Dio ci guardi dall’asserire che la ragione non debba rimanere soddisfatta dall’arte; ma se i realisti volessero fare di codesta soddisfazione una
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Ciardi ne mantiene alto il decoro. A Belluno, fra i torrenti e i dirupi, vivono alcuni pittori, che sarebbero diventati valenti se non fossero loro mancate
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, ha visto l'arte nuova fuori della sua città, e se n’è innamorato. Che male c’è egli se qualcuno de’ suoi lavori rammenta il modo di questo o di quell
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La poesia è inconscia di sè: l’uomo non la domina, ne è dominato. Sgorga dall’anima o soave ruscello o furioso torrente. La ci splende all'occhio
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abitanti quanto della città materiale, che pianta sui pali di rovere, di larice, di ontano, e sente circolare intorno a sè e dentro di sè nelle viscere
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imitazione minuta e gretta, o se si propongono di essere moderni, come i loro colleghi delle città di terraferma, somigliano a pulcini bagnati.
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Non crediamo che a tali interrogazioni si possa dare una risposta secca, buona per tutti i casi. Se v’è cosa, in cui giovi distinguere, è questa del
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devono provare aprendo un libro e leggendo da sè. Fare che si benedicano i beneficii recati alle umane sventure dall’educazione e dal progresso, fors’è la
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È peccato, siamo d’accordo, che il Ceccioni vada dissipando e stemperando il suo genio in tante robette; ma se non si fosse sbandato, sarebbe morto
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, nella quale, se in questo caso la parola non sembrasse poco opportuna, si potrebbe dire che la linea è elegante. Le gambe, che piantano sul terreno
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anni addietro, quand’era quasi fanciullo, parve ai Fiorentini un portento: i vecchi professori volevano spezzare i loro pennelli; il pubblico se n’era
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Questo giovine Sorbi non è mai uscito se non di pochi passi dalla sua Toscana. Avuta trionfalmente la pensione di Roma, vi rinunciò. S’è poi serrato
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dipingere poco ancora; ma già nelle sue tele mette sè stesso. Le sue ispirazioni vengono, si vede, dal suo bel San Gimignano, da’suoi cari colli
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lenoni e tutti i parassiti. Se la speranza non fosse un sogno; se un’Italia una ci potesse essere, e Roma potesse diventare la sua capitale, non ci
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rappresentare il naturale, bisogna, copiandolo, interpretarlo e animarlo. Ma il modo di animare, se fa di bisogno, e di interpretare la natura non è cosa nella
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— Bene. Imparerete — notai — a serrare il vostro danaro in un cassetto con chiave inglese o a tenerlo sotto il vostro origliere. Dall’altro canto, se
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L’arte famigliare dei Romani non avrebbe quindi se non pochissime applicazioni, non si potrebbe estendere a tutti i generi dei nostri edificii, ed
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mancarono mai di uno stile, il quale da sè solo bastava a tutti gli edificii, qualunque fosse l’uso a cui venivano destinati. Il Tempio e il Casino da
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unire in sè l’impeto e la pazienza: sono pieghevoli e tenaci. Piglieranno tutta in mano la politica e l’arte d’Italia, se gli altri Italiani non s
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Il Cremona pare che si contenti di garbare a sè stesso ed all’arte. Le sue cose non sono mai ammirate da molti, ed è raro che i commettenti non se ne
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La pittura del Bianchi da Monza ci si pianta di contro senza cerimonie, si sdraia, mette una gamba sull’altra, fuma il sigaretto, non bada se ha
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il becco nella piana scodella della volpe, come questi non potrebbe cacciare la lingua nel lungo vaso della cicogna. Ma se cicogna e volpe
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Qui ciascuno pensa ed opera da sè. Nessuno s’aiuta, nessuno si stende la mano. Tra quelli che vanno innanzi non se ne vede due sulla medesima strada
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In questi dubbii che indirizzo piglia l’arte de’ nostri giorni? Che cosa è la nuova scuola di pittura e di statuaria, se pure esiste una nuova scuola
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, genera dall'una parte le incertezze dei giovani, dall’altra il loro orgoglio. Non sanno che via pigliare: vorrebbero tracciarne una nuova da sè subito
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Certo, a chi guarda ai soggetti in sè, scompagnati dal monumento, le sante ed i santi, la più parte ignoti e scipiti, devono destare assai poco l
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Il punto di vista e quello di distanza, rispetto alla posizione della statua, sono le prime cose da considerare bene. Se ci avessero pensato, non
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tanta roba non si guarda più a nulla, e, chiudendo gli occhi e stirando le braccia, si mormora tra sè un inno alla cara ignoranza.
