— È un ornamento come s’usa tra noi pittori. Nui pittori ci pigliamo licentia che si pigliano i poeti et i matti.
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dipinto sgarbato e goffamente eseguito, ci era il grande merito dell’arte, l’espressione del vero. O noi ci inganniamo di grosso, o tutti gli altri
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noi non gli chiederemo dove sia andato a spazzarla.
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, pigliandoci per mano, la ci mena dov’ella vuole o con passo leggiero o col correre veloce o col volare sublime. Se noi la invochiamo lagrimando o vociando
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figliuolo, che fanno i restauri del Palazzo ducale, ed hanno fatto quello della immensa cupola della Salute. Noi sentiamo per tali capomaestri, che la
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noi non vorremmo davvero che fossero pigliate dagli altri scarpellini invece delle vecchie — poichè tra una convenzione vecchia ed una nuova stiamo
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Fantacchiotti figliuolo ci fa palpitare sotto gli occhi, non cercherebbe invano: chi lo sa? — noi non li abbiamo cercati — ne troverebbe di peggiori che non in
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Quale diritto abbiamo noi di goderci l’arte in pigrizia, come un Sultano che, sdraiato sui molli cuscini, sonnecchia, sbadiglia, e con gli occhi
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. Quante volte siamo noi passati distrattamente innanzi a’ più ammirabili luoghi del creato, alle roccie alpestri, ai folti boschi, ai torrenti furiosi
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, il Cipolla, il Panichi, il De Nittis. La sottoscrizione andò a vuoto, e anche questa volta il Suicida rimase in gesso. Noi lo vedemmo, sempre in
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tutto vestito come noi, che sarebbe stata una cosa triviale. S’è contentato di un panno, di una rozza clamide; ma non è da dire quanto codesta mezza
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, come talvolta, quando ci cascano in mano gli sproloquii di venti anni fa, noi ridiamo.
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sorridere le statue delle Dee ignude, e spandeva intorno i suoi riflessi gialli e le sue ombre azzurre, sono proprio davvero tutte cose fatte per noi.
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materialmente, nel che, al modo nostro, noi moderni tentiamo somigliare ai nostri avi.
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Ora noi, da più di quarant’anni a questa parte, viviamo in una condizione unica nella storia degli uomini: non abbiamo nessun carattere di arte; ci
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secolo indietro: C'est comme le Créateur pour la célérité; c'est comme la nature pour la vérité. Egli discorre del Vernet paesista, che a noi sembra
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bronzo, al Donatello che intagliava in legno. Tra noi, l’ingegno più rapido, la mente punto o male educata, il criterio della propria responsabilità
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ardimenti giovanili. Che si pensi questo di noi, od altro, non c’importa un bel nulla. Il Cremona ci piace e il Grandi no, ecco; ma non ci cureremmo di
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In questo caso, scambiando l’occasione con la cagione, si attribuisce all’opera d’arte la virtù, che nasce in noi stessi; di modo che diventa molto
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Ma vogliamo arrischiare una sentenza, a cui non conviene dare troppo estese applicazioni: noi vediamo spesso la natura, come i pittori ce la mostrano
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cominciato così a dire versi all’improvviso, la quale cosa si sa che egli faceva assai spesso e con prontissima grazia; e noi abbiamo già visto come la
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Ci sentiamo rispondere: e la prospettiva, che è scienza? e il disegno, che è scienza? e la fotografia, che ci dà la riprova effettiva del vero? Noi
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Tutte queste, che noi scriviamo, sono ciance; poichè la perfetta scelta dei tipi, la giustezza della espressione, la delicatezza del sentimento
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si può credere, dice di averlo visto con i suoi occhi medesimi. E non è male, crediamo, ripensare a questi casi de’ secoli andati, noi che viviamo in
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signoreggiava l’idea della forza; poi venne la religione... Ma il colto lettore di questo libro conosce meglio di noi le vicende della storia: sa che, per
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Poiché noi siamo appunto dell’opinione del Varchi, solennissimo e rettoricissimo segretario di queste contese bambinesche, cioè a dire, quel che
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Noi non sappiamo niente di più angoscioso che questa sollecita e febbrile, ma impotente furia di notare tutto, e di cavare da tutto la quintessenza
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statuaria. Le società antiche piegavano al riposò, le moderne vogliono ad ogni costo il moto: gli antichi progredivano passo passo, senza sudori; noi
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Noi abbiamo timore che il Monteverde s’affatichi a ristudiare troppo sè stesso. L’ignoranza è sempre una pessima cosa anche negli artisti; ma non
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Noi non esaminiamo ora se si operi bene o se si operi male; ne importa solo accennare a questo indirizzo dell’arte, la quale dappertutto s’affatica a
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Un altro carattere dell’arte nuova, analogo al primo, ma più mite e si potrebbe dire più umano, è degno di essere considerato. Noi chiediamo licenza
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Quanto a noi, che ci siamo messi dinanzi all’opera con animo imparzialmente aperto ad ogni impressione, dobbiamo confessare che quella statua ci ha
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, guardando una formosa Frine e poche altre sue gentili compagne, noi non ci sentiamo la virtù di quel povero ciabattiere, di cui parla messer Giovanni Villani
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Chi dicesse che la Francia è nella scultura più innanzi di noi, arrischierebbe di parere un cervello balzano. Dappertutto nella statuaria l’Italia è
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Quelle figure non sono fatte con il proposito di scimiare Greci o Fiorentini; ma paiono — a noi basta che paiano, giacché l’effettivo procedimento
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che al soffiare dello zefiro fa la pelle d’oca; ma non ci sono le ossa sotto, ferme e solide. Ci manca la forte conoscenza dell’organismo. In noi
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’accennato cammino. Non saranno forse quali ciascheduno di noi le vorrebbe. Noi, diventati vecchioni, ci lamenteremo forse, imprecheremo forse contro esse
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naturalezza nelle pentole, nelle lucerne, nelle bilancie, nelle chiavi, nei chiodi, in tutti i più volgari utensili, i quali noi ammiriamo trasognati
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di rado cade anche lì, e si ferma ad imbiancare parecchi giorni quella terra arsiccia, che, massime noi Settentrionali, siamo avvezzi a considerare
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Una settimana prima della sua morte, mentre andavamo insieme noi due a desinare fuori di Porta, ed egli era tutto allegro e correva dei lunghi tratti
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. In quel dialogo sulla Perduta eloquenza, che pare scritto qua e là a’nostri giorni, esce: «Quanta grettezza crediamo noi avere arrecato all’eloquenza
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voluto atteggiarsi mai da redentore; se c’è uomo che nella gloria sia rimasto semplice e borghese, è il conte Camillo Benso di Cavour. Piuttosto noi
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quale, oltre ai notati malanni, ha pure, se non ci inganniamo, questo essenzialissimo, che manca appunto di stile. Stile? Bisogna intenderci. Noi
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del fine dell’arte, che scandalezzerà di certo i filosofi. A noi pare dunque che il fine dell’arte figurativa si possa esprimere così: DESTAR
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, e non sappiamo trovarlo. Ma insomma, salvo questa benedetta arte greca, la quale, mentre noi si afferma pedantescamente che il bello non è assoluto
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statua ci sfugge questa esclamazione: pare la verità, noi abbiamo già provato dentro di noi una sensazione artistica, la quale potrà essere lievissima o
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noi i capelli Mondi dei nostri oppressori... Ma lo scrittore di questo volume non potè ascoltare più in là. Aveva nel Quarantotto dodici anni, e i
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non aver più da mangiare. Consumato l’ultimo pane non c’è più la fame, ma la morte. Il giorno che non avessimo più pane noi, non l’avrebbe più neanche
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gesta degli eroi»; e il Proudhon nel suo libro Du principe de l'art definisce l’arte così: «una rappresentazione ideale della natura e di noi stessi
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Noi non diciamo che l’arte greca stesse nello zoppo di Iolpo, che si doleva camminando; nel fanciullo di Butieo, che soffiava nel fuoco; ne’ due
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