riteneva furbi, intesi per istinto a destare una pietà che loro profittasse: tutti più o meno mendicanti. Gettava loro una moneta e tirava avanti.
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la testa: che lavoro poteva darmi? Se fosse stato in lui mi avrebbe subito nominato capitano di porto o qualche cosa di simile: ma egli non poteva
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duemila lire. Tobia: il tuo terreno quanto vale? Io: cinque o sei mila lire, com'è adesso. Tobia: se qualcuno ti offre le duemila lire in prestito
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Così non riebbi il denaro. Forse se dicevo la verità si ricercavano i mietitori o l'uomo che mi aveva urtato nell'osteria, e i denari si ritrovavano
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o ce l'avrebbero portata? E la zia che pensava? La zia non aveva più riparlato del nostro triste segreto, ma era sempre pensierosa, preoccupata. Un
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adesso tutto contro la zia. Perchè la zia non mi scacciava di casa? Se mi scacciava, forse riuscivo a trovare da vivere - o da morire sul serio. E
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rispondeva: la sua attenzione, più che dalle donne, pareva attirata da un uomo coricato su una stuoia, lungo la parete all'angolo del camino; o per
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e rileggevo con un profondo turbamento. Mai nessuno mi aveva parlato così, o almeno mi pareva che mai nessuno mi avesse parlato così. E non potevo
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Ma ero un altro uomo oramai; non che sperassi davvero di pagare il debito, o avessi altre speranze concrete, ma perchè la speranza in sè stessa era
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profonda dovevo decidere, o era già decisa per me dal destino. Esitavo quindi a muovermi: d'altronde il restare ancora lì dentro mi soffocava. Mi
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disgraziato, perchè il marito la trascurava o le ripugnava: o forse anche per distrazione, nella noia senza riparo della sua vita. Io andavo tutti i
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difendeva, l'altro lo voleva, - o, per essere più giusti, voleva i suoi denari, non ostante ciò che s'era stabilito con la moglie a proposito
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come Ii avevo sciupati? Sapeva tutto, o non voleva saper niente? Perchè voleva proteggermi? No, io non volevo la sua protezione: ch'ella mi desse da
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Dopo non so bene cosa accadde. So che passai due volte davanti alla porta del mio creditore. La rabbia, o qualche cosa di più cieco della rabbia mi
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paura. Sentivo ch'ella si accorgeva di tutto e non voleva parlare per lasciarmi arbitro delle mie azioni: o era un'illusione anche questa? Ad ogni modo
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: forse anche lei non osava o non aveva la forza di parlare; o aspettava per orgoglio che ricorressi io a lei per aiuto. O forse erano tutte illusioni mie
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, forse perchè lei era quasi guarita ed io mi toglievo da quell'oscuro dubbio che fossi io con le mie pazzie e i miei errori a farle del male, o forse
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, con le sue scatole rosse, i cestini vuoti, i sacchi che parevano addormentati pesantemente: io ero calmo, o almeno mi pareva: tanto calmo che vedevo e
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posizione che le donne usano dare ai bambini quando li allattano, e le lasciai il viso scoperto. Faceva quasi caldo, o almeno mi sembrava così per il calore
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Quei, lumi si avvicinavano, o per meglio dire io andavo verso di loro senza badare ad altro: mi sembrava di sentir l'aria rinfrescarsi; forse ero
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dimenticai di aver la bambina morta fra le braccia. Eppure ripresi a camminare: e andavo o credevo di andare ancora verso le colline, verso il fiume
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della falce, e non riuscendovi mai, o sembrandole di sbagliare,tornava daccapo tante e tante volte finchè la luce dell'alba lo costringeva a fuggire
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, sfiorando i mobili come per accertarsi ch'erano tutti ancora al loro posto. - Gli oggetti non muoiono e noi moriamo. - Tutto muore; prima o dopo è lo
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la morte di Elis, o la disgrazia del servo divenuto cieco ancora in giovine età, la lasciavano quasi indifferente? La sorte del bambino la faceva
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. - Sembra ieri, - egli disse, - quando io venivo per vedere il vostro Elis: e ci venivo spesso, perchè lo ingozzavate, gli consentivate ogni abuso: o, per
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occhi abbiano qualche cosa di strano, fissi e coscienti; sembrano quelli di un santo o almeno di un uomo saggio. Antiche superstizioni sfiorano la
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? - Giacchè non sappiamo altro nome chiamiamolo così. Allora cominciarono a chiamarlo Elis. Albina credeva che la padrona protestasse o piangesse: la
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Elis commovendosi per questo falso Elis. Ma già lo strato della sua indifferenza s'era incrinato: o meglio, era come quando il gelo si scioglie sul
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muovi, o non ti muovi, malanno abbia tua madre che ti lascia andar così? Ma nè questa nè altre maledizioni riuscirono a scuotere l'innocente: solo i
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chiacchierava continuamente con loro, sottovoce, tenendone sempre qualcuno in grembo o sulla spalla. E aveva sempre da fare, dalla mattina alla sera. La casa
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spensierato, o per meglio dire incosciente e beato come un animaletto domestico ben tenuto. Tutti, del resto, eravamo così: allegri e anche un po' crudeli
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, perchè di questo terreno voglio farne un bel podere, per poi sposarti, o Fiora! Fiora lesse e si mise a ridere. Quel riso tornò a irritarmi: io
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, perchè mi si negava il diritto, il modo di ripararlo, o almeno d'espiarlo con un castigo qualsiasi. Solo per amore di Fiora ed anche per quel senso
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l'acqua col piede: no, non si poteva andare oltre; bisognava o affogare o tornare in casa della zia. Mi buttai sulla sabbia, disperato, come mi ero buttato
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