(Il presidente Dumas prende una nota e legge ad alta voce chiamando verso gli accusati: ad ogni nome l’accusato si alza spontaneamente, o è fatto
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sorpreso a leggere Jean Jacques Rousseau e gli Enciclopedisti, non ironia o servizio più umile o più basso gli è risparmiato.
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’Orléans o di quella Kunsky.
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(Dietro le cancellate sonnecchiano i soldati. Lontano, in quel silenzio, per le vie deserte o percorse da pattuglie di municipali e di guardie
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fatta di un pezzo di piombo; scrive ora con foga, ora arrestandosi e riflettendo come se alla ricerca di qualche parola o rima, gli occhî larghi
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O Iris! o capolavoro! Giammai Outamaro ha ideato donne e chiome simili a te, ai tuoi capelli!
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O Luce, anima del Mondo!
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O Luce, anima del Mondo!
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Oh, il lieto coro di vivaci mousmé, chiacchierone e chiassose come uno stormo di passeri, che – le ceste di giunchi o a braccio o in equilibrio su le
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montagna, i tuoi grotteschi, bonarii o perversi folletti dalle facce sinistramente buffone? È Bènkei a cavallo della sua gran campana di bronzo? È
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O bel Genio nipponico, bello e antico Genio delle poesie, leggende, paurosi drammi, grottesche commedie e ute dolcissime agli amori che animano i
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Iris, ove sei?… O fiori del piccolo giardino, ov’è ora la vostra Iris?…
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Tu mi hai tolto la vista, ma io vedo la Tua Grandezza, o Divinità!;
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divide dalla piccola casa di Iris mormora la sua cadenza senza scopo, mesta o gaia secondo che la luce, che scende e vi pènetra, effonde nelle sue
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O bei colori, ove freme il segreto delle fantasie nipponiche, colori creatori di bei sogni di bimbi, di ricordi non vissuti di vegliardi, di incubi
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Dal labbro di Iris esce allora contro il mondo, il destino o la divinità la grande rampogna di una domanda: – Perché?…
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O Morte, Signora Misteriosa, quanto sei grande nella tua pietà, Tu che tanti mari e cieli eterni poni fra gli umani e i loro dolori!
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Ecco il Yoshiwara; l’ora del desiderio lo affolla della gaia, fastosa e spensierata gente cercatrice della voluttà, del piacere o dell’amore – della
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Dov’è ora l’umile casetta tua così modesta e semplice colle sue stuoie colorate e i battenti di quercia, o piccola Iris? – la bianca siepe di
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«Musetta, per originaria malattia di famiglia o per materiale istinto, possedeva il genio dell’eleganza».
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Musetta era diventata un personaggio quasi officiale; – da tre o quattro mesi Marcello non l’aveva incontrata.
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– O che volete? – Di tanto in tanto ho bisogno di respirare l’aria di questa vita. La mia folle esistenza è come una canzone; ciascuno de’ miei amori
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«Musetta, per originaria malattia di famiglia o per materiale istinto, possedeva il genio dell’eleganza».
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Musetta era diventata un personaggio quasi officiale; – da tre o quattro mesi Marcello non l’aveva incontrata.
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– O che volete? – Di tanto in tanto ho bisogno di respirare l’aria di questa vita. La mia folle esistenza è come una canzone; ciascuno de’ miei amori
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fondo di due o tre bicchieri, leccandone l’orlo)
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(Nick esce di nuovo. Intorno a un tavolo rimangono tre o quattro a giuocare ai dadi; dopo poco se ne vanno; tutti a poco a poco si allontanano, chi
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mano, pignatte o piatti.
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mano, pignatte o piatti.
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arrampicati, o seduti, o sospesi alle sartie degli alberi e stanno cantando una marinaresca.
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arrampicati, o seduti, o sospesi alle sartie degli alberi e stanno cantando una marinaresca.
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arrampicati, o seduti, o sospesi alle sartie degli alberi e stanno cantando una marinaresca.
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Alcuni sono seduti qua e là ai tavoli variamente disposti. Altri a gruppi o soli, entrano scendendo la gradinata. Altri ancora salgono quella che
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Salvala!? E chi la spinse nell’abisso? io o tu? Ciò ch’io posso farò. Ecco le chiavi. Dormono i carcerieri. I cavalli fatati son pronti per la fuga.
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Un rombo lugùbre giunge dall’alto e ad intervalli uno scroscio come di cataste o di mura che ruinino.
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Passano tre decurie di Guardie Germaniche. Fra le file dei soldati circolano parecchie Ambubaje o camminano appajate ai soldati giojosamente
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’addio a Nedda, parte con Peppe e cinque o sei contadini per la sinistra. – Nedda resta sola.)
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’addio a Nedda, parte con Peppe e cinque o sei contadini per la sinistra. – Nedda resta sola.)
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per tre o quattro gradini.
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tre o quattro gradini.
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"Vediamo! A te, Dottore!" dice Giocadio all'artista che deve incarnare la maschera del Dottor Graziano, o Balordo, o Balanzone, Prudentio, Dottor
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Con un atto graterno Aldobrandino lo prende fra le sue braccia; mentre già al suo cenno i compagni attoniti o accigliati si ritraggono, scompariscono
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Ella lo sospinge. Penosamente egli si muove come vincolato. I suoi occhi sono socchiusi come quelli che temono essere feriti o non sanno fugare il
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O mio tesoro, o mio amore…
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! Tornerà prima del sonno: mancatore alle promesse! O notte m'hai tradito, o sonno, o sonno addio.
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O mio tesoro…
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O notte d'amore passata così!…
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Insomma questa è, o non è la mia camera?
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M'è parso di sentire bisbigliare. Il nevrastenico è sveglio, o sogna…
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È, o non è, Colui, quello, costui, ne affitta tre: la sua, questa e l'altra.
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