Ruggiero accennò che non era lei. Allora si avanzò la seconda e fece la stessa domanda. Ruggiero accennò di nuovo che non era lei e così fece per le
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vestire dalle cameriere, Mariuccia si rinchiuse in camera sua e versò tante lacrime quante non ne aveva versate da quando era al mondo. - Bum! Bum
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da mostrarmi? - Maestà, non ne ho, ma ho una figlia a casa, tanto buona e tanto bella che si strozza per Vostra Maestà. - Sì? - disse il Re, e battè
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- Ahi! ahi! ahi! - incomincia a gemere, e tutto irato si volge alla bella ragazza e la rimprovera acerbamente. Questa vuol calmarlo, ma il sangue
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prestargli il porco. Da prima il Duca si rifiutò, ma poi promise che glielo avrebbe prestato; però, quando il padrone avvertì il porco di tenersi pronto per
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entravan nella sala si fermavano a bocc'aperta, perchè rappresentava una ragazza di una bellezza non mai veduta. Il nipote Reuccio un giorno andò a far
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Figuriamoci quel che provasse Maricchia nel ricevere l'ambasciata! Perse il lume degli occhi, si gelò tutta e cadde in terra lunga distesa, coi denti
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Re, il quale, vedendo la schiuma, si figurò che fosse acqua saponata e pensò: - Guarda guarda, in questa casa ci deve stare gente pulita e chi sa che
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la neve col collarino nero, una da levante e l'altra da ponente. Esse si posano su un ramo basso di querce, a pochi passi dal Reuccio, e una dice
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non vedi la miseria del tuo popolo? Non vedi quante madri coi figlioletti morenti si affollano ogni giorno intorno alla Reggia, chiedendo pane? Non
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erano vestiti civilmente. Però non si levavano mai la fame ed erano tutti e tre secchi allampanati e gialli come poponi. Nel vicinato la nonna era
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sopra i monti fino alla vetta dell'Etna, e si librò sul cratere del vulcano. - Vedi il fuoco? - domandò a Ruggiero. - Lo vedo! Oh, come è bello, ma
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fratello. E il giorno che salì il rogo, eretto davanti alla Reggia, si vide un uccellaccio nero aggirarsi intorno al luogo del supplizio, per
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. - Il serpente è morto. Cerca di sfondare l'uscio; il portone è aperto. - Mariuccia prese subito un'asse del letto, e con quella si mise a battere
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dove Rosetta rammendava i merletti e le dice: - Vedi, Rosetta, se tu non mi vuoi bene, io mi strozzo! - Che Vostra Maestà si strozzi pure! - E gli dà
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qua, il fuso là e si mise a saltare e a ballare ripetendo: - La sorte l'ho avuta! La sorte l'ho avuta! Quando si fu un po' calmata, disse alla madre
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e giungere presto a casa, ma allora sì che andava piano e che le gambe le facevano cicche ciacche. Basta, tutte le cose vengono a termine e venne a
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più e non si curò di mandar neppure il salario. Il mugnaio sbuffava, la mugnaia pure e un bel giorno, stanca di dar latte a ufo, divezzò il bimbo e
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un po' d'istruzione. - Il fabbro si lasciò convincere dalle parole della moglie e tolse il Principino di bottega a tirare il mantice, lo mise a scuola
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fatto fare una gran mazza di piombo e prima del banchetto nuziale si nascose fra il baldacchino degli sposi e il muro. Il Re, la Regina, il Reuccio, la
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diversamente! Le Fate ballarono un pezzo, poi la musica cessò ed esse si fermarono. - Bel Ruggiero! - gli disse una di quelle - vuoi viaggiare
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qualche galera. Invece il Re, tutto buono si volse a lui e, mettendogli in mano una borsa piena di doppie d'oro, gli disse: - Andate a Palermo e udrete di
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. Una di quelle ragazze si chiamava Caterina, l'altra Vituccia, la terza Rosa e la quarta Maricchia, e tutte campavano col loro lavoro e se ne stavano da
