degli artigli che ci sono e non ci sono». E con un voletto si posò sul ramo piú lungo del fico, che penzolava proprio sopra l'animale. Appena
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galoppanti si lanciarono alla carica contro il muro nero e ad un tratto parti una cannonata: ma il proiettile rimbalzò a zig zag contro le corazze, crepitò
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. — Come sono felice! — esclamò, e insieme con babbo passero spiccò il volo verso il cielo azzurro. Al sole tiepido frullò le ali intorpidite, poi si alzò
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le piume per difendersi dalle punte di spillo del freddo: — Quest'anno Palla di fuoco si è ammalato presto. — Il cielo è pieno ormai, l'ora è vicina
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Come tutte le cose brutte, anche l'inverno un giorno fini. Palla di fuoco, che aveva fatto una cura ricostituente, si era irrobustito e una mattina i
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Che festa, quei giorni! I passeri si abbracciavano e si baciavano e per tutto il vicinato si sparse il chiasso dei festeggiamenti in onore di Cipí e
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finché, con un tonfo, cadde nella cenere del focolare, si rannicchiò in un angolino e col cuore che faceva tum tum... aspettò. Ad un tratto sentì dei
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. Prima andarono sull'alto susino dell'orto dove ogni sera prima di dormire i passeri del tetto si raccontavano i fatti della giornata. Per Cipí fu
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Mentre si pettinava, Cipí udí una vocina: — Ih, ih! che buffo ciuffetto hai! Si voltò di scatto, ma lí vicino non c'era che una timida margheritina
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dei chicchi gialli! Fatti il gozzo intanto che ce n'è! Allora anche lui si mise a raspare, a estrarre i buoni chicchi gialli e a mangiarli. E intanto
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In pochi giorni cominciò a muovere l'ala, a uscire dal cespuglio, a fare i primi voli. Salita su un piccolo gelso apri le ali, gonfiò le piume e si
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Quella sera stessa, Palla di fuoco si era appena coricato quando il vento della collina, strisciando fra i comignoli, arrivò urlando: — Via! Via
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E arrivò il vento, che urlò alle rondini: — Si parte per il lungo viaggio sul mare! ... Siete pronte? — Sí sí, sí sì, — risposero le rondini; e per
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Un mattino, mentre il vento faceva un pisolino sul fondo della vallata, le nubi si strinsero fra loro come tanti pecoroni. — Sorelle nuvole
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parevano dire: beccatemi. Beccodolce osservò: — La gabbia è alzata, ci si passa...! — Io vado! — esclamò l'ultimo nato di Piumaleggera. Cipí si oppose
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Una fredda sera che il sonno tardava a venire, Cipí si sporse dalla tegola e vide un fatto straordinario: nel muro della casa di fronte c'era un buco
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Due stelle calate in quel momento dal cielo si erano fermate di fronte a Cipí ed avevano cominciato a giocare fra loro, roteando e diffondendo
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Prima che facesse giorno Cipí si diresse verso il nido di Cippicippi e quando vide la passera cercare disperata il figlio scomparso, si posò
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Si fece un silenzio di tomba. E Cipí raccontò: — Fu ieri sera: stavo aspettando il sonno quando vidi calare sul tetto due stelline che con belle
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chi si incanta!). Però raccontava anche le storie belle delle cose del mondo: i vestiti colorati che gli alberi mettono in primavera, il festival
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altre case e chiese per altri lavori. Nato nel 1406, come si calcola facilmente, aveva Filippo allora la tonda età di cinquant'anni, creduta meno adatta a
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favorevole controlibeccio. Alcuni uomini si vedevano sul ponte: il timoniere e tre marinai che pulivano del pescato. Da poco, sul terzo di poppa, si era
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serenità: ma si affollavano e premevano confuse. Immagini, parole, sensazioni del viaggio recente, di Costantinopoli, della fastosa cerimonia, della
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rispettosa distanza da Amilah, in modo da poterla osservare a lungo, in un normale punto di vista. E in quella stessa notte Gentile si coricò a quel modo
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che, almeno, lei non ignorasse del tutto la sua esistenza, il suo nome. Decise, già in quella seconda notte, che quando anche la mano si fosse
