giardini di sabbia zen, i giardini di muschio e gli ikebana dei giapponesi; e c’erano i cimiteri svedesi coi loro recinti di ghiaia rastrellata a
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cielo, nella sabbia che diventa infuocata nella pittura, eredità della tecnica divisionista di cui abbiamo parlato precedentemente, e qui interamente
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composta da una parte di calce e da tre parti di sabbia a grana rossa, che viene definita col termine arriccio; l'intonaco invece è composto da una parte di
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lungo il suo percorso. Pensiamo alla già citata Spirai Jetty di Robert Smithson, un enorme vortice fatto di sabbia e pietre, che l’artista americano
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di sabbia e metà svelate dalla luce; e poi il giapponese nel Brasile Manabu, tra angoscia e delizia, che ci ha dato perfino il «suono dell’asse della
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con impasti pesanti di sabbia, frammenti di vetro ed aggiunta di materie esterne, è storicamente successiva, ma il risultato espressivo è il medesimo
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» di gesso, sabbia e cemento; ma, come scriveva Valsecchi, l’artista era davvero arrivato a mettere a nudo, per ricominciare un nuovo discorso, lo
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ebbero già la possibilità di estrinsecarsi. C’erano già, — non dimentichiamolo — i giardini di sabbia Zen, i giardini di muschio e gli stessi Ikebana
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certi indiani del West che dipingono con la sabbia.
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