padre allo sguattero di cucina, s'affrettassero a contentarla. Era lei che ordinava il dolce al cuoco; lei che indicava al cocchiere l'ora d'attaccare
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venuta la notte, e Orlando non fiatava più; forse dormiva. La Giulia cominciò a fantasticare su' casi suoi: perchè non aveva mai potuto avere un'ora
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- E tu sei uno di questi? - domandò la bambola. - Ero - rispose Orlando malinconicamente. - Ora i tempi sono mutati; de' cavalieri erranti non ce n'è
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Ma dove andavano e quanto lontano, così sballottati ora qua or là? Per quali vie passavano? Nè la Giulia nè il suo buon amico lo potevano indovinare
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d'Orlando; ora, poi, il soggiorno dei campi faceva il resto. - Vedi un po' come si sta benino, tra questa buona gente! - osservava la Giulia, con la
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subito a chiamar la pupattola: - Giulia! Giulia! - come avrebbe chiamata una sorellina. Quando fu l'ora d'andare a letto, volle che la sua cara Giulia
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delle due bambine, che portavano acqua, rigovernavano, preparavano i legumi per il desinare. Spesso Nannina insegnava ora una cosa ora un'altra alla
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dalla stessa Marietta, che si divertiva chi sa quanto a quel gioco. Quando venne l'ora delle visite, si trovarono pronte tutte e due, bambina e pupattola
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, il cane da caccia del signor de' Rivani, era accolto ora bene ora male da lei, a seconda del suo umore. Fido, subito che vedeva schiuso l'uscio della
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un certo garbo che significava la sua soddisfazione. Se il signor de' Rivani non avesse detto: - Ora basta: non più zucchero, per oggi! - gli è certo
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, bussar disperatamente come avrebbe voluto, co' piccoli pugni stretti... Bisognava aspettare, come un pezzo di stoffa qualunque, l'ora de' patimenti
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sua pupattola aveva prima e quelli che avrebbe avuti ora: osservazione che sua madre troncò con un: - Taci! - ben meritato. Era vero; la Giulia era
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, sdraiata sur un canapè a leggere un giornaletto di mode. - Alla Giulia... la bambola... - Cominci fin d'ora a perder tempo co' balocchi, eh? - esclamò
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? - È lì dentro a quello scatolone, babbo? - ripigliava la Marietta, messa in curiosità. - Non ti voglio dir nulla. Ora, a casa, vedrai. La carrozza di
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pupattola. - Ora puoi uscire, poverina! E l'alzava dal suo lettino dentro il cassetto, dove aveva aspettato pazientemente, sicura di non essere
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nell'altra, e in quello sguardo muto si dissero più cose del cuore, si raccontarono più dolori che se avessero parlato un'intera giornata. - Ora lascia
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casa. Ora però che mi son messa a un mezzo servizio qui vicino, non dubitare che ci vengo spesso, non dubitare. Stai spesso sola, eh, bella mia? o non
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irregolari, e camminò, camminò, camminò, ora svoltando a destra ora a manca, fino che giunse a un portoncino basso, di un legno tarlato, tutto polvere e
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lei la bambola con tutte e due le braccia. - Ora vengo - gridò la bimba, precipitandosi per le strette scale, che sonarono dello scalpiccìo delle sue
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di ragazzi che ora scherzavano e un minuto dopo litigavano, ruzzolando per terra l'uno su l'altro, come involti di cenci portati da un turbine. Fu
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storia, cominciava a riconciliarsi con lui. Era, in fine, suo prossimo, un fantoccio come lei, e come lei aveva sofferto tanto! Ora i patimenti hanno
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singhiozzi alla gola. - Ah, certo! - proruppe Orlando, un po' rincorato da quelle buone parole - se qualcuno ora volesse ingiuriarti, l'avrebbe da fare con
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