La narrazione del Mancini adunque ci offre la vera spiegazione della partenza del Greco da Roma.
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Ma un'altra questione, forse, mi si domanderà di risolvere prima di chiudere queste note fugacissime. Quando precisamente il Greco abbandonò Roma?
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Ma molte altre direzioni stilistiche s'intrecciavano a Roma nel decennio dell'operosità di Borgianni.
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Queste erano adunque, brevissime, le sorti dell'arte di Caravaggio nel primo quarto del seicento, a Roma.
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degli elementi del disegno, vi stette molti anni e tuttavia tornò a Roma che Caravaggio v'era ancora e tanto lavorò prima della sua partenza da poter
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artista che in questa pausa s'infanga a Roma, Domenico Greco, fugge presto, come credo, per asfissia fantastica.
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Le deviazioni iniziali che Caracciolo imprime allo stile caravaggesco, ci fanno ricordare che il Calvario di Vienna fu comperato a Roma nel 1810
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Eppure col 1616, cioè, io credo, poco dopo il suo ritorno da Roma, comincia la serie copiosa degli affreschi di Giovambattista Caracciolo.
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Infine, parecchio prima della Gentileschi era venuto a Napoli da Roma Giuseppe Ribera, e questa è la terza tendenza che si frappone alla
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Nell'anno 1630 ebbe luogo in Roma una gara artistica oltremodo interessante: dodici quadri furono commessi dal Re di Spagna ai dodici artisti che
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Così dovevano essere rappresentati i manieristi a Roma nell'anno 1630.
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Ma i giovani che si recano a Roma verso il 1615, trovano l'ambiente assai mutato: il più eminente dei toscani a Roma è ora Orazio Gentileschi: sicché
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Seguì per tal modo Artemisia a fiorire sete, carni e pavimenti in Roma accanto al Bilivert e a Riminaldi; mentre il padre inseriva visibilmente la
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Se si prescinda da questi e da altri piccoli problemi di «dopo Gentileschi» che potrebbero rilevarsi a Roma, rimane a dire del seguito massimo dello
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Roma» e l'altra definizione (a pag. 23) di «G. B. Tiepolo convinto restauratore dell'arte di Roma antica... »; si ha quasi l'impressione che si tratti
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A.MÜNOZ, La scultura barocca a Roma: Caratteristiche generali, in «Rassegna d’Arte», luglio, 1916 (in ‘L’Arte’, 1916, p. 368-69).
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A.Muňoz, La scultura barocca a Roma: Iconografia - Rapporti col teatro, in «Rass. d'Arte», Ottobre 1916 (in: 'L'Arte', 1917, p. 60-61).
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servirono al Ricci più che i Carracci e il Correggio le forme agili e ricche di contrasti ottici che Lanfranco e Brandi avevano svolto a Roma, largamente. Nel
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Carstens nacque nel 1754, morì nel 1798, e fu avversato a Roma dalla cerchia pseudoclassica che faceva capo a Tischbein e a Goethe.
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Da Roma eran venuti quadri degli accademici romani (Sacchi), bolognesi (Reni, Lanfranco) e francesi (Vouet).
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spendere in Roma li quadrini meglio».
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di giudizi sui pittori contemporanei operanti in Roma, ironeggiava invece come segue.
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A. MUÑOZ, La scultura barocca a Roma: Vº: Le tombe papali («Rassegna d'Arte », maggio 1918) (in: 'L'Arte', 1918, p. 238-39).
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Anche da studiare è l'allievo del Greco a Roma, Lattanzio Bonastri da Lucignano.
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Il Kehrer non ha fatto a tempo neppure a servirsi della «Vita del Greco» a Roma data dal Mancini e da me pubblicata nell' «Arte» del 1914.
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Ritroveremo la strada di Roma, e nel ripassar per Napoli, ecco alcuni altri soggetti più recenti, fra' quali è il Giordano, giammai assente da
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frequente anche in Roma ove ci convien tornare.
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esclusa la schiera dei vigorosi maestri nordici, per cui Roma era stata «caput mundi» per tutto il primo quarto del secolo (la presenza di un solo Stomer
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25, 26. Paesi. Roma, Senatore Silj (L). Scelti perché autenticati dalla firma del pittore, allora quasi dimenticato [figure 218, 219].
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30. La Pietà. Roma, Coll. Contini (L).
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65. Madonna. Roma, Coll. Addeo. Mi pareva di Fr. Trevisani. Ma nulla venne corretto.
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138. Cristo morto. Roma, Galleria Nazionale. Mi appariva copia dall'originale Mingoni (entrato poi nella mia raccolta).
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139a. Cristo morto. Roma, Ministero Lavori Pubblici. Attribuitogli nella seconda edizione, mi risultava cosa vicina al Brandi.
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Capitoli nuziali (Roma, Galleria Nazionale) attribuiti al Ghezzi (459) e col Martirio di San Bartolomeo (Roma, Coll, Marchesi) esposto al nome di Giaquinto
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29. La fuga in Egitto. Roma, Galleria Nazionale (L) [figura 164]. Per altro dipinto, orientabile verso l'Ansaldo, v. a CAVALLINO, n. 267 [figura 230].
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155. Lucrezia e Tarquinio. Roma, Accademia di San Luca. Opera toscana vicina al Bilivert.
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265. La Comunione degli Apostoli. Roma, Coll. Zoccoli [figura 229] (L)
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243. Baccanale. Roma, Coll. A. Brasini. Escludevo che l’opera fosse del Castiglione.
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252. Il congedo di Tobiolo. Roma, Galleria Nazionale [figura 228]. Mi pareva soltanto copia settecentesca (forse del Diano) dal Cavallino, ma non
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320. Ritratto di dama. Roma, Coll. Borelli [figura 235].
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290 A. Sacra Famiglia e donatori. Roma, Coll. Contini [figura 234] (L).
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416. Agar e l'Angelo. Roma, Galleria Nazionale (L., 1916). Ma non ne ero più tanto sicuro. [Oggi ritengo sia cosa giovanile di Giovanni Andrea de
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470. Il martirio di San Bartolomeo. Roma, Coll. Marchesi. Si veda sopra, alla voce BONITO, per il n.10 v. AMIGONI, JACOPO.
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540. Bozzetto della Santa Petronilla. Roma, Galleria Nazionale. Era palese trattarsi di copia, non di bozzetto.
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659. Madonna in trono fra angeli e Santi. Roma, Galleria Borghese [figura 249]. L'attribuzione era del Cantalamessa e così ci si astenne dal
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748. Giuditta e Oloferne. Roma, Coll. Lazzaroni [figura 253] (L).
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713. Un Santo. Roma, Galleria Nazionale. Sebbene il riferimento durasse in entrambe le edizioni, il quadro non mi pareva del Novelli, anzi
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Proposi di restituirgli il bel Ritratto della Coll, G. Marchesi di Roma [figura 221], prima esposto (200) come «attribuito al Caravaggio», ma non
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876, Madonna e Santi Gesuiti. Roma, collezione Barberini [figura 251].
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Nella prima edizione figurava anche col Sant'Omobono della chiesetta omonima a Roma (878) e con il Cristo fra i Dottori del Palazzo Reale a Napoli
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