Cinquecento a causa di un incendio, e infine a Roma, dove si recò, chiamato dal papa Martino V Colonna, per decorare a fresco la navata maggiore di
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Costantino nei pressi del Colosseo, per celebrare la propria vittoria sul rivale Massenzio, ottenuta nel 312 d.C. alle porte di Roma, nei pressi di Ponte
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Prima di arrivare a Roma, però, Gentile fu a Firenze, dove lasciò quello che oggi è certamente il suo più celebre capolavoro: la pala con l
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Tommaso di ser Giovanni detto Masaccio nacque a San Giovanni Valdarno nel 1401 e morì a Roma a soli ventisette anni, nel maggio 1428. Il suo è uno
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un probabile originale di Prassitele del IV sec. a.C., Roma, Musei Capitolini. Fig. 98. Giovanni Pisano, Fortezza e Temperanza, particolare della
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Porta (Roma), fine I sec. a. C., Roma, Museo Nazionale Romano. Fig. 104. I quattro Evangelisti e angeli, V-VI sec. d.C., Ravenna, Palazzo
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rappresenta un episodio che non è narrato nei Vangeli, ma che costituisce un cardine ideologico per la Chiesa di Roma, in quanto rappresenta Cristo che
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ed immagini, per testimoniare e propagandare la propria aspirazione a rilanciare il primato di Roma, accreditandosi come eredi e continuatori degli
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), che ricorda un po’ quello che si apre al centro della cupola del Pantheon a Roma: un’apertura circolare sul cielo luminoso, con un parapetto da cui si
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prospettica realizzata a Roma da Borromini nel Palazzo Spada Capodiferro in pieno XVII secolo (fig. 118). Si tratta di un colonnato che in realtà è di
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-55, Roma, Palazzo Spada. alle pareti di un grande ambiente è la cosiddetta Sala delle prospettive (o delle Colonne) che Baldassarre Peruzzi affrescò
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ammira un vasto panorama della città di Roma. Su una delle pareti campeggiano ancora alcuni graffiti che irridono il Papa e denunciano Roma-Babilonia
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i grandi filosofi ammaestravano i propri allievi. A partire dal Quattrocento, nei maggiori centri culturali del Rinascimento come Roma o Firenze
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L’ordine gesuitico aveva creato con la sua chiesa principale a Roma la chiesa del Gesù un modello di edificio ecclesiastico e di ritualità liturgica
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Nel Seicento, Roma fu il principale laboratorio e centro d’irradiazione in tutta Europa della grande decorazione barocca, caratterizzata dai più
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-l'œil, 1684-85, Roma, chiesa di Sant'Ignazio di Loyola. illusionistiche, spalancando sulle teste di sovrani e sudditi cieli inondati di luce e popolati
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fatto citazioni dalla statuaria classica. In particolare, quella di sinistra richiama esplicitamente un’antica e celeberrima statua bronzea di Roma, il
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, in particolare di Roma e di Venezia. In una mostra tenutasi a Roma alcuni anni fa, intitolata Gaspare Vanvitelli e le origini del vedutismo, erano
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mostra un pittore in atto di utilizzare un vetro trasparente per disegnare Fig. 138. Gaspar van Wittel, Veduta di Ponte Sisto, 1680 ca., Roma
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Nel 1446, fra’ Giovanni da Fiesole si trovava a Roma al servizio di papa Niccolò V, per il quale dipingeva, tra l’altro, la cappella «parva et
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uscite dal pennello di Benozzo Gozzoli, ovvero del già sperimentato «socio» di fra’ Giovanni da Fiesole a Roma e ad Orvieto. Ancor più evidente è la
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presente negli esagoni di Orvieto, ipotizzando che il grande pittore francese Jean Fouquet, presente sicuramente a Roma negli anni Quaranta, quando
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narra di David e Betsabea e fa parte di un ciclo di affreschi con Storie di David che decorano un salone del Palazzo Ricci Sacchetti in via Giulia, a Roma
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grande architetto attivo a Roma di cui conosciamo il nome è Apollodoro di Damasco, proveniente dalla Siria, che progettò il Foro di Traiano e i Mercati
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giocate sulla contrapposizione tra l’austera sobrietà che vigeva nell’antica Roma e la sfrenata passione per le cose belle e per il lusso, indicata come
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per realizzare una determinata opera. Significativo, a questo proposito, è il sincero elogio che Biondo Flavio, uno dei maggiori umanisti della Roma
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, Metropolitan Museum of Art. Fig. 21. Provincia capta, età augustea, Roma, Palazzo dei Conservatori. appoggiato ad una mano, le gambe accavallate (allusive
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) ci mostra Fazio e la sua guida che si affacciano alle mura della città di Roma, che è rappresentata in modo approssimativo, ma con qualche velleità di
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Odescalchi a Roma. Sulla base delle velenose e spesso false affermazioni di Giovanni Baglione che aveva più di un motivo per detestare il Caravaggio, che gli
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Lodasi una storia in Roma nella quale Meleagro morto, portato, aggrava quelli che portano il peso, e in sé pare in ogni suo membro ben morto: ogni
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scultoreo allora visibile a Roma si riferisca Alberti. Ma questo, ai nostri fini, è irrilevante, poiché la ripetizione con o senza varianti delle invenzioni
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, ha le sue abitudini percettive e queste, bene o male, hanno Fig. 1. Michelangelo da Caravaggio, La crocifissione di san Pietro, 1600-01, Roma
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modo paragonare a quello attuale di «Soprintendente alle antichità». In particolare, egli chiede di poter realizzare una dettagliata mappa della Roma
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«stare a paragone» con quelli dell’antica Roma, ma addirittura di superarli. In quegli anni, nella capitale pontificia circolava la diceria, forse non
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tradizione che risaliva al Cinquecento. Prendendo spunto da queste concrezioni Fig. 52. Pietro da Cortona, Ratto delle Sabine, 1627-29, Roma, Pinacoteca
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corpo di Cristo. In questo affresco in Santa Maria Antiqua a Roma dell’VIII secolo (fig. 60), il modo di rappresentare la figura umana deriva alla
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respinte dalla Chiesa di Roma, in cui molto forte era il retaggio della tradizione classica. Papa Gregorio Magno, che fu papa dal 590 al 604, Fig. 69
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