Sul Carso furono ieri eseguite avanzate in più punti delle nostre linee ed occupati alcuni trinceramenti nemici. I nostri progressi furono sensibili
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sorpresa che il nemico tenta, specialmente di notte, contro le nostre posizioni più avanzate. Lo slancio e l’energia nell’offensiva, l’attiva vigilanza
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Notizie più complete intorno alla nostra azione offensiva dei giorni 11 e 12 nella conca di Plezzo pongono in maggiore luce la valorosa condotta
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Il nemico, che in questi giorni sta ricevendo notevoli rinforzi ha tentato in più punti lungo il fronte di esercitare una forte pressione contro le
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per più vie di sfuggire all’accerchiamento; lasciò però nelle nostre mani 5 ufficiali, 118 uomini di truppa e grande quantità di munizioni, bombe a mano
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di Albiole e Redival alla testata di Valle Strino Noce. Il Torrione fu più volte conquistato e perduto. Infine a motivo della violenza del fuoco
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Nella zona di Tolmino il nemico, stretto sempre più da vicino sull’altura di Santa Maria, ha tentato due attacchi di sorpresa nella notte sul 28 e
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Nella giornata di ieri azioni prevalentemente di artiglieria più intense in vari tratti della fronte Tridentina.
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. Furono accertati più di 100 cadaveri nemici e presi 34 prigionieri.
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Più violento fu il tentativo fatto dall’avversario la sera del 6 contro le nostre linee sul Civaron in Valle Sugana. Dopo viva razione di fuoco il
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All’ala sinistra espugnarono l’altura di San Grado, fortemente presidiata dall’avversario. Più a sud, con brillanti assalti alla baionetta
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Nell’Alto Degano (Tagliamento) eccezionale attività delle artiglierie avversarie. Nelle vicinanze del Passo di Volaia caddero più di duemila colpi di
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Furono sinora sepolti più di cento cadaveri di austriaci. Respinto sulla destra della Brenta, il nemico bombardò violentemente le nostre posizioni
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Azioni diversive, esplicatesi sopra tutto con intensi e prolungati bombardamenti, furono tentate dall’avversario in più tratti della fronte; su Monte
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Le nostre artiglierie bombardarono le posizioni nemiche a nord est del Cauriol (Valle di Fiemme) nel Vallone di Travenanzes (Boite) e colpirono più
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Nella giornata di ieri azioni prevalentemente di artiglieria. Quella nemica fu più attiva contro le nostre posizioni di Zugna, in Valle Lagarina, e
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Lungo tutta la fronte attività intermittente delle artiglierie, più intensa in Valle dell’Astico.
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Su tutta la fronte azioni prevalentemente di artiglieria, più intense ad est di Gorizia e sull’altipiano Carsico.
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Sulla fronte Giulia più intensi duelli di artiglieria e notevole attività dei nostri velivoli.
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A nord–est di Gorizia, il nemico sottoposto da più giorni a perdite ingenti oppone disperata resistenza alla nostra pressione che continua decisa.
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A nord–est di Gorizia il nemico, impegnando unità di recente fatte affluire alla nostra fronte, ha rinnovato ieri con più grande accanimento e
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furono più attive del consueto.
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Nella giornata di ieri, lungo tutta la fronte, vivaci duelli d’artiglieria, più intensi nell’Alto Cordevole in regione di Kal (Altipiano di Bainsizza
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Più a nord, favorito dalla nebbia, il nemico riuscì ad occupare due posti di osservazione sulla cresta Monte Mantello ‒ Punta San Matteo.
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proprie trincee più di cento prigionieri, di cui tre ufficiali e cinque mitragliatrici.
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In Valle Ornic una nostra pattuglia assalita da un nucleo avversario più numeroso, lo respinse e lo obbligò alla fuga.
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tavolo, stando naturalmente seduti. Quindi chi l’ha prima, cioè più in fondo, la tira fuori, e la posa sulla mano più alta; così con movimento continuo
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Era un giuoco comunissimo, e per lo più si faceva da adulti, in cinque, sei, sette, e in quanti si voleva. Si fa la conta; a colui designato dalla
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È per lo più abruzzese. Egli canticchia nel suo dialetto e con voce monotona: — Campobasse, cortelle, signorine!
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Fanno a gara fra ragazzi o ragazze, a chi salta più scalini della scala di casa, di un palazzo, di una chiesa o di altro.
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Uno dei fanciulli che giuoca si finge maestro; gli altri compagni si fingono scolari, rifacendo più o meno bene tutto ciò che alla scuola si usa di
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invece va più distante, tocca di nuovo a battere alla conta, o se sono più di due, al terzo, al quarto, successivamente.
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Si mostra per lo più d’inverno, nelle ore pomeridiane. Come il suo collega l’ovaro, entra in tutte le bettole ed offre la sua merce al grido di
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Nelle ore afose dell’estate, sotto alla sferza del sollione, s’udiva e s’ode ancora, sebbene più raramente, il lamentevole ritornello del venditore
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"I carciofolari erano cantori e suonatori d’arpa; specie di bardi girovaghi, nativi per lo più degli Abruzzi, così chiamati dalla stessa parola
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infornate (mosciarèlle) e poi bollite, lupini (fusaglie) e mosconi verdi… Scarafaggi questi più grossi delle cantaridi, i quali si trovano
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in sorte, lancia e’ llécco o pallino (un còccio più piccino degli altri), e gli tira subito dietro la sua piastrélla, procurando di accostarsi con essa
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leggermente in guisa da farne venir fuori delle bolle più o meno grandi chiamate bòccie ò bbòcci, e che i fanciulli fanno a gara a far saltare su i loro
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È un giuoco che si fa da due o più ragazzi con un ciotoletto o altro pezzo di sasso rotondo detto maróne, tirandolo ad una certa distanza, e
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Scherzo che fra due ragazzi il piú furbo fa all’altro, dicendogli: Io dico mi’ padre è ggale 1; tu dì mi’ padre è gale 2, infino a 8. E proseguono
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È un giuoco che va eseguito da tre fanciulli. I due più grandicelli formano con le loro mani, dandosele a croce, una specie di seggiola, molto comoda
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ad un asse trasversale, o ad un bastone sul quale si siede una o più persone; e mentre quello seduto oscilla, un altro spinge la canoffièna
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"Più che un giuoco è una penitenza, e più che dai ragazzi si fa dagli adulti. I giocatori si dispongono in circolo, e in mezzo a loro si mette a
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bbene però che er più dde le vorte ce s’avvilischeno tanto che cce schiatteno de crepacore.
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Espone la sua merce sopra alcune scalette di legno, nei quartieri più popolari, e grida a squarciagola: — Curete pompieri che vva a ffocoo! E sulle
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malanno che sse pija pe’ vvia de quarche gran spavento, mettennoje una pavura più ggajarda, è ccapace che quer malanno je se passi.
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Se pija un spicchio de papàvero — nun più dd’uno — jé sé lèveno li sémi, e sse mette a bbullì’ in d’una piluccia, co’ ddu’ deta d’acqua e un filetto
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coglie il momento propizio per appoggiare un ceffone a ciascuno de’ suoi due colleghi. Ma questo più che un giuoco è uno scherzo.
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sdraji o cce se metti a ddormì’ un ômo. Quanno se rifà’ e’ lletto in tre ppersone, er più ppiccolo de li tre mmôre.
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soffio, batte le palpebre e mostra spavento. Al che il primo sclama ridendo: — Vedi che hai avuto pavura! E il passatempo per lo più ricomincia e seguita
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