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fino all'ultimo momento, quando già aveva il rantolo dell'agonia, si raccomandò alla moglie che gli desse una ciotola di monete d'oro per tuffarci per
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leggere. La sfortunata Reginuzza n'ebbe un colpo tremendo. - Dal momento che mi vuole scacciare, me ne andrò da me, - disse. La suocera si sentì allargare
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fosse pagato con uno scudo d'oro nascondeva un tranello del re Guglielmo, e poichè non bramava altro che perdere il fratello, si sarebbe disfatta di
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pugnale, e con la punta di esso incise sulla corteccia del carrubbo il suo nome; poi, senz'andare alla Reggia di Palermo, si recò alla Kalata Busambra
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le assicurò che se fosse campata cent'anni, non si sarebbe mai dimenticata di quella gran prova d'affetto e di cortesia. I due bimbi, allattati dalla
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un colpo più forte tutto il sarcofago precipitò in terra con altissimo fracasso e s'infranse. La testa del cadavere, nella caduta, si staccò dal busto
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il Reuccio porta in dito e questi pezzetti di vetro che gli si erano conficcati nelle carni. - Vi sia concesso, - disse il Re. Il finto medico se li
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figlia. Basta: la nave stava per far vela, e un giorno quel padre si fece coraggio e andò al Palazzo Reale dove fece passare l'ambasciata. - Dite a Sua
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giovane e bella anch'io, e prendere il suo posto? - Brontolò e si logorò tre giorni sola sola, senza neppur mangiare; il quarto rieccola a Palazzo
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fronte. Ma appena dette il primo colpo di rasoio, la vecchia si mise a strillare come un'anima dannata. - Ahi! Ahi! Ahi! - Volete che smettiamo
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volte aveva frugato nell'archivio dove si serbavano i documenti e gli atti di compra e di possesso dei beni che gli avevano fatto sempre gola. La
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gli occhi per piangere. - Non vi date pensiero di nulla; venite a casa mia e tutto si accomoderà. - Donna Paola, la vedova, lasciò a casa sua le tre
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prossimità del mare, tutto abitato da Saraceni pescatori. Era triste secondo il solito e si recava con poco seguito a pregare nella piccola cappella della
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levante e l'altra verso ponente, e il Reuccio si desta e dice: - Gaetanino, presto a cavallo, perchè devo andare a palazzo, così mi leverò un pensiero. Sì
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Il Reuccio si desta e parte subito per la Reggia, perchè era smanioso d'avere il vestito più bello e più ricco che fosse possibile. Va dal Re e gli
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Il Reuccio si desta e vuol correre a spron battuto alla Reggia per chiedere al padre il consenso al suo matrimonio. Di fatti, va dal Re e gli espone
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Quando fu vicina la mezzanotte si rinvoltò in uno scialle e pian piano s'avviò al Palazzo Reale e si mise sotto la Torre Pisana. Di lì a poco s'aprì
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davvero, e stabiliva quali vestiti, quali gioielli si sarebbe comprata con le monete che le aveva gettate la sorella dal finestrino. La mattina si alzò a
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una statua di bianco e nitidissimo marmo, più bella di qualsiasi statua scolpita dal più celebre artista. Il dolore del Reuccio non ebbe limiti. Si
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Al tempo dei tempi si racconta che ci fosse un Principe il quale aveva un'unica figlia. A questa figlia, che si chiamava Mariuccia, il Principe
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E si mise a piangere. Il padre gli disse: - Domani lo conduci nella distilleria del palazzo dove estraggono l'essenza di bergamotto; se perde i sensi
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volumi di fiabe, racconti e novelle, soprattutto con l'editore Salani. Ai primi del Novecento si trasferì a Palermo dove diresse la casa editrice
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Pagina Copertina illustrata