doppiamente ingannevole. Chimerico perché si fonda sul più sconcertante meraviglioso, quello che occupa in permanenza il nostro orizzonte percettivo, così che
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piano; altre invece non arrivano ad insinuare che un dettaglio; nuove figure, infine, galleggiano nelle zone periferiche della composizione, perché
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sufficiente a Warhol forzare il processo di super-esposizione della foto appena più del normale, perché il volto si sezioni in rigide zone di colore; in verità
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relazione ad immagini meccaniche già prive di vita e poi ulteriormente svuotate proprio perché troppo insistite. Congelato dai colpi dell’obiettivo
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impaccare in Christo. E proprio perché il mondo esterno viene mediato attraverso un comportamento dov’è ancora presente l’eredità surrealista, inevitabile
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spaesamento, sia per la leggera alterazione ottica che subisce, sia perché l’artista fa intervenire un nuovo elemento di tensione e di disturbo: degli
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nulla che è l’io, non si opponesse più all’irruzione del mondo, perché il gesto potesse riunire una grande quantità di dati sopra un universo cui in
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logorato dall’uso, denso di presenza umana, l’oggetto buttato via perché non più utilizzabile, ma che ancora ingombra lo spazio, occupa l’orizzonte
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il paradosso. La ripresa è quindi accompagnata da un rinnovamento essenziale, perché si sono posti i cardini della vita estetica, non già in qualità
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dei gesti componenti la vita quotidiana, ciò accade perché la stessa vita reale è stata ridotta a quantità. Le foto prima e poi il cinema, a cui si è
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frequente sia effettivo che indiretto all’istantanea fotografica, avviene proprio perché il valore di apparizione, come è intrinseco all’esperienza
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(che non di meno è l’artista cui guarda Dine nella sua partenza): la concordanza stabilita fra la cosa e la pittura, possibile perché in Johns è il
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metterlo a fuoco sullo spazio della tela. L’interrogativo concettuale mette così capo alla creazione di un quadro e noi, partiti dal perché, finiamo per
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, concentrando nell’istante un effetto distribuito prima lungo un arco di tempo. Ecco perché correda la sua opera di una notevole attrazione visiva capace di
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perché confluisce immancabilmente nel come; l’indagine problematica mette capo ad una serie di quadri e l’immancabile scacco cui va incontro ogni
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desiderio? La respinge perché essendo solo funzione, il mondo non tiene in nessun conto il corpo; i sensi hanno a che fare con presenze, e più ancora con
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’imitazione? Insomma, che senso ha impiantare un sistema secondario, parassitario e pleonastico? Perché costruire un doppione che si associa sempre in
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