- una volta sola, senza drammi - se siamo noi. Se cade un pezzetto di cibo sulla tovaglia, raccogliamolo discretamente, mettendolo poi nel nostro
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piacere di frequentarci, e se si tratta di un nostro superiore sul lavoro, per esempio, o di una persona molto importante, non toccava a noi prendere
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, oppure un piatto diverso dagli altri; certo, siamo anche noi della partita, ma... ne valeva la pena?
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, un save the date, cioè un preinvito in cui si chiede di non prendere impegni per una certa data. Sta a noi decidere se specificare già in questo
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l'abbigliamento adatto. A proposito di collegio, non per tutti il mattino ha l'oro in bocca. Anche se noi siamo abituati a fare colazione alle sette
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Soprattutto in città, il bene di tutti è quello di ciascuno, e mancare di rispetto agli altri vuol dire non rispettare noi stessi.
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un presupposto indispensabile per la felicità: le persone scortesi e «negative» ci perdono in immagine, ma anche in serenità ed efficienza. Noi umani
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l'immagine di noi che mostriamo al loro sguardo. Quindi osserviamo con scrupolo il regolamento della palestra che frequentiamo. Quando entriamo e
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-Salendo nelle carrozze pullman, teniamo il nostro bagaglio a mano davanti a noi, perché borse a tracolla e zaini sulle spalle rischiano di urtare i
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. Manteniamo un'andatura più costante possibile, per non intralciare chi sale dietro di noi. Lasciamo passare chi ha più fretta, ma non sbuffiamo se per
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, portiamoli a passeggio nelle ore della siesta, per lasciar riposare i vicini di stanza. Se il nostro cane viene con noi, consideriamo off limits la sala da
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impartire loro ordini. A bordo non apriamo armadi e stipetti «per vedere che cosa c'è dentro», non lasciamo dietro di noi una scia di disordine, non
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La mancia da noi è una semplice consuetudine, sopravvissuta per inerzia dai tempi in cui i domestici non venivano pagati. Quindi consideriamolo come
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ciascuna di noi. Ma l'eleganza non ha nulla a che fare con il conto in banca o il sangue blu. Pensiamo alle nozze dei principi di Cambridge nel 2010
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cerchiamo di dimenticarcene, noi per primi. A rigor di termini, ai messaggi scritti bisognerebbe rispondere con lo stesso mezzo (quindi cartoncino scritto a
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frasi falsamente gentili, da non dire mai in queste occasioni: «Non dovevi disturbarti» (non tocca a noi sindacare l'opportunità dei gesti altrui) e «A
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comportarci se tocca a noi ricevere un oggetto che ci appare come una (gentile) forma di insistenza, indiscrezione, forzatura della nostra indipendenza
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vent'anni. Ma non speriamo che un lifting ci dia quella sicurezza in noi stessi (il discorso è unisex) che va ricercata altrove. Se la freschezza del corpo
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considerate determinanti per un'alta qualità della vita - la maleducazione è considerata addirittura una giusta causa per il licenziamento! Da noi non
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, per sottolineare l'interesse verso un contatto futuro che non era dato per scontato in partenza, e lasciare un piccolo promemoria di noi e del nostro
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chi ci sta accanto il fastidio di sentirci masticare, e a noi l'aria sempre un po' ebete del ruminants. Bussiamo sempre prima di entrare nell'ufficio
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personali («Quanto hai pagato...», «Perchè hai divorziato?») e se le fanno a noi, impariamo a sottrarci con garbo: «Poco, mi pare»; «È una lunga storia». Con
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»: ammettere uno sbaglio è un gesto onesto e apprezzabile, e apprezzato. Non tocca a noi pretendere di allacciare rapporti fuori dall'ambito lavorativo con
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anch'io (una mia amica) lo stesso problema...» Se (beati noi) possiamo disporre di uno spazio tutto nostro, non trasformiamolo in una tana: rileggiamoci
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code richiesto, ma senza strafare), non portiamo con noi il partner se l'invito non ne ha richiesto esplicitamente la presenza, cerchiamo di rispettare