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, e si stese a dormire con un respiro simile al rantolo. Smaniò per qualche minuto, sudando, cercando aria e frescura. Nel buio si tolse ogni indumento
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lungo, ci si accorgeva che niente di quel verde e di quelle tinte, di quei profumi mescolati, sfuggiva alle regole della piacevolezza e della grazia
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18. Quell'invito assoluto, mite, riportò Gentile nel terrore. La puntura al collo non si spostava, come un neo doloroso sulla pelle del pittore. La
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di Amilah era l'immobile centro: anche quell'attesa finì. Ci fu un lieve suono di passi, di tende che si aprivano. L'aria si mosse: la gran cortina di
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linea di prua, a tre o quattrocento metri dalla nave, Gentile notò qualcosa di bruno e irregolare, e si alzò incuriosito, coprendosi la fronte con la mano
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la fatica delle gambe e il calore dell'aria, poiché era una fine d'aprile che sembrava portare a giugno piú che a maggio, si divertivano a ricordare le
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doveva loro scaldare, a tali sguardi esitavan poco a rispondere, incendiate: e da sguardi a messaggi, a incontri, ad abbracci, con Filippo si disponevano
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, ormai, aveva rinunciato al raccoglimento: si accontentava di compiere ogni gesto, di pronunciare ogni parola, di cantare ogni strofa, secondo quanto le
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temporale, di uno spegnibile Inferno. Una parte del suo assenso riguardava, naturalmente, l'orgoglio pietoso e pudico di dare volto alla Madonna: ma non si
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schizzo decente: come quando si sente raccontare una pittura da un carrettiere: «E lí, sai, c'è uno che fa cosí, e un altro che fa così...» Uno stormo
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, fervida e curiosa. Nella chiara stanzetta, piú tardi, si udirono dunque, mentre occhi scrutavano, mani si muovevano, pennello sfiorava, colore si
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soglia ad arco nella prima stanza a cui si giungeva dopo aver passato tre tende poste a un passo una dall'altra, triplice ostacolo per l'aria di fuori
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, tra il basso e l'altissimo. Ogni colpo di pennello aveva creato una dimensione, una direzione e una verità. La pittura non si fermò. Scivolando
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, e che trascorreva l'ultima parte della vita brucando quietamente ai bordi della città. La piccola carovana si allontanò dalla conca di Malatya, dopo
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contare. — Qualcosa che non si può contare, è infinito! — fece Madurer. Ormai il mare era completo. Tutto attorno alla stanza, fino al pavimento
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quel mare sarebbe stato troppo. Il mare ha... troppa lontananza. È troppo pieno di lontananza, capisci? — Credo di sí, Madurer. Davanti al mare gli occhi
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fiori, non si sarebbero potuti trovare in nessun luogo, e in nessun libro. — Posso aiutarti a dipingere, Sakumat? — chiese un giorno il bambino
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accanto al letto, consultandosi ed osservando la sua sofferenza. Anche quando il bambino si riprese, e ricominciarono i lunghi e quieti riposi diurni, i
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saranno pronte, e si... — Ti ringrazio, padre. Ma non c'è piú molta fretta. — Perché dici questo? — Perché io e Sakumat abbiamo deciso di lavorare
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si faceva pallido, e respirava con maggiore affanno. — Ricordi quando ti chiesi dove andava il carro di Talya, Madurer? — disse il pittore, — ricordi
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15. — Padre, vedi? Il prato si addormenta, — disse Madurer. Erano trascorsi nove mesi dalla crisi decisiva. Ora il bambino giaceva nella terza stanza
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promesso, chissà per quale ragione, o forse per il mio desiderio, io avevo pensato che mi avresti portato un suonatore di kubikal, di quelli che si
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5. Costantinopoli e la sua porta d'acque gli vennero incontro come la scena di un sogno. L'odore mai interrotto di spezie e fiori si addensò, si
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centimetri, come se, durante la costruzione, si fosse molte e molte volte deciso, a ritmo regolare, di aumentare l'ampiezza della sala. Ogni fascia, che
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veneziano. Stanco per la cerimonia, il pittore si aggirava nelle quattro stanze, osservando i preziosi vasi di ceramica dipinta, i tappeti, i cuscini, le
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