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Gli artisti, sapendo di trovarsi la critica sempre intorno, restano impacciati, ristudiano sè stessi artificiosamente, non trovano più il verso di
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Pensare se in queste impazienze moderne quell'arte, che ha bisogno di fare un modello in creta, di tenerlo sempre bagnato perchè non dissecchi, di
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Noi abbiamo timore che il Monteverde s’affatichi a ristudiare troppo sè stesso. L’ignoranza è sempre una pessima cosa anche negli artisti; ma non
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Noi non esaminiamo ora se si operi bene o se si operi male; ne importa solo accennare a questo indirizzo dell’arte, la quale dappertutto s’affatica a
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Il Monteverde, abile com’è, non ha mai commesso una simile colpa; le sue statue o stanno da sè, o si compiono con lievissimo aiuto della mente dello
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— si può affermare che la statua è gettata sul vivo. Ma, se fosse vero, nel primo caso resterebbe ancora all’artista il colore, nel secondo non gli
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Il fortunato malanno de’ Francesi è di portare la propria inclinazione agli ultimi limiti, facendola, se occorre, uscire da ogni confine. Strafanno
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ammanierati, dall’essere sè stessi trasmutarsi in caricature di sè medesimi: e il buono pubblico ha ragione di ridere. Forse manca ad essi il fondamento largo
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’apparenza, leggiera. Come non ha i voli audaci della fantasia, così non ha lo splendore del colorito, nè la prepotenza della pennellata. Guai se non
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spettatore di sè medesimo: sempre veridico da un lato, sempre bugiardo dall’altro.
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, il quale, diventato in un attimo o filosofo astruso o canzonatore cinico, intende a moralizzare o a corbellare il suo prossimo. Pare, se abbiamo visto
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Questo giovane, se non casca nell’aggraziato, farà di gran belle cose; ma già intende a cascarvi. In qualche suo garbato lavoro, specialmente nelle
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Il milanese Pagliano ci pare quello, fra tutti, che pigliò più sul serio l’arringo, e vi si preparò con più costanza e fatica. Anzi, se il quadro ha
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Modestia; o finalmente da una certa soavità candida, come nella contadinella, che canta e cammina, del Ramazzotti di Novara, il quale ci scuserà se lo
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’ideale; sfuggiva tutte le ipocrisie dell’arte. Ne’ concetti voleva il più ingenuo; e scartava, senza compassione per sè medesimo, tutti i pensieri che
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stranieri, compresi gli scapigliati; ma la fervente sua adorazione s’indirizzava ai Greci. Questo lo faceva incontentabile per sè. Finito un modello
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Ma se c’è uomo, il quale non sia mai uscito dalle consuete leggi sociali, non abbia mai tentato di, sovrapporsi alla nazione e al suo secolo, nè
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quale, oltre ai notati malanni, ha pure, se non ci inganniamo, questo essenzialissimo, che manca appunto di stile. Stile? Bisogna intenderci. Noi
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Applicando la nostra formula, si vede che il monumento al Cavour, se la definizione non è falsa e se le nostre censure non sono soverchie, non può
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Italia negli ultimi anni sembrano più efficaci di questo. Però, se è vero, come crediamo, che l’arte vada giudicata più nelle impressioni da essa destate
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, se l’opera è piuttosto grande, deve salire e scendere ad ogni tantino i gradini della scaletta o del ponte per toccare di qua e di là la creta e
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Il pittore è un altro paio di maniche. Se ne sta pulitamente seduto dinanzi al cavalletto, guardando il modello e accarezzando col pennello la tela
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