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sollecitiamoli. Chiedere «Posso venire anch'io?» è sgradevole per chi non può risponderci di no, ma anche per noi, accettati visibilmente a malincuore. Se
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L'abito, il tono di voce, il saluto, i modi, la gestualità, sono gli elementi su cui gli altri si basano per farsi una prima idea di noi. La prima
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dicendo il proprio nome e cognome. Se no, provvederemo noi, e senza attribuire particolare attenzione alle precedenze. Naturalmente, questo vale tra
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, gerarchicamente superiore (o semplicemente una signora, se noi siamo uomini) a pronunciare la fatidica frase: «Diamoci del tu». E allora facciamolo subito
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senza raccontare per filo e per segno i contrattempi accaduti. E non dia la colpa al traffico: è una scusa banale. Quando tocca a noi aspettare
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unici sotto i riflettori: parliamo il meno possibile di noi stessi - dei fatti nostri, delle imprese dei nostri pargoli o dei nostri quattro zampe
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il nostro fascino è sceso sotto zero. E noi stessi ci siamo attribuiti l'etichetta di «prodotto di seconda scelta» (se non addirittura di «saldi di
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quando non tocca a noi pagare il conto del ristorante, e di mangiare come lupi e bere come spugne per fare «onore» ai buffet e ai cocktail offerti. Non è
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, se si vuole, «Noi viviamo insieme». In occasioni e ambienti in cui l'informalità del rapporto sembra non essere ben accettata, dire «Mio marito» o
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ci appartiene, e ha diritto ai suoi spazi, ai suoi silenzi, ai suoi momenti speciali. Se vuole ce ne farà parte, ma non sta a noi assumere
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ciò che stanno facendo gli altri, bambini compresi, anche se quel che facciamo noi ci sembra più importante; non interrompiamoli se non è proprio
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, senza allusioni o battutine; -trattiamoli con lo stesso rispetto che giustamente desideriamo per noi, e con tanta buona educazione, indispensabile
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I nostri figli non sono più bambini, e non accetterebbero certo che fossimo noi a organizzare i loro intrattenimenti. Giustissimo. Quindi limitiamoci
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traditi quando il partner continua a praticarlo. Certo, messo alle strette, obbligato a scegliere tra noi e l'altro suo amore, sceglierebbe noi, ma
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paese non usavano le posate. Facciamoci dare del «lei» facendolo noi per primi, con cortesia e senza arroganza. Diamo ordini e indicazioni precise, con
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nell'abitacolo, con un fastidiosissimo effetto «camera a gas» per il prossimo utente. Non portiamo con noi il cane se vi sono altre persone.
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ansia chi chiama; -rispondendo al cellulare mentre stiamo conversando con qualcuno, gli facciamo capire che per noi è meno importante di chiunque ci stia
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sul nostro conto: né indirizzo, né titoli accademici o nobiliari. Una volta si usava tantissimo, per le visite, ma anche per sfidare a duello. Noi lo
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un'importanza protocollare speciale, e ciascuno di noi ha felicemente il diritto di invitare come crede. Quindi, limitiamoci a essere molto chiari: «Ho
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) formula di accoglienza degli ospiti invita a «Non fare complimenti». Noi invece facciamoli, per dimostrare attenzione verso chi si è sforzato di preparare
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per premiare e per sedurre, per mandare messaggi, per punire. Saperlo mangiare è un'altra cosa. Inutile negarlo, noi italiani a tavola siamo maleducati
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Dopo aver letto questo libro sino a qui dovreste aver assimilato il tema: a tavola emerge la vera natura di ciascuno di noi. Prima di proseguire è
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da un altro mondo, lontanissimo; noi siamo lì silenziosi dopo aver esaurito tutte le idee per una possibile conversazione con il nostro vicino, ex
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si conosce la vera natura degli esseri umani. E noi saremo lì in agguato. Ecco un breve e sintetico elenco di regole d'oro per l'invitato/commensale
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comunicazione con l'altro quando spezziamo lo schema che ci impone un copione. Quando riusciamo per un attimo a uscire da noi stessi, ecco che si compie il
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