetta, — ho conosciuto una signora che ha diciotto bambini; tutti i giorni si rompono le calze
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Oh, povela pincipessa! Sono una povela pincipessa! — e piangeva sempre. Sperava che essi avessero almeno sentito notizie del suo aeroplano, ma si
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Udita che ebbe questa canzone, Caterí si mise a dormire, contenta, con Bellissima ai piedi del letto. Quella sera corse subito verso il Palazzo del
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asciugargliele. Poi scappava e si nascondeva e faceva: Bu! Bu!, dietro una pietra. Negretti correva dietro la pietra, ma intanto si accorgeva che il
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niente, Eccellenza. — Per niente non si sospira, — rispose il canino. E riprese a saltellare con un'aria sempre pii furba. — Voglio andare in cima a quel
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Alberelli che andava in cerca del suo fidanzato, il signor Negretti. Si videro, e si corsero incontro; si abbracciarono, e tutti felici corsero giú
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ha scacciati perché avevamo fatto l'elemosina a un povero vecchio. — Sí, sí, — aggiunse Piuma, piangendo, — un povero vecchio, senza casa né tetto! Uh
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Per la strada suonava con la tromba l'inno del Re, e tutte le ragazze si affacciavano; ma alcune avevano il naso troppo lungo, altre i piedi troppo
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Non mi fissa mai direttamente. Si ferma a quattro passi di distanza e si siede sulla coda. Resta così per un po', poi si alza e raggiunge la
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Sul campetto di calcio di via Monte S. Gabriele si suona bene. Qui non c'è nessuno che si lamenti, nessuno che dorma, nessuno che senta. Le case sono
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Improvvisamente la macchina parte e si porta via la borsa dritto sul tetto, come l'insegna di uno strano taxi. Il guidatore non si è accorto di nulla
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- Andiamo? — urlo nel citofono senza scendere dalla bici. - Dove? — gracchia la voce di Maristella nel microfono. - A trovare Aziz. Non si era già
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cucina, ma non per mangiare: si siede sul pavimento e si mette a picchiare con entrambe le mani su tutte le pentole, i bricchi, i mestoli e tutto
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, Saturno ... Urano ... - E poi? - Dunque ... Mercurio ... - Tutto qui? E il pianeta dove siamo noi? Come si chiama? - Ho come un vuoto di memoria
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- Posso fare io una domanda? - Certo, Nadir. - Perché gli extraterrestri si chiamano così? - Perché non abitano sulla Terra. Extraterrestri, infatti
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Saliamo le scale di corsa. Nerone si ferma giusto un attimo a fare la pipì alla base dell'albero di natale del pianerottolo, mentre noi suoniamo il
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