Ma, per tornare a noi, e al Settecento, che è all’origine di tutto, arriviamo alla fine del secolo, e parliamo di un quadro che riteniamo per così
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E arriviamo all’arte più vicina a noi, proprio con un quadro di Rothko (Number 14, fig. 37). Rothko è un pittore russo trasferito negli Stati Uniti
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La luce, dunque, che è stata, e sarà, “forma simbolica”, o metafora, del nostro destino, ma soprattutto di ciò che noi pensiamo del nostro destino
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Questo è l’uomo a noi contemporaneo, dice Bacon. Un essere artificiale, un “replicante”, è l’uomo del futuro, dice Ridley Scott in Blade Runner, che
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rappresentato si volge verso di noi con un moto di irritata vitalità, avvolto nel robone impellicciato di foggia cinquecentesca, e ci guarda con occhi
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In una delle sue ultime lezioni, Roberto Longhi arrivò davanti a noi che, come sempre, lo aspettavamo attentissimi e in silenzio. Quel pomeriggio e
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semplicità e coinvolgimento: la fanciulla, in una miracolosa monocromia di bianchi, balena verso di noi uno sguardo sorpreso, per un istante distolto
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Noi crediamo di capire l’arte antica perché presenta più figure dell’arte contemporanea. Ma che cosa capiamo in effetti di un quadro come quello
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espressioniste hanno messo in evidenza per tutto il Novecento quanto sia rilevante per noi, oggi, evidenziare questo modo del sentire, che nel lessico di Georges
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essere una metafora dell’anelito che ognuno di noi ha verso l’assoluto e la libertà, questa finzione narrativa esprime anche un personale bisogno di fuga
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all'identità, vengono sbaragliati mettendo a repentaglio il nostro vivere comune, la nostra dignità e il rispetto verso noi stessi e gli altri. Ecco
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non era solo uno spettacolo, ma anche una riflessione sul ruolo della luce per noi, come entità fisica e come motore della mente. Nel 2009 il
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Il fatto è che gli artisti, come sostenne Marshall McLuhan nel suo libro del 1964 Understanding Media, vedono più lontano di noi, prevedono quali
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esistere e che attende semmai un rinnovamento. Aspettiamo che la storia davanti a noi, in una strada ancora tutta da percorrere, metta a confronto
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definizione generale; meglio «concentrarsi su opere particolari e domandarsi perché esse sono arte e perché ciò potrebbe essere importante per noi» come
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solo perché la nostra mente e la nostra vita li assembla tra loro; un universo di cui sappiamo di conoscere solo una piccola parte esterna a noi e una
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dal secondo dopoguerra in avanti, con una messe tale di tendenze da non poterne fare un elenco anche parziale. Il terzo momento è davanti a noi con un
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’esse pessimi soggetti sociali, i cui corpi vengono decomposti, ridotti in posture egizie e forme cubiche, capaci di offrirci al contempo (noi siamo
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sovrapporsi di culture. Noi descriviamo una storia dell’arte che è soprattutto occidentale ma andiamo verso la commistione della nostra vicenda con la
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, anche quando a vivere i fatti siamo stati noi in prima persona. Nel 2011 Christian Marclay ha creato The Clock, un filmato lungo ventiquattr’ore dove
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una radio in grado di «abbandonare il suo ruolo di fornitrice e far sì che l’ascoltatore diventi fornitore». Lucio Fontana, nello scritto Noi
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’ultima, non la tecnologia medesima, che l’arte ci può mostrare. Per di più gli artisti possono riflettere sulle conseguenze che ha su di noi l’essere
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Eppure abbiamo sempre più bisogno di mediatori capaci di scegliere per noi: le informazioni sono troppe. Più che l’opera in sé, queste persone sono
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Insomma, se crediamo a Bacon, noi critici non aiutiamo a risolvere alcun tipo di diffidenza. Incassato lo schiaffo, procediamo.
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verso quell’architettura che oggi noi chiamiamo romanica. Il bello pittorico traeva invece le sue origini dalle invenzioni iconiche di Costantinopoli
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protagonista d’una lenta e inesorabile invasione dell’Occidente tutto. Noi barocchi lo eravamo forse già prima, sui sarcofagi etruschi, nelle
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prezzo per quei sushi che mangiamo volentieri anche dalle parti nostre. I nostri architetti costruiscono da loro, i loro “da noi”. Ci scambiamo designer e
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visione del concetto. Se per noi il ferro della spada esauriva la sua funzione quando trapassava l’avversario ed era quindi pronto a decorarsi con
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Varesotto, i quali sono contemporanei del rigore bizantino già trionfante. La calligrafia della scrittura rapida sta oggi scomparendo perché noi tutti
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’energia e di temerità, l’entusiasmo per la guerra che nessuno ancora poteva immaginare così vicina e terribile, la passione per tutto ciò che noi
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non è solo costituita dai vivi. Anzi. Son talvolta ben più vivi i morti di quanto non siano vivi i vegeti. Noi dialoghiamo costantemente con la specie
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Ben curioso è il nostro percorso, parlo di quello del genere umano al quale ognuno di noi si trova a partecipare. Da poco più di dieci anni, da
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ci permettono di giocare l’infinito gioco delle relazioni e dei rapporti. A noi il compito della curiosità. A noi la gioia del dialogo con la specie. E
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trasformare l’immagine che noi abbiamo del reale, costringendoci a tornare indietro, e avvertire, nelle differenze, una diversa consapevolezza della storia e
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vuol dire esserlo come lo sono le opere che resistono al tempo, oppure essere nati nel nostro tempo. Noi due siamo contemporanei. Io ho cinquantanove
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testa, non sia una notevole artista. Anzi: ha inventato un nuovo modo di fare dell’arte. Quindi la grande fortuna del nostro tempo è che noi possiamo
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movimento, cioè quando noi avevamo deciso che era ormai chiuso, una quantità di giovani han continuato a fare le lastre concrete. Ancora oggi, ogni tanto
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critici d’arte militanti, ovvero critici specializzati nell’arte contemporanea. Certo, anche da noi c’è la tendenza a separare l’arte contemporanea da
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anche a noi che le opere erano carne viva, corpi.
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Arcangeli e trasmesso a noi ma che si trasformava con la tensione delle superfici nella pittura vista dal vero, una tensione non vitrea bensì di corpo che
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addirittura di più, sorprendendoci. Da qualche parte, sempre, in ogni epoca e in ogni paese, qualcuno lavora a un’impresa d’arte sorprendente, che a noi rischia
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specialisti per essere capita. Se Tiziano, per esempio, è diventato quello che noi conosciamo, si deve non a un critico, bensì a un grande scrittore che si
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. Nel sedicesimo canto del Paradiso, Cacciaguida parla del passaggio da un’epoca all’altra e Dante ci fa intendere che nessuno di noi è in grado di
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’impero Romano d’Oriente. Noi oggi lo studiamo come uno iato nella Storia, ma chi viveva allora avvertiva qualcosa di non immediatamente percepibile nei
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noi abbiamo visto era una rappresentazione. In tempo reale. Ricordo che, come tanti altri, quando vidi quelle immagini in tv pensai subito che si
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oggi è nostro contemporaneo. C’è. Tra quaranta, cinquanta, sessant’anni noi saremo scomparsi, ma il Seppellimento esisterà ancora. Continuerà a essere
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presidente Pertini. Quindi, tecnicamente, hanno poco più di trent’anni. Sono nati nel 1981. E da allora sono nati al mondo. E sono davanti a noi con la
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in una diversa percezione della realtà. L’estetica non è forma: si muove come si muove il tempo. E quindi noi dobbiamo essere in grado di sentirne e di
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Perché Cappella Sistina? Non che la qualità degli artisti consentisse un confronto così azzardato, ma perché, se noi pensiamo all’arte contemporanea
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grandi opere che invece sono tali a dispetto del potere. Esistono artisti decisi a conquistarsi uno spazio con questa motivazione: “Noi vogliamo che
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