. E mentre nota la macchia di oleandro contro l'edera ecco il secondo pensiero; come guardare meglio, come raccogliere quel dettaglio dal silenzio. E
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infinito, saliti da caverne lontanissime... Un tempo interminabile. Poi la musica, chiara, veloce, poi lontana, svanita... Ancora quel rotolare immenso
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Sa poco il testimone. Il suo sguardo non va, per quanto s'interni, al di là di quel che gli si manifesta. Chino sul proprio corpo ne ha percepito gli
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bisogno di definirlo, quel vuoto, fino al terrore e allo spasimo: nella negazione affermarsi. E i nomi: il leccio, la nuvola, lo storno, il motore che ronfa
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offerto di ospitarlo per qualche giorno. Quel tale lo ha lasciato sulla porta d'ingresso, sostenendo di non averlo mai visto prima. Perciò lui s'è
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