pentito della sua scappata. L' altro, però, gli lesse nel pensiero e dichiarò: - Nel mondo, noi poveri topi si sta male assai. Si va errando per tutti i
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dimostrargli quanto noi gli siamo grati della bella storia che ci ha raccontata. - Ma sarà poi vera? - saltò su a dire Moschino. - Anche se non è vera la
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che tu ami la mia sorella, devi mostrarti ai signori, e venir proprio in mezzo a noi. - Ah mai! mai! - esclamò tutt' impaurito l' estraneo. - E perchè
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' libri? - Imparo, zì, zì, la storia de' topi che son vissuti prima di noi: una storia piena di buoni insegnamenti, che m' impedisce di fare troppi
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nebbia, gridando pane e lavoro, esuli, non ospiti; e noi stessi in volontario esilio, quando sediamo a una tavola comune non occupa più il pensiero
Signore e signori! Noi abbiamo avuto durante quest’anno sociale anche delle tempeste e dei temporali ma furono temporali di primavera; e vi passiamo
Anzitutto una constatazione evidente: noi siamo cresciuti. Cinque anni fa, l’Associazione si agitava appena nella culla ed ora è venuta su come
solennemente una nuova tattica: quella di ignorarci. E la tattica del «volere e non potere». e finora non ce ne siamo accorti granché. Noi invece seguiremo
Così noi nel periodo delle rivendicazioni unitarie nazionali contribuimmo in una vitalità individuale larga intuizione e personalità;e nel lavoro di
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del meridionale sacrificarono noi a tutta l'Italia; dopo, supercostrutte le nuove cricche locali, subentrò alle individualità oneste, rette, ideali, il
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nostre fila di cattolici non s'infiltrasse una questione di carattere prettamente politico, che noi con la gran maggioranza dell'Italia riteniamo una
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Noi invece contestiamo loro la legittimità cattolica di tale ideale, e i rapporti che stabiliscono fra il legittimismo e l'organizzazione cattolica
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Per noi il legittimismo è una pianta che non deve essere coltivata nelle nostre associazioni cattoliche; nelle quali non si fa questione di forma di
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E se non fosse il dissidio fra Chiesa e Stato per la libertà e la indipendenza del Romano Pontefice, noi cattolici italiani non solo non avremmo
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la gran maggioranza delle famiglie regnanti in Europa in tutti i secoli. Invece a norma del più elementare diritto, noi reputiamo che le potestà
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Nessun cattolico viene da noi per sostenere la repubblica, e pure non pochi sono repubblicani; così nessuno deve venire da noi a sostenere la causa
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Né spetta a noi risolvere il problema, ma al Papa; e nostro dovere è cooperare e lavorare come vuole il Papa a questo scopo; oggi, per esempio
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Anche in ciò non siamo d'accordo: noi non possiamo avere di mira un obiettivo impossibile, né un obiettivo che comprometta una causa più alta qual'è
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Concludendo: noi cattolici italiani abbiamo il diritto di volere escluso dalle nostre attività un ideale e una finalità politica di forma di governi
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È necessario sgombrare l'animo da quella serie di pregiudizi, giustificati solo da quella enorme montatura (alla quale noi abbiamo contribuito) che
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vi facciano ostacolo, non vi ripugna con le prevenzioni della volontà; ma anche perché noi cattolici, che oggi diamo all'Italia lo spettacolo del come
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ambientali, per cui oggi, dopo quarantatre anni di vita unitaria nazionale, noi non siamo meglio conosciuti dai fratelli del Nord, di quando eravamo
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Solo da poco Murri, Mauri, Pennati sono venuti fra noi a veder qualche cosa della Sicilia, quel ch'era possibile in una corsa più o meno in fretta
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Entriamo adunque nell'analisi accurata, coscienziosa, sobria e serena del problema, con la convinzione che anche a noi spetta interessarcene, come di
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fatto di noi uno spaventevole macello. Che orrore! Vivessi mille anni, non mi scorderò giammai quella strage." "E perché hanno risparmiato voi?" "Non lo
, i due cristiani decapitati. Nondimeno noi cercheremo di strapparli al sultano." "Ah! Signore!" singhiozzò Esther. "Salvateli! Salvateli!" "Io sono il
," disse Rocco. "Meno grossa di quello che tu credi," rispose il marchese. "Se quel negro giungeva al villaggio chissà se noi avremmo potuto salvare Esther
udire vicinissimo. "Vi è qualcuno che cammina dinanzi a noi," disse il marchese agli orecchi di Ben. "E non è lontano più di otto o dieci passi
, marchese," disse Esther. "Pensiamo invece a salvare Rocco." "Noi siamo pronti, è vero, Ben?" "Ci metteremo alla testa degli arabi e dei Tuareg e non
. "Non vedo più nulla!" "Meglio per noi," disse il marchese. "Così non ci vedranno." "Ma non so dove andiamo." "Troveremo qualche porta." "Fermiamoci
? Non sapevate che i kafir si uccidono?" "Noi lo ignoravamo," disse il marchese. "Nei nostri paesi cristiani, mussulmani ed ebrei possono entrare nelle
carovanieri che avessero potuto fornire notizie sulla spedizione," disse il marchese. "Quando noi saremo a Tombuctu faremo delle ricerche scrupolose
perduto un atomo della sua flemma. "Non siamo già fagiani da lasciarci tranquillamente fucilare. Abbiamo anche noi delle palle e ne faremo buon uso." "E
noi lo ritroveremo nell'oasi di Eglíf." "Allora noi potremo forse avere delle preziose notizie anche da quel servo, circa la sorte toccata al colonnello
, probabilmente si spingeranno fino all'oasi più vicina per levare armati," rispose Ben. "Quando però torneranno, noi saremo ben lontani." "Lasciamoli correre e
. "Obbedisci?" "Và a dire loro che fra noi regnerà la pace." "Vuoi predare?" "Cosa devo fare?" "Và al nord. A quattro giornate da qui è stata distrutta una
accento così inquieto da non sfuggire al marchese, "un pericolo, forse tremendo, s'avanza su di noi." "I Tuareg?" chiese il signor di Sartena. "No, padrone
." "E che noi andremo a scuoiare," aggiunse Rocco. Salirono sui loro cavalli e mentre Esther, adagiata sul suo cammello, seguiva i beduini ed il moro
egualmente riconoscenti, perché senza il suo aiuto chissà come sarebbe finita per noi. Signor Nartico, dove troveremo vostra sorella?" "Ho incaricato
simun infuria ancora." "E siamo rinchiusi? Allora noi siamo perduti!" "Non smarritevi. In qualche modo usciremo." "E da quale parte? Non vedo nessun'altra
fare?" chiese il primo. "Noi non abbiamo paura di nessuno," rispose il secondo. "Seguiteci," disse Esther. Spronò il cavallo, imbracciò la sua piccola
straccio, che fuggiva a rompicollo attraverso le sabbie. "Ehi! fermati o faccio fuoco." gridò il marchese in arabo. "Noi non siamo Tuareg." Il negro
portato con noi nel rifugio," osservò a sua volta Ben. "Magra risorsa in questo deserto: non sarà che un giorno guadagnato, mentre ce ne occorrono
meno e bene montati, e non rimanevano molto indietro, quantunque i mehari corressero come il vento. "L'hanno proprio con noi," disse il signore di
Marabuti. "Costoro devono averci attesi presso i bastioni e seguiti," disse a El-Melah. "Non occuparti di loro," rispose il sahariano. "Non pensano a noi e
l'allarme per attirare su di noi l'attenzione di tutti i rivieraschi. Non udite i tamburi battere?" "Li odo perfettamente." "Anche a Koromeh odo rullare i
. verde lo salutò con un "Salam-alek" molto cortese. Poi, assumendo improvvisamente un'aria spavalda, gridò: "I pozzi sono occupati da noi e per ora ci
noi, abbiano nascosto le loro imbarcazioni fra i canneti delle rive." "Ma tu sei un uccello di cattivo augurio," disse Rocco. "Conosco la caparbietà di
pallidissima. "Dov'è la caverna?" "Si trova dinanzi a noi, dietro quell'ammasso di sabbie." Il moro aveva portato con sé due pale ed una zappa, che aveva
? Noi dobbiamo andare al sud, mentre la vostra destinazione è al nord." "È molto tempo che mancate dall'Algeria?" "Sono due mesi." "Allora non avete