Galerie, Staatliche Museen. tratta di un oggetto la cui forma rimanda inequivocabilmente alla sella curulis, il seggio del sacerdote romano. Si tratta
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sec. a.C, New York, Metropolitan Museum of Art. e che sono state recentemente oggetto di un bel libro di Salvatore Settis, Le pareti ingannevoli. La
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culturale che ci separa dall’oggetto della nostra indagine.
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contorno di ciascun oggetto. Sulla base di questi presupposti, Alberti definisce il quadro come una superficie piana che interseca la piramide visiva
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dallo spago teso che ha un capo fissato al chiodo, mentre l’altro capo va a toccare vari punti dell’oggetto da riprodurre (in questo caso, un liuto). L
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’aria» che s’interpone tra la postazione dell’osservatore e l’oggetto osservato.
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’altro, permettendo di scandire meglio i diversi piani di profondità e di consentire una migliore identificazione di ciascuna figura e oggetto, nell
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colleghi la condividano fino in fondo. Naturalmente si tratta di una disciplina storica molto particolare, perché ha come principale oggetto di ricerca
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L’attribuzionismo ha radici nella natura visiva dell’oggetto delle nostre ricerche: si tratta infatti di un metodo di lavoro che mira ad identificare
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recarsi ad osservare direttamente, negli edifici e nelle raccolte più disparate, le opere d’arte che formavano l’oggetto dei suoi studi.
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Degas, in pieno Ottocento, ne copiò l’incisione che lo riproduceva. Nel 1668 Nicolas Loir ne fece oggetto di una conferenza all’Académie Royale
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voler dire anche decifrarne codici divenuti per noi estranei ed incomprensibili. E ciò può riguardare un colore, la presenza di un oggetto o